Santa Vaifra da Padella


Antigua, 08 aprile 2015

Io lo sapevo che non dovevo più prenderne di charter senza skipper, e invece sono qui invasa dai crucchi, che tutte le barche americane che vedo in giro mi vien voglia di lanciare il may day. Non che siano cattivi, anzi sono estremamente gentili e simpatici, ma detengono senza dubbio il primato di rompicoglioni degli ultimi 30 anni di storia del charter barcarolo. Ma non gliene voglio perché lo vedo che non fanno apposta, semplicemente non si rendono conto che non possono sminuzzarmi l’anima in questo modo! Non è che mi schiavizzano, no anzi sono molto collaborativi, a bordo l’ambiente è familiare ed easy, sono loro che sparecchiano la tavola e se non la fermo la Zia Adolfa lava pure i piatti. Ma mi sgretola l’anima col mangiare. E comunque hanno ragione loro, è colpa mia che quando gli ho chiesto allergie e gusti particolare e mi hanno risposto “niente da segnalare, tutti mangiamo tutto” non ho specificato tutti insieme nello stesso pasto e non a menu alterni. Che poi sono anche abbastanza abituata a fare menu differenziati, a volte ho avuto charter da paura per quanto riguarda la diversificazione dei pasti, in quanto si deve sempre il massimo rispetto alle allergie e sempre anche un occhio di riguardo ai gusti. Ma i capricci dell’ultimo momento no. Si stabilisce un menu, perché 10 minuti prima del pranzo devo avere 5 variazioni??? Che qui mi pare di essere al Grand Hotel: in 6 sono riusciti a farmi fare 4 cose differenti nello stesso pasto, e gli ho promesso che se un giorno mi fanno l’en plein gli faccio un ingrandimento della foto di famiglia e la incornicio nella futura sede delle hostess in pensione, a memoria del mestiere che facciamo che mette a dura prova anche i nervi più saldi.  E non è solo il mangiare, è anche tutto il resto. E mi chiedo perchè la gente parte in vacanza con 60 kg di bagaglio se poi non si porta il cervello??? Di solito ce li smazziamo in due, sto giro ho da smazzarmi da sola pure lo skipper, che a distanza di una settimana non ha ancora capito che il bottoncino con il disegnino dell’ancora che ha vicino al timone è un comando a distanza che gli permette di essere autonomo almeno nell’ancoraggio, e invece no, mi sganghera la marella mille volte al giorno pure per l'ancora, che almeno sapesse darla per il verso non staremmo a rifare la manovra ogni mezz'ora. E le domande del cazzo, che sto giro si sprecano.  Pare quasi che io debba avere il dono dell’onnipotenza ed onnipresenza su questa barca. E poi le millecinquecento richieste, non difficili, non stronze, ma tante, tante, tante, tante, tantissime, di continuo e senza sosta. Davvero, sono svuotata, non ce la faccio più e bisogna che da lassù mi aumentino la dose di Pazienza per i restanti 4 giorni.

Questa settimana sto davvero rimpiangendo di non lavorare in miniera. Ma di buono c’è che mi sto guadagnando una fetta di Paradiso: ho chiesto al Buon Dio di darmi la pazienza, tanta pazienza, e di riprendersi la mia forza (a tempo determinato) perché se sbaglia il dosaggio pazienza-forza faccio una strage. E sono molto orgogliosa di me stessa per come riesco a tener botta e continuare a sfoggiare un bel sorriso, alla faccia di quanti continuano a dire che ho un carattere di merda e litigo con tutti, e non vogliono vedere gli enormi progressi che ho fatto con l'avanzare dell'età.

Per cui posso dire al mio diacono che a gennaio mi ha ricordato che ancora non esiste una Santa Vaifra, che ci sono molto vicina. E visto, come ripeto sempre, che per fare la Vergine è un po’ tardi e per fare la Martire non è che ne abbia poi tutta sta voglia, ho pensato di adottare l’idea della mia amica Carla: Santa Vaifra da Padella suona benissimo.

E poi ho elaborato una nuova ricetta: si chiama sfrantumata di maroni della hostess, e consiste in due palle che iniziano la lievitazione al mattino e continua per tutto il giorno, fino a diventare grosse come quelle che si usano in palestra per fare gli esercizi per la schiena, e poi strisciarsele in cabina la sera per lasciarle a riposo tutta la notte. Verranno servite a fine charter con contorno di caviale e champagne col botto da festeggiamento, da degustare fredde in compagnia di colleghi che possano darti pacche sulla schiena e tu intanto quasi piangi di sollievo al pensiero “è finita, cazzo iniziavo a pensare che li avrei avuti intorno per il resto della mia vita, e invece sono in aereo e non li vedò mai più!” 

jawoll

St.Martin, 02 aprile 2015

Riassunto delle puntate precedenti: io quest’anno non volevo lavorare e volevo vedere posti diversi; alla fine sono sempre qui ai caraibi e mi sto facendo un mazzo tanto, devo aver sbagliato qualcosa nella letterina a Babbo Natale.

Comuuuuunque, due charter fa sono partita con una compagnia esistente sulla piazza da qualche anno ma con cui non avevo mai lavorato. Dei pezzenti, dei luridi spaventosi accattoni morti di fame che prendono per il culo la gente rifilandogli merda come fosse cioccolata, tanto che mi chiedo come facciano ad avere dei feed back positivi, ed è proprio qui che capisci che il turista medio te lo giri come ti pare tanto alla fine i posti sono belli e sarà sempre contento; dicevo, ho fatto il charter soprannominato “i miserabili” tanto che mi sentivo una sorta di mix tra Gesù Cristo che moltiplicava i pani e Victor Hugo quando condividevo con i colleghi quello che stavo vivendo. Poi finito con loro sono partita sul catamaranone dove di tanto in tanto mi chiamano, quello che fa charter di lusso. Come dire, dalle stalle alle stelle sparata come uno Sputnik. E mi trovo a lavorare con Eric, uno skipper con cui avevo già lavorato l’anno scorso e che da allora mi fa un filo professionale serratissimo, è da dicembre che mi marca stretta per la prossima stagione estiva ma me la tiro un mucchio (almeno sul lavoro posso farlo, e lo faccio). Eric: un personaggio. Già l’anno scorso l’avevo inquadrato, ma ora confermo: gli autori di Mr. Bean si sono ispirati a lui per creare quel personaggio stranissimo che ci fa ridere tutti con le sue mille manie. Ecco, lui è uguale, solo che ogni tanto mi spara di quelle uscite che mi spezza a metà. Tutto questo per dire che mi sono fatta un sacco di risate sia con lui che su di lui, e ora che è partito da due giorni continuo a ridere da sola pensando a certe scene che solo lui al mondo può creare. Poi alla fine del charter io dovevo rifarne un altro con i miserabili ma si sono riconfermati merde e me lo hanno annullato a 4 giorni dalla partenza. Ma come si sa le casualità succedono e ci cambiano anche il programma del catamaranone e anziché portarlo in Guadalupa dobbiamo lasciarlo a St. Martin per un charter last minute, senza skipper ma con hostess.

E così sono qui, dopo aver passato 4 giorni in questo marina fuori dal mondo e fuori dal tempo, da sola su questa barca con un gruppo di Tedeschi imbarcati freschi freschi. E già a cena mi chiedevo “ma che kartoffen c’ho da raccontargli io a questi!?”