Mustique,
17 dicembre 2013
Ho
voluto provare pur sapendo cosa significava - e lo sapevo anche bene - quindi
mi chiedo proprio perché la mia testa a volte mi dica di fare cose che so già
da principio che poi mi pento e non posso arrabbiarmi che con me stessa,
maledetta testaccia che sono. Non mi piace. E’ vero, questo catamarano è bello,
spazioso, equipaggiato bene ed è uno strumento di lavoro facile e comodo. Lo skipper
è a posto e andiamo d’accordo, quindi tutto bene, ostacoli non ce n’è… Ma io
faccio già abbastanza yachting durante l’estate (e l’ultima estate mi è anche
andata di lusso da questo punto di vista) quindi mi spiace ma la mia risposta
definitiva sarà no, non resto su questa barca. Non ne ho voglia di farmi anche
l’inverno in divisa a crepare dal caldo servendo e riverendo gente che alla
fine della settimana manco sa come mi chiamo, no mi dispiace ma non saranno
quelle due lire in più che mi offrono a convincermi. Io amo le Grenadine, forse
è l’ultima volta che ci vengo e quindi voglio godermele, voglio poter fare un
tuffo quando voglio anche se veloce, anche solo rubare un pluff tra un soufflè
ed un tiramisù ma sapere di avere la libertà di poterlo fare.
E poi voglio
poter almeno vedere dove sono, non che ho le tende tutte chiuse perché “fanno
classe” e potrei essere alle Tobago Cays o in mezzo ad una palude senza vedere
la differenza. Voglio i miei clienti easy, quelli che se gli faccio una battuta
ridono, non che mi guardano come fossi una marziana (ma come, la hostess dice
qualcosa oltre le frasi standard si, certo, prego, subito, come vuole?); voglio
stare con gente come me, voglio ridere con i miei passeggeri, voglio prenderli
in giro e farmi prendere in giro, voglio conosceròi e chiacchierare con loro,
sapere da dove vengono, cosa fanno e cosa pensano, e voglio gente a cui
interessi sapere chi sono e cosa penso io, e che si rendano conto che ho il mio
carattere e le mie idee, non sono solo un accessorio della loro vacanza. Qui
non si ride, qui ci si mette a quattro zampe a stendere il tappetino rosso
sotto i piedi dei clienti… passo per passo. Si certo, mi piace avere la
possibilità di “creare” senza troppe limitazioni di budget, si riescono a fare
delle cose che a volte mi stupisco io stessa per prima (ma come, ma questo l’ho
fatto io? Ma davvero????), ma non è tutto.
E quindi sono straincazzata con me
stessa per aver preso non uno bensì due charter quando avevo possibilità di
rifiutare il secondo pur mantenendo il diritto a decidere di restare io hostess
prioritaria - sì, quest’anno un gran casino per Natale e Capodanno: parole
rimangiate, annullamenti di prenotazioni, sgambetti ed incazzi, ma alla fine
tutto si era girato al meglio per me e mi ero ritrovata il manico del coltello
nella mano…. e io, cogliona (perché non c’è altro termine) al momento di
decidere pur sentendo salire dalle viscere un no secco e deciso per il secondo,
e mi ero anche preparata il discorsino stile “intanto ne facciamo uno e poi ne
discutiamo a gennaio”, mi sono sentita uscire dalla bocca un “sì, mi impegno
anche per il secondo e poi ne discutiamo”. Cogliona, cogliona, cogliona, e
quindi ora la pago: per esempio mi scrosto da questa tastiera e vado a fare le
cabine, che sono le 11 di mattina e non le ho ancora fatte. Oh, ma stamattina
erano le 5 che stavo facendo uova e bacon per tutti, non è che me la stia
proprio sciallando…..
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