bouge ton corp!

Le Marin, 30 novembre 2013

Quei 2 giorni in Martinica dopo la partenza di Carla mi sono sentita un po’ sola. Mi sono divertita parecchio durante la sua presenza, devo dire che tanti anni di separazione non ci hanno cambiate poi tantissimo e abbiamo ritrovato piuttosto velocemente le nostre abitudini, le nostre scemenze e i nostri codici. Sono le cose belle della vita. Il giorno stesso della sua partenza è arrivato Julien, ci siamo visti giusto il suo primo giorno di vacanza poi sono partita in charter con 12 passeggeri alla cabina per un toccata-e-fuga alle Grenadine assegnatomi last minute: un branco di pazzi furiosi che a sceglierli uno per uno non si poteva trovare in giro di meglio. A bordo tante risate, tanti scherzi, tanto ma tanto buonumore…. Di quei gruppi che poi ti ricordi per sempre, al richiamo di “bouge ton corp!”. In particolare uno dei ragazzi me ne ha combinate di tutti i colori, e io che gli davo corda: ne sono usciti di quei siparietti che c’era da star male dal ridere (della serie: se pubblicano le foto su facebook sono licenziata seduta stante per manifesta sprofessionalità).


Questi è un peccato davvero salutarli e penso sia uno dei charter meglio riusciti della mia carriera, li amo alla follia tutti e 12! (No, ok, sarò sincera, ne amo solo 10, ma i due restanti mi piacciono comunque). Ce ne sono un paio un po’ speciali, ma penso sempre che sia per il discorso che la gente quando va in vacanza dimentica i neuroni a casa perché certe perle di storditaggine non sono obiettivamente compatibili con la sopravvivenza in un mondo difficile come quello in cui viviamo, quindi dev’essere per forza una questione di sinapsi momentaneamente non disponibile.


E detto questo corro via che devo vedere di corsa l’osteopata (sto cadendo a pezzi, una volta mi bastava una seduta ogni 6 mesi, mò siamo a 2 in un mese…) e poi di nuovo a bordo a prepararsi per l’accoglienza dei nuovi 12, altro giro altro regalo. E…. bouge ton corp!

one love, one hearth

Martinica, 18 novembre 2013

Finita. Con tutte le gag involontarie di Ameliosclero stiamo scrivendo la trama di uno sceneggiato che spopolerà tutte le serie televisive ora in auge, cerchiamo solo produttore che sponsorizzi il progetto e siamo a posto! Oppure ancora meglio l’idea di montare sul palco di Zelig coperta e tuga di un catamarano e farlo muovere nel suo mondo (ricordiamolo: è un mondo magico!) osservando la scena come spettatori esterni…  cioè… voglio dire… c’è di che star male dal ridere!!! A partire dall’abbigliamento a come si muove, le espressioni che fa ma soprattutto il linguaggio che usa, che switcha dall’inglese al francese al creolo con parole di tedesco che a volte escono frasi che per ricostruirle ci dobbiamo mettere veramente tanto impegno e tanta fantasia… Un personaggio unico, sicuramente disconnesso ma simpatico, che in certi momenti hai voglia di prenderlo di prepotenza e sassarlo in acqua, ma in linea generale alla fine gli vuoi anche quasi bene, è troppo svitato per arrabbiarsi veramente! Sono le Sieben past fourteen (ore 19.40) racchiude tutta l’essenza del personaggio: queste tre parole nella loro semplicità sono un complicatissimo capolavoro di mix lingua/struttura oraria/grammatica ed ingegneria neuronica…. giuro se mai avrò una barca mia la chiamerò sieben past fourteen.

Gli altri…. che dire… i due passeggeri olografici alla fine si sono rivelati due persone reali e corrette, semplicemente un po’ introversi: lei parla pochissimo, lui ancora meno. Gli altri due invece un pelino più attivi, forse il marito fin troppo tanto da arrivare quasi a scocciare per quanto metteva il naso ovunque, e poi col suo modo di rivolgersi alla gente sempre come se fossero tutti deficienti non ha riscosso grande successo, anzi a me ha anche fatto girare un po’ le scatole e non lo metto certo nella mia top list… ma nemmeno tra i peggio avuti in barca, diciamo un anonimo rompipalle che verrà dimenticato nel giro di mezza giornata. In generale comunque io (professionalmente parlando) non ho dato il meglio di me stessa, ero demotivatissima: i pasti si svolgevano in un silenzio quasi imbarazzante: qualunque tentativo di conversazione cadeva nel vuoto e nel piatto potevano trovarsi ostriche o merda loro non facevano una piega né un commento, non ho mai sentito dire né grazie né buono né schifo, espressività inesistente…. e allora sai che ho fatto io? 
Ho fatto che per la soddisfazione che ne traevo ho lasciato da parte l’aspetto culinario del mio lavoro e mi sono dedicata a Carla: in tavola il l’indispensabile per nutrire la ciurma e per il resto del tempo via a godermi le isole con la mia amica, e così abbiamo fatto una bellissima lunga nuotata a Tobago Cays con le tartarughe e perlustrazione iguane sull’isolotto, poi abbiamo passato un bel pomeriggio a Mayerau con Mr.Faboulous Jean Claude, e anche in serata siamo uscite sempre con lui (la faccia degli altri quando ci è venuto a prendere col suo barchino…); poi sono stata anche alle Dark View Water Falls con Loghi, che in 9 stagioni è la seconda volta che riesco ad andarci, e varie volte a terra in cazzeggio a destra e sinistra, insomma me la sono proprio goduta!!! E ho concluso che se per certa gente la gioia di vivere è un fatto interiore non bisogna farsi condizionare ed è meglio godersi questa vita, che ne abbiamo una sola e come dice Jean Claude don’t stress, keep calm, take it easy, feel right.


Martinica: oggi ci siamo installate nella mia casa nuova della stagione e finalmente forse la smetterò di traslocare ogni 3 giorni, che sarebbe anche ora. E’ bellissima!!!!!!!!!!!!!!!!

Ora qualche giorno di turismo con Carla, serate in compagnia e giri vari, e poi quando lei parte arriva Julien tipo staffetta, fino al prossimo charter (beh, sabato non è che sia poi così lontano eh). E in tutto questo ‘ndo sta il mio riposo? Bah, che mi frega, avrò tempo da vecchia di riposarmi!!!!



“how do you say calamars in french? “sèche” 

“no, quelle sono le seppie” “ah bon, alors calamars”



siamo un equipaggio bellissimi

Mustique, 12 novembre 2013


Un equipaggio che sembra il casting di un film genere demenziale, o forse è uno studio scientifico studiato a tavolino perché persone normali non ce n’è, a partire dallo skipper (affettuosamente soprannominato Amelio perché vive in un suo magico mondo…) ma è un personaggio troppo forte che se sai prenderlo dal verso giusto ti fa morire dal ridere.
Poi abbiamo Olo e Gramma, una coppia che fa parte della serie è proprio vero che Dio li fa e poi li accoppia; si aprono le scommesse su quando si sentirà per la prima volta il loro timbro di voce. Gli dici le cose o gli fai una domanda e non ricevi né un si né un no, né un grazie né un vaffanculo, allora semplicemente li chiami quando è pronto da mangiare e loro arrivano, mangiano, si alzano da tavola e non li senti/vedi più fino al pasto successivo. Però non danno fastidio e non rompono, quello proprio no. Poi abbiamo un’altra coppia più avanti con l’età ma viventi ed attivamente partecipi alla vita di bordo, sono simpatici. Tutto sta andando bene tranne il tempo che è un po’ birichino ma confidiamo nel bel tempo per i prossimi giorni quando saremo nel cuore delle Grenadine. Domani Tobago Cays, poi Mayerau, poi Union. Io sono molto curiosa di vedere che effetto mi fanno con questi ultimi stati d’animo. Mah. Punto interrogativo plurimo.  

gira la ruota.... e compra una vocale

Le Marin, 09 novembre 2013

Non può piovere per sempre, diceva Murphy. E quanto più forte piove più il temporale sarà breve, aggiunge Vaifra.

O è la volta buona che mi ricoverano davvero o sono una forza della natura che in quattro e quattr’otto mi sono ripresa… (forse complice anche l’esperienza a prendere delle batoste e farsele scivolare via il più velocemente possibile….??). Sto bene. Davvero, l’acquazzone è passato. Si ok, lo ammetto, un po’ di fondo amaro c’è ancora ma è veramente giusto un fondino perché di base sto ritrovando me stessa, col sorriso, la joie de vivre e tutto il companatico. E tutto si è sistemato, almeno qui in Martinica, e ho fatto pace con le Antille. E poi ecco che certe cose come ti basiscono quando succedono e poi altrettanto ti si rigirano quando ormai ci avevi messo una pietra sopra e ti stavi rassegnando.
Carla è qui da 3 giorni e un po’ io ho fatto la turista, un po’ lei ha fatto l’aiuto-hostess il giorno dell’imbarco. I suoi compagni di viaggio sembrano persone a posto, teteschi quinti etucati e cortiali, e a bordo succede che: tra me e Carla si parla Italiano, se c’è anche lo skipper si parla Francese, i ragazzi tra di loro parlano Tedesco, mentre quando si chiacchiera tutti insieme ovviamente si opta per l’Inglese e non manca qualche parola di Spagnolo. A noi Babele ci fa ‘na pippa.
Lo skipper è un personaggio surreale, non lo conoscevo e anche chiedendo in giro non è tra i più conosciuti ma è simpatico e disponibile. Credo proprio che ci farà ridere molto, probabilmente anche a sua insaputa. Già il primo giorno ha avuto un paio di uscite di quelle che ti guardi e ti dici che non può essere talento naturale, ci dev’essere per forza il suggeritore da qualche parte. Forte.
Domattina si salpa finalmente con direzione sud, prossimo aggiornamento più avanti nel tempo.



Ps: ah ecco, prima della partenza nella barca nostra dirimpettaia c’era un gruppo di Italiani e mi ci sono inchiacchierata: simpatici, e mi dispiace moltissimo per loro che abbiano come skipper quel grandissimo fottutissimo bastardo del mio padrone di casa dell’anno scorso, quello delle mutande per intenderci, quello a cui avevo spiegato in maniera piuttosto colorita che casomai ci fossimo incrociati per sbaglio avrebbe dovuto far finta di non vedermi proprio, pena la sua incolumità fisica. Così è stato, bravo, nel giro degli ultimi 12 mesi deve aver ritrovato il cervello che si era bevuto l’anno scorso.
Le Marin, Martinica,  08 novembre 2013

I periodi sfigati capitano a tutti, così come i periodi d’oro. E io sono contenta quando i periodi sfigati sono veramente tanto sfigati che non ne va dritta una e anzi si mettono d’accordo che vanno tutte storte proprio tutte insieme, ti guardi intorno e non c’è un aspetto della tua vita che stia andando bene. Bene, che capitino tutte insieme allora, almeno quando la piena del fiume sarà finita il sole asciugherà il fango e magari verranno anche scoperti aspetti del paesaggio che prima erano coperti dall’acqua in fuga. (filosofica oggi)
E’ così ora; come ho già ripetuto allo sfinimento, sono un po’ alla frutta con questi posti; ne parlavamo l’altra sera a cena con gli zii della montagna, siamo antillo-dipendenti: vogliamo smettere ma poi torniamo sempre qui, si sta anche pensando di fondare un’associazione di auto-aiuto e recupero, stile Caraibisti Anonimi…
Io non volevo venire, poi invece eccomi qua. E in 20 giorni ne sono successe come non erano mai successe nelle 9 stagioni passate, nemmeno quell’anno in cui ero con la Milena e pensavo veramente di andarmene via. Un’agenzia mi tira un colpo basso, una ex collega si dimostra poco corretta, una padrona di casa mi truffa, un amico mi aggredisce… c’è altro nella scaletta del programma o va bene così? No perché io se sommo queste a quelle, ben più dolorose, che arrivano dall’Italia sarei anche a posto. E allora sbrocco. Ma non faccio casino, semplicemente con un tocco di magia trasformo le sfighe in botte di culo, in fondo basta solo cambiare l’angolo di veduta ed ecco che il vederci privati di qualcosa si trasforma in occasione di fare qualcos’altro. Volevo andarmene? Eccomi servita la scusa. Avevo paura di avere poi rimpianti? A questo punto no.


E ho anche capito un’altra cosa: io non sono stufa delle barche, ho semplicemente perso di vista le cose che tanto mi avevano entusiasmato agli inizi, tutta quella vita semplice, i rapporti veri e facili tra le persone, la mancanza di invidie ma anzi la solidarietà, l’apertura di mente e di cuore…. Quelle cose esistono ancora, e ci sono anche qui; ma io in preda al delirio che avendo contratto debiti avevo bisogno di soldi e quindi lavorare lavorare lavorare le avevo perse di vista immergendomi nella vasca degli squali che mangiano pane e cattiveria senza contorni di correttezza. Io invece ero partita con quelli che della barca ne avevano fatta una scelta di vita, e loro esistono ancora ma io negli ultimi anni, sempre su e giù a saltellare da un charter all’altro senza sosta, li ho visti e vissuti troppo poco. Quindi la colpa è mia e non sono una vittima, sono solo il risultato di questa mia distrazione. Ma posso rimediare. Non so, forse abbandono davvero le barche o forse no, intanto con i dovuti modi e maniere (perché se gli altri sono scorretti non significa che anche io debba esserlo) me ne vado. Forse non subito, forse aspetto di aver portato a termine i miei impegni o forse mando a culo tutti e me ne sbatto, ma dentro di me la porta è chiusa. E almeno questa la sistemo. Restano le altre cose a casa, purtroppo io lì quel che potevo fare l’ho fatto e non posso scegliere io anche per le altre persone, ma di buono c’è che anche in questo ho proprio sentito lo scrocchio dello switch che da Down ha fatto Up… e come per magia…. tutte le “sfighe” degli ultimi giorni si sono veramente girate a botte di culo e nuove opportunità, e tutte nel giro di una giornata tanto che la difficoltà maggiore è proprio raccapezzarcisi! E l’arrivo di Carla qui sembra stia impostando il pulsante bello fermo in posizione Up: quella ragazza mi fa bene, arriva sempre nei momenti giusti nella mia vita. E Ira che ci manda messaggi dicendo che ci ama mentre scorrazza in bicicletta per Amsterdam con la gamba ingessata (è Ira….. no comment)…. Ecco, tutto questo mi fa sentire che probabilmente il cerchio è chiuso. E mi sento serena.

E come avevo terminato il post precedente, questa è la Vaifra. Che ogni tanto si abbatte ma poi porca zozza si alza sempre, e chi non l’apprezza prego si accomodi a rivolgere il proprio interesse altrove, che io c’ho una vita da vivere e vorrei viverla con persone che vogliono a loro volta viverla con me. Ho fior di amiche e una famiglia spettacolare…. tutto il resto…. è solo aria fritta!


Io torno su Marte, qui sulla terra siete tutti matti!!!!!!!!!

Il mondo è bello perchè vario

Le Marin, 04 novembre 2013

….In questo periodo già un po’ down di suo, poi ti succedono anche cose che rimani lì un po’ basita chiedendoti “ma questa poi….”

Allora, succede che tu ad un certo punto della tua vita ti rendi conto che tu, proprio tu, esattamente tu, sei stata scelta per “altro” che non è riprodurti e partecipare all’evoluzione della specie, te ne fai una ragione e parti in giro per il mondo a cercare questo “altro”, e visto che comunque da quando sei nata hai sempre avuto una predisposizione quasi maniacale x tutto ciò che riguarda le comunicazioni alla forma scritta, ma dico fin da piccolina proprio: ti ricordi perfettamente che – tu all’asilo e tuo fratello in prima elementrare – i compiti di casa glieli facevi tu, e a metà anno scolastico il babbo è stato costretto a comprare libri e quaderni anche a te con la promessa che avresti lasciato anche a tuo fratello la possibilità di imparare l’alfabeto; a 7 anni componevi già mini racconti di burattini e bambolotte; sei maniacale  tanto che anche a scuola la prof diceva a tutta la classe ragazzi il tema almeno una pagina e aggiungeva Vaifra tu fanne al massimo 30 per favore ma tu, già all’epoca una personcina insubordinata e testarda che invece voleva fare le cose di testa sua, per non oltrepassare le 30 pagine di limite massimo cosa facevi, facevi che anziché scrivere nella metà pagina piegata per verticale come usava (usa ancora?) lasciavi un margine a destra di meno di un centimetro (furba!) ed ecco che riuscivi (pur cercando di contenerti e di frenarti) a stare dentro le 30 pagine, al massimo 31, o qualche volta 40; Ecco, dicevo, visto che tu hai sempre avuto questa mania di scrivere, succede che quando parti per andare dall’altra parte del mondo a fare qualcosa che nemmeno sapessi esistesse, come puoi non iniziare a scrivere mail a dir poco kilometriche a tutti quelli che conosci e che ti hanno chiesto di aggiornarli sulla tua nuova vita? L’unico modo per impedirtelo è tagliarti le dita, diversamente non c’è soluzione. E quindi inevitabilmente qualcuno ad un certo punto ti dice caspita Vaifra ma lo sai che mi fai proprio ridere nelle tue descrizioni, ma lo sai che scrivi bene (si lo sapevo già grazie, voglio dire: in mezzo a tante cose in cui sono impedita almeno una cosa fatta bene la saprò pur fare anche io no?), ma lo sai che però per quanto è piacevole leggerti a volte rompi anche un po’ le balle? Ops. E allora ecco che diplomaticamente ti lanciano l’idea di aprire un blog, in modo che chi vuole ti legge, chi non vuole non ti legge. Giusto, perfetto, non fa una piega ed in fondo io non ho nessun diritto di invadere le caselle di posta altrui, mica sono spam io, e allora ben venga l’idea del blog. E blog sia allora. Poi succede che qualche anno dopo, qualche anno passato a scrivere questa sorta di diario pubblico su internet, che tu sei convinta sia seguito dai tuoi genitori, zii, cugini, amici e qualche ex collega, monti sul tuo bloggettino questo strumento di cui ti hanno parlato, si chiama analytics e registra tutte le visite sul tuo blog, e tu con tanto, ma tanto, tantissimo e vero STUPORE resti come un baccalà a fissare lo schermo, precisamente quel numero: media mensile di visitatori, che oscilla tra i 500 ed i 600. Ti senti ribollire il sangue, dici ma come, ma no, ma io non pensavo, ma chi cazzo se ne frega di cosa faccio io se non appunto i parenti e quei quattro gatti dei vicini di casa? Allora cambia tutto cavolo, allora non è solo il mio diario, è vero sono una grandissima cogliona a non averci pensato ma è palese che internet è uno strumento potentissimo, e anche mettere un titolo simile non è che passa proprio inosservato nei motori di ricerca…. Ma guarda un po’, come disse il pesce rosso che fece tutto il giro del vaso, ma certo, ma che ingenua che sono, io in certe cose sono tanto sgamata ma in altre sono veramente indietro, me ne rendo conto: non è la prima volta e probabilmente nemmeno l’ultima. E poi inizi a ricevere mail da parte di sconosciuti, ma tante mail, tantissime. Ok gli esauriti che ti mandano il cv ti fanno un po’ ridere, ma poi ci sono anche tutti quelli – tantissimi – che ti chiedono informazioni su come fare per diventare hostess, o “come butta lì ai caraibi che sto pensando di trasferirmici?”, o anche semplici mail di complimenti, di felicitazioni perché comunque raccontando certe cose porti un po’ di sole sulle grigie scrivanie invernali di tanta gente, e quelli che ti ringraziano “per la compagnia”, e poi nei periodi in cui magari sei un po’ giù o hai avuto qualche difficoltà perfino le mail-paccasullaspalla ti fanno piacere anche da parte di sconosciuti. Insomma, inizi un pochino a pensare che forse, nel tuo piccolino, stai anche facendo una cosa buona. E a volte non ne hai proprio voglia di scrivere (strano, stranissimo, ma si sa anche i più golosi dei golosi a volte rifiutano un profitterol) ma comunque lo fai. E poi ci sono quelli che ti criticano, quelli che ti dicono (molti alle spalle e pochi nel grugno, e io questi ultimi li rispetto tantissimo perché almeno me lo dicono chiaro) “ma chi ti credi di essere” o “ma pensi di essere l’unica?” o “eh beh, in questa epoca di esibizionismo figurati se non mancava la mitomane col blog”. Accetti le critiche, non tenti nemmeno di difenderti perché fa parte del gioco, non puoi piacere a tutti per forza. Però cambi il tuo modo di scrivere: prima nella tua  convinzione (ok criticabile ma comunque in buona fede) di blog-uguale-diario-che-nessuno-si-fila scrivevi senza problemi nomi cognomi e tutto, invece quando scopri di avere un’eco superiore ad ogni attesa ecco che stai un po’ più attenta e metti i nomi solo delle persone che te lo dicono, per il resto no, magari metti l’iniziale oppure un nomignolo inventato. Poi ci sono situazioni dove non fai nessun riferimento di riconoscimento delle persone di cui stai scrivendo perché comunque ci sono leggi sulla privacy, e poi c’è chi ti dice ridendo “non voglio che scrivi nemmeno la mia iniziale”, ok hai fatto bene a dirmelo e ti ringrazio di avermene informato perché io nella mia ingenuità avrei continuato a scriverla, ma potevi dirmelo subito così non dovevo andare a ritroso di tutto quel tempo per correggere post già pubblicati, ma comunque riconosco che hai ragione, è un tuo diritto anzi mi scuso per la mia ingenuità e rimedierò quanto prima a tutti i post vecchi….


E poi c’è che un giorno ad un certo punto uno che ti ha sempre detto quanto tu sia una persona meravigliosa ma con l’unico difetto di avere un blog ti esplode improvvisamente nel muso che sei una persona di merda e devi solo vergognarti di avere un blog, non vali una sega, fai schifo, quasi arriva a farti capire che se ti ammazzi fai un favore al mondo, in ogni caso sei pregata di sparire e probabilmente ti denuncerà anche perché sparli male pubblicamente della gente che incontri. Boh, un pochino ci rimani anche male, cavolo è vero che sai che odia il tuo blog ma in fondo ci si è riso sopra insieme un sacco di volte, e soprattutto nella tua ingenuità il fatto di definirlo in maniera generica è sufficiente, non ti aspetti proprio un attacco del genere e ti verrebbe voglia di dirgli “scusa, forse io sarò anche gnucca, deficiente, ritardata, definiscimi come vuoi ma non aggredirmi, tu mi avevi detto niente iniziale e io sono stata sul generico, non vedo dove sia il problema e quindi se invece il problema c’è allora dammi la possibilità di spiegarti la mia buona fede e soprattutto di scusarmi e magari anche rimediare, non mettermi in croce così, perché se no mi viene da pensare che non sia questa la ragione del tuo così feroce incazzo con me ma ci sia altro…..”
E comunque, in un periodo già così confuso per me, questo attacco è fatale. Ci sono già tanti vasi colmi, e le gocce stanno cadendo tutte adesso, il pavimento è un lago! Ma per non divagare restiamo sull’argomento blog. L’ho privatizzato così si entra solo su invito, basterà? O ancora una volta sto peccando di ingenuità? Ma poi in tre giorni tra messaggi privati in facebook e mail (a parte le persone che conosco che me lo hanno chiesto direttamente al telefono), ho ricevuto almeno due dozzine di proteste da parte di EMERITI SCONOSCIUTI “mi mancheranno i tuoi racconti” “no, perché l’hai fatto???” “peccato”…. E allora anche questo ti fa riflettere, come se in questo periodo ti mancassero gli argomenti di riflessione, e ti ricordi di essere – nel tuo infinitamente piccolo – una sorta di servizio sociale antinoia e stai espletando un’attività di favoreggiamento sogni per tanta gente. E ti chiedi se è giusto precludere la possibilità di leggerti a delle persone che magari non sanno come fare a raggiungerti per chiederti l’autorizzazione ad entrare.
E la conclusione è: io non scrivo cose personali delle altre persone (le più personali nemmeno le mie), non racconto balle, non sparlo proprio di nessuno, e per il resto quel che voglio raccontare di me stessa sono solo ca**i miei, se voglio mettermi anche a descrivere minuziosamente per filo e per segno che ho avuto la diarrea e quanta ne ho fatta e di che colore era… ma saranno affari miei o no!!! Io rispetto la privacy degli altri, ma la mia libertà di espressione dov’è? Ma soprattutto, nessuno è obbligato a leggere un blog: ti piace leggi, non ti piace non leggere, mi sembra semplice. E non mi si rompano le scatole, che finora le critiche mosse sono sempre state lecite e infatti ho rimediato e mi sono scusata, ma non ho né tempo né voglia di correr dietro alle altrui paturnie perché ne ho fin troppe delle mie. Onestamente ed obiettivamente non mi sembra di aver offeso né insultato nessuno, la mia coscienza è a posto, poi se le scuse vengono accettate bene, se no non posso farci niente e pur con la morte nell’anima posso solo rispettare la lecita richiesta di non farmi più viva.


Ecco, questa è la Vaifra che conosco. La confusione c’è ancora tutta ma la crisi sta passando, e sono anche questi incidenti di percorso che a volte ti danno lo scossone per reagire. Sei già piegata a metà e ti arriva un’altra bastonata, esattamente da dove pensavi di ricevere affetto e abbracci: o ti butti sotto un treno o reagisci. E in Martinica non esiste la ferrovia.