….In
questo periodo già un po’ down di suo, poi ti succedono anche cose che rimani
lì un po’ basita chiedendoti “ma questa poi….”
Allora,
succede che tu ad un certo punto della tua vita ti rendi conto che tu, proprio
tu, esattamente tu, sei stata scelta per “altro” che non è riprodurti e
partecipare all’evoluzione della specie, te ne fai una ragione e parti in giro
per il mondo a cercare questo “altro”, e visto che comunque da quando sei nata
hai sempre avuto una predisposizione quasi maniacale x tutto ciò che riguarda
le comunicazioni alla forma scritta, ma dico fin da piccolina proprio: ti
ricordi perfettamente che – tu all’asilo e tuo fratello in prima elementrare –
i compiti di casa glieli facevi tu, e a metà anno scolastico il babbo è stato
costretto a comprare libri e quaderni anche a te con la promessa che avresti
lasciato anche a tuo fratello la possibilità di imparare l’alfabeto; a 7 anni
componevi già mini racconti di burattini e bambolotte; sei maniacale tanto che anche a scuola la prof diceva a
tutta la classe ragazzi il tema almeno una pagina e aggiungeva Vaifra tu fanne
al massimo 30 per favore ma tu, già all’epoca una personcina insubordinata e
testarda che invece voleva fare le cose di testa sua, per non oltrepassare le
30 pagine di limite massimo cosa facevi, facevi che anziché scrivere nella metà
pagina piegata per verticale come usava (usa ancora?) lasciavi un margine a
destra di meno di un centimetro (furba!) ed ecco che riuscivi (pur cercando di
contenerti e di frenarti) a stare dentro le 30 pagine, al massimo 31, o qualche
volta 40; Ecco, dicevo, visto che tu hai sempre avuto questa mania di scrivere,
succede che quando parti per andare dall’altra parte del mondo a fare qualcosa
che nemmeno sapessi esistesse, come puoi non iniziare a scrivere mail a dir
poco kilometriche a tutti quelli che conosci e che ti hanno chiesto di
aggiornarli sulla tua nuova vita? L’unico modo per impedirtelo è tagliarti le
dita, diversamente non c’è soluzione. E quindi inevitabilmente qualcuno ad un
certo punto ti dice caspita Vaifra ma lo sai che mi fai proprio ridere nelle
tue descrizioni, ma lo sai che scrivi bene (si lo sapevo già grazie, voglio
dire: in mezzo a tante cose in cui sono impedita almeno una cosa fatta bene la
saprò pur fare anche io no?), ma lo sai che però per quanto è piacevole
leggerti a volte rompi anche un po’ le balle? Ops. E allora ecco che
diplomaticamente ti lanciano l’idea di aprire un blog, in modo che chi vuole ti
legge, chi non vuole non ti legge. Giusto, perfetto, non fa una piega ed in
fondo io non ho nessun diritto di invadere le caselle di posta altrui, mica
sono spam io, e allora ben venga l’idea del blog. E blog sia allora. Poi
succede che qualche anno dopo, qualche anno passato a scrivere questa sorta di
diario pubblico su internet, che tu sei convinta sia seguito dai tuoi genitori,
zii, cugini, amici e qualche ex collega, monti sul tuo bloggettino questo
strumento di cui ti hanno parlato, si chiama analytics e registra tutte le
visite sul tuo blog, e tu con tanto, ma tanto, tantissimo e vero STUPORE resti
come un baccalà a fissare lo schermo, precisamente quel numero: media mensile
di visitatori, che oscilla tra i 500 ed i 600. Ti senti ribollire il sangue,
dici ma come, ma no, ma io non pensavo, ma chi cazzo se ne frega di cosa faccio
io se non appunto i parenti e quei quattro gatti dei vicini di casa? Allora
cambia tutto cavolo, allora non è solo il mio diario, è vero sono una
grandissima cogliona a non averci pensato ma è palese che internet è uno
strumento potentissimo, e anche mettere un titolo simile non è che passa
proprio inosservato nei motori di ricerca…. Ma guarda un po’, come disse il
pesce rosso che fece tutto il giro del vaso, ma certo, ma che ingenua che sono,
io in certe cose sono tanto sgamata ma in altre sono veramente indietro, me ne
rendo conto: non è la prima volta e probabilmente nemmeno l’ultima. E poi inizi
a ricevere mail da parte di sconosciuti, ma tante mail, tantissime. Ok gli
esauriti che ti mandano il cv ti fanno un po’ ridere, ma poi ci sono anche
tutti quelli – tantissimi – che ti chiedono informazioni su come fare per
diventare hostess, o “come butta lì ai caraibi che sto pensando di
trasferirmici?”, o anche semplici mail di complimenti, di felicitazioni perché
comunque raccontando certe cose porti un po’ di sole sulle grigie scrivanie
invernali di tanta gente, e quelli che ti ringraziano “per la compagnia”, e poi
nei periodi in cui magari sei un po’ giù o hai avuto qualche difficoltà perfino
le mail-paccasullaspalla ti fanno piacere anche da parte di sconosciuti.
Insomma, inizi un pochino a pensare che forse, nel tuo piccolino, stai anche
facendo una cosa buona. E a volte non ne hai proprio voglia di scrivere
(strano, stranissimo, ma si sa anche i più golosi dei golosi a volte rifiutano
un profitterol) ma comunque lo fai. E poi ci sono quelli che ti criticano,
quelli che ti dicono (molti alle spalle e pochi nel grugno, e io questi ultimi
li rispetto tantissimo perché almeno me lo dicono chiaro) “ma chi ti credi di
essere” o “ma pensi di essere l’unica?” o “eh beh, in questa epoca di esibizionismo
figurati se non mancava la mitomane col blog”. Accetti le critiche, non tenti
nemmeno di difenderti perché fa parte del gioco, non puoi piacere a tutti per
forza. Però cambi il tuo modo di scrivere: prima nella tua convinzione (ok criticabile ma comunque in
buona fede) di blog-uguale-diario-che-nessuno-si-fila scrivevi senza problemi
nomi cognomi e tutto, invece quando scopri di avere un’eco superiore ad ogni
attesa ecco che stai un po’ più attenta e metti i nomi solo delle persone che
te lo dicono, per il resto no, magari metti l’iniziale oppure un nomignolo inventato.
Poi ci sono situazioni dove non fai nessun riferimento di riconoscimento delle
persone di cui stai scrivendo perché comunque ci sono leggi sulla privacy, e
poi c’è chi ti dice ridendo “non voglio che scrivi nemmeno la mia iniziale”, ok
hai fatto bene a dirmelo e ti ringrazio di avermene informato perché io nella
mia ingenuità avrei continuato a scriverla, ma potevi dirmelo subito così non
dovevo andare a ritroso di tutto quel tempo per correggere post già pubblicati,
ma comunque riconosco che hai ragione, è un tuo diritto anzi mi scuso per la
mia ingenuità e rimedierò quanto prima a tutti i post vecchi….
E
poi c’è che un giorno ad un certo punto uno che ti ha sempre detto quanto tu
sia una persona meravigliosa ma con l’unico difetto di avere un blog ti esplode
improvvisamente nel muso che sei una persona di merda e devi solo vergognarti
di avere un blog, non vali una sega, fai schifo, quasi arriva a farti capire
che se ti ammazzi fai un favore al mondo, in ogni caso sei pregata di sparire e
probabilmente ti denuncerà anche perché sparli male pubblicamente della gente
che incontri. Boh, un pochino ci rimani anche male, cavolo è vero che sai che
odia il tuo blog ma in fondo ci si è riso sopra insieme un sacco di volte, e
soprattutto nella tua ingenuità il fatto di definirlo in maniera generica è
sufficiente, non ti aspetti proprio un attacco del genere e ti verrebbe voglia
di dirgli “scusa, forse io sarò anche gnucca, deficiente, ritardata,
definiscimi come vuoi ma non aggredirmi, tu mi avevi detto niente iniziale e io
sono stata sul generico, non vedo dove sia il problema e quindi se invece il
problema c’è allora dammi la possibilità di spiegarti la mia buona fede e
soprattutto di scusarmi e magari anche rimediare, non mettermi in croce così,
perché se no mi viene da pensare che non sia questa la ragione del tuo così
feroce incazzo con me ma ci sia altro…..”
E
comunque, in un periodo già così confuso per me, questo attacco è fatale. Ci
sono già tanti vasi colmi, e le gocce stanno cadendo tutte adesso, il pavimento
è un lago! Ma per non divagare restiamo sull’argomento blog. L’ho privatizzato
così si entra solo su invito, basterà? O ancora una volta sto peccando di
ingenuità? Ma poi in tre giorni tra messaggi privati in facebook e mail (a
parte le persone che conosco che me lo hanno chiesto direttamente al telefono),
ho ricevuto almeno due dozzine di proteste da parte di EMERITI SCONOSCIUTI “mi
mancheranno i tuoi racconti” “no, perché l’hai fatto???” “peccato”…. E allora
anche questo ti fa riflettere, come se in questo periodo ti mancassero gli
argomenti di riflessione, e ti ricordi di essere – nel tuo infinitamente
piccolo – una sorta di servizio sociale antinoia e stai espletando un’attività
di favoreggiamento sogni per tanta gente. E ti chiedi se è giusto precludere la
possibilità di leggerti a delle persone che magari non sanno come fare a
raggiungerti per chiederti l’autorizzazione ad entrare.
E
la conclusione è: io non scrivo cose personali delle altre persone (le più
personali nemmeno le mie), non racconto balle, non sparlo proprio di nessuno, e
per il resto quel che voglio raccontare di me stessa sono solo ca**i miei, se
voglio mettermi anche a descrivere minuziosamente per filo e per segno che ho
avuto la diarrea e quanta ne ho fatta e di che colore era… ma saranno affari miei
o no!!! Io rispetto la privacy degli altri, ma la mia libertà di espressione
dov’è? Ma soprattutto, nessuno è obbligato a leggere un blog: ti piace leggi,
non ti piace non leggere, mi sembra semplice. E non mi si rompano le scatole,
che finora le critiche mosse sono sempre state lecite e infatti ho rimediato e
mi sono scusata, ma non ho né tempo né voglia di correr dietro alle altrui
paturnie perché ne ho fin troppe delle mie. Onestamente ed obiettivamente non
mi sembra di aver offeso né insultato nessuno, la mia coscienza è a posto, poi se
le scuse vengono accettate bene, se no non posso farci niente e pur con la
morte nell’anima posso solo rispettare la lecita richiesta di non farmi più
viva.
Ecco,
questa è la Vaifra che conosco. La confusione c’è ancora tutta ma la crisi sta
passando, e sono anche questi incidenti di percorso che a volte ti danno lo
scossone per reagire. Sei già piegata a metà e ti arriva un’altra bastonata,
esattamente da dove pensavi di ricevere affetto e abbracci: o ti butti sotto un
treno o reagisci. E in Martinica non esiste la ferrovia.