Sint Maarten (che non è Saint Martin, anche se è la stessa isola) 30 marzo 2014

festival di gamberi e melone in salsa rosa e crema di avocado
Eh già, sono nella zona olandese, nel porto quello vero; entrando tutti barconi-oni-oni, belli, spaziali, come a Porto Cervo preciso preciso, infatti ci presentiamo noi e ci dicono “Voi? Laggiù in fondo, prego” “Ma dove?” “Là! Li vedete i cassonetti della spazzatura? Ecco, là dietro, e cercate di nascondervi più che potete”. Ok, bene. Ormeggiamo, intorno a me vedo solo alberi da un lato e acqua dall’altro, c’è vita lontano là davanti ma non capisco come raggiungerla e chiedo al tipo in che direzione è il mondo, e mi dice everywhere around you, ok grazie. 


catch of the day (quando non si pesca si crea)
C’è un silenzio qui intorno che quasi quasi mi disturbo da sola quando deglutisco ma non mi lamento, anzi confesso che quando lo skipper mi ha detto che venivamo qui ero un po’ spaventata all’idea del casino, sarà che stasera la mia massima idea di festa è farmi la doccia e mettermi un pigiama pulito per abbracciare Morfeo non più tardi delle 8 di sera, manca ancora un’ora e non so se ce la faccio a tenere gli occhi aperti.

un qualche pesce alla thaithienne con contorni vari








Charter concluso con successo: tutti felici, tutti contenti, tutti soddisfatti. Gli altri due catamarani sono già ripartiti per la Martinica, noi restiamo qui due giorni a lavare e sistemare la barca poi io me vado direttamente in vacanza da qui.

questo non me lo ricordo nemmeno cos'era
Stavo riflettendo sul fatto che su un catamarano come questo il mio lavoro si quadruplica rispetto ai piccoli bareboat e tutto è diverso, il luxury level mi piace farlo di tanto in tanto ma sono anche molto contenta di poter poi tornare sulle mie barchette a fare i charterini easy, dove posso farmi liberamente il bagno, posso dormire in navigazione svaccata sul divano con tanto di bolla al naso, la sera posso andare a letto anche se i clienti restano svegli, quando è pronto da mangiare sono loro ad apparecchiare (e poi sparecchiano anche) e non devo passare la giornata a lucidare sul pulito. 

risotto di gamberoni e asparagi
Però ci sono anche gli aspetti positivi: mi piace avere spazio ed attrezzature per fare una cucina di livello più elevato sia come qualità che come presentazione, e devo dire che da autodidatta quale sono non me la cavo per niente male, soprattutto considerando che ai miei inizi non sapevo fare nemmeno un uovo fritto.. tanto che quando dichiarai che sarei andata a fare la cuoca c’è stata gente ricoverata alla neuro in preda a risate incontrollabili, ed alcuni ancora non hanno smesso… Ma pian piano, grazie soprattutto alla mia infinita fantasia e alla buona memoria sono giunta ad un livello che forse in senso assoluto non è altissimo, ma per me è una conquista ed una soddisfazione incredibile; vedere foto, che mettendo da parte la tremenda timidezza che mi prende quando si parla della mia cucina (non ci credo che cucino bene, eppure lo dicono tutti… ma io continuo a non crederci, ecco) ho deciso di pubblicarne qualcuna. 
e col sushi mi sto specializzando...

Accetto critiche, ma siate magnanimi per favore, mi sto già vergognando da sola, e lo so che esiste di meglio ma io per essere una che non sapeva fare un uovo fritto mi considero contenta dell’attuale risultato: ma forse potrei fare di meglio, e allora visto che per quanto riguarda il mio futuro le idee sono sempre più numerose e sempre più disparate, chissà, magari mi faccio qualche corso serio di cucina per passare di grado….??




anche questo non lo so più cos'era
Le altre idee per il momento sono: partire zaino in spalla da qualche parte e poi trovarmi un lavoretto qualunque giusto per mantenermi; cercare di inserirmi nell’ambiente turistico come accompagnatrice o assistente; fermarmi un attimo, trovarmi un lavoretto dignitoso e riprendere una vita normale, mi manca troppo la mia famiglia e ho paura di perdermela per strada con tutte queste troppo prolungate assenze. Oppure continuare sulle barche, ma cambiando panorami: è difficile perché bene o male in mediterraneo e caraibi ormai ho la strada spianata ma altrove invece no, ma ci sto provando lo stesso e sto cercando di trovare contatti altrove, dal Madagascar all’Alaska.


E ancora una volta: inshallah

ancora gamberi col melone, che piace sempre

mi-cuit di tonno con patate caribbean style
ancora sti gamberi col melone, oh che palle!
carpaccio di tonno

questo dev'essere un duo di chevice o forse una tartare....
tonno al sesamo, che fa sempre la sua porca figura




di nuovo al nord

St. Barth, 28 marzo 2014

Riallacciandomi alla teoria delle costanti, ne avevo dimenticate due fisse da quando faccio questo lavoro: a me non capitano mai (o comunque sono eventi rarissimi) barche con un riempimento al di sotto della loro capienza massima, anzi delle due spesso ho lavorato con più passeggeri di quelli che possono trovare canonicamente posto nelle cabine, quindi passeggeri che dormono in pozzetto (=in mezzo alle balle). Vedo le mie colleghe partire con 4 clienti, massimo 6, qualche rara volta perfino 2. A me in 9 anni sarà capitato una decina di volte di averne meno di 8, ed in altrettante occasioni ne ho avuti 9 o 10, nelle barche con 4 cabine, e sono arrivata ad averne 21 sul maxi catamarano che ne porta al massimo 20, tanto per intenderci. Ma non mi lamento, sono di quelle cose a cui poi fai l’abitudine.
L’altra costante invece non so se prenderla come un complimento o come una maledizione: ogni volta (e capita) che si naviga a due o più barche, io sono sempre – e dico sempre senza eccezioni – stata messa sulla barca più grande. Con tutti i pro ed i contro del caso.


Insomma non so se si è capito ma sono sfinita, esausta, bollita; siamo a metà settimana e la domanda non è se arriverò alla fine di questo charter, la domanda è come ci arriverò… Comunque a parte questo sta andando tutto veramente bene: i passeggeri sono simpatici e gentili, mi piacciono molto sia i miei che quelli delle altre barche, con il mio skipper va tutto bene (avevamo già lavorato insieme varie volte anni fa, è uno in gamba), con gli altri due equipaggi idem tutto bene, c’è molta collaborazione e ci troviamo bene tra di noi, insomma sono contenta e lamentele non ne ho proprio, anzi avercene di più di charter che filano via lisci come questo….


Qui a St.Barth ci ero stata in ottobre e quel po’ che ho visto non mi era dispiaciuto. Ma ora in piena stagione ed in più nella settimana della regata dei maxi è un delirio, mi sembra di essere in sardegna in agosto: gente dappertutto, mega barconi, casino e traffico. Non mi piace. L’altro giorno mentre ci avvicinavamo all’isola c’era un maxi che tirava dei bordi e gli siamo passati di fianco vicinissimi, una barca veramente spettacolare e poi così inclinata e così da vicino era ancora più maestosa, tutti “oooohhhhhh”;  poi questa ci fila via di fianco e ci mostra la poppa, leggo il nome ed esulto godendomi il mio momento di sboronaggine “conosco il comandante, è un mio amico!!!!!!!” “oooooohhhhhh”; allora cerco velocemente nel telefono, poche speranze di avere ancora il suo numero vista la mia mania di perdere periodicamente tutta la rubrica (fortuna esistono facebook e skype, e con questo in genere è lì che ci teniamo in contatto), ma trovo un inaspettato Fabri Skipper, vai che culo ce l’ho ancora, gli mando un messaggio subito. Mi richiama immediatamente, “ciao Vaifra, ma come ci siamo incrociati, dove sei?” “Ti sono appena passata di fianco!” “Ma dove che non ti vedo” “Dai, giusto adesso, due minuti fa, anzi con la tua onda abbiamo anche rotto un bicchiere” “Onda? Vaifra…. Penso proprio che tu abbia sbagliato persona sai, io sono a Milano…..” “…….(??????)……”  Poi ho capito con chi stavo parlando, eh si, ma mica è colpa mia se si chiamano uguali e fanno gli skipper entrambi, forse devo essere più precisa quando memorizzo i nomi. E comunque approfitto per ringraziare i miei genitori: a me mai nessuno mi chiamerà per sbaglio pensando di parlare con un’altra Vaifra, hostess o meno...

stanchina

St.Martin, 22 marzo 2014

Anni senza venire al nord e poi due volte in una stagione… e sì che il terzo charter quassù l’ho annullato se no facevano troppe.
E quindi eccomi dopo 36 ore di navigazione bella centrifugata qui in quel di St.Martin, ora tempo due giorni arrivano pure i clienti. Nel frattempo c’è da dire che questi sono i momenti più belli: a tre catamarani ingaggiati per questo charter (luxury level), ciascuno con skipper ed hostess, ognuno impegnato a pulire e curare i dettagli della propria barca per perfezionare l’accoglienza, quello che mi piace è l’aria che si respira tra di noi, questo mix di complicità/supporto/collaborazione come ci conoscessimo da anni ma in realtà io due li conoscevo già ma gli altri no, mai visti né loro né la barca…
Sono stanca. Necessito break. I 5 giorni in Martinica mi sono volati via che nemmeno me ne sono accorta, so solo che ultimamente la sera non è che vado a letto a dormire, no, semplicemente svengo e tante volte mi sveglio al mattino senza essermi mossa di una virgola. Io che di solito nel sonno faccio di tutto tranne star ferma e silenziosa… Me l’ha fatto notare anche un mio amico che l’ultima notte mi ha gentilmente ospitata in barca per miei motivi logistici: dice che gli ho fatto la stessa compagnia di un pesce rosso nel vaso e che è un piacere passare le serate con me, ma soprattutto (e qui mi ha fatto morir dal ridere) dice che è un duro colpo per l’autostima avere in barca una donna priva di sensi, praticamente è come avere il frigo non attaccato all’elettricità: non serve a niente.

E allora io dopo questo charter vado in vacanza. Vamolà. 

La flottiglia sississì

Le Marin, 15 marzo 2014


Fine, è ora di staccare la spina.
Erano tanti tanti anni che non navigavo in flottiglia e un po’ mi mancava; sto giro eravamo 4 catamarani cosiddetti normali (tra i 47 ed i 50 piedi) più il maxi che solo lui di suo fa 24 metri, per un totale di 46 clienti e 11 membri di equipaggio.
Noi eravamo la barca di coda nel senso che partivamo un’ora prima degli altri e arrivavamo che gli altri avevano già fatto il bagno, mangiato, fatto siesta e passeggiata a terra.. Tanti di quei guai alla barca che pensavamo di cerare uno stregone… (io non vorrei essere monotona, ma son sempre dell’idea che l’aurea delle persone influisca su tutto, figuriamoci se una barca non sente l’energia di chi comanda). Comunque tutto bene, avevo un gruppo simpatico e mi sono divertita, gli ho fatto anche tanti extra per cercare di bilanciare i mille problemi tecnici e le standing ovation si sprecavano, in più con il mio skipper passati i primi due giorni caldi abbiamo trovato il nostro equilibrio (io faccio il mio e tu non mi rompi l’anima, e poi ti aiuto a fare il tuo ma se mi dici beo in maniera arrogante hai capito che ci metto zero-due a smascherarti, caro il mio “master”), e così dagli insulti del primo giorno siamo arrivati ad una aperta dichiarazione “sei da sposare”…la gente non sta bene.

E per collegarmi al post sulle costanti e sulle coincidenze devo dire che a sto giro ho rischiato di uscire pazza isterica, causa una stronzata mondiale ma che a me dà un fastidio che ci vuole in cinque a dirlo: i fischiettii. Odio, ho sempre detestato e mai amerò i fischiettii: non li capisco, non li condivido, mi sta sulle balle sentir fischiettare e la cosa mi scuote i nervi dall’interno, preferisco quasi il gesso sulla lavagna per intenderci, ma purtroppo ogni tanto mi capita il fischiettatore di bordo e non posso certo aggredire la gente perché fischietta. ma spero sempre che la cosa sia sporadica e soprattutto breve. Bene, in effetti capita sporadicamente quindi finora sono sopravvissuta, ma questa settimana ne avevo tre, dico TRE, che non riuscivo a zittirli nemmeno a piangere, gli scappava proprio il fischiettio micidiale, quello odioso che ti trapana il cervello e io mi metterei a urlare. Ho provato a buttarla sulla superstizione (è vero, in Italia fischiare in barca porta sfiga, ma loro – Francesi e Tedeschi – mi hanno un po’ derisa. Intanto però la barca continuava a produrre problemi uno dopo l’altro), ho provato a dirgli gentilmente che mi urta i nervi e allora promettevano di non farlo più, ma poi non ce la facevano e giuro in una settimana non abbiamo passato oltre i due minuti di orologio senza che uno dei tre facesse un fiiii-fi-fi-fiiii, anche solo una notarella di due secondi ma la facevano. E io guardavo di sbieco chi di turno, che regolarmente si scusava, ma dopo due minuti era l’altro. Poi ci si sono messe anche le donne a sostenermi (hanno capito che per me era fastidioso, tanto valeva grattare con le unghie contro i vetri) ma non c’è stato verso. E visto che io mi riposo durante le navigazioni e il fischio mentre dormi è la cosa più tremendamente irritante che possa esistere, ho passato una settimana serena a livello di lavoro ma sono brutalmente in carenza di sonno perché è dura iniziare alle 6 di mattina e finire alle 10 di sera senza riuscire a fare mezza siesta nemmeno un giorno perché hai questo fischio che ti punge i nervi, e oltretutto nemmeno in maniera costante ma un fischiolino al minuto e tu quindi non puoi chiudere occhio nemmeno a piangere in greco. E ti chiedono scusa. Scusa il cazzo, scusa, ma infilati in bocca un salame porca puttana e lasciami in pace mezzora!!


E ora ho finito, per cinque giorni non faccio niente ma soprattutto la cosa più bella di tutto ciò è essermi liberata di questi fischi, ho rischiato veramente di mandare brutalmente a fanculo dei clienti in maniera cattiva (oltretutto simpatici, il che mi sarebbe dispiaciuto ancora di più).

Stanca. 

Equiparaggi

Mayerau, 10 marzo 2014

Scrivo spesso commenti sui miei skipper, gentili o meno. Ovviamente sono le mie impressioni sui colleghi che si trovano a lavorare con me e come dico sempre  siamo umani, non siamo robot, facciamo un lavoro che ci porta a stare insieme 24 ore per almeno una settimana quindi per quanto siamo (o cerchiamo di essere) professionali, anche il lavoro ovviamente risente dei nostri umori e del nostro feeling o mancanza di esso. Puoi prendere il miglior skipper del mondo (che poi vorrei vedere chi è che giudica) e la migliore hostess del mondo (idem con patate), ma magari quando li metti insieme proprio non ingrana a livello di carattere e quindi a fine missione lei ti dirà che lui è un idiota incompetente e lui ti dirà che lei è una scema disorganizzata.
Premesso tutto ciò al fine di non sentirmi dire che emetto sentenze su quei poveri disgraziati che si trovano in binomio con me, vorrei distinguere un attimo tra le varie tipologie di skipper ed ovviamente per par condicio anche di hostess.
Qualche tempo fa parlando con un mio collega ci siamo ammazzati dalle risate proprio a fare questa sorta di etichettatura equipaggi, con un po’ di autoironia che non guasta mai:

Iniziamo dagli skipper, e già mi prudono le manine sulla tastiera e ve la butto lì: la sapete la differenza tra uno skipper e Dio? No? Facilissima: Dio non si crede skipper.
 Allora, messi in salvo tutti gli skipper competenti, professionali e che fanno il loro lavoro seriamente ed esattamente come va fatto, abbiamo ovviamente valutato solo le categorie in qualche modo ridicole, e visto che in francese skipper si pronuncia skippé con un gioco di parole li abbiamo battezzati skippà e skipeu.

Lo skippà è quello che quando lo incontri in giro è una persona normale, ma come sale sulla barca si trasforma nel Padreterno, fisicamente diventa anche più alto, cammina sul ponte con petto gonfio e sguardo fiero e lo vedi arrivare all’ancoraggio a 20 nodi, inorgoglito del fatto che tutti siano lì a guardare il suo meraviglioso e perfetto ancoraggio, mentre invece non immagina nemmeno che in realtà tutti lo stanno guardando pensando razza di un cretino incosciente e deficiente ma ti rendi conto di quanto sei stronzo si o no? Lo skippà non ha clienti a bordo, ha ammiratori. Lo skippà non ha una collega che collabora con lui, lo skippà ha un sottoposto, e non perde occasione per rimarcarlo. Lo skippà non si cura di vedere se l’ancora ha preso bene o no, lui finito lo show di indicare alla hostess quanta catena mettere lascia il suo posto al timone e la raggiunge solo per guardarla mettere il triangolo indicandole esattamente in quale maglia della catena metterlo, e se capita che la veda in difficoltà perchè il moschettone è inchiodato aspetta che sia lei gli a chiedergli aiuto con occhi imploranti per poter così sfoggiare ancora una volta la sua forza mostruosa e la sua superiorità. Ma-fammi-il-favore, fammi.

Poi c’è lo skipeu che con un gioco di parole francese suona un po’ come ce qu’il peut, traduzione: (fa) quel che può. E ho detto tutto. Però io quando non ci sono in giro skipper normali preferisco uno skipeu ad uno skippà, lo skippà è proprio odioso odioso odioso e io non lo reggo più, quando ne incontro uno tengo botta tutto il charter ma poi nemmeno lo saluto il giorno dello sbarco.

E ora è il nostro momento care colleghe… Ebbene sì, pare che dal punto di vista comdandantesco anche noi abbiamo le nostre belle categorie, e pare che anche noi (sempre eccezion fatta per quelle che passano l’esame) facciamo un po’ ridere ed incazzare i nostri colleghi.
Abbiamo la Hostress e abbiamo la sua antagonista Nostress.
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Ho provato a descrivere le due categorie ma ho cancellato, riscritto, cancellato e… no, non mi viene proprio, forse perché sono abituata a descrivere e raccontare le cose che vedo e che vivo; io le mie colleghe (e me stessa) non le vedo proprio, riuscivo ad immaginarmi le scene mentre il mio amico mi raccontava con tanto di mimica (e son morta dal ridere), ma non ce la faccio proprio a rendere l’idea, mi spiace. Ma confido nella vostra immaginazione e fantasia per capire come possano essere la Hostress e la Nostress.

Comunque, giusto per amor di cronaca, questa settimana sono con uno skippeu semi-atteggiato a skippà, con ciliegina sulla torta: un carattere di merda, perfino peggio del mio. Siamo al terzo giorno e siamo al limite: ieri ce ne siamo dette un paio gentilmente, oggi un altro paio con un crescendo di astio… e la cosa più sconvolgente è che sono io quella che cerca di smorzare il fuoco ma lui invece (strunz) ci butta la Diavolina, per questo dico che ha un carattere di merda peggio del mio: perché in genere sono io quella che poco che ci sia un minimo disaccordo cerca lo scontro diretto, con questo invece sta andando a rovescio e ho paura che se poi un certo momento mi scappa la lingua fuori dal controllo del cervello faccio danni e finisce a cazzotti veramente. Inshallah.

Tobago Cays, 11 marzo 2014

Giusto per dire che stamattina prima del risveglio dei clienti ci siamo chiariti, si è strascusato dicendo che lo sa di avere un caratteraccio e chiedendomi di non volergliene troppo se mi ha trattata (un po’) di merda; io pur accettando le scuse me ne sono rimasta tutto il giorno un po’ sulle mie ma devo ammettere che se prima era piacevole come un gatto attaccato ai maroni ora mi ricorda di più un micione che si sliscia contro gli stinchi facendo le fusa.


Ammiraglio, a te la parola!

St.Anna, 08 marzo 2014

E si, lo vedo anche io che in meno di 24 ore scrivo dallo stesso posto, ma non è che non mi sono mossa di qui, anzi: ci sono arrivata ieri sera, stamattina siamo rientrati in porto, abbiamo sbarcato l’allegra combriccola dei bambini più rumorosi che io avessi mai incontrato in vita mia, e ho spostato i miei 4 straccetti nel pontile di fianco: reimbarco e ripartenza, prima (mezza) notte qui visto che poi alle 3 di notte ripartiremo destinazione Bequia.
E si, confesso di essere un po’ stanchina con tutti questi incatenamenti che sto facendo quest’anno, ma questi 10 minuti per scrivere me li prendo perché c’ho proprio una cosa qui da dire che però non mi esce bene, quindi indecisa tra l’aiuto del pubblico e la telefonata a casa chiedo una mano a chi trova sempre le parole giuste per descrivere le situazioni,  che so che di tanto in tanto legge il mio blog, e lui saprà sicuramente aiutarmi:

Mario, allora….
La famosa gag che improvvisasti qualche anno fa al salone nautico di non-ricordo-dove con il Signor Capo Supremo di quel cantiere nautico che noi sappiamo ha sortito il suo effetto: ora l’oblò c’è anche nei cessi di prua, che in effetti non era normale non avere né un minuscolo oblò né un aspiratore…. e che accidenti cagano sti architetti nautici, fiori????
Bravo, 10 e lode ammiraglio, e grazie a nome di tutti gli equipaggi ma soprattutto di tutti i clienti che noleggiano questa marca di catamarani. E io dopo tanti anni stasera mi imbarco su un 47 piedi. Avevo un ricordo splendido del 47 piedi, ricordo che la cucina era studiata benissimo, comoda funzionale e pratica.
Allora mi chiedo: forse negli uffici tecnici hanno cambiato il progettista degli interni e ora ci hanno messo un’anoressica incazzata col cibo o cosa? Ma perché sti cantieri nautici non provano a pensare ad una cosa elementare come far testare le innovazioni a chi di mestiere visto che spesso estetica fa a pugni con funzionalità? Cosa ci vuole a prendere uno skipper ed una hostess professionali e fargli vedere il progetto prima di realizzarlo? Cacchiolina, mi sembra tanto semplice!!
Comunque, premesso che poi ci si adatta a tutto e ho cucinato in condizioni ben peggiori, per esempio sul vecchio 40 piedi della marca che fa i catamarani a forma di scatoletta, che aveva la cucina della barbie e ci dovevi produrre per 10 persone per non parlare dell’unico gavone di stivaggio cambusa che per accedervi dovevi smontare TUTTI i cuscini del quadrato, nessuno escluso e giurai a me stessa che mai e poi mai più avrei lavorato su quella barca, ed infatti nella versione punto due hanno risolto brillantemente entrambi i difetti; poi resta una ciofeca di barca che naviga peggio di una carriola ma questo è un altro discorso;  qui comunque, altro cantiere, hanno rivoluzionato tutto il quadrato, e il risultato è tremendamente scomodo, sfunzionale e spratico. Tralasciando le cazzate tipo che sotto al tavolo interno hanno tolto quel meraviglioso cassettone dove mettevi dentro praticamente tutto per far spazio ad un minchioso portabottiglie che non ci stanno nemmeno le bottiglie stesse, io mi chiedo semplicemente se pensano che tutte le hostess (o clienti, o armartrici stesse, insomma chi cucina) siano tutte delle svetlane lunghe due metri: no perché per poterci lavorare devi essere almeno un metro e 90, e ora lo so che scappano le battutine tipo “sei tu che sei nana”, ma io sfido chiunque: mi hanno dato uno sgabello che non è uno sgabello, è uno sgabellone, e almeno con quello arrivo a salire sulla cucina, che poi incastrando un piede ed un ginocchio tra il piano cottura ed il lavandino e stendendomi in “tutta” la mia lunghezza - facendo nel frattempo anche stretching - arrivo a malapena ad aprire l’anta. E poi l’altezza di tutto: ho il lavandino ad altezza tette, per non parlare della posizione: di sbieco, roba che una settimana a lavar piatti qui e devo rifare tutte le convergenze della schiena.
Poi vogliamo parlare della spazzatura? L’ingegner Volpe De Furbis qui ha dato il meglio: niente secchio sotto al lavandino come tutte le normali noiosissime barche e case, facciamo una cosa innovativa: un buco nel piano del lavello collegato tramite un tubo al gavone della panca esterna, dove puoi comodamente posizionare il tuo secchio. Il fatto che non abbiano pensato a mettere dei fermi per il secchio stesso e quindi in navigazione è matematico che ti si rovesci, è irrisorio rispetto al dettaglio che il tubo ha un diametro di centimetri 3, che non ci fai passare nemmeno il vasetto dello yogurt compattato. Premio “idee del cazzo 2014” aggiudicato.

E ora uno sguardo veloce alle cabine: bello, bellissimo il letto soppalcato per metterci sotto gli armadietti, e bellissima anche la scaletta per salirci. Peccato non poter nemmeno pensare di stendersi sul letto in navigazione: è meno pericoloso nuotare nella vasca degli squali che salire e scendere quella scaletta.
E fuori? Allora, tecnicamente non capisco niente e questo si sa quindi non so giudicare nulla, ma la prima cosa che balza agli occhi è che per andare dal pozzetto a prua da entrambi i lati hai giusto quel passaggino stretto stretto tra i divanetti e le plance, e proprio lì, esattamente lì e non in altro punto hanno ben pensato di posizionare gli stopper e tutti i rinvii delle manovre, che se hai un piede superiore al 38 non riesci a non farti del male. Io solo oggi ci sono riuscita due volte, e ho un 36.
Ma soprattutto qualcuno mi deve spiegare a cosa serve il forno basculante su un CATAMARANO, ma non diciamo stronzate suvvia! E addirittura lo spazio per la basculazione è largo quanto il forno stesso, il che significa che può basculare di 90 gradi. Ora, ragioniamo un attimo: già una barca a vela sbandata di 90 gradi non è una bella cosa, figuriamoci un catamarano… che onestamente diciamocela pur tutta, già con un’inclinazione di 30 gradi hai ben altro a cui pensare che non metterti ai fornelli!!!!

Ammiraglio, a te la parola! (che queste sono solo le prime considerazioni a caldo, di qui ad una settimana sai quante me ne vengono?)

Il più ricco del cimitero

Sant’Anna, Martinica, 07 marzo 2014

C’è gente con le mani bucate e c’è gente tirchia, questo si sa, e lavorando con gente in vacanza vedi i due estremi con tutto quel che ci passa di mezzo. Bene o male vedo che in generale la gente si gode la vacanza senza privarsi delle belle cose che possono ulteriormente allietarla, ma sta comunque attenta a non scialacquare troppo a destra e sinistra. Poi ogni tanto ti capitano i gruppi “anomali”: ci sono quelli che devi tenerli d’occhio che se no pagano le cose il triplo del loro valore, che appena arrivi in un’isola si fiondano a terra a bere in tutti i bar (fosse pure un succo di frutta), che comprano souvenir ninnoli e cazzate mondiali a tutto spiano tanto che ti chiedi se riusciranno a far entrare tutto in valigia…. Bene, facciamo girare l’economia locale.


E poi ci sono quelli che noleggiano una barca intera in alta stagione, prendono lo skipper e pure l’opzione hostess (che non è gratuita ovviamente), aggiungi il volo aereo… insomma scelgono una vacanza NON economica…. e poi si fermano di fronte ai 3 euro a persona per poter stare alle Tobago Cays. E tutto il charter li vedi lottare con i centesimi per pagare le spese necessarie (tasse, dogane, boe, e complementi di cambusa – cioè…. siamo ai caraibi…. ce lo mangeremo un mango o una papaya no?), non scendono a terra nemmeno a spingerceli perché “ci sono i bar, poi bisogna bere, e costa”, non degnano nemmeno di uno sguardo quelli che si avvicinano per proporre i loro ninnoli, e li vedi sbiancare quando accendi il motore per fare batteria (il gasolio Dio mio, il gasolio!) e addirittura senti i commenti mentre mangiano il pesce “chissà quanto costa” (cazzo, ti ho comprato un trancio di Marlin appena pescato razza di un coglione, è la cosa più buona che esista al mondo, ma perché devi rovinarti la cena? Ah, ho speso 40 euro, per 10 persone, non mi sembra di averti messo sul lastrico, goditi il piatto e taci, coglione due volte!).



Ecco, io a queste persone vorrei lanciare un appello: ma perché anziché brontolare che non capisci il motivo di pagare le tasse di navigazione non te ne stai a casa tua e guardi Alle falde del Kilimangiaro? Fai una professione notoriamente ben remunerata, stai visitando paesi poveri dove c’è gente che viene a chiederti di comprare la collanina a due euro, che per te due euro sono niente ma sto povero Cristo c’ha da nutrire una famiglia con quei due euro, e tu manco lo guardi in faccia e anzi mi pianti il muso se gli offro un succo di frutta o addirittura gli regalo una bottiglia d’acqua, ma meno male che almeno abbiamo pagato le tasse di crociera, che se no cosa facciamo gli sboroni che veniamo qui in questi paradisi e non gli lasciamo nient’altro che spazzatura e merda? E poi, alla fine della crociera, tutti quei soldi che hai risparmiato privandoti di qualunque cosa (minchia, nemmeno una birra al bar ti sei preso, mai), cosa fai li rimetti nel deposito dove ti crogioli nelle monete come Zio Paperone? Lo sai che essere il più ricco del cimitero non ti servirà a un cazzo?
Bequia, 06 marzo 2014

Durante le navigazioni non ho molte attività: o dormo, o cucino, o rifletto. Quando è la terza è un casino.

Non so se nel blog ho mai scritto riguardo la mia teoria delle costanti, comunque chi mi gironzola intorno la conosce per forza perché ci faccio sempre riferimento. Sicuramente gente più colta e più intelligente di me ha dato anche un nome a questi strani fenomeni ma io da ignorantona la chiamo la regola delle costanti, ed è molto semplice: ad ognuno di noi nella vita capitano sempre le stesse cose: da bambino, adolescente, adulto o anziano la zuppa non cambia: quando uno ha una costante lo seguirà per tutta la vita o almeno a cicli regolari. Che so, per esempio ci sono quelli che costantemente rovesciano o fanno cadere tutto quello che hanno per le mani, quelli che in una vita sfasciano un sacco di automobili in incidenti rocamboleschi uscendone sempre miracolosamente vivi, quelli (io per esempio) che proprio non ce la fanno a non farsi male: cadono, sbattono, si tagliano, si bruciano, insomma vivono più al pronto soccorso che a casa propria.

Non so voi, ma io di costanti oltre alla sopracitata inclinazione naturale a farmi danni ne ho diverse altre, tipo: un complicatissimo rapporto di amore-odio con la tecnologia che periodicamente faccio macelli tipo cancello tutta la rubrica, perdo tutte le mail oppure il telefono/pc/fotocamera/stampante/lettore mp3 mi diventa scemo e mi prende proprio per il culo; una sfiga mondiale con i soldi, e no non sono qui a lamentarmi o a fare la vittima perché la cosa mi fa sbudellare dal ridere perché si tratta sempre (fortunatamente) di cifre ridicole ma per esempio io sono sempre quella che se si è in un mega gruppo a dover dividere una spesa non so perché ma gli arrotondamenti in negativo vengono sempre riassunti su di me, in positivo non mi sfiorano; poi ancora io sono quella che non ci sono mezze misure: o sono la star del momento, special guest della serata o della festa così senza motivo, che a volte è anche imbarazzante,  oppure la gente si dimentica della mia esistenza, ma si dimentica al punto che magari sono con qualcuno, incontriamo una conoscenza comune, si fermano a parlarsi e io dico educatamente un “ciao” ma non vengo nemmeno sfiorata con lo sguardo, trasparente proprio; ho smesso di prendermela, sono giunta alla conclusione che non sono comportamenti rivolti alla mia persona: quando sono trasparente potrei anche entrare alla Casa Bianca con un mitra sottobraccio che nessuno se ne accorgerebbe;


E poi da quando faccio charter ho notato che anche le stagioni invernali hanno le loro costanti: ci sono cose che non ti sono mai successe, e poi in una sola stagione ti succedono almeno 5 volte, per cui ho avuto (per esempio) la stagione degli apriscatole (devo averne persi almeno 7-8), la stagione dei bambini (nemmeno un charter senza bambini in tutto l’inverno), la stagione dei problemi con i tender, la stagione del forno birichino (ogni barca su cui salivo testavo il forno prima di partire: perfetto; in corso di crociera: un disastro; tornavo alla base e chiamavo il tecnico: perfetto. Mavaffanculo); questa è la stagione dei cambi di data, annullamenti, riconferme, spostamenti, cambiamento di skipper all’ultimo momento, insomma casino. Ma soprattutto è la stagione della bombola di gas che finisce il primo giorno di charter. Che voglio dire, a bordo prima della partenza si controlla sempre di avere la seconda bombola piena quindi non è un problema, ma il cambio gas è aleatorio: può capitare qualunque giorno del charter o anche non capitare. Quest’anno ogni singolo charter è finita la bombola nelle prime 24 ore. Costantemente, al punto che è successo anche nel minicharter da 2 giorni che ho fatto la settimana scorsa. Di qui a fine stagione me ne mancano 6 compreso questo, se faccio l’en plein giuro quando arrivo in Italia vado a Roma in retromarcia.