Al cuor non si comanda

Tobago Cays, 30 dicembre 2014




No, non ce la faccio proprio. Mesi a ripetermi “ok è l’ultima alle Grenadine, devo vedere altro”, e poi una traversata atlantica che mi scombussola anima e cuore, e le solite mille idee, mille progetti, anche mille proposte  (che a chiamarle le cose arrivano)…E poi mi bastano dei clienti estasiati da quel che stiamo man mano facendo, e poi un rasta-barbecue sulla spiaggia, l’odore dell’aragosta, due chiacchiere coi colleghi delle altre barche come va / come non va / come sono i tuoi / come sono i miei, il tragitto spiaggia-barca con Jean Claude, le stelle, gli spruzzi d’acqua, l’aria salmastra, tutte le luci d’albero in mezzo alla laguna che paiono stelle, la sabbia in mezzo alle dita dei piedi, le borse con il doggy-bag per domani, ho perfino la felpa di un collega che mi ha prestato ieri sera a Mustique (e penso proprio che non gliela restituirò mai più perché ha un odore di Grenadine che voglio portarmela con me per il resto della mia vita)…. E penso: “ma come faccio anche solo ad immaginare di vivere senza tutto questo????”  Impossibile. Non sono pronta, e forse non lo sarò mai.

traversata atlantica 2014

TRAVERSATA ATLANTICA 2014



Che ci si possa credere o meno, non riesco a scrivere molto di questi ultimi due mesi. E dire che sono stati intensi, anzi molto intensi sia dal punto di vista professionale che personale, sia dal lato emotivo che dal lato cose da raccontare. C’è stata pure una traversata atlantica con tutto ciò che comporta – e forse anche di più – e io qui davanti a sto foglio bianco che non so cosa metterci sopra. Non mi esce molto, e non so nemmeno se questo sia un blocco o un punto. Non avevo nemmeno voglia di fare il solito giornale di bordo. E dire che cose da raccontare ne avrei avute milioni ma proprio non mi andava di mettere le mani sulla tastiera.

La traversata è andata BENISSIMO, mi sono divertita tantissimo, siamo stati benissimo tutti insieme nonostante le notevoli differenze culturali, linguistiche e generazionali. Problemi (tecnici) ne abbiamo avuti diversi – anche seri ma niente di veramente grave - ma mai una volta è mancato il buonumore, mai ci sono stati momenti di scazzo, nessun giorno è stato meno migliore di un altro: tutti e 19 intensi, speciali, unici ed irripetibili.

L’equipaggio…. Ci vorrebbe un libro per descrivere ognuno di loro, riassumerò definendoli semplicemente straordinari, tutti. Ognuno a modo suo e con le proprie caratteristiche tutti personaggi unici, di un certo spessore. Insieme abbiamo affrontato i problemi, abbiamo chiacchierato, ci siamo insegnati vicendevolmente tante cose, abbiamo riso, giocato, scherzato, pescato (mamma mia ho fatto il pieno di Omega 3 per i prossimi 15 anni), insomma sembra incredibile come un viaggio possa avvicinare interiormente persone così diverse – e quando dico diverse stavolta dico diverse per davvero - e come differenti culture possano incontrarsi ed in certi momenti anche quasi scontrarsi (ma sempre con il massimo rispetto per l’altro) fino a fondersi e diventare un tutt’uno, un tutt’uno che in questo caso chiamiamo banalmente equipaggio.

I 19 giorni si sono susseguiti l’un l’altro con i nostri ritmi, ogni giorno è stato un giorno speciale, ogni momento è stato vissuto in pieno. Dico solo che tutti i miei sudoku sono rimasti quasi intatti.

Questo per me non è stato un viaggio da A a B, e non è stato nemmeno un viaggio interiore come lo fu la prima traversata, non è stato il viaggio della spensieratezza come la seconda, non è stato il viaggio della paura come la terza e non è stato il viaggio della rottura di palle come la quarta…. non so nemmeno io cosa sia stato ma sinceramente credo che questa traversata mi abbia dato molto più delle precedenti soprattutto dal punto di vista umano e personale…. ma non mi va di raccontare niente, mi va solo di serbare dentro di me il ricordo di questi momenti vissuti veramente intensamente. Sono partita per lavorare ma se questo è lavoro voglio diventare stakkanovista perché tutto quel che mi vien da dire è: ma che cosa meravigliosa mi è capitata!!!!!!!!  Prima di partire avevo una fretta birichina di arrivare in Martinica, invece avvistata terra il mio stato d’animo predominante è stato “merda, di già!!!???” e se tutte le traversate in generale le ho sempre considerate parentesi questa in particolare credo sia l’apertura di una graffa, e non ho idea di quando potrà esserci la chiusura. Tutto si rifà alla sensazione sempre più pulsante che provo da oltre un anno, quella sorta di indefinibile qualcosa alle viscere che mi fa presagire una nuova svolta. Il cosa, il quando, il come, il dove ed il perchè non li so…. Ma sono sempre più pronta.







ri-pronti

La Rochelle, 16 novembre 2014

Domani partiamo, confermato.
La mia quinta traversata atlantica, stavolta senza scali previsti alle Canarie né altrove; se tutto va bene ci sciroppiamo queste 4.000 miglia d’un sol boccone.
Sono pronta, non ho molto altro da aggiungere. Ciao.


Ps: qui fa un freddo canarino
La Rochelle, 09 novembre 2014

Una settimana di corsa per preparare la barca alla partenza, pareva proprio ci fosse una finestra meteo giusta per partire e correre al riparo sulla costa nord ovest della Spagna prima dell’arrivo del finimondo, e invece ecco che alla vigilia del giorno X un bello riscombussolamento ci fa slittare la partenza di almeno una settimana, e poi e poi… chissà che non mangiamo il panettone qui.
Beh, nel frattempo ho fatto conoscenza col mio arzillo equipaggio e che dire: essere l’unica donna e l’unica under sessanta mi fa sentire una specie di badante dei mari. Sono tutti molto simpatici, e per quanto riguarda l’armatore direi che ultimamente mi va veramente di culo: anche questo è splendido.

E quindi ci aspetta un’altra settimana qui a terra, che occuperemo per mettere a punto tutti quei dettagli secondari che però se c’è il tempo di sistemarli staremo molto meglio dopo. E l’armatore, per non smentire la sua fantastica visione globale delle cose ha anche sottolineato che dato che la nostra convivenza forzata di tre settimane diventa di almeno quattro, per prevenire eventuali stress dovuti alle diversità di culture, caratteri, età, usi e costumi è meglio spezzare facendo un piccolo break pre-partenza, quindi siamo obbligati, a turno, a prenderci un giorno di cazzeggio totale allontanandoci dal resto dell’equipaggio. Prevenire è meglio che curare quindi sto poco qui a scrivere che ho da cercare su google dove posso trovare un bel centro benessere qui in zona e mi faccio un regalone da paura. Me lo merito.
Le Marin, Martinica, 01 novembre 2014


Primo charter concluso con successo. Otto gagliardi e simpaticissimi pensionati o quasi, più due giovani coppie in viaggio di nozze. Tutto veramente molto bene, a partire dalla meteo che è stata clemente, belle navigazioni, e buon ambiente a bordo: grandi risate e tanto buonumore.
Che poi quel che mi piace veramente tanto è vedere come le persone in vacanza si sciolgono e si lasciano andare, e questa settimana penso di aver visto il top dei top: tu hai a bordo una persona di una certa età, che mescolata nel gruppo quasi non la noti: sempre silenziosa, sempre tranquilla, sempre pacata, sei tu che devi andarle un po’ sotto per capire come va se no lei non esterna le sue impressioni. Poi fai il barbeque coi rasta, c’è un compleanno quindi altra gente, ambiente festaiolo, musica, vino, rhum e tutto il companatico, si balla sulla spiaggia e dopo l’immancabile reggae si passa a musica più europea e più commerciale, tutti a sculettare insieme finchè questa persona di cui sopra all’improvviso ti fa un balzo a 30 centimetri dal naso urlandoti “macarenaaaaaa!!!!” con gli occhi sgranati, contenta come una bambina al luna park. E tu non sai veramente come reagire, pensi che forse non ti sei accorta… ma… avrà mica assaggiato il tabacco locale? 
E ora, sbarcata l’allegra comitiva con i baci e gli abbracci di rito (ma questi li rivedrò, ne sono certa) via veloce come un fulmine a preparare i miei 4 stracci che stasera ho un aereo da prendere, ebbene sì me ne ritorno in Europa, precisamente La Rochelle per recuperare un catamarano nuovo di zecca da portare poi fino a qui. Per una collega che stimi ai massimi livelli che ti chiede di sostituirla perché per sopraggiunte complicazioni si ritrova impossibilitata a portare a termine questo impegno fai questo ed altro.
 
Mayerau..... ma quanto mi sei mancata!!!!!!
E poi, onestamente, per quanto ho sempre detestato il freddo e 9 anni fa sono venuta qui a cercare il sole, comincio seriamente ad essere stufa di patire questo caldo infernale. Il troppo stroppia, sempre, e 37 gradi alle 9 del mattino che solo a fare il pontile per accompagnarli al parcheggio sudi che sembra ti abbiano fatto un gavettone. D’altra parte è vero anche che ti sei già scolata un’intera bottiglia d’acqua…. ed era solo la prima della giornata…



Domani, quando su al nord a chiacchierare coi pinguini, mi lamenterò del freddo, ne sono quasi certa. 

Non c'è 2 senza 3, e il 10 vien da sè

Le Marin, 24 ottobre 2014

E dieci. Fanno 10 volte che arrivo qui per passare l’inverno. Anche quest’anno come l’anno scorso l’accoglienza non è delle migliori, e a pensarci bene non è che abbia mai avuto delle grandi accoglienze. Poi le stagioni vanno bene che è una meraviglia ma ogni volta l’impatto non è dei più simpatici. E’ presto, la stagione è ancora lontana, non c’è nessuno ed il marina è un quasi-deserto. Non ho nemmeno avvisato nessuno quest’anno, tanto quelli che sarebbero contenti del mio arrivo e che apprezzano la mia compagnia non ci sono, e a quelli cui non frega niente…. beh ma cosa glielo devo dire a fare: se me li incontro bene se no amen, come loro vivono bene senza di me io vivo bene senza di loro, pace e bene per tutti. E comunque mi fa molto piacere rivedere vecchie facce di conoscenze, arrivi al bar e tutti ti fanno la festa, giri i pontili e sembra di non essere mai partita: sempre le stesse facce, sempre le stesse abitudini, come ovunque nel mondo sempre lo stesso ambiente, qui lo vedo particolarmente allegro e spensierato (poi arriveranno i giorni degli strilli e delle incazzature, quello che ti manda a fanculo perché gli hai fregato il carrello, quello che lo mandi tu a fanculo perché lui ha fregato il carrello a te, insomma cose così)
Poi c’è la cingungunya o come cavolo si scrive: mi dicono che c’è stata un’epidemia esagerata e praticamente tutti l’hanno avuta, adesso la cosa sembra in diminuzione ma è anche vero che se i presentil’hanno avuta tutti magari le zanzare stanno aspettando il giro degli arrivi stagionali. Io per non saper né leggere né scrivere mi sto facendo la doccia nell’autan tre volte al giorno ma nonostante questo mi pizzicano di brutto lo stesso, sperem ben…..
Nonostante tutto continuo ad amare la Martinica, e già la prima sera verso il tramonto quando il suono serale della Natura è talmente intenso che ti entra nelle orecchie perfino se sei in macchina in mezzo al traffico, ed al tempo stesso l’odore forte dei caraibi ti entra anche dal finestrino chiuso, pensi: ma guarda, sai che ti dico…. che nonostante tutto, piuttosto che andare in miniera non posso proprio lamentarmi di essere “costretta” a venire qui per lavorare.
  


E domani via col primo charter. Ne ho 12, tanto per ambientarmi subito. Skipper uno con cui ho già lavorato l’anno scorso e per essere bravo è bravo, siamo anche andati d’accordo, ma direi che non mi era esattamente scattata la scintilla dell’innamoramento professionale. Ma piuttosto che rischiare con uno sconosciuto allora meglio così, e chissà mai che il suo stile quest’anno mi piaccia di più, chissà, magari ha smesso certe abitudini da “business del turismo” che io non condivido e non appoggio… in fondo è passato un anno, la gente cambia…


E comunque…. Io tra 48 ore sono nelle mie amate Grenadine…. Tutto il resto è acquetta da risciacquo!!!!

quante cose!

Toscanella, 08 ottobre 2014

…A volte per mesi e mesi e mesi non succede niente degno di nota. Poi nel giro di una settimana avresti di che scrivere un libro.

 Per esempio negli ultimi 10 giorni mi è successo che:
-        Ho finito la stagione estiva, una cosa triste chiudere ed impacchettare quella che è quasi diventata la “mia” barca, alla fine ci parlavo anche e quando tornavo da una commissione le chiedevo come era stata senza di me. Vabbè, colpa della solitudine, mettiamola così.
-        Sono stata a Parigi per un breve corso full immersion di cucina, interessantissimo e fatto davvero bene, se non fosse per i costi proibitivi mi iscriverei subito a quello di sei settimane, ma purtroppo non sono figlia di Onassis e non me lo posso proprio permettere.
-        Ovviamente durante il soggiorno a Parigi sono stata da Julien, sempre in forma splendida e sempre un piacere rivederlo, ormai siamo parenti.
-        Finito il corso mi ha raggiunta a Parigi Ira: macchina a noleggio, poca dimestichezza col gps, tanto entusiasmo, buona musica, idee abbastanza chiare sulla destinazione ma non su tutte le varianti, ed eccoci sparate in una zingarata di 3 giorni in Normandia e Bretagna: i luoghi dello sbarco, Mont Saint Michel, St. Malo, Rouen. Più tutte le campagne per le quali ci siamo piacevolmente perse. Per quanto riguarda i posti non ho nulla da dire, le foto parlano da sole; per quanto riguarda il resto…. beh….Thelma & Louise de noartri si sono divertite a girare random, scafarsi l’impossibile, cantare, fare foto, perdersi, cambiare idea, chiacchierare, ridere come due sceme, anche innervosirsi tra loro, cercare un meccanico perché si accende una spia rossa ed ovviamente nessuna delle due sa nemmeno come si apre il cofano, girare tutte le rotonde di tutti i villaggetti bretoni, sbagliare TUTTI gli ingressi autostradali, correre contro il tempo per arrivare in aeroporto, consegnare l’auto al volo e correre ognuna verso il proprio terminal per poi cercare di ritrovarci per salutarci ma ora che abbiamo imparato a leggere il gps sembra proprio che non possiamo più farne a meno e riusciamo ad incontrarci solo all’ultimo secondo per un abbraccio veloce ed un arrivederci alla prossima zingarata.
-        Tornata a casa ancora novità, e ora è ufficiale: Damiano ha cambiato lavoro. Un nuovo inizio in un settore totalmente sconosciuto ma noi Melchiorri siamo così: spaziamo che è una meraviglia. Quindi in bocca al lupo caro fratellone, e sappi che comunque vada sarà un successo. E mi piace pensare che un po’ di merito sia del famoso ciondolo che gli regalai un paio di anni fa.
-        E poi niente, sempre nello stesso momento esce anche l’articolo sul giornale locale, ed in un paesotto come Toscanella la cosa non passa certo inosservata quindi anche andare al bar a prendere un caffè diventa impegnativo: un po’ di orgoglio misto a vergogna ogni volta che qualcuno dice “ti ho vista sul giornale!”


….e non è nemmeno tutto ma il resto non lo scrivo perché se no mi prendete davvero per una svitata incosciente, invece mi piace lasciare il dubbio….

Carrellata di foto!!!!!!








Varazze, 26 settembre 2014

Da 9 anni bazzico il mondo della nautica da diporto, in parole povere giro per porti / porticcioli / pontili / rade. Una cosa che mi ha sempre incuriosito sono i nomi delle barche, e mi chiedo sempre perché uno arrivi a scegliere un nome piuttosto che un altro per la propria barca.
A parte tutti i nomi di persona che poi questa persona altri non è che la moglie/fidanzata/figlia/nonna/cugina/sorella dell’armatore, oppure i nomi di luoghi esotici che l’armatore sogna di raggiungere con la propria barchetta, oppure le parole che un qualche significato ce l’hanno, in una lingua o nell’altra, i nomi di venti, di città, di personaggi reali o di fantasia, gli avverbi, e tanti, tanti, tanti acronimi o nomi composti dalle iniziali di due persone, insomma largo spazio alla fantasia quando si tratta di battezzare una barca.

Negli anni quelli che mi sono rimasti più impressi:  l’ironico “Grazie Pà” (bellissimo, ed è chiaro da dove arrivassero i soldi per comprare la barca), il terrificante “Ti Voglio Tanto Bene” (Dio mio, non ci salirei a bordo nemmeno morta, avrei paura di prendere il diabete da tanta mielosità), il simpaticissimo “Bella la Tua” (una piccola, sgarruppatissima barchetta, il proprietario potrei anche sposarmelo solo per l’ironia che dimostra scegliendo un nome così). Ma qui a Varazze c’è la mia preferita, anche se non ci ho mai visto a bordo nessuno e vorrei tanto sapere chi sono gli armatori: già l’anno scorso ogni volta che ci passavo davanti mi facevo tutti i miei viaggi mentali sul perché è stato scelto questo nome, e quest’anno uguale: non riesco a non viaggiare con la testa ed immaginare un’improbabile coppia di mezza età, lui che adora le fragole e lei che le detesta; lui che le compra e lei brontola; lui che le mette in frigo e lei le toglie, “che impuzzano tutto”, lui allora che le mette in una ciotola in cucina e lei le sposta, lui che le mette sul davanzale e lei ancora le sposta, insomma lei queste fragole proprio non le vuole, in tutta la casa non si trova un posto dove metterle. Allora lui si compra la barca, e decide che è la SUA barca e ci fa quello che gli pare, e la chiama “Il Posto Delle Fragole”. Mi piace. Magari non è andata così ma non importa, a me piace.

Rientro alla base

Varazze, 16 settembre 2014

E così a distanza di un anno eccomi di nuovo qua. Con un ritardo clamoroso ma alla fine il viaggio si è concluso: a fine crociera croata era impossibile partire causa maltempo quindi barca inchiodata in quella ridente cittadina di Trogir, tanto carina quanto solitudinaria per noi poveri equipaggi forzati a passarvi giornate e giornate e ancora giornate in attesa di poter ripartire.
troooooppa gente intorno!!!!
Che poi uno dice dai che figata un soggiorno forzato in Croazia. Sì, certo, ma per una persona come me a cui piace socializzare trovarsi unica barca nel marina è piuttosto triste: se volevo fare l’eremita andavo su un monte, mica venivo in barca! Ovviamente mi sto lamentando del brodo grasso, so benissimo che ci saranno giorni in cui rimpiangerò questo fermo-barca, soprattutto a fine stagione, e consapevole di questo ho cercato di approfittare della situazione iniziando sì qualche lavoretto da fare alla barca, ma con tanto, tanto, tanto e ancora tanto….. sciallo, sì, proprio puro e semplice sciallo, quello che ti svegli al mattino e per fare colazione ci metti un’oretta, poi doccia, poi una passeggiatina, e solo verso fine mattinata pensi a come impiegare il resto della giornata, spesso decidendo di iniziare a lavorare quando il sole picchia un pochino meno che poi tanto andare avanti anche a sera che ti frega, non hai mica nessuno che reclama pappa e ti organizzi come diavolo ti pare. Bellissimo.



E finalmente partenza, e poi di nuovo previsione di maltempo oltre lo stretto di Messina e allora si decide di fermarsi al riparo….e lì, ascoltando il comandante nominare Lipari ti si apre il cuore! Sono 4 anni che manchi da Lipari, questa isoletta eoliana che hai sempre adorato, e ti chiedi come saranno cambiate tante cose; invece arrivi e no, non è cambiato proprio niente, non una virgola, e ritrovi festosa i vecchi amici, perfino la cassiera del supermercato ti saluta entusiasticamente e in un attimo tutto il grigiume della solitudine dell’ultimo periodo si trasforma in un’esplosione di colore e vitalità, questo popolo siciliano sempre sorridente, cordiale ed ospitale ti trasmette un buonumore mondiale ed ancora una volta apprezzi questo lavoro che ti permette di incontrare culture così diverse in così poco spazio e tempo.
E poi incontri gli amici dei caraibi che qui fanno base d’estate,  e di nuovo baci e abbracci, esci a cena, esci a pranzo, e chiacchieri, spari le stronzate di sempre e sembra che il tempo sia fermo e non capisci nemmeno bene dove sei, della serie stai mangiando un arancino e ti pare di essere dalla paciarotta di Marin. E quando ti risaluti per la partenza non realizzi subito che forse per gli altri sentirvi dire “ci vediamo di là” suona come un macabro addio….


Sicilia, io ti amo. Davvero. 

giochi tra bloggers

25 agosto 2014

Come già scritto più volte, rispetto ad altri bloggers io sono veramente di serie B: non interagisco molto con altri colleghi che invece vedo che tra loro si scambiano continui commenti ai relativi post. Io ne seguo pochissimi, molto selezionati, e commento molto di rado. Comunque, ho due persone-amichevirtuali-blogger che apprezzo particolarmente e con le quali ho interazioni in privato via mail e/o facebook, e addirittura una volta ho anche incontrato il fidanzato di una di queste due (simpaticissimo, e “conoscendo” lei devono essere veramente una coppia fantastica, di quelle che quasi quasi fanno venir voglia anche a noi impenitenti single di cercare un’anima gemella).
Sta di fatto che una di queste due, Elisabetta, mi ha nominata in quanto “very inspiring blogger”. Innanzitutto grazie Elisabetta, mi ricordo benissimo le nostre kilometriche mail quando tu eri un po’ indecisa sul da farsi (vado-non vado, paure, dubbi, tormenti, sogni e tutto il contorno di emozioni che ne conseguono) e credimi se ti dico che forse se io ho dato una spintarella a te, anche tu comunque hai dato tanto a me.

Quindi se ho capito bene devo:
  • Mettere il link di chi mi ha nominata. Fatto.
  • Elencare le regole del gioco. Sto facendo.
  • Condividere 7 curiosità su di me. Farò.
  • Nominare 15 blog che mi sono di ispirazione. Mmmh, diciamo 15 blog che seguo? Ma non so se arrivo a cotanta cifra, ripeto: ne seguo veramente pochissimi.
  • Far loro sapere che li ho nominati. Ok, anzi approfitto per fare dei saluti.


Ecco le 7 curiosità su di me:
-         Il mio corpo presenta ottomilacinquecento cicatrici, il 90% delle quali conseguenti ad incidenti causati (ovviamente senza intenzione) da mio fratello: dal pollice bruciato quando avevo 3 anni (ero una torcia umana, meno male mamma era in casa e mi ha spenta) alla doppia cicatrice in fronte procuratami in 4 diverse occasioni, più varie altre minori. Scherzando mi dice sempre che porto addosso i segni visibili del suo affetto per me, e addirittura le ultime due volte in cui mi sono fatta male seriamente e ho riportato nuove cicatrici si è quasi offeso sentendosi escluso da questa mia abitudine di rinnovare periodicamente la geografia del mio corpo.
-        Non ho senso dell’orientamento alcuno. Giro tutto il mondo in tutti i modi possibili immaginabili ed arrivo sempre e comunque a destinazione, ma poi mi perdo nel cortile di casa mia. Per me andare a Bologna è un dramma reale e devo sempre calcolare almeno due ore per ritrovare almeno i punti prinicipali tipo Modenadiqua-Riminidilà. Eppure “nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino”. Vaifra si, ma Lucio Dalla non mi conosceva.
-        Ho provato tutti gli sport del mondo e non sono mai stata brava in alcuno: pallavolo, nuoto, calcio, scherma, softball, thai boxe; ai giochi della giovenù delle medie per farmi fare qualcosa introdussero il lancio del peso, arrivai terza (su tre partecipanti) ma non dimenticherò mai l’orgoglio di esibire finalmente anche io una medaglia, che poi sorella di quello che vinceva sempre tutte le gare (tutte!!!!) lo smacco di essere una schiappa era ancora più sentito.
-        Però ero agile. In un altro secolo si disputavano i Giochi Castellani, una sorta di giochi senza frontiere tra comuni della provincia di Bologna. A 16 anni entrai in squadra e – alta 148 cm per 45 kg di peso – ero agile e maneggevole, perfetta per tutti quei giochi di agilità, vincevamo sempre. Lo so che a vedermi adesso non si direbbe, ma le cose cambiano: aumenta l’età, aumenta il peso, l’unica cosa non aumentata è l’altezza.
-        Vincevamo sempre tutti i giochi di velocità/agilità tranne quella volta in cui cambiarono la piscina gonfiabile, quella nuova era più alta e io (prima atleta) feci scadere tutto il tempo della staffetta a cercare di entrarci ma continuando a rimbalzarci contro (prendevo la rincorsa) con lo stadio affollato di migliaia di persone che ridevano e fischiavano e applaudivano. Una vergogna così non la auguro ad un cane e ringrazio solo che non esistessero youtube, facebook e gli smartphone almeno non c’è traccia dell’episodio.
-           Finita la scuola e prima di lavorare in barca ho fatto di tutto, compresi i secondi lavori quando facevo la segretaria: oltre ai classici commessa, baby sitter, lezioni private, cameriera, raccolta frutta e promoter nei supermercati ho fatto battitura tesi di laurea, montaggio mobili, autolavaggio, intervistatrice per indagini Istat, magazziniera all’Enoteca Regionale (certe ciucche….) e perfino modella per un fotografo (poi ha cambiato mestiere, non si sa se le sue foto fossero orribili per colpa sua o per il soggetto)
-        Da una quindicina d’anni convivo periodicamente con Riff Raff; essere che non saprei come descrivere: un’enciclopedia medica lo definirebbe "brufolo" ma io sono convinta che in realtà sia un alieno di dimensioni abnormi particolarmente affezionato a me che un paio di volte l’anno mi fa visita: mi sbuca a volte in centro fronte, a volte a lato naso, a volte altrove nel corpo; resta due-tre settimane e poi se ne va da solo. Un paio di volte si è manifestato sotto forma di ciste ma neppure quando l’ho asportato chirurgicamente ha desistito, tempo qualche anno è tornato tanto che mi sono rassegnata e gli ho perfino dato un nome, e quando non lo vedo per troppo tempo quasi quasi mi manca.. e poi quando arriva ci parlo e lo curo. Ho anche foto di un Riff Raff particolarmente imponente per il quale i miei amici mi chiamavano chiedendo “Vaifra ma stasera tu ed il tuo brufolo uscite o state in casa?”. Ed è lì che uno capisce che con degli amici così non si ha certo bisogno di nemici.

Sette le ho scritte. Ora nomino:

Pattylafiacca, bonifici&sogni: adoro questa ragazza, ha uno stile di scrittura favoloso e poi quel che dice è sempre intelligente, interessante, divertentissimo oppure ti fa rifletterissimo.

Mr.Niceguy: mi fa morire dal ridere…. il problema è che ha ragione!

Fabio, Brandellidi un mondo bizzarro: un personaggio interessante da seguire

Mery,un’imolese a Bruxelles. Non ci conosciamo e non ci siamo mai contattate, sul suo blog scrive molto di rado ma è favolosa!! Ironica, pungente, intelligente, unica.

Monica, la smemomamma: una scelta di vita esattamente opposta alla mia, favolosa blogger con famiglia invidiabile. Penso che di cognome facciano Mulinobianco.


Seguo solo questi, l’ho detto all’inizio: pochi ma buoni!

Tutto tace

Trogir, 21 agosto 2014

Passato lo tsunami, partite tutte le donne e la barca cosi vuota e silenziosa mi mette tristezza, e nelle cabine i segni del passaggio sono desolanti: il letto sfatto, una maglietta buttata lì, un bottiglia vuota, un dentifricio aperto sul lavandino… tutte cose che nel mio lavoro sono abituata a vedere: significa missione compiuta, ora c’è solo da pulire e riordinare. Ma stavolta mi echeggia ancora nelle orecchie il rumore della bambineria, le loro grida (a volte di gioia a volte di guerra), la risata della baby sitter più favolosa del mondo, le voci degli amici in visita. Sarà che è la prima volta che ripeto la stagione sulla stessa barca dell’anno precedente ma ‘sto giro mi sono proprio affezionata e penso proprio che a vedere il vuoto in barca prevalga il lato malinconico della situazione. Ricordo imbarchi passati quando a missione compiuto veniva voglia di festeggiare e ubriacarsi a morte cantando canzoni partigiane quasi fossero un inno alla riacquisita libertà.



E’ andata bene anche stavolta: risate, buonumore, allegria, giochi con bimbe ed adulti, qualche sgridata educativa alle bimbe, qualche muso lungo e poi di nuovo giochi insieme e le giornate scorrevano via una dopo l’altra che 5 settimane son proprio volate. Contentissima di rivedere anche la Nau-au (si chiama Nausicaa), questa baby sitter che sembra proprio la Francesca Cacace de “La tata”, una collega-non collega favolosa, il suo umorismo ed il suo costante sorriso mi hanno davvero fatto tanta compagnia…anche quest’anno c’è stato qualche momento veramente da morir dal ridere. E soprattutto due coglione che siamo, azzoppate entrambe (beh a dire il vero il mio è stato un incidente del menga e dopo mezzora ero già a posto, è andata peggio a lei!).



Ok, basta con le tristezze e la malinconia, qui c’è una barca che grida vendetta di spugne e detersivi quindi forza e coraggio e basta poltrire: ci vuole olio di gomito qui, e appena scopro dove lo vendono lo vado a comprare subito e mi ci metto sotto. Davvero.

Croazia

Rogoznica, 19 agosto 2014

Sulla via del finale di crociera 2014, ultima tappa prima del rientro in porto domani e sbarcare l’allegra ciurma tra due giorni. Combattuta tra il “finalmente” ed il “di già?”, stanca ma soddisfatta.
 
Sarebbe bello se io sapessi fare foto così... invece no.
Grazie Nausicaa
Croazia: molto bella. Non ho visto un granchè a terra ma i pochi paesini visitati mi sono piaciuti molto, e il paesaggio in navigazione è davvero molto bello. Certo tutt’altra cosa rispetto ai Caraibi cui sono abituata ma non per questo i panorami hanno meno fascino.

Ma che raccontare di questo viaggio in Croazia: non so se siano state coincidenze o qui usa proprio così ma direi che è proprio vero che quando pensi di aver visto tutto è proprio lì che assisti a piccole scenette che mai e poi mai avresti potuto nemmeno immaginare. Qui pare che le regole base della sicurezza in mare siano non solo ignorate ma decisamente e bellamente fatte a contrario. Alcuni esempi:

-        Un barchino planante è partito con ragazzino sdraiato in spiaggetta. Traduzione per i non pratici: barchino planante significa quei motoscafini che in navigazione hanno la prua alzata, è già difficile stare in piedi senza cadere verso poppa…. figuriamoci se una persona può stare stesa in spiaggetta (la parte più dietro di tutta la barca). Domanda uno: i genitori se ne saranno accorti? Risposta A: no, e allora sono deficienti perché partono senza sapere dov’è il figlio. Risposta B. si, e allora sono deficienti due volte. Domanda due: PERCHE’ una persona deve voler rischiare la vita così?
-        Ci avviciniamo al campo boe, siamo due barche e ovviamente andiamo a velocità ridottissima perché ci stiamo apprestando alla manovra e poi in acqua c’è un ragazzino che nuota, poco lontano da lui un uomo sul tender, sicuramente sarà il padre che gli fa sicurezza – penso – ma mi chiedo perché il ragazzino continui a nuotare così pericolosamente verso l’altra barca che deve far manovra prima di noi…. e al tempo stesso davanti la nostra prua c’è un altro uomo su un altro tender che pur vedendoci avanzare non accenna a spostarsi. La situazione è strana ma il tempo di farsi la domanda “ma che minchia stanno combinando questi” e tac, il tender alla nostra prua parte a razzo ed il ragazzetto a traino emerge dall’acqua con gli sci ai piedi. Senza parole. E fanno le loro evoluzioni dentro un campo boe con due barche in manovra. Cosa vuoi andarci a dirci, poi magari ne accoppi uno per sbaglio, ma ti viene voglia di tirar fuori la mitragliatrice e farli secchi tutti e tre per deficienza no?
-        Pontili galleggianti su mare cristallino, non è un marina ma quasi però l’acqua è pulitissima e si può fare il bagno tranquillamente. Tarda mattinata: tutti partono o stanno per partire, in ogni caso c’è grande traffico di barche che passano rasenti la testa del pontile perché il passaggio è proprio stretto. I nostri vicini di barca sono dei tedeschi, ci sono a bordo 4 ragazzine che tutti notano per gli acuti che riescono a raggiungere quando strillano, e paiono isteriche tutte e 4. Stanno facendo il bagno con i genitori, una prende la rincorsa sul pontile e si tuffa, peccato che stia passando una barca e questa deficiente si tuffa a bomba a meno di un metro dalla prua…. Tutti sussultano, chi grida, chi è colto da mezzo infarto… lo skipper naturalmente inveisce (ed è stato fin troppo calmo ma secondo me nelle mutande ne aveva almeno mezzo chilo). I genitori dell’incosciente ragazzina? Una grassa risata. No comment.
-        Arriva un catamarano, fa un giro di perlustrazione della baia e sceglie il punto dove buttare l’ancora. Sta mettendo giù catena e un tizio si butta in mare, poi si avvicina a poppa e sale dalla scaletta mentre lo skipper continua a fare retromarcia per vedere se l’ancora tiene. Normale no? Chi non fa il bagno durante le manovre? Oh, al massimo avremo carne macinata per il ragù no?

Oh, che poi guardi e giudichi gli altri che fanno cazzate mondiali e nessuno si fa niente poi gli incidenti capitano proprio sulla tua barca: e così succede che la baby sitter nel riporre i braccioli della piccola lascia un alluce nel gavone. Niente di gravissimo ma insomma, una microfattura e un bel po’ di dolore. Tre giorni dopo io mi sono tirata la boa su un piede scheggiandomi l’unghia dell’alluce. E il prossimo che dice che non esiste più la solidarietà in mare me lo mangio.


Ciao ciao, sempre in gamba eh… con un occhio agli alluci per favore!

Tutto ok

Milna-qualcosa, isola di Brac, Croazia, 22 luglio 2014


Tranquillizzo tutti quelli che in qualche modo mi hanno brontolato per l’interruzione del blog. Non è successo niente di grave, solo non avevo voglia di scrivere. Strano vero? Eppure… 
Comunque per farla breve: un velocissimo passaggio da quel di Toscanella-city, una vacanzina in Turchia andata stra-bene su un caicco dove sono capitata in un gruppo fantasticamente favoloso, tutta bella gente, eravamo molto variegati in termini di provenienza, età, caratteri…. ma eravamo incredibilmente GRUPPO e ricorderò con tanta gioia ognuno dei miei compagni di viaggio.

Poi finito il cazzeggio di nuovo a lavorare, che se fossi stata figlia di Onassis sarei anche rimasta in vacanza ma purtroppo me tocca lavurà. Quest’anno grande indecisione: voglia di restare in mediterraneo sempre meno, occasioni di fuga purtroppo poche (in estate) e quindi indecisione tra le solite mille offerte, di cui – diciamocelo pure – il 90% sono ciofeche di imbarchi che lo capisci subito a naso che andrà male e quindi eviti, ma quest’anno ho avuto anche tre proposte di quelle che ti gira un po’ la testa, poi due sono decadute per i fatti loro e la terza mi ha dato non pochi pensieri trattandosi di un genere di imbarco per il quale potrei fare la firma anche ad occhi chiusi. Ma poi alla fine dico dico ma resto pur sempre una sentimentalona e quindi eccomi qui di nuovo sulla barca dell’anno scorso, che poi alla fine uno si affeziona anche alle persone con cui sta bene e allora fanculo l’offerta economica da capogiro e si sceglie dove si è sicuri di star bene. Che questo non è solo un lavoro: è una scelta di vita e quattro mesi son pur sempre quattro mesi di vita, e se per una volta posso avere la certezza di stare con persone che mi trattano bene, mi rispettano, mi lasciano lavorare come dico io e con le quali ormai c’è un rapporto di confidenza e stima che oltre che lavorare mi ci diverto anche insieme – che due risate non guastano mai – ma come si fa a rinunciare? 
Per cui sono in Croazia. Ma non è che abbia grandi cose da raccontare, davvero. Sono ancora in fase di riflessione: il mio pensiero è proiettato verso il mio io interno e quindi il mio io chiacchierone e cazzarolo in questo momento è un po’ in secondo piano.

Sto progettando di rifare la traversata. E non ho voglia di rifare un’altra stagione alle Grenadine. Che poi solo al pensiero di non andare là mi viene una specie di nodo allo stomaco. Io non posso vivere senza le mie Grenadine, senza i miei rastoni, senza il mio poulet boukané e senza il mio “popolo di Marin” con i nostri tormentoni e le risate con l’ammiraglio, senza scancherare sui pontili quando devo caricare la cambusa e piove e nessuno mi aiuta, senza gli incazzi per i ritardi dei locals, senza il caffè mattutino al mango bay che a seconda della barista di turno è buono, bevibile o schifoso, senza la sensazione meravigliosa di buttarmi in mare quando sono tutta sudata, senza le contrattazioni all’ultimo centesimo per comprare un tonno, senza i sorrisi ed i calorosi saluti dei miei amici giù alle isole, senza perdere 10 anni di vita ogni volta che incontro una cucaracha e sempre col terrore di un tete-a-tete con una migale, e non posso nemmeno immaginare di non vedere più Mayerau o le Tobago cays o Cumberland. Ma non posso invecchiare senza vedere altro...il mondo è grande e io ho già 43 anni.


Non lo so.


Però intanto vi faccio vedere due cose della Croazia che mi hanno fatto ridere un pochino:



....mah....

Toscanella, 20 maggio 2014

Mi piace(va) molto andare al mercato a Imola: aria di casa, prodotti conosciuti, profumi di campagna e tra una bancarella e l’altra i commenti romagnoli o le chiacchiere di paese “incò a mezdè a fag i garganel cun el ragù cl’ha fat la mi nvoda, l’è bò, ciò!”. Ma Carla mi avvisa: se vuoi andare in centro a Imola devi prima fare un corso multilingue se no nessuno ti capisce.
Sabato ci sono andata: facendo lo slalom tra kebab ed involtini primavera è stato difficile riconoscere qualche imolese tra questi visi multietnici, prevalentemente cinesi, arabi e russi/moldavi/polacchi. Non ho sentito una sola frase in dialetto, al massimo qualche cosa in Italiano ma non certo emiliano romagnolo. E quindi mi sono quasi sorpresa quando ho sentito un bambino chiamare “babbo”…. mi son detta ok allora non ho sbagliato strada, a meno che non siano turisti toscani sono veramente a Imola. Ma mi sono rattristata. Non sono razzista, o forse sì se dico che mi piacerebbe ancora sentir parlare Italiano quando sono in Italia….???
Ed il resto…. Oh My God, da mettersi le mani nei capelli. Ancora una volta mi chiedo come sia possibile vivere così difficile. E quindi non mi stupisco del sostanziale aumento di gente che vuol scappare dall’Italia: quello che una volta era un modo di dire ora sta diventando un discorso che si affronta sempre più spesso nella famiglia media italiana, o almeno questo è quel che io vedo. Sempre più difficile, sempre più bastonati, sempre più sottomessi a decisioni prese dall’alto che non fanno che mortificare e reprimere ogni iniziativa, e sempre più abituati a rassegnarci a queste situazioni a dir poco agghiaccianti. Ed ecco che vediamo proiettato nel piccolo ciò che siamo abituati a vivere nel grande, e ti trovi a dover combattere a calci e pugni, oppure accettare passivamente che quello più furbo di te ti mangi sulla testa. Perché in Italia siamo bravi a far polemiche da cappuccino, e siamo tutti potenziali capi del governo che noi sì’ che sapremmo come far funzionare le cose, al bar dello Sport come in Parlamento.
Mi mancano già molto i rastoni che con una canna da 4 kg di erba sistemano tutto, peace & love….e non inizio a drogarmi perché se proprio devo farlo lo voglio fare con roba buona…. e qui non c’è nemmeno quella!

Ma NONOSTANTE TUTTO riesco ancora a trovare in me un fondo di orgoglio, sicuramente non giustificato dal degrado che vedo ma lo sento, e quindi “VIVA L’ITALIA”.

Le poulet s'il vous plait!

Martinica, 12 maggio 2014…… e si torna a casa!

Qui ai caraibi di cose buone da mangiare ce ne sono tante, ma il meglio del meglio del meglio è senza dubbio il poulet boukané tipico di Martinica. Trattasi di banalissimo pollo grigliato e poi fatto affumicare nella canna da zucchero con una serie di altri odori, lo trovi a tutti gli angoli delle strade ed è una bontà da non credere alle proprie papille gustative, tanto che in collaborazione e col prezioso aiuto dell’Ammiraglio ho composto una sorta di canzone-elogio al poulet, idea partorita ascoltando i vari comizi durante le campagne elettorali in vista delle elezioni comunali in Martinica (presente due scemi che cantano plus poulet pour touts.... eccoci). 
Poulet boukané dunque, da non confondere col poulet fumé, che è il suo cugino che però compri confezionato al supermercato: non meno buono ma diverso, di consistenza più “industriale” e da me soprannominato anche il pollo di plastica per come si presenta la pelle del pollo stesso. E tanto per capirci, visto che questo al contrario di quello che compri per strada si conserva bene per lungo tempo (pochi conservanti inside vero…), ne metto sempre in valigia un paio prima di rientrare in Italia (una di queste volte alla dogana mi fermano davvero “Madame, ma che ci fa un pollo nella sua valigia?” “è uso personale, non è contrabbando quindi per cortesia mi ridia il mio pollo e mi lasci passare, grazie”).



Tutto questo per condividere la mia infinita tristezza all’idea che quello che ho nello stomaco, sulla via dell’aeroporto, potrebbe essere il mio ultimo polletto bucanerizzato. E dirò di più: non mi sono nemmeno lavata i denti per conservare il più a lungo possibile il suo sapore in bocca, ma questo non ditelo al mio dentista che è già lì che mi aspetta scaldando il trapano con sguardo da shining (ciao Dario, no non ti preoccupare son tutte cazzate quelle che scrivo sul blog)


“Sono in vacanza faccio quel che ho voglia”

St. Anna, 10 maggio 2014

 Io l’ho sempre sostenuto e stavolta lo confermo sottoscrivendo in triplice copia su carta bollata, e vado pure a pagarci sopra l’imposta di registro: più sono incoscienti e sbruffoni, più non sanno niente ma si rifiutano di informarsi, ma soprattutto più si sentono superiori agli altri andando a scegliere ormeggi dove non c’è nessuno (la qual cosa può esser interpretata come “siamo i più sboroni, superiori agli altri” oppure “deficienti, se non ci va mai nessuno un motivo forse c’è” a seconda dei punti di vista) e più se ne strafregano delle più elementari norme di sicurezza…. ecco, più si mettono in pericolo e più dal Cielo gli mandano giù degli Angeli protettori a sorvegliarli. Perché se no non mi spiego come abbiamo potuto tornare tutti sani e salvi in Martinica con la barca ancora integra. Le cazzate….. le hanno fatte tutte, anche robe che mai avrei potuto immaginare! E non per dimenticanze o sottovalutazioni dei pericoli, ma proprio con altezzosità e sbruffonaggine; per il resto hanno confuso le unità di misura: 41 piedi non sono 41 metri. La mancanza di rispetto per gli abitanti locali e l’ambiente (e anche per me) la si può riassumere con la frase-tormentone della crociera “sono in vacanza faccio quel che mi pare”. Ma come mi dicono dai piani superiori questa è la frase preferita del Sig. Sfigato Qualunque, che pagando per andare in vacanza in paesi poveri e sottosviluppati si sente autorizzato a pescare in riserva marina (per esempio) e non si sente in dovere di dire nemmeno buongiorno ai “selvaggi” che si avvicinano alla barca proponendo i lori piccoli business facendo finta di non vederli né sentirli, e anzi cerca di tirare due euro sul prezzo del bbq in spiaggia, probabilmente ciò al fine di gonfiare la propria autostima riuscendo a strappare due spiccioli a chi con quei due spiccioli ci sfama la famiglia una settimana. Sono disgustata. E ancora peggio il travestimento da persone gentili. Una di loro non mi ha guardata in faccia una sola volta nei 10 giorni, un altro deve averlo fatto un paio di volte; gli altri si, qualche volta hanno parlato con me, ma molto di rado. Mai mi ero sentita così umiliata, nemmeno sui mega yacht dove gli ospiti manco sanno il nome degli equipaggi. Meno male questi snob sono rari, quelli che considerano i locali persone inferiori e la hostess un servizio pagato sono pochi, ma poi quando succede che sono di questa specie ma si credono (e sono sinceramente convinti) di essere rispettosi e gentili (noi siamo cool, siamo semplici, siamo brave persone)…. beh, ci rimani parecchio male, e ti dici beh allora a questo punto vado a lavorare sui grandi yacht, dove so da principio che l’atteggiamento è questo.

Ma questa non è una lamentela e non è un’accusa contro nessuno, anzi questi gruppi mi fanno bene perché mi fanno apprezzare ancora di più i BEI gruppi, quelli che salgono a bordo sereni e magari ti mettono in chiaro subito cosa si aspettano da te ma poi sono VERAMENTE amichevoli, rispettosi e cool, senza bisogno di dirselo da soli (quasi a convincersene). Ed in genere è questo genere di gente che ho in questi charterini, e facendo una carrellata all’indietro dei gruppi avuti quest’anno mi bacio veramente i gomiti, sono stata da bene a benissimo con tutti; peccato gli ultimi due, ma questo non rovina la passione e l’entusiasmo che ho per il mio mestiere.
Ma, giuro, mai e poi mai e mai mai mai mai più senza skipper. Per quanto a volte ci siano skipper tecnicamente mediocri o caratterialmente stronzi…. almeno sanno che è il Mare il Padrone e hanno una minima cognizione di causa per quanto riguarda la sicurezza, sia in navigazione che all’ormeggio. Che non è poco.

Perché io ho solo 43 anni, e nemmeno ancora compiuti.