Toscanella, 31 agosto 2012

E’ buffo come qualche anno fa non avevo alcuna esperienza di barca ma la foto del cv che mi ritraeva sorridente e abbronzata coi capelli al vento, bruciati dal sole e dal sale che sembro quasi bionda, sullo sfondo di un mare cristallino e trasparente era sufficiente per ricevere decine di telefonate al giorno di gente che mi diceva che avevo un curriculum interessantissimo (eh! Infatti come uno esordiva così chiudevo subito la conversazione perché era chiaro che stavo parlando con un deficiente), mentre invece ora che il cv si è decisamente arricchito ma nel frattempo ho anche sostituito la foto (sono sempre sorridente ma meno abbronzata, ho i capelli legati e anziché le lenti a contatto ho gli occhiali da vista e qualche rotondità in più, sullo sfondo un grigio pomeriggio italiano autunnale), aggiorno la disponibilità sullo stesso sito di ricerca equipaggi e non mi caga nessuno… sarà la crisi…. Per fortuna conosco un botto di gente e godo di buona reputazione per cui continuo a sperare….

licenziata a mazziata


Toscanella, 26 agosto 2012

L’altro giorno in ospedale ero abbastanza scossa per il fatto di esser stata licenziata telefonicamente dall’armatore dopo uno leggero scontro verbale tra me e la skipper, una cazzata di litigata banale e stupida dovuta probabilmente anche alla stanchezza di fine charter, litigata che per me era già nel dimenticatoio dopo 5 minuti ma che lei ha preferito ingigantire a livelli stratosferici fino a farmi licenziare perché “non ci sono più le condizioni basilari di armonia tra equipaggio per poter continuare”. Diciamola tutta: mentre aspettavo il medico ho avuto una crisi di nervi in piena regola e non smettevo più di piangere, l’infermiera che mi passava i fazzolettini e compagnia bella. E così il medico oltre a farmi 3 siringate di anestesia locale al ditone ha optato per mettermi anche la mascherina di gas magico, quello che danno ai bambini per fargli le punture. Solo che io l’ho respirato oltre mezzora questo gas, e ho un ricordo di un viaggio meraviglioso in un mondo ovattato e felice dove tutto era bellissimo (ora capisco i drogati) e quando me l’hanno tolta - a parte che mi volevo portare a casa la bombola - pur avendo riacquistato immediatamente una apparente lucidità in realtà ero stordita come una campana e oltre a perdermi 4 volte nell’unico corridoio dell’ospedale prima di trovare l’uscita, sono rimasta anche un po’ peace&love, quanto basta per non rendermi conto subito di ciò che ho vissuto nell’immediato. Capire avevo capito anche subito, ma non ho veramente realizzato le cose nella loro gravità, e penso che questa sia una fortuna se no a quest’ora ero in galera per lesioni aggravate.
Io non avevo mai visto cotanta cattiveria, e men che meno me la sarei aspettata da lei. Che fosse inaltruista ed ingenerosa l’avevo capito subito appena incontrata, ma la perfidia non l’avrei indovinata. Quel che ha fatto non solo non l’ho capito subito, ma è di un livello talmente basso e meschino che tutte le persone a cui l’ho raccontato sono rimaste allucinate, e giuro che è vero: io, licenziata ed infortunata, sono rimasta a bordo ancora 24 ore (pirla) per dare le consegne a quella che mi ruba il posto e ho lavorato sodo tra il passaggio del testimone, seguire la ragazza che aveva fatto le pulizie (non c’era tempo di farle noi) e l’apparecchiatura/decorazione delle cabine (inutile, visto che la nuova hostess dice che per lei tante cose sono stronzate e non le avrebbe fatte nei giorni a venire – e brava, e che professionalità, e ora capisco perché andate tanto d’accordo, tu non sei certo una rompicoglioni come me….). Sta di fatto che in tutto a bordo eravamo 4, la barca era in ritardo e si correva, non c’era tempo da perdere. Ad ora pranzo di sabato la skipper è andata a comprare qualcosa di pronto per mangiare, è tornata a bordo… ed ha apparecchiato per 3. Ignobile. Sul momento l’ho trovata una mossa da bimbetta infantile e stupida e mentre mangiavo il mio panino al bar quasi ridevo di questa bassezza. Poi l’effetto gas è svanito e ho colto la gravità di questo gesto che non ha leso nessuno ma dimostra veramente un animo duro e gretto. E ho realizzato anche che una persona assolutamente normale, civile e rispettata da tutti non ha esitato 5 minuti a far perdere il lavoro ad un’altra persona, e non sono certo motivi di incompatibilità di carattere, perché come ho sempre detto siamo andate d’accordo tutta estate; non un amore, ma civile convivenza a bordo, e collaborazione tutto sommato positiva. C’entra niente, la sua amica era a spasso e si è presentata l’occasione di prendere un buono stipendio per fare praticamente un mese e mezzo di poco lavoro: esitazioni zero, la “sconosciuta” è stata licenziata. La cosa atroce è che a fare una cosa del genere non è stata una persona apertamente stronza, no, è stata una persona normalissima, rispettata da tutti reputata da tutti una brava persona onesta e lavoratrice. E questo se ci pensiamo bene è spaventoso, e non è solo una frase fatta se dico che non ti puoi veramente fidare di nessuno, no non lo è proprio per niente. Vivi 2 mesi e mezzo 24 ore al giorno con una persona e poi di punto in bianco per un minimo e vile interesse egoistico ci metti 2 minuti a voltare la faccia e non aiutarla nemmeno a salire in barca quando arriva dall’ospedale con le sue stampelle, stai lì seduta in pozzetto e la guardi lottare con le cime per avvicinarsi la barca q.b. per riuscire a salire. Sì, è successo pure questo, ma ero troppo Peace&Love per arrabbiarmi.
Ci sono cose che fanno molto più male di un’unghia scarnificata, e queste cose l’assicurazione non le paga. E’ questo che è triste, tutto il resto si aggiusta.
...è giusto il caso.....

Meno male nei giorni successivi ho vissuto con gente che ha fatto veramente di tutto per coccolarmi, ed ho intrapreso il mio viaggio verso casa che è durato una settimana. Non avevo nessuna fretta e ho fatto il viaggio a tappe approfittando anche degli amici che avevo lungo il percorso: una notte a Portovecchio da Yvon e Michelle, una notte da Manu ad Ajaccio, una notte in barca con Renaud e Deborah, una notte da Lydia e Denis sempre ad Ajaccio, una notte in traghetto, una notte dalla Gabri a Sanremo. Ora casa.  Grazie a tutti per l’ospitalità, la gentilezza, la premura ed i momenti di allegria che mi avete fatto passare, questi pochi giorni mi hanno risollevato un morale che strisciava in terra da alcuni mesi ed aveva avuto un picco a 3 metri di profondità verso la fine della settimana scorsa.

Il ditone sta bene, anzi benissimo; come da prescrizione medica sto facendo medicazioni a giorni alterni e tutto va come deve andare, non zoppico nemmeno più, anzi vado come un treno e spero di trovare a breve un imbarchino lampo per finire la stagione. Il mio più grande souvenir di Corsica 2012 sono due splendide stampelle, che per la deambulazione ho usato davvero pochissimo ma ho scoperto essere uno strumento di viaggio impagabile: tu hai una stampella e una fasciatura al piede e tac, tutti ti portano la valigia e ti fanno spazio. Che figata. Mi sentivo un po’ Benigni ne “Il Mostro” ma ho lasciato fare alla stragrande…..
E così eccomi qui nella Villa di Cura e Riabilitazione Melchiorri-Baruzzi, sì perché qui sembra proprio un lazzaretto: la simbiosi tra me e mio fratello si sta allargando anche alla sua gentile consorte (vedi l’anno scorso che nello stesso periodo abbiamo avuto lo stesso enorme bubbone infettato sulla stessa guancia e vedi quest’anno che nel giro di 2 mesi ci siamo ritrovate azzoppate entrambe), inoltre la mamma di Annalara ha subito un intervento chirurgico un po’ delicato e ha fatto la convalescenza da loro. Dimessa lei, ricoverata io. Qui c’è assistenza medica altamente specializzata ed organizzazione posti letto e pasti meglio che all’Hilton, oggi spaghi alle vongole; ma era giusto un benvenuto, già dal pomeriggio mi è stato chiarito che saranno petto di pollo al vapore, carote grattugiate e frutta cotta per tutta la durata della degenza. Voglio scappare.

licenziata


Bonifacio, venerdi 17 agosto 2012.
Sbarcata. E poi dicono che non bisogna essere superstiziosi…..

Tutto procedeva bene fino ad un tardo pomeriggio di un tranquillo charter con famigliola serena e pacata, quando durante una breve navigazione un barcone-ferro da stiro ci fa la solita onda maledetta, io sto scendendo le scale della cucina e vedo l’oblò laterale aperto e l’acqua che si avvicina, mi sbrigo a scendere le scale ma metto male un piede, scivolo, do una botta col piede da qualche parte non identificata, mi rialzo, mi fiondo sull’oblò e lo chiudo. Poi il mio sguardo va al dolente piede destro, e vedo l’unghia del pollicione che fa un angolo di 90 gradi col dito. Dolore no, niente, solo mi chiedo come possa esser successo, voglio dire non ho picchiato così forte, non mi spiego. Vabbè, qualcosa va fatta e il mio cliente, chirurgo, interviene dicendo che va rimessa in sede se no perdo la matrice e non crescerà mai più. Anestesia a bordo non ce n’è, stringo i denti e lui fa quel che può con i mezzi a disposizione. Il giorno dopo vado al pronto soccorso di Bonifacio ma mi dicono che devo andare a Portovecchio per fare un interventino ma non subito bensì venerdi (oggi). Il charter in corso viene brillantemente portato a termine senza né un ritardo né un cambio programma, io zoppico un po’ ma sono abile al lavoro. Domani c’è un altro gruppo in arrivo e dopo varie consultazioni sul da farsi io non ho mai cambiato posizione: sono rallentata ma riesco a fare tutto lo stesso, è chiaro però che ho bisogno di un aiuto. Negativo, questo è un argomento delicato, non se ne parla nemmeno, e in men che non si dica mi trovo sbarcata non per il tempo della prognosi (15 miseri giorni) ma sbarcata proprio, e guarda caso c’è chi è pronto a prendere il mio posto, ed è una persona che conosce la barca e la skipper ma è molto meno rompicoglioni di me che sono fissata con sta storia che dal momento che riceviamo uno stipendio bisogna lavorare almeno un pochino sia che siamo in charter sia che siamo in manutenzione. Ennesima delusione, la gente per due ciliegie non si fa veramente scrupoli a calpestarti e danneggiarti. Non me l’aspettavo. Che non nascesse un’amicizia era chiaro ma visto che comunque finora siamo andate d’accordo non vedo il perché di tutta questa cattiveria. Forse devo rompere meno i coglioni, forse devo iniziare anche io a ballare appena il gatto si volta, forse devo andare anche io a culo se la barca necessita lavoretti perché tanto prima o poi la stagione finisce e la barca va in mano ad altra gente che se ne occuperà. Si, devo fare così. Prossimo imbarco parola d’ordine tirare a fare il meno possibile, ormai a forza di vederle ho imparato tutte le tecniche.
Vabbè, non serve a niente rammaricarsi, è solo l’ennesima delusione aggravata dal fatto che ci ho davvero messo tutta me stessa pensando di aver trovato l’armatore e l’imbarco della vita. E volendo vedere il lato comico della cosa beh, quante volte ho fatto ironia su gente debole e scansafatiche dicendo che sarebbero capaci di aprire una malattia per un’unghia rotta…. Beh, è capitato a me! E non è nemmeno rotta. Fanculo và. 

rari momenti di svago


Calvì, 05 agosto 2012 aspettando i clienti nuovi (che arrivano domani e quindi ho tempo)

Secondo charter andato molto bene anche quello, un simpatico gruppo italo-americano sempre sorridenti, simpatici e gentili, quando sono così è un piacere lavorare. Una bella sera a Bonifacio ho anche fatto intensa vita sociale, e attenzione ho proprio usato l’aggettivo intensa di proposito: normalmente una serata così l’avrei definita “piacevole” o “gradevole”, ma messa nel contesto di quel che sto vivendo ora la serata ha assunto un differente carattere ma soprattutto ha maturato una maggior dimensione: già di fianco a me si è ormeggiato Omero, e quale piacere ritrovarlo ancora una volta; poi per la serie “questo piccolo piccolo mondo” sempre di fianco a noi dall’altra parte c’era la hostess che era su questa barca l’anno scorso, e che avevo già conosciuto ad Ajaccio; il suo skipper invece dice che ci siamo conosciuti una sera di qualche anno fa, mi ricordo la serata ma lui non lo avevo registrato; due barche più in là erano Eugenio e la Paola. Di fianco a loro una barca che ha fatto un po’ storia alle Grenadine e della quale sento parlare da quando faccio questo lavoro, quando ho letto il nome mi sono pure un po’ emozionata, minchia Il Grande Zot proprio lui, in legno e ossa! Poi un po’ più in là un’altra collega/amica, piacevole serata di chiacchiere anche se il giorno dopo l’ho pagata cara in termini di stanchezza. Ma oh, per una sera che ho possibilità di veder gente che mi frega di tutto il resto!



Tra i due charter ho fatto un giorno di riposo, e mi reputo una persona fortunata ad avere un sacco di amici ovunque vada: qui ad Ajaccio ho ritrovato la tipa dello stand a cui ho lavorato in fiera a Genova tanti anni fa, tra lei ed il marito non saprei dire chi è che ha più senso dell’humor, e direi che di Corso non hanno proprio niente questi due: gentili, sorridenti, ospitali, insomma un piacere ogni volta che li vedo. E sono stata da loro fino all’indomani per staccarmi un po’ dalla barca (se no esplodo).

Il resto tutto ok, una noia mortale come nei due mesi precedenti. Ogni tanto mi metto allo specchio e mi sorrido da sola, così, giusto per esser sicura di non dimenticare come si fa un sorriso. Quando tornerò a casa forse mi ci vorrà un po’ di allenamento per riprendere l’uso dei muscoli facciali.