preparazione al capodanno

BUON NATALEEEEEEE dalla Martinica


Sbarcata fresca fresca dal primo charter di stagione: tutto benissimo. La barca non al top ma tutto il resto davvero benissimo, a cominciare dagli ospiti, una famiglia allargata di una gentilezza rara, sempre simpatici e…. che dire… favolosi, tutto è andato per il meglio! Certo che questi mangiavano, porca vacca se mangiavano… me lo immaginavo che era così perché quando vedi che a bordo ti arrivano 3 ragazzi adolescenti o poco più con dei fisici molto sportivi un po’ te lo immagini che divorano quintali di cibo, ma nonostante ciò ogni giorno ero davvero basita a vedere le quantità che venivano consumate a bordo. E il gioco di bordo era una specie di scommessa tra me e loro a vedere se riuscivo a soddisfare i loro appetiti o se erano veramente senza fondo. Alla fine penso di aver vinto, gli ultimi due giorni li ho visti alzare bandiera bianca e fare meno delle ormai consuete 6 merende al giorno.



L’entusiasmo alle stelle e la tanta voglia di tornare qui mi hanno fatto passare 8 giorni a riflettere tra me e me e dirmi che è veramente una follia pensare di smettere di fare questo lavoro, e ancora di più è una follia pensare di smettere di venire qui. Piuttosto rinuncio alla stagione in Mediterraneo ma questi charterini qui in questi posti qui sono veramente intoccabili, potrei anche morirne di crepacuore!



E ora eccomi pronta per il capodanno, quest’anno un mix tra le mie origini barcarole e le ultime esperienze: il maxi catamarano di 24 metri noleggiato privatamente da Albatross per la consueta flottiglia di fine anno. So che ne uscirò fisicamente disintegrata ma ho scelto di farlo perché nonostante tutto le flottiglie mi piacciono da morire. Darietto a bordo con me in qualità di customer care contribuirà a rallegrare l’ambiente.



E quindi…… buona fine ma soprattutto buon inizio a tutti!!!

parigi - martinica

Rivière Pilote, Martinica, 16 dicembre 2011


Molto velocemente perché non ho tutto ‘sto tempo da passare a scrivere:

I 3 giorni a Parigi sono andati straordinariamente bene: risate su risate ad ogni momento. Abbiamo girato tutta la città a piedi, un po’ verso destinazioni prefissate e un po’ random, passando da un quartiere all’altro spesso senza nemmeno prendere la metro, tanto che abbiamo consumato le scarpe nel vero senso della parola (è vero, io ho dovuto comprarne un paio seduta stante!). Parigi è sempre meravigliosa, il fascino che emana quella città è indescrivibile e penso che nessuno al mondo possa esserne esente, fantastico! La Gabri e la Milena non si conoscevano ma è stato feeling subito, abbiamo anche passato una serata con Julien e suo papà e le risate non sono proprio mancate. Resteranno bei ricordi e un migliaio di foto che sembrano tutte uguali in quanto tutte riprendono noi 3 con la faccia praticamente dentro l’obiettivo ed un bicchiere di vin brulè in primo piano, ma se uno ci guarda bene vede che lo sfondo di volta in volta è diverso e riprende un differente monumento di Parigi… quindi se uno prende pallottoliere e cartina di Parigi e fa due calcoli veloci capisce subito che il nostro tour de ville era soprattutto di carattere enogastronomico.



Poi un salto di 8 ore… ed eccomi in Martinica. Che dire: ogni volta che torno mi rendo conto che durante la mia assenza mi è mancata molto più di quel che pensavo durante l’assenza stessa. I colori e soprattutto gli odori di questa terra mi mettono addosso gioia di vivere già dal primo momento, e quando poi comincio a rivedere le persone l’unica cosa che mi viene in mente è “sono folle a immaginare di non venire più, una cosa del genere non è nemmeno ipotizzabile!” Domani inizio la stagione col primo charter, i clienti dalle mail che hanno mandato hanno l’aria di essere simpatici, lo skipper è Josè (‘mmazzate che inizio di stagione!) e speriamo che tutto vada per il meglio.


Sono felice. Anche se va tutto male me ne frego e resto felice lo stesso.

....è un mondo difficile....

Toscanella, 09 dicembre 2011

Ma che freddo fa!!!!???? Tra il clima e la situazione generale qui in Italia è un disastro, io scappo via! Ho voglia di stare un po’ coi miei ma rimando a temperature più favorevoli, nel frattempo vado a svernare come solito in Martinica, dove (alla faccia della crisi) ho già diversi charter programmati fino ad aprile. Nel viaggio verso il caldo mi fermo 4 gg a Parigi con 2 tra le mie migliori amiche (tra le colleghe sicuramente le numero uno ex aequo): la Gabriella e la Milena. Sarà divertente visitare Parigi in loro compagnia che ancora non si conoscono tra di loro, in pieno periodo Natalizio con tutte le luminarie del caso (e probabilmente il freddo). Inaspettatamente ci sarà anche Julien: fortuna che quest’anno non dovevamo riuscire a vederci, alla fine ci siamo visti a Barcellona, ad Hong Kong e poi pure a Parigi!

Che ho fatto a casa in questo breve periodo? Uh, vediamo: ho salutato parenti e amici, ho sistemato un paio di cose sospese, e poi soprattutto ho mangiato… concentrandomi particolarmente su tutte quelle cose che poi so di non poter più mangiare per svariati mesi, e allora vai di tortellini e lasagne, fritture varie, pasta, salumi e intingoli, ma soprattutto panettone e cotechino come se piovessero. Bilancio in attivo: altri 6 quintali. Evviva, in pochi giorni ho mandato a ramengo due mesi di sacrifici e dieta rigidissima. Mi sto rassegnando a dimenticare per sempre i bei tempi in cui facevo shopping taglia xs…ma va bè… insomma… d’altra parte avendo smesso di fumare e di conseguenza tagliando drasticamente anche alcool e caffè (che richiamano la sigaretta), cercando di condurre un’esistenza più salutare possibile e non avendo particolare fortuna in campo sentimentale… se ogni tanto non mi concedo almeno i piaceri della tavola…. ma che vita di merda mi faccio!!!

E’ tutto, non ho altro da raccontare, sono ibernata e mi fa freddo pure tirar fuori le braccia dal piumone per scrivere, ciao a tutti che io vado a prepararmi la valigia.
Gulf Harbour Marina, Nuova Zelanda, 23 novembre 2011

 
Domani aereo per casa. Tanta voglia di tornare, anche se mi giungono voci che fa un freddo birichino (non che qui sia caldo ma insomma, forse è meglio qui che là). In compenso mi par di capire che in Italia per contrastare la temperatura fredda dell’aria nelle ultime settimane si sia provveduto a creare un buon clima caliente nel governo del Paese. Non mi esprimo perché se parto non mi fermo più, e invece ho deciso fin dagli albori che la politica deve stare assolutamente fuori da questo mio blog.

La Nuova Zelanda mi è piaciuta, ma non ci verrei a vivere mai. I paesaggi sono bellissimi ma tutto il resto mi cozza un po’… Innanzitutto la gente: sono BRUTTI, e dico proprio BRUTTI, inguardabili, uomini e donne. Poi come cacchio si vestono? Io sono abbastanza conosciuta per il mio pessimo gusto nel vestire ma minchia qui quasi quasi potrei anche tenere un corso di eleganza e stile!!! Ma fin qui pazienza, sono due dettagli ininfluenti, la cosa seria è che hanno l’aria SPENTA. Non triste, spenta proprio. Sono molto tranquilli, da quel che vedo direi che fanno una vita molto serena, dentro le regole e senza alcuno stress, e questo è un bene. Ma forse una buona dose di adrenalina non farebbe male. Poi ovviamente il mio giudizio resta un parere personale, e c’è anche da dire che non ho visto praticamente niente di questo Paese quindi sono pronta anche a ricredermi e ritrattare tutto quanto ho scritto se per caso dovesse mai ricapitarmi di tornare e frequentare di più. E poi, soprattutto: i Maori dove sono???? In tutto il mondo si osannano gli All Blacks e la loro Haka, e dal punto di vista femminile si apprezzano questi atleti anche per altri motivi non strettamente agonistici ma solo estetici, insomma se anche l’occhio vuole la sua parte io che non capisco niente di rugby guardo volentieri una partita degli All Blacks. E quindi uno si aspetta di venire in Nuova Zelanda e trovarsi una popolazione media così, o quantomeno un 40%. Seeeeeeee, ma dove….. ???? Qui tutte facce britanniche: bianchi, mogi, smunti, tristi. E di Maori ne vedi uno ogni morte di Papa, relegato a fare i lavori più umili della scala delle professioni. (E tra parentesi non assomigliano per niente agli All Blacks). Ci rimani male, ecco.

E poi la densità di popolazione… parliamone! 4 milioni di abitanti in 1.500 km. Incontri una persona per strada ed è una sorpresa, non te l’aspetteresti proprio… E questo ve lo dice una nata e vissuta in campagna, che vive tuttora in un paesino di poche anime, non abituata al traffico cittadino e alla confusione delle metropoli. Quando vado a Bologna è un incubo e non so nemmeno attraversare la strada, tanto per intenderci… Avevamo notato questa cosa della poca gente già nei primi paesotti visti, ma ci dicevamo “Auckland è diversa, Auckland è la capitale, Auckland è la città”: seghe, anche lì, di sabato pomeriggio prenatalizio, pareva di essere in centro a Toscanella in una domenica pomeriggio di agosto. Lati positivi: non c’è mai ressa al centro commerciale ed il traffico (quando c’è) è scorrevole.

Poi che dire: domenica siamo stati in gita a Rotoroa (o era Rororua? O Ratiroa? Uffa, ma perché qui i posti si chiamano tutti uguali??), vabbè, siamo andati a vedere i kiwi, non i frutti ma gli uccelli, quelli che se prendi un kiwi frutto e gli aggiungi zampe e becco diventano uccelli, sono uguali e mi son sempre chiesta se è il frutto che prende il nome dall’uccello o viceversa. Buffi, buffissimi. Siamo stati all’incubatoio e la guida ci ha spiegato un sacco di cose interessanti. Per esempio lo sapevate che un uovo di kiwi occupa il 25% del corpo di mamma kiwi tanto da impedirle di mangiare? E dopo te credo che non lo cova (lo lascia fare a papà kiwi) e non aiuta nemmeno il pulcino a rompere l’uovo (il pulcino può metterci fino a 12 giorni per farlo, alla fine è stremato!) e dopo la madre manco gli procaccia il cibo…. Credo che sia perché dopo aver deposto l’uovo mamma kiwi dev’essere incazzata nera!! E te credo.

Dopo l’incubatoio ed il giretto nel parco a vedere fiori e piante volevamo quasi andare a vedere una danza Maori, ma tutto ciò che veniva proposto erano robe finte, ricostruzioni per i turisti, e ok ci può anche stare: uno SA di essere un turista e di conseguenza sa anche che quel che vede – per quanto ti dicano sia reale e autentico – è una sceneggiatura, ma almeno ste cose le facessero pagare prezzi equi uno potrebbe anche starci a farsi infinocchiare, ma se ti sparano dei prezzi da tribuna d’onore per la finale dei mondiali è ovvio che poi ti passa anche la voglia! E quindi niente Maori e niente Haka.

Però una cosa Maori ce l’ho, e stavolta ce l’avrò per sempre; presente il mio ciondolo di cui ogni tanto accenno (soprattutto negli ultimi due mesi). Ecco. L’ho tatuato. No, non è che ho incastonato nella pelle il ciondolo stesso, ho solo fatto un tatuaggio con lo stesso disegno. Carino, farò vedere foto quando sarà un po’ guarito perché al momento è molto gonfio, dolente e crostizzato. Un male cane ma sono contenta del risultato. Non sono mai stata una patita dei tatuaggi ma stavolta sentivo di doverlo fare. E l’ho fatto.

Que mas… boh. Niente altro da raccontare, solo da fare un paio di considerazioni veloci su questa esperienza in questa parte di mondo ove anche l’acqua nel lavandino va a rovescio rispetto a noi:

- Le stelle son diverse. All’inizio cercavo Orione poi mi son resa conto che era una ricerca inutile: qui sono nell’emisfero sud, dove l’estate è inverno e l’inverno è estate, dove anche il cielo è diverso e non ci sono quelle 4 stelle in croce che ho imparato a riconoscere, è per questo che non riconoscevo il cielo: qui c’è la Croce del Sud. Non ho un libro delle stelle e non c’era G. a farmi i disegnini delle costellazioni: sono rimasta praticamente persa ed abbandonata a me stessa nella mia ignoranza cosmica.

- Ho visto due Paesi in cui oltre alla lingua ufficiale Inglese si parlano lingue che non sono i soliti Inglese Francese Spagnolo e al limite Tedesco a cui sono abituata, no, ho avuto modo di sentire lingue completamente diverse con grammatiche completamente diverse, ed è stato divertente imparare le parole-base. In più a bordo c’è il frasario di Fijano e mi ci sono persa una notte intera a leggerlo intrippandomi a comparare i meccanismi grammaticali con le altre lingue che (più o meno) parlo, bellissimo!

- Sono basita da quanto è grande la Terra. Sai che è davvero grande? Allora, qui sono proprio agli antipodi rispetto l’Italia, e per tornare a casa devo farmi due voli: uno di 11 e l’altro di 14 ore passando da Hong Kong. Se no posso passare dall’altra parte: sono sempre 24 ore di volo effettivo. Ma passare per gli Stati Uniti psicologicamente mi demolisce. In confronto i caraibi sono veramente dietro l’angolo.

- E’ incredibile e continua a farmi uno strano effetto il discorso del fuso orario e del cambio data. Praticamente quando qui è mattina in certe parti del mondo è sempre mattina… ma del giorno prima. E mi chiedevo: quando succede qualcosa di veramente clamoroso a livello mondiale, i libri di storia che data riportano? Per esempio l’11 settembre, che qui era già il 12??? O viceversa, se succede qualcosa qui, dove il giorno inizia prima, e la tv riporta tutto in tempo reale, significa forse che in Europa viene diffusa la notizia il giorno prima che accada il fatto? Una sera addirittura ci siamo schiantati dalle risate a farci il viaggio di come in realtà vengono fatti gli oroscopi: abbiamo fondati sospetti che Branco e Paolo Fox vivano qui ed ogni sera facciano una sorta di intervista ai passanti, tipo “Hey tu, che segno sei?” “Sagittario” “E com’è andata la tua giornata?” “Di merda, sono stato licenziato” e loro alla radio dicono “Sagittario oggi problemi sul lavoro”. Facile no? Per esempio posso annunciare a tutti i Gemelli italiani che per la giornata di domani è meglio stare alla larga dagli elicotteri in quanto stamattina ne è caduto uno veramente vicinissimo a noi!!!! (niente di grave per fortuna, stavano montando il Babbo Natale ed è caduto giù, solo un danno economico di importanza notevole).

- Qui ci sono degli alberi che mi piacciono un sacco ma non riesco a sapere come si chiamano. Mi hanno detto essere i Pini di Cook ma cercando su google escono immagini di alberi totalmente diversi. Pini son pini, questo sicuro, ma sono strani. Mi piacciono, li vedi ovunque nel paesaggio e mi ricordano il simbolo della Nuova Zelanda, che invece è una foglia di Felce Argentata (eh, ho fatto una gita al parco, ho imparato un sacco di cose!). Potrei anche dilungarmi sulla Felce Argentata, così, a memoria, ma ve lo risparmio.



Per quanto riguarda invece l’imbarco dal punto di vista strettamente professionale posso solo dire cose positive. Bella la barca, simpatici gli armatori, molto in gamba il Capt. E poi lo smilzo, sì, brava persona anche lui. Navigazione molto istruttiva per me, 1.150 miglia senza pilota automatico sicuramente è un’esperienza che non mi succederà più (speriamo) e sono contenta di averla fatta. Ero partita piena di buoni propositi riguardo lo studio: ebbene sì, voglio prendere la patente nautica. Solo che è un casino, studiare non ne ho proprio voglia e anche se ci sono cose che ho visto e quasi imparato con l’esperienza, sono molto indietro su alcuni argomenti che o li studi o non li puoi sapere. Durante la crociera Capt e Armatore si divertivano a farmi le domande per testare il mio livello di preparazione, anzi di impreparazione: tra una risata, una presa in giro ed una spiegazione mi hanno rimandata a settembre… anche le cose che so comunque le spiego malissimo perchè i concetti nella mia testa sono più o meno chiari, ma esprimerli senza avere una base nozionistica è un casino, in poche parole sono una somara che non ce n’è di uguali. Diciamo che comunque ho imparato tanto sulla pratica, basta che mi applichi bene sulla teoria q.b. per passare l’esame ed è fatta. NON che abbia intenzione poi di usarla questa patente nautica eh, sia ben chiaro, non ci penso nemmeno, è solo così, giusto per complemento

Penso sia tutto, buonanotte. Anzi, buongiorno.
Gulf Harbour, New Zealand, 17 novembre 2011


vecchi amici che si ritrovano: Carlo Venco

Infine ce l’abbiamo fatta. Lasciata Opua Marine martedi mattina di buon’ora ci siamo fatti una noiosissima giornata di navigazione a motore sotto costa per iniziare a portarci giù, fermandoci più o meno a metà strada per riposare la notte in una baia protetta. Il mattino seguente i 30 nodi di vento previsti ci hanno fatto desistere dal riprendere il cammino e abbiamo preferito ripararci al marina più vicino, Marsden Cove, “nei paraggi” di Whangarei. Questo porto: qualche moletto in mezzo al niente, e c’hai presente il niente? Immagina il nulla più assoluto, togli ancora qualcosa, ed ecco fatta la descrizione dell’ubicazione di questo posto. Però il paesaggio è bello, mi piaceva guardarlo in navigazione e mi è piaciuto quel che abbiamo visto girando in macchina: tutto verde, ora roccioso, ora collinare, poche anzi pochissime case; di sicuro qui l’urbanistica non ha problemi di lotti edificabili, e non penso servano le regole che ci sono da noi per salvaguardare il mezzo metro di confine tra un’abitazione e l’altra, da noi i centimetri sono vitali, qui probabilmente si va a km. Tutto ciò ti dà un senso di serenità incredibile, sicuramente chi abita qui non conosce stress né malattie psicosomatiche legate ai ritmi frenetici cui spesso siamo costretti in Europa.

E poi c’è da fare una nota a queste insenature, questi canali che si snodano per miglia e miglia dal mare al centro terra creando porti naturali dove ad un certo punto non capisci nemmeno più se stai navigando in acqua salata o in acqua dolce, e tutto intorno a te questo paesaggio spettacolare.


E così ieri pomeriggio siamo andati a fare un giro in paese a Whangarei. Peccato essere arrivati tardi (ore 17.00) e tutto era chiuso. Qui gli orari sono così: alle 17 tutto chiude ed è ora di cena, se arrivi al ristorante alle 20.00 sei fuori, la cucina è chiusa (ci è capitato anche questo, ne abbiamo passati 3 prima di ridurci a mangiare un boccone al ristorante indiano, l’unico che ci ha accettati a quell’orario indecente).



Pochissimo tempo fa ho letto su Focus un articolo sull’onestà, e pare che la Nuova Zelanda sia ai primi posti della classifica mondiale insieme a Canada e penisola baltica, ed in effetti qui le regole ci sono e tutti le rispettano. Davvero. Il primo giorno ho preso una clacsonata bestiale da un’automobile perché ho attraversato senza le striscie… Eccheccaspita, passavo benissimo e non ha nemmeno dovuto rallentare, però il tipo l’ha presa male e mi ha suonata, cosa diavolo mi sarà mai passato per la testa per fare una cosa del genere!!!! E ieri in auto ci siamo sbagliati e abbiamo preso un incrocio a rovescio, diciamo un po’ largo (col non-traffico che c’è è tutt’altro che un problema), c’erano dei passanti a piedi che ci hanno guardati sbigottiti, probabilmente non hanno mai visto una cosa del genere in vita loro, forse la nonnina che era con loro è pure svenuta, e di sicuro i bambini questa mattina l’avranno raccontato ai compagni di scuola, un avvenimento da paura!!!!


Che altro: martedi navigavamo belli belli, ero io al timone, passa un aereoplanino; tempo 30 secondi ci chiamano per radio, era il custom aircraft che voleva controllare chi siamo e dove andiamo, minchia tre giri ci ha fatto sulla testa, mica uno!!! Qui non si scherza niente.



Adesso siamo finalmente a destinazione, dopo questa bella giornata di vento buono (peccato il freddo siderale) abbiamo finito la navigazione. Kia ora in New Zealand (benvenuti); da domani si inizia a spron battuto a sistemare la barca: dopo 3 anni che gira e naviga, per quanto sia stata tenuta egregiamente ha bisogno di un po’ di lavori straordinari, pertanto ci rimbocchiamo le maniche, spruzziamo un po’ di olio di gomito e via che si inizia! Questo porto, pubblicizzato come “un tocco di paradiso” si trova ovviamente in mezzo al niente, e la vita sociale si riduce ad uno snack bar che chiude i battenti alle 8 di sera. Da spararsi. Domani prendiamo macchina a noleggio, uno di questi giorni andremo anche ad Auckland, chissà che nella metropoli vediamo un po’ di gente….


bassa marea.....


Per ora è tutto, pubblico un po’ di foto e vado a nanna che domani è giornatona, ciaoooo
LA MIA PRIMA SEMITRAVERSATA DEL PACIFICO


04 novembre 2011 – PREPARTENZA – 17°46’S 177°11’E

Ultimo tramonto a Malolo perchè domattina si parte davvero, arrivederci Fiji e grazie per tutto.
Come dire… totoka o viti, vinaka. (chissà se è giusto). E la prossima volta forse avrò occasione di assaggiare la kawa.
Ieri sera siamo usciti con Ivan e Anna, la coppia che vive e lavora qui. Simpatici ed interessanti, bella serata davvero e teniamo i contatti, mi raccomando!
Stamattina navigazione verso Lautoka per le formalità doganali. Arrivati in baia e gettata l’ancora vediamo dietro di noi una barca con scritto “barca pulita”, e pochi minuti dopo una coppia in tender torna da terra…. Sì sì, sono proprio loro, quelli originali, Lizzy e Carlo Auriemma!!! E cordialmente accettano di fare le foto con noi, e scambiamo due chiacchiere veloci. Per chi non lo sapesse, sono gli autori di “sotto un grande cielo” e altri libri che hanno scritto nel corso dei loro oltre 20 anni di navigazioni intorno al globo.
Poi andiamo a terra, l’ufficio dogana è chiuso per pausa pranzo e allora ne approfittiamo per vedere anche questa cittadina e mangiare un boccone; al nostro ritorno ci aspetta un’ora di interrogatorio e attesa per compilazione moduli e mica moduli di uscita in triplice copia (con carta carbone, pensavo che non esistesse nemmeno più!). Durante l’ora in cui sono stata seduta su quella seggiola lottando col freddo del condizionatore (contro i 40° che c’erano fuori) memore dell’articolo sul cannibalismo osservavo il funzionario, un omone grande e grosso, e sghignazzavo con Capt sul suo collega nell’altro ufficio che con la webcam si scrutava il faccione (in cerca di peli incarniti o punti neri?????), e cercavo di vedermeli in procinto di legare ed imbavagliare le persone per metterle nel pentolone con l’acquolina alla bocca… e vista l’austerità con cui Ciccio si rivolgeva a noi non era difficile per niente immaginarsi la scena! Pertanto quando al termine di tutta la trafila ci ha congedati dicendo di andarcene via subito perché più tardi avrebbe fatto un giro per controllare che la barca non fosse più nei paraggi sono stata ben contenta di partire immediatamente per venire qui, speriamo che non gli venga in mente di farsi il week end a Malolo perché se ci becca ho paura che ci faccia neri!
Ora siamo qui belli polleggiati con lo stomaco pieno di tagliolini al ragù a goderci la tranquillità del dolce far niente in vista della navigazione che ci aspetta: 2 ore ciascuno a rotazione: on, off e stand-by, giorno e notte. A occhio e croce dovrei farmi circa 56 ore di timone, stima variabile in base all’effettiva durata del trasferimento (e che Eolo sia con noi). Se non imparo nemmeno stavolta mi do all’ippica! Non so quanto avrò tempo e voglia di aggiornare il diario di bordo, secondo me passati i primi giorni cominceremo ad esser stanchi. Anche per il cibo ci siamo organizzati per dover fare il meno possibile: ho passato un intero pomeriggio a cucinare cose che andranno solo scaldate al momento, almeno i primi giorni ci risparmiamo un po’ di energie.
Bene, chiudo qui la prima parte e vado a svaccarmi in pozzetto a godermi il freschino della sera visto che oggi è stata una giornata veramente calda e afosa.

05 novembre 2011 – giorno 1

Partiti stamattina verso le 10, per il momento zero vento quindi tutto motore. Siamo tranquilli e sereni, niente da segnalare.

06 novembre 2011 – giorno 2

Niente di buono: io ho un mal di denti che la metà basterebbe, non conta niente nemmeno l’Oki preso in dosi da cavallo né tantomeno un anestetico specifico per i denti che ho trovato nella farmacia di bordo. Speriamo che passi se no si fa grigia.
Il vento è arrivato ieri verso metà pomeriggio, dritto dritto nel naso. Nostra rotta sulla carta 190, vento sud pieno. Che culo. E così per la notte i ragazzi si sono dati il cambio al timone escludendomi dai turni perché troppo impegnativo. Stamattina ho ripreso il mio giro e quindi ho iniziato a timonare anche io. Non vado malaccio, e me lo dico da sola. Solo ogni tanto perdo la rotta, non so come sia possibile ma succede tutto d’un tratto e ci metto un po’ prima di ritrovare il giusto equilibrio.
Andando così di bolina tutto diventa più difficile, oggi ci ho messo 40 minuti per preparare un’insalatona e anche andare al bagno diventa un’avventura. Non fa molto caldo, e tra la difficoltà a riposare, il vento che rincoglionisce e tutto il resto non è che a bordo ci sia tanta voglia di interagire: uno al timone e 2 a riposare, quando c’è qualcosa da fare la si fa poi si torna ognuno al proprio posto, non ci parliamo molto ma penso sia normale così.
Una decina di minuti fa il waypoint diceva 900 miglia all’arrivo, significa che ne abbiamo fatte poco meno di 200 dalla partenza. Dai, in fondo non è che dobbiamo fare chissà che cosa, in una settimana saremo belli che spicci!


Apelle figlia di Apollo fece una palla di pelle di pollo.....
Penso che la filastrocca sia ambientata alle Fiji!

07 novembre 2011 – giorno 3

Stamattina all’inizio del mio turno Capt mi dice “attenta, adesso è tosta; prova, se non riesci chiama”. Confermo, era dura, ma mi sembrava di farcela. Invece dopo un’oretta e mezza è tornato su con la faccia buia, e mi ha preso il timone. Pensando che fosse uno dei suoi soliti gesti di cortesia gli ho detto che non importava, ce la potevo fare fino alla fine del turno e non era necessario mi desse il cambio prima. Invece no, il cambio era per farmi capire che timonavo talmente di merda che era impossibile dormire. Uffa, a me dispiace tantissimo, ma stavo veramente facendo del mio meglio, non è colpa mia se non so fare!

08 novembre 2011 – giorno 4

Sempre di bolina, sempre poco facile fare le cose; meno male che prima di partire avevo preparato varie cose da mangiare se no ci toccava pure smangiucchiare porcate anziché nutrirci a dovere. Invece col freddo che fa è piacevole concedersi almeno il lusso di un pasto caldo un paio di volte al giorno.
Al timone va meglio. Non sono ancora bravissima ma me la sto cavando niente male, oggi me l’ha detto anche Capt. Capisco da sola quando faccio delle cagate e mi correggo da sola. Quando sono al timone quel che mi piace è pensare che diversamente da quando si fanno le guardie, durante le quali poco cambia rispetto a non esser di turno, timonando a mano a livello psicologico cambia tantissimo; nel senso: la barca va, sempre e comunque, e a bordo le varie persone svolgono varie attività, chi riposa, chi legge un libro, chi chiacchiera, chi cucina, ecc, vabè qui siamo solo in 3 e non c’è tanto “chi” e “chi”, ma siamo comunque 3 persone che nell’arco delle 24 ore fanno cose, ma non è questo il punto. Il punto è che la barca va, mentre appunto gli altri fanno cose tu sei di guardia a sorvegliare che tutto proceda bene, e la barca va. Timonando a mano invece ti rendi conto che SEI TU che la mandi avanti, gli altri fanno cose e TU li mandi avanti…. e questa è una figata spettacolare, a me dà un senso di bello incredibile, mi sento IO quella che manda avanti la baracca! Ok, sorvoliamo sulla qualità di avanzamento ma di fatto la mando avanti, contribuisco attivamente non solo guardandomi in giro e perdendomi dietro le nuvole e le onde, ma tenendo proprio in mano un timone per cercare di tener rotta e vento proprio per avanzare nel modo migliore possibile. Sensazione indescrivibile.
Mi piace sbandare. I primi momenti no, quando la barca piegava tanto mi spaventavo a morte. No, se non ero io al timone no, sono sempre stata tranquilla, ho piegato anche peggio di così ma non ho mai avuto paura. Mi spaventavo a morte le prime volte che sbandavo timonando io…avevo paura di ribaltare la barca e sì, ero terrorizzata e passavo momentacci, ogni tanto il primo giorno mi scappava anche l’urletto poi ho imparato a contenermi, però mamma mia quanto mi sono cagata addosso lo so solo io! Adesso no, adesso ho capito che la barca non si ribalta, e “sento” anche un po’ di più tutto, adesso sono tranquilla e anzi mi diverto un mucchio! Non sono ancora al livello come mi spiegava Christian che devo sentire le onde col culo, io per il momento le onde le sento solo in faccia, poi spero di sensibilizzarmi un pochino di più con la pratica.

09 novembre 2011 – giorno 5

Lo smilzo non ce la fa più. Vorrei proporre di entrare anche io nei turni di notte, dai quali finora sono stata esonerata perché mi occupo del lato nutrizionale della questione. Salto 2 ore, che si smezzano i due uomini di bordo, ma mentre Capt durante il giorno recupera nei suoi momenti di riposo (e dire che fa anche tante altre cose!) l’altro credo proprio che ce lo stiamo perdendo: ormai da due giorni non parla nemmeno più, finisce il suo turno al timone e sviene fino al turno successivo, ma nonostante ciò non riesce a recuperare abbastanza, è collassatissimo. Io sto cercando di dare i cambi un pochino prima e mollarli un po’ dopo per alleggerire il carico, ma vedo che a lui non basta comunque, quindi visto che io ne ho ancora da dare e quel che conta è la squadra, proporrei di farmi una notte. Finora i miei tentativi sono andati in fumo ma viste le condizioni del nostro uomo (uno zombie) penso che anche Capt stavolta sarà d’accordo.
Penso che sia una questione di riserve: io e Capt nelle nostre rispettive rotondità siamo stanchi ma teniamo botta, credo che i nostri fisici da lasagne giochino un ruolo importante in questo; lui, poverino, cosa vuoi mai, nei suoi 40 kg in 2 metri di altezza somiglia più che altro ad un sedano… che energie vuoi mai pretendere!
Stamattina ho seguito una lezione sui rilevamenti alla vecchia maniera: sestante e calcoli vari. Non ho voluto provare veramente col sestante perché non mi andava di accecarmi, però è interessante scoprire cose che in un certo senso sono anche abbastanza scontate ma finchè non ti ci trovi col muso dentro non ci fai caso. E ogni volta che mi trovo a chiacchierare con uno di questi vecchi lupi di mare (a volte anche giovani, ma talmente navigati da poter esser comunque definiti “vecchi” lupi) che sanno un sacco di cose, mi basisco di quanto i marinai conoscano tante cose e davvero non li perdi mica per strada, quelli sanno sempre come arrangiarsi! Ovviamente i bravi marinai.

...
anche noi ci si fa la doccia tutti i giorni....
10 novembre 2011 – giorno 6

Lezione di oggi: “Vaifra, iniziamo ad introdurre nella tua testa un concetto fondamentale: non è la barca che accelera o rallenta da sola, sei tu che vai a zig zag” “Davvero?” “Purtroppo è la verità. E non sono le onde che ti sbattono in prua perché sei sfigata, sei tu che non le eviti” “Ma porca vacca, questo proprio non me l’aspettavo!”. E io che credevo di aver migliorato le mie prestazioni. Niente da fare, mi sa che non ci sono proprio tagliata a fare il timoniere. Ci siamo ingaggiati in una regata tra noi ed il saturday night neozelandese; in palio una pizza. Se perdiamo penso di avere una buona fetta di responsabilità.
Il terzo uomo l’abbiamo recuperato: gli abbiamo dato una bella fetta di ore di riposo tutte d’un colpo e stamattina bello pimpante era di nuovo dei nostri. Meno male. In più abbiamo anche messo musica e oggi la barca è viva!!!!
Inizia a fare freschino seriamente. Durante il giorno le giornate sono freschette ma si sta ancora bene, le paragonerei alle prime giornate di primavera da noi in Italia: se stai all’ombra rischi l’assideramento, ma se ti metti al sole senti quel bel teporino che ti avvolge corpo e anima. Una figata. Di notte si gela.
Inoltre ci sarebbe da fare un accenno anche alle nostre abbronzature: c’hai presente uno sciatore? Ecco, siamo precisi. Io almeno quando mi guardo allo specchio mi sembro una appena scesa da una pista: collo bianco avorio, viso nero, labbra screpolate nonostante le dosi massicce di burro cacao, segno degli occhiali evidentissimo, capelli sconvolti (con questo freddo non ci penso nemmeno a lavarli, piuttosto mi tengo il sale fino a casa se necessario!!!)

11 novembre 2011 – giorno 7

Quasi esaurito il vento e si rallenta. Ad onor del vero già da ieri abbiamo iniziato con un po’ di motore, ma via via aumentiamo sempre la dose. Non arriviamo prima di domenica mattina. Uffa, si comincia ad accusare la stanchezza, e col freddo che fa anche solo 12 ore di ritardo sul tempo stimato alla partenza danno un bel fastidio…
Pensiero del giorno: non abbiamo incontrato niente e nessuno: non una barca, non un delfino, nemmeno pescato un pesce, e solo pochi uccelli sono passati rasenti la barca. Siamo solo nooooiiii!!!!

12 novembre 2011 – giorno 8 – 33°38’S 174°23’E

Giuro non dirò mai più una cosa successa o non successa prima che sia finito l’evento in cui avrebbe potuto verificarsi perché qualcuno (o forse Nettuno) potrebbe sentirmi: stamattina – all’alba, c’ut vegna un chencher, avevo appena preso sonno dopo il turno di notte – sono arrivati i delfini. Dopo i primi 5 minuti di incazzo totale per il pessimo orario scelto, sono anche stata contenta di aver finalmente visto dei delfini del Pacifico: piccolini ma carini. E mentre li osservavo non potevo evitare di pensare a G. e al nostro tormentone che in mare è abbastanza normale vedere i delfini, come in montagna è abbastanza normale vedere delle mucche ma non per questo la gente dalle auto si mette a urlare “vaccheeeeeee”. Questo ricordo mi ha fatto passare l’incazzo.
Manca poco ormai all’arrivo, prevediamo l’atterraggio verso mezzanotte. E visto che abbiamo perso la regata della pizza ho deciso di farla io a bordo, è sabato, si era detto pizza e pizza sarà!
Ora che è quasi finita va detta: quasi 1.200 miglia tutte di bolina, in tre, senza pilota automatico….. sono pese!!!! 8 ore di timone più il resto, e il freddo, e le difficoltà a far tutto… sono stanca, molto stanca. Fino qui tutto ok, ma se avessimo avuto da fare anche solo altri 2-3 gg avrei chiesto una turnazione anche per preparare da mangiare e lavare i piatti.

H 20.46, mancano 20 miglia, non se ne può più.

Come dice Capt non dire mai che siamo arrivati finchè non hai le cime a terra….
Rafficoni a 30 nodi, sempre sul muso. Onde alte e qualche secchiata in coperta.Vediamo terra e pare un miraggio. Niente pizza perché quando ho aperto l’unico pacco di farina era abitato da cosi piccoli e neri che si muovevano, allora abbiamo optato per una spaghettata A.O.P. quando attraccheremo, indicativamente tra 3 ore, per un totale di 7 giorni e mezzo di viaggio. Ho fatto trasferimenti anche più lunghi ma questo finora è stato il più peso. Niente di particolare nel senso che sicuramente esistono situazioni ben più difficili, alla fine a parte il vento costante nel naso e la mancanza del pilota non abbiamo avuto disagi tali da dire che è stata una sfida estrema, però è stata sicuramente una bella prova! Un’esperienza interessante, e son contenta di averla fatta. Sento necessità di fare un doccione di quelli storici. e mi chiedo come abbiano fatto Capt e Mr.X a fare da Bora Bora a Fiji (1.800 miglia), senza pilota, in due sole persone… e mi rispondo ricollegandomi ai fisici da lasagne di cui qualche paragrafo sopra.

13 novembre 2011 – WELCOME IN NEW ZEALAND!!! HAKAAAAAA

Alla fine gli spaghetti di mezzanotte li abbiamo mangiati alle 2.30, il canale di ingress per arrivare a questa Marina di Opua è lunghissimooooo, non finiva piùùùùùù….
il pontile della quarantena: gli appestati non possono scendere a terra

Allora: l’ingresso in Nuova Zelanda non è così semplice: niente che non sapessimo prima di arrivare ma una serie di rotture di scatole (giustificatissime) che fanno perdere tempo e basta. Innanzitutto non si poteva tirar dritto per il marina scelto ove portare la barca a far cantiere, no, bisogna fermarsi per forza al nord nord dell’isola, e quindi eccoci qui in questo limbo. Stanotte abbiamo attraccato al pontile della quarantena, chiamato così perché quando arrivi stai lì finchè non vengono a controllarti e darti l’ok per mettere piede sul suolo neozelandese. Stamattina è arrivato prima l’ufficiale dell’immigrazione che ci ha fatto tutti i documenti di ingresso, un accento inglese da paura che io non capivo niente, e perfino Cirillo era in difficoltà. Questo buon uomo ci ha portato in dono una borsa di benvenuto con dentro depliant e mica depliant di cosa fare, vedere, e bla bla bla. La borsa ovviamente l’ho ottenuta io e ne sono STRACONTENTA visto che sopra c’è lo stemmino del mio ciondolino. Dentro c’era anche una bottiglietta mignon di rhum, tralasciamo la marca (il Mount Gay, per chi non lo sapesse l’unico che trovi in vendita a St.Vincent & Grenadines), e per festeggiare ce ne siamo bevuti un sorsino, così, a stomaco vuoto, alle 9 di mattina. Pertanto quando è arrivato a bordo l’omino del controllo biologico, che io chiamavo “lo sterminatore” eravamo in crisi ridaiola e il fatto che costui fosse strabico verso l’esterno mi faceva troppo ridere perché me lo immaginavo in cerca di microbi e batteri, che senza muovere la testa riusciva ad ispezionare tutta la barca con un solo colpo d’occhio. Alla fine ha sequestrato una mela, due pomodori, una verza, un po’ di ginger e un barattolo di miele. Meno male non ha visto la “bomba”: la salsetta di peperoncini fijani di cui foto e filmato due post fa. Poi ha controllato le ruote della bicicletta di bordo e ha decretato che era tutto ok e potevamo scendere a terra senza contaminare nulla.
Vietato defecare in Nuova Zelanda
E andiamo al pontile. Qui Capt va all’ufficio del Marina e torna con dei sigilli per i water di bordo perché con lo scarico diretto in mare non si possono usare. Da morir dal ridere. Mi chiedo: ma se ora ci avete sequestrato tutto ciò che avevamo a bordo di “fresco” e da ora in avanti mangeremo solo cibo locale…. cagheremo anche locale no???? E allora cosa avete paura che contaminiamo?? Vabbè.

Primo incontro della giornata: Carlo Venco. Sapevo che bazzicava da queste parti ma è stata veramente una grande gioia vederlo!
Ora tutti riposano, io aspetto la lavanderia e torno in barca, stasera usciamo a cena con Carlo, mi fa troppo piacere rivederlo!!! E con questo chiudo il cerchio: lui è stato uno dei primi personaggi conosciuti 6 anni fa al mio arrivo ai caraibi.
Domani o dopodomani ripartiamo per raggiungere la nostra destinazione definitiva. A prima vista questa Nuova Zelanda è bella proprio come dicevano, spero vivamente di riuscire a ritagliarmi del tempo anche per visitarla un po’….
Denarau Marina, 03 novembre 2011

SORPRESA, ancora qui!!!

Rinviata partenza a domani, e meglio così: prima cosa, stasera usciamo con Ivan e Anna così finalmente ci conosciamo di persona, e seconda cosa stamattina sono stata dal dentista e le 3 dosi di anestesia che mi ha sparato stanno facendo il loro effetto: sono sballata come un coccodrillo e almeno ho modo di riprendermi, e anzi oggi pomeriggio penso proprio che andrò qui alla spa a farmi un pacchetto completo di massaggi, testa compresa (è una figata quando ti mettono l’olio caldo sulla testa e poi ti massaggiano. Esci che somigli un po’ ad un polipo ma è tanto bello…..). Alla fine comunque è andato tutto bene: la Dottoressa è stata puntualissima, adesso che sono entrata nell’ordine di idee del Fiji-time comprendo che solo un’ora di ritardo è ben poca cosa, e apprezzo anche di avermi fatto passar davanti una sola persona riducendo la mia attesa totale a meno di due ore. Sinceramente, ringrazio; il male ai denti alla fine era riconducibile ad una vecchia otturazione che stava mollando il colpo, due trapanate per toglierla, messa una nuova e tutto è a posto. Almeno speriamo, darò conferma quando sarà passato completamente l’effetto dell’anestesia. La mia coscienza mi impedirà per almeno altri 6 mesi di andare all’Avis a fare la solita donazione di sangue e non vedo l’ora di tornare a casa per andare dalla MIA dentista a sistemare un po’ meglio questa otturazione perché la sento un po’ sbattere, ma visto che la dottoressa filippina che mi ha curata non ne voleva più sapere di limarla e si è offerta piuttosto di limarmi i denti sotto (per risolvere il disagio dei denti che si toccano), ho preferito dirle ok così e poi penso proprio che per un mese non morirò per un fastidio.

Al ritorno anziché in taxi ero in vena di provare emozioni e ho preso un autobus. Né il bulabus (che gira solo all’interno del complesso hotelliero di Denarau), né il westbus (che gira fuori, e ha le targhe bula1, bula2, bula3, eccetera). Ho preso l’autobus vero, guidato da un 40 kg di ossa indiane, che io ho soprannominato Niky Bulauda, allegro e di buonumore. Non mi sono annoiata.

E’ tutto, sono le 14.40, la barca è appisolata, vado pure io.

A proposito: il pilota automatico NON FUNZIONA. Porcabula.

prima di lasciare le Fiji

Denarau Marina, 02 novembre 2011


Ormai partiamo, il prossimo post sarà il diario della mia semi-traversata pacifica. Dalle Fiji alla Nuova Zelanda è minuscola in confronto all’oceano nel quale ci troviamo, ma insomma accontentiamoci dei piccoli passi!

belli ma ATTENZIONE
Questo equipaggio mi piace.

Finita la crociera qualche giorno fa, con un po’ di dispiacere ho salutato gli armatori in partenza (forti!) e poi con Capt ci siamo messi subito dietro a pulire e sistemare la barca. A noi si è aggiunto Cirillo (in realtà non è questo il suo vero nome ma ci piace chiamarlo così), un francoamericano a zonzo per il pacifico. L’esatto opposto di me: sarà alto 4 metri e mezzo e penso che non arrivi a pesare 50 kg. Mi fa impressione (e nervoso, e invidia, e un sacco di sentimenti di questo genere, penso che o ingrasserà un pochino o lo picchierò) e ogni volta che gli parlo, a parte il torcicollo, mi vien voglia di dargli un panino. Comunque è simpatico pure lui. E quindi a bordo l’ambiente è ancora una volta sereno e rilassato con sprazzi di allegria. Stiamo preparando la barca per affrontare le millemiglia e poco più che ci dividono dalla Nuova Zelanda. Saremo noi 3, ancora incerta la presenza dell’autopilota….. Io non saprei che preferire: da un lato in tre senza autopilota mi sparo, dall’altro penso che quasi quasi sarebbe un bene per me, che finalmente sarei costretta a timonare, e quindi IMPARARE qualcosa (sarebbe anche ora).

...già emanano gas esplosivo...
Parliamo della lingua di bordo: siamo in 3, tutti e 3 parliamo Italiano, Inglese e Francese, ma ognuno di noi 3 è debole su una delle suddette lingue e desidererebbe migliorarsi un po’. Sembra un quesito della settimana enigmistica invece è vero. Allora per non fare triangolazioni (A e B in Italiano, B e C in Inglese e C e A in Francese) abbiamo deciso di stabilire ogni giorno una lingua ufficiale. Finora questa cosa è stata poco rispettata, si continua a triangolare ma con un occhio di riguardo per il terzo, che se non capisce gli si ripete. Didattica senza stress.

Un’altra cosa che volevo raccontare fa sempre parte della saga “mondo piccolo”: a parte che finalmente sono riuscita a salire sul Flying Cloud per vedere com’è adesso e l’hanno talmente trasformato (in meglio) con un sacco di modifiche spettacolari che gli interni li riconoscevo a fatica, devo segnalare anche di aver fatto conoscenza con un’Italiana, hostess su un catamarano qui su questo stesso pontile. Già ci eravamo visti a Blue Lagoon, lei si era avvicinata a noi per farci un saluto tra connazionali, e guardando il suo comandante mi son detta “io questo qua lo conosco!!” ma poi qui a bordo mi han detto che era un tedesco quindi ho pensato di essermi sbagliata perché io non conosco tedeschi. E infatti quando lo incontravo per il marina ci parlavamo in inglese, ma giusto buongiorno e buonasera. Invece ieri son passata a bordo da loro per visitare il catamarano e lui mi fa: “ma io ti conosco, tu eri in Martinica, tu sei la ragazza di François!” “no, diciamo che lui era fidanzato con me ma io non lo sapevo, e penso pure che mi abbia lasciata, comunque sì, sono io, e tu chi bula sei?” “lavoravo con Dream sul maxicatamarano”. “Aaaahhhhhhh…… ho capito!”. Sì sì, era quello che tutte le volte che lo incrociavo sui pontili non mi cagava mai nemmeno per sbaglio!!!! Sapevo che se ne era andato la scorsa stagione ma non mi interessava molto. E comunque, per chiudere il cerchio, io farò la crociera di capodanno proprio sul maxi, esattamente sul suo, non l’altro dove ho lavorato in aprile.

Comunque questa hostess, Silvia, è una tipa sveglia ed in gamba, e sarà che è sarda e mi ricorda tanto Ira ma già a pelle mi sta simpatica, e poi parlando con lei che sta qui nel pacifico da anni mi rendo conto che comunque i nostri problemi lavorativi sono sempre gli stessi all over the world!!!!!

la bomba è quasi pronta...
Altre persone conosciute qui sono Ivan e Anna, una coppia di Italiani che vivono qui e che avevo scovato e contattato prima di partire mentre cercavo informazioni sulle Fiji. Non siamo riusciti ad incontrarci di persona ma sono stati veramente carini e gentilissimi, disponibili anche a darmi aiuto nella ricerca di un dentista affidabile: è successo che ad un certo punto ha iniziato a venirmi male ad un dente. Ho già i miei problemini con i denti, quindi anche se il dolore non era costante né troppo esagerato ho pensato che a fine crociera sarebbe stato bene farmi vedere, almeno per escludere il bisogno di una dentiera seduta stante (magari aspettiamo qualche anno eh…). Preso appuntamento per ieri. A bordo mi prendevano in giro, dicevano che in realtà sarei capitata da uno stregone che mi avrebbe fatto qualche magia, invece arrivata allo studio (con il tassista più tonto della storia dei tassisti mondiali!) era tutto regolare: diplomi appesi alle pareti, foto di denti, raccomandazioni ed istruzioni sul corretto uso dei presidi di igiene dentale, eccetera. Tutto regolare, mi siedo e aspetto. Ore 12.30, è il mio orario ma c’è dentro ancora il paziente precedente, ok no problem. Ore 13.00 chiedo all’assistente come siamo messi e lei mi rassicura “quasi finito”. Ore 13.20, l’assistente esce dall’ambulatorio e mi dice “guardi, questo signore ha bisogno più del previsto, la prendiamo dentro alle 14, se vuole farsi un giro qui intorno….”. Ma un giro dove che siamo lontani dalla città, in c*** al mondo…. E dico che casomai se è una cosa lunga preferisco prendere un altro appuntamento, ma no no no no, se hanno detto alle 14 saranno le 14, non un minuto oltre, allora decido di aspettare, uè, può anche capitare che un paziente richieda più tempo, non mi arrabbio mica! Infatti alle 14.00 precise precise si rifà viva l’assistente, che mi dice “dobbiamo parlare” “Ossignore, che c’è?” “Il signore ne ha ancora per un po’, poi c’è da fare anche la moglie che è dentro con lui, meglio prendere un altro appuntamento”. Mavaffanbula, và! Ho cercato di minimizzare e sono uscita con dignità dicendo perfino vinaka (grazie), ma ero incazzata che la metà bastava!! E il tassista, ancora più tonto che all’andata, ha preso veramente dispari! (vabbè dai, non son stata così maleducata, diciamo che non ero in vena di fare le solite chiacchiere tipo “oh wonderful Italy, pizza e spaghetti” e “sì è la prima volta che vengo alle Fiji” e non l’ho cagato molto, però per farmi perdonare gli ho dato una buona mancia….). E così domattina ci riprovo, a vedere se son più fortunata. Ho voluto il primo appuntamento della giornata. Ivan dice che questa situazione è normalissima, non mi è successo assolutamente niente di eccezionale, questo è il Fiji-style! Ah va bene, basta saperlo, domattina ho appuntamento alle 9, magari mi porto dietro il pranzo al sacco e non c’è problema!

E quindi son pronta a lasciare queste isole. Mi spiace. Sono stata bene, i posti mi son piaciuti, la gente anche, si si nonostante stramberie tipo uomini con sottana e – ancor peggio – fiore nei capelli e donne baffute, ho constatato che i Fijani sono davvero il popolo più gentile che io abbia incontrato fino adesso. E pensare che giusto ieri sera ho letto un articolo di Ivan e Anna sul cannibalismo tanto in voga in queste isole fino a meno di un secolo e mezzo fa. Quanto ho letto mi ha fatta rabbrividire, io metto il link all’articolo ma avviso i naviganti che certi racconti sono veramente cruenti….fate voi!!! Ed alla luce di ciò mi chiedo come il popolo più guerrigliero, assatanato, crudele e sadico del globo terrestre sia potuto divenire improvvisamente così mansueto, gentile, premuroso ed ospitale come ho visto io??? Leggo che i Fijani di oggi parlano dell’epoca del cannibalismo come “il tempo del diavolo”, ma mi piacerebbe tanto poter avere il tempo e la confidenza con qualcuno di loro per poter chiedere cosa ne pensa oggi la gente comune... L’unica cosa che mi è capitata è stato ieri mattina a spasso tutta sola per il centro di Nadi: un commesso di negozio mi ha invitata ad entrare a vedere la merce esposta apostrofandomi con un “non temere, non ti mangiamo, abbiamo appena fatto colazione!” (vedo che il senso dell’umorismo non manca)

Via, chiudo il post che c’ho da fare, e domattina dopo il dentista e dopo le formalità doganali di uscita della barca ci dirigeremo a Malolo (edajete) per attendere la meteo favorevole alla partenza. Ottima e saggia decisione di Capt, è inutile stare qui a marcire in porto, almeno a Malolo facciamo due tuffi!!!!







Ps: chiacchiere di pontile mi informano che i due signori che mi hanno fatto tanto tardare erano quelli della barca qui di fronte a noi, e che l’imprevisto era una carie. Hanno detto che la dottoressa è bravissima. A sper ben!

Denarau Marina, isole Fiji, 29 ottobre 2011

Fine seconda puntata della nuova serie “navighiamo alle Fiji”. Tutto è andato bene come da aspettative, tranne il tempo, che addirittura ci ha fatti pensare di terminare la crociera un giorno prima, quindi siamo rientrati in porto oggi anziché domani. Col culo che mi ritrovo domani sarà una giornata soleggiatissima e staremo qui a soffrire e schiattare!!!

Infine siamo finalmente riusciti ad andare alle Caves. Posto bellissimo, meraviglioso, con queste rocce tutte frastagliate verticalmente che con la bassa marea mostrano il lato sotto che fa tipo “ombrello” sull’acqua, oppure sulle spiaggette si creano tipo dei “salottini” naturali… bello, davvero molto particolare. Peccato solo la giornata uggiosa: il sole si è concesso appena una mezzoretta giusta giusta per fare le foto e poi si è nuovamente eclissato dietro le nubi. Timidone. Però siamo scesi a terra lo stesso e siamo entrati alle Caves vere, praticamente un laghetto chiuso in una grotta con le pareti a strapiombo altissime sul livello del mare e profonde sott’acqua, col sole che riflette tutto dentro. Molto suggestivo ma il bagno l’ha fatto solo l’armatore, noi altri eravamo poco ispirati. C’era anche una nave da crociera carica di turisti (che a nostro avviso apparivano molto provati da questa vacanza, almeno a giudicare dalle espressioni catatoniche che avevano), e di conseguenza le donzelle del villaggio di fronte avevano allestito bancarelle di souvenir locali: parei, camiciole, conchiglie, collanine e ninnoli vari. Sorridentissime e gentilissime ci hanno proposto di comprare papaye fresche e ci siamo dati appuntamento per il mattino successivo al loro villaggio sull’altro isolotto.


Infatti appena svegli, di buonora e di buonumore siamo scesi al villaggio con due pacchi di Kawa (1) da offrire in dono; al nostro approdo in spiaggia le donne del giorno prima ci hanno salutato con simpatia e calore, ed un signore ci ha accompagnati dal capo-villaggio (Mr. Hinaki, se così si scrive) che ha molto gradito l’offerta, e dopo averci chiesto chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo (un fiorino!) ci ha ringraziati intonando una melodia (capito ‘na mazza) propiziatoria per noi, per il nostro viaggio, per il dono ricevuto e chissà cos’altro ancora, e battendo le mani a ritmo lento con saltuari colpetti veloci, anche sulla kawa stessa. E’ stato un momento intenso, almeno io l’ho vissuto così, tutti lì seduti in terra ad ascoltare il capo che cantava; unico dubbio: ma noi dobbiamo/possiamo partecipare battendo le mani o no? Un pochino l’abbiamo fatto, ma non troppo. Poi ci ha invitati a visitare il villaggio e anche la scuola, era un giorno speciale per i bambini, siamo capitati nel Mafti day (cus’el?). Il villaggio è molto bello, semplice e modesto ma ben tenuto. Le persone che incontravamo erano tutte amichevoli, sorridenti e calorose, tutti ci dicevano che eravmo bula-benvenuti e ci auguravano una felice bula-giornata. La scuola bellissima: a parte che si trova un po’ “in periferia” e per arrivarci bisogna costeggiare la spiaggia e pensavo che figata andare a scuola tutti i giorni passando dalla spiaggia, altro che lo scuolabus in mezzo al traffico! Arrivati là tutti i bambini, di tutte le età, erano tutti mascherati (probabilmente c’era una recita scolastica), tutti curiosi di noi ma tutti a salutarci educatamente e gentilmente con infiniti bula. Abbiamo notato che fin da piccoli comunque vengono instradati a svolgere mansioni socialmente utili: c’era una lavagnetta con scritti i compiti del giorno: a chi toccava pulire la libreria, a chi toccavano i bagni, a chi la mensa eccetera. L’abbiamo trovata un’attività molto utile per responsabilizzarli fin da piccoli, altro che bidelle e mica bidelle, spesso nemmeno rispettate dagli studenti che fanno quel che gli pare tanto non tocca a loro pulire!!!

Sulla strada del ritorno abbiamo reincontrato un tipo (Haki o qualcosa del genere, non ricordo bene) che ci aveva chiamati in casa sua per venderci papaye e banane (acquistati in dosi massicce) e ci ha ripetuto l’invito di recarci al villaggio quando vogliamo, che la porta di casa sua per noi è sempre aperta, e possiamo fermarci quanto tempo vogliamo. Al che c’è stato anche un mezzo tentativo (ovviamente scherzoso) di lasciarmi sulla spiaggia con la scusa “tanto da dormire ce l’hai”.

Una bella esperienza. Molto bella.

Però ho notato una cosa che in città e al marina non avevo ancora visto: al villaggetto le donne avevano quasi tutte i baffi. Belli eh, dei bei baffoni da fare invidia a Pecos Bill. Allora mi chiedo come mai, e mi rispondo concludendo che vivendo con degli uomini che portano la sottana e spesso hanno anche un fiore tra i capelli…. il fatto che le donne abbiano i baffi è l’unica conseguenza logica (o forse il contrario????)


[1] Kawa: trattasi di bevanda a base di radice locale finemente sminuzzata. L’aspetto ed il colore non sono per nulla invitanti (appare grigiastra e sabbiosa) ma pare sia molto in voga da queste parti, pertanto apprezzatissimo dono da portare ai villaggi che si intende visitare. Pare che bevuta in dosi massicce abbia effetti stupefacenti ma neanche troppo, dicono dia sonnolenza. C’è anche chi mi ha chiesto di portarne a casa un po’, e io che stavo già scrivendo la lista dei regali ho aggiunto la voce Kawa seguita da alcuni ++++. Meno male la stessa persona mi ha avvisato che stava scherzando e di non fare una cosa del genere perché in Europa è classificata come droga. Pensa che figura di merda a spiegare a mio babbo che deve pagare la cauzione per tirarmi fuori dalla galera, capo d’accusa: traffico internazionale di sostanze narcotiche. Io che sono contraria alle droghe!!!  Comunque prima di partire la voglio bere, succeda quel che succeda!
Isole Fiji, 26 ottobre 2011


all’ancora nei pressi di un isoletta ove c’è un villaggio e quindi si presume che sia abitata. Tutto calmo, tutto tranquillo, al limite della noia. Siamo tornati nelle isole Iasawa per cause di forza maggiore: il vento non ci permetteva proprio di prendere la rotta sud…. E quindi eccoci di nuovo qui: un paio di notti a Malolo, poi un paio a Blue Lagoon, e finalmente oggi abbiamo visto qualcosa di nuovo, ci stiamo dirigendo verso le Caves, che la volta scorsa ci siamo persi perché abbiamo saputo della loro esistenza solo l’ultimo giorno… Un po’ delusa di rifare lo stesso itinerario della volta scorsa ma non è colpa di nessuno quindi mi adeguo di buon grado e confido molto nelle caves, e poi quel che conta è star bene, e io qui sto davvero benone. Nemmeno il tempo è dalla nostra: cielo plumbeo, grigio, triste. Peccato.

E quindi, dal momento che ho tanto tempo libero visto che ho interrotto l’attività natatoria causa temperatura non favorevole (fa freschino, nemmeno 30°….) e visto anche che il lavoro non è che mi assorba poi così tanto (minchia, dire che sto lavorando è un parolone, quasi quasi mi vergogno anche ad usare questo verbo….) non è che abbia poi tutte ste cose da raccontare, e quindi approfitterò per esprimere un po’ di pensieri interni, quelli miei privati (ma non troppo, quindi condivisibili):

Questo viaggio mi fa un po’ paura. Non paura vera, lo definirei più un timore, nel senso che mi sto preoccupando dei miei stessi pensieri, ho un po’ di confusione in testa, penso di essere vicina alla chiusura di un cerchio e non saprei dire se spero o temo che sia così. Ricapitolando, io fino a qualche mese fa vivevo la mia vita felice e spensierata, entusiasta della mia scelta e sempre più con la testa nelle mie convinzioni. Poi cos’è successo? Niente, o forse tutto. Un momentino di crisi verso il 40° compleanno anagrafico, apparentemente superata. Poi una frase buttatami lì da Julien, il mio amico parigino che vive ad Hong Kong che è venuto con me a fare Barcellona-Viareggio in agosto. Mi ha detto: “Vaifra, bisogna che tu trovi il tempo di occuparti di te stessa, non solo degli altri”. Subito niente, mi ha strappato un sorriso e l’ho mandato a quel paese, poi nelle settimane a venire il rimbombo di questa frase nel cervello, ed il suo significato. A me piace occuparmi degli altri, e spesso lo faccio a discapito di me stessa. Talmente “dentro” il mio personaggio di quella che ha sempre un riguardo per tutti, quella che non gli sfugge niente, quella sempre organizzatissima, quella (d)efficiente…. che poi per non perder colpi trascuro me stessa e le mie esigenze, fisiche e psichiche. Ma non solo: trascuro anche le mie esigenze affettive. Oltre a non riuscire a costruirmi una storia normale con una persona normale (non ne incontro!!!!!) (ma questo probabilmente è nel mio karma perché era così già da ben prima di fare la vagabonda e quindi ci sono rassegnata), ora mi rendo conto che mi mancano la mia famiglia e i miei affetti, li vedo troppo poco e a volte mi sento in un certo senso fuori dalla loro vita. E quando sono a casa, quindi fuori dal lavoro, smetto di essere SuperVaifra e delle due divento MerdaVaifra perchè anziché far godere i miei cari delle esperienze messe a frutto durante i miei viaggi, non me li coccolo abbastanza. Quindi li trascuro, o almeno mi sento in difetto perché mi sembra di non fare molto per loro, in proporzione faccio molto di più per emeriti sconosciuti che mi salgono in barca una settimana e poi chi li rivede più. E questo non va bene.

Tornando al discorso principale…. Sono in crisi. E sento come dei flash, dei campanelli che questo viaggio sia un po’ la chiusura del cerchio, ci sono troppi tasselli che stanno trovando la loro collocazione. Il che potrebbe anche essere la chiusura di un cerchio piccolo per poi aprirsi un cerchione, chi lo sa, però sento vibrazioni strane e non riesco a vedere un futuro davanti a me oltre i 3-4 mesi. La prossima primavera per quanto mi riguarda è tutta da inventare, la mia porta è molto aperta, direi spalancata, e potrei andare a finire ovunque a fare qualunque cosa. Perfino sulla luna a raccoglier sassi. Da un lato voglia di tornare sulla barca di questa estate passata, che ormai sento come se fosse “mia” e mi sono affezionata alle persone, dall’altro lato voglia di fare qualcosa di nuovo.

In senso metaforico, veramente non so più se mi manca di più quella carezza della sera o quella voglia di avventura…. eh, grandi parole….

Vediamo i campanelli quali sono:

- Questo viaggio si concluderà in Nuova Zelanda. Il mio inseparabile ciondolo viene dalla Nuova Zelanda, ha una storia sua: me lo regalò Luciano, un carissimo amico torinese col quale da anni si discuteva di cambiar vita. Solo chiacchiere per me, lui invece un bel giorno mollò tutto davvero e partì per la Nuova Zelanda in cerca di chissàchecosa. Quando tornò aveva questo ciondolo, che significa “coraggio di affrontare i cambiamenti” e da Malpensa anziché andare diretto a casa sua (Torino) passò prima da Imola per portarmi il ciondolo. Io ero ancora in alto mare con le mie indecisioni. Tre mesi dopo davo le dimissioni. Inoltre, casi della vita, in questi 6 anni non ho mai navigato con persone di Torino. Qui a bordo sono tutti Torinesi, almeno di origine.

- Estate 2004, quando ebbe inizio la rincorsa del mio “salto”: quando noleggiavamo le barche per farci i week end all’Elba ci piaceva mettere lo stereo a palla con l’Haka e facevamo il ballettino degli All Blacks. All Blacks: neozelandesi. Haka: danza tipica delle isole del pacifico.

- Ancora: arrivo alle Fiji e trovo il Flying Cloud, il mio primo catamarano… quanto ho sofferto quando ho dovuto abbandonarlo perché era stato venduto!!! Ma è anche vero che soffrivo tanto perché vedevo “la fine” e invece il fatto di trovarmi a terra fu “l’inizio”. Ma non lo sapevo.

- Poi, mi trovo alle Fiji. E la Fiji erano il sogno nel cassetto di Simona, la mia più cara amica dell’adolescenza, ora persa di vista, ma da quando sono qui penso a lei ogni giorno e sto rivedendo tutto il film della nostra bellissima amicizia, e mi rivedo quando ancora ragazzetta mi immaginavo il mio futuro, o meglio i miei futuri, perché non avendo alcuna idea di quel che poi sarebbe stato cambiavo aspettative ed ambizioni ogni giorno (sono un gemelli doc…..)

- Addirittura sto facendo sempre più ricorrentemente un sogno, in situazioni diverse, luoghi diversi, con persone diverse ma sempre un unico denominatore comune: montagne di biancheria da lavare, e tocca a me. Allora ho cercato su google e sembra che il mio inconscio stia catarticamente cercando di trasmettermi il messaggio che è ora di cambiare qualcosa, di rinnovare, di trasformare. Come dice Ira, ogni 10 anni bisogna rivoluzionare la propria vita. I miei grossi cambiamenti sono stati nel 1991, nel 1999 e nel 2005, ma si sa che io in matematica son sempre stata un disastro.

Quando ho cambiato vita non lo sapevo nemmeno io cosa cercavo, ho trovato questa e mi piace da morire, però forse ho esagerato: io volevo viaggiare, ma forse ora sto viaggiando troppo, inizio a sentire la necessità di stare più vicina ai miei affetti, inizio ad essere stanca di questo vivere un po’ “mordi e fuggi”. Divertente, ma alla lunga ho l’impressione che la vita mi stia sfrecciando a fianco e mi sto perdendo un giro, che poi non si recupera più. E a parte il discorso affettivo c’è anche un lato pratico: inizia a mancarmi una base, un nido dove tornare. Vorrei un letto mio, un comodino mio, un armadio mio…. mi sembra troppo spesso di vivere in prestito, appoggiata qua e là, di non usare tante cose perché mi scoccia cercarle nella valigia, tanto che poi smetto di portarmele dietro, e assomiglio sempre più a una zingara. Devo trovare il tempo di occuparmi di me stessa.

Però poi obiettivamente non ho voglia di fermarmi, vorrei solo rallentare ma ho ancora troppe cose da fare, e troppo poco tempo. Ci sono posti dove voglio andare, e uso di proposito il “voglio” anziché il condizionale “vorrei”: voglio fare un periodo di volontariato in una missione in Africa, per esempio (lo penso da almeno 15 anni); voglio andare a vedere come si vive in Sudamerica e anche in Sudafrica; voglio navigare su al nord nei fiordi norvegesi ma anche fare un giretto in Groenlandia o da quelle parti lì; voglio fare Panama e le Galapagos, e prima di ciò voglio vedere Los Roques e San Blas; voglio entrare a New York in barca; voglio visitare l’India e soprattutto il Nepal; voglio fare un giro alle Hawaii, camminare sulla Grande Muraglia e visitare la Giordania; voglio fare Suez e il Mar Rosso; voglio fare un coast to coast negli Usa; voglio fare un salto in Madagascar e un altro in Giappone, e poi ci sarebbero le Maldive, l’isola di Pasqua, l’Argentina, il Mar Morto… E mi rendo conto che invece alla fine tutto ‘sto cambio di vita si riduce a ben poco visto che mi sono inchiodata a fare estate in mediterraneo ed inverno ai caraibi. Non faccio più nemmeno le vacanze! Ma adoro Martinica e Grenadine, amo troppo smodatamente i miei charterini easy style in quelle isole, non posso non andare. E non posso non fare la stagione in Mediterraneo, mi è necessaria per poter fare una capatina a casa di tanto in tanto (e anche per uno squallido discorso venale). Ci vorrebbero due vite.

Allora penso che sia meglio non pensare, semplicemente mi godo lo splendido momento di questo viaggio, di certo so solo che il 14 dicembre arriverò in Martinica bella carica per affrontare la stagione (già quasi tutto il planning programmato fino ad aprile compreso, quest’anno un record!)…. e poi si vedrà!