Ibiza, 30 luglio 2011


Ho due cose importanti con me, anzi quattro: la foto della nonna attaccata in cabina che mi guarda sorridendo coi pollici in su che mi dà forza di andare avanti, il mio solito ciondolo Mahori dal quale non mi separo ormai da 8 anni, un braccialettino portafortuna ricevuto dalla hostess della barca vicina a Viareggio, e due pietre protettrici avute in regalo da una cara amica per il mio compleanno. Poi ho altri piccoli ninnoli che comunque hanno un grosso significato perché hanno segnato momenti importanti. Se vado avanti così ora della pensione mi ritrovo a viaggiare con una valigia più grande di me, ma queste cose sono necessarie, non posso separarmene.

Detto questo, facciamo un po’ di cronaca degli ultimi tempi: I 10 giorni a Portorotondo sono volati, peccato esser usciti in barca un giorno solo; comunque pur se il mio lavoro è stato bello pesante le persone che venivano a bordo erano tutte piacevoli quindi lavoravo volentieri e con serenità. Ho fatto full immersion in barca tanto che andare al supermercato lo vivevo come una boccata d’aria, e poi è finito tutto e ho ripreso un po’ di vita privata: la sera stessa della partenza degli armatori sono uscita con 2 amici ormeggiati 4 barche più in là e mai il tempo di dirci ciao dopo 2 anni che non ci vedevamo, e la serata di svago mi ha fatto un bene indescrivibile. Poi il giorno seguente cena con un’altra coppia di amici (veramente io conoscevo solo lui, ma con lei dopo 5 minuti eravamo già perfettamente in sintonia, serata piacevolissima); poi siamo partiti e abbiamo fatto sosta a Stintino, dove la sera sono stata raggiunta dalla Francesca con famiglia (8 anni che non ci vedevamo!!!!!!!!!! Stupendo). La sera seguente, in tappa a Minorca, abbiamo incrociato al benzinaio un tipo che mi aveva chiamata a febbraio per un imbarco e si ricordava il mio nome (vantaggi di avere un nome poco comune), e la sera ci siamo visti tra equipaggi per berci qualcosa insieme, simpaticissimi sia lui che la sua hostess, serata molto piacevole… e piccolo il mondo.

Ieri siamo arrivati ad Ibiza, finito l’ormeggio scendo dalla barca per andare a comprare il pane, faccio 10 metri e mi scontro con un tipo conosciuto durante l’inverno in Martinica, lui e morosa sono qui da inizio estate e stanno su una barca circa di fronte alla mia. Dovevamo vederci la sera per bere qualcosa insieme ma i programmi sono cambiati e non sono potuta uscire. Vabbè, tanto ci vedremo ancora, siamo sullo stesso pontile! (Avevo pensato questo anche all’arrivo a Portorotondo per vedere Giampiero e Laura….)

Stasera invece c’è la Gabri, e cascasse il mondo usciamo, a qualunque ora finiamo i rispettivi servizi. Ibiza, mito di eccessi e perdizioni, dove all’ingresso dei locali manca solo la scritta “perdete ogni speranza o voi che entrate”… Ho sempre avuto un po’ paura di questa isola ma sono curiosissima, devo esplorare, vedere, curiosare… Ieri andando al supermercato quei 700 metri di Ibiza che ho visto non mi sono dispiaciuti, sembrava una normale cittadina di mare con la differenza che anziani e bambini NON ce n’erano. Tanti sboroni, questo sì. Spero solo di non far la figura della vecchia bacchettona ad incantarmi a guardare i turisti che vivono il posto al 100% con tutto ciò che offre... Ma tanto sono con la Gabri, e noi due insieme, che in passato siamo riuscite perfino ad ubriacarci con un Mojito in due, non corriamo certo il rischio di perderci, o se lo facciamo stiamo nei limiti (anche perché ci basta veramente pochissimo, ci definiamo “economiche”). E domani si ricomincia, la barca è tornata a ripopolarsi, e speriamo almeno alle Baleari di navigare un po’ di più che in Sardegna. Quindi ora ciao, la Vaifra-persona torna in stand-by per lasciare il passo alla Vaifra-hostess, ci risentiamo più in là.

Rada di Formentera, 22 luglio 2011, ore 22.54


Stralci di vita equipaggesca in assenza di passeggeri a bordo.
Dopo 3 gg di navigazione stasera dopo cena ho espresso il desiderio di qualcosa di dolce ma non abbiamo nemmeno gelato in freezer. Michele, che è una persona estremamente gentile, mi chiede il permesso di fare le crepes (che mi vegnono cussì bbuone Vaifra che nun puoi nemmeno immaginà). Ovviamente permesso accordato, incrocio le dita che non succedano disastri e aspetto. Lo sento armeggiare in cucina, sento odor di bruciato ma lo lascio fare, finchè non scatta l’allarme tutto è sotto controllo, anche il comandante se la ghigna sotto i baffi mentre controlla il monitor. Poi arriva lui, mezzo fiero del suo risultato e mezzo no, mi dice “devo aver sbagliato qualcosa, nun m’è vignuta bbene”, e mi presenta una cosa secca secca sommersa di Nutella. Assaggio. Beh. Che dire? Lui aspetta speranzoso il mio verdetto…. cavoli, non è mica una situazione facile… “Michele, ma cosa ci hai messo dentro?” “Uova e zucchero” “…. e il latte è passato di moda?” “Mannaggia, ecco che me so’ scurdato, mò te ne faccio n’altra” “No, lascia stare, tanto prima o poi dovevo metter su la dentiera lo stesso…”

Quello della foto è il secondo tentativo. No, non è nera di Nutella e non l’hanno voluta nemmeno i pesci, hanno tentato di risputarcela in barca. Eppure stavolta il latte c’era.
Portorotondo, 20 luglio 2011

Stremata, fisicamente a pezzi, moralmente a terra.
Sapevo che questo periodo in sardegna sarebbe stato il più pesante della stagione, ero preparata a ciò. Ma speravo di far parte di una squadra, un’équipe, un gruppo di persone polivalenti. Invece caz, a so’ da par mè, solit. La barca è ferma per un problema al motore che è stato risolto stamattina, da domani – meteo permettendo – si esce. Media ore giornaliere di lavoro registrate dalla partenza ad oggi (non presenza SUL lavoro, ma lavoro vero e proprio): 19. Certi giorni riesco a fare un riposino pomeridiano, altri giorni no. I miei colleghi in compenso si annoiano che non sanno come passare il tempo. Son delusa e affranta. Parlare è fiato sprecato, e non ho tempo di perder tempo.
Lati positivi: ho perso un po’ di peso.
Lati negativi: penso di averlo perso nel cervello, visto che mi rendo conto di perder colpi.
Arriverà il momento del riposo, arriverà…


Il resto tutto ok. (ma esiste il resto????)
Viareggio, 5 luglio 2011


Un pronto soccorso a stagione significa che sei proprio un coglione (anche al femminile).

Stavolta sono caduta. Anzi no, dire caduta è riduttivo: ho proprio fatto un bel volo librandomi soavemente nell’aria, leggiadra e leggera come un fringuelletto... e poi son sfrombolata giù dalle scale atterrando pari pari di schiena negli spigoli dei gradini, non senza battere sulla parete laterale e assestando un sonoro calcione al muro di fronte. Un disastro. E là, accartocciata in quei 100 cm quadrati di pavimento, incastrata tra la porta del bagno ed i gradini assassini non mi muovevo più; il rumore ha destato la curiosità del comandante, che è accorso velocemente e piuttosto preoccupato e abbiamo fatto un primo check-up: Riesci a muovere le gambe? Si. Riesci a muovere le braccia? Si. Riesci a muovere la testa? Si. Allora alzati, dai che ti aiuto. No, non ci penso nemmeno, lasciami qui, voglio vivere il resto della mia vita in questa posizione!!!! Ma dopo 10 minuti, col suo aiuto son riuscita a scivolare fin giù sul pavimento in posizione almeno simil-umana; dopo un’altra mezzora, trasportata come un koala al suo collo ho raggiunto (faticosamente) il pozzetto. Ma non stavo niente bene: senso di vomito, giramento di testa, buio.  Sono stata deposta sul tavolo e lì ho aspettato i soccorsi, sono arrivati a prendermi i barellieri (una è caduta giù dalla passerella, che ridere!), abbiamo fatto un bel giretto per la Versilia in ambulanza e poi tra una lastra e un’ecografia, un esame ed una visita ho passato un’allegra giornata al pronto soccorso con medici ed infermieri, un po’ mi sembrava di essere in una puntata di E.R. Buffa la scena della nonnina di fianco a me, mi sono ascoltata tutti i suoi racconti di giovine ragazzotta nel dopoguerra, so che ha un figlio laureato in medicina, un nipote che non mangia pesce e che non le è andata giù la separazione di Albano e Romina, più un sacco di altre cose. Il tutto raccontato (a me e a tutto il reparto) mentre dormiva, e a nulla valevano i sedativi, quella non taceva proprio!

Insomma, alla resa dei conti non ho niente di rotto nemmeno stavolta! E così, straimbottita di farmaci per i dolori, mi hanno dimessa. Non so cosa mi abbiano dato esattamente, ma se prima non riuscivo - non dico a mettermi seduta da sola - ma nemmeno a stare sdraiata in posizione diversa da prona, dopo la medicina magica sono uscita deambulando con le mie gambe; un po’ sgarruppata, come dice Michelino, ma in posizione quasi eretta, sempre col fido comandante a mò di zanetta. Comunque quella medicina dev’esser roba buona perché mi sento pure quasi euforica, e appena entrata in barca mi son messa a stendere i panni che erano nella lavatrice ancora dal mattino, e anzi avrei ricominciato a lavorare come niente fosse (ho un sacco di cose da fare!!!!) ma poi mi sono imposta di mettermi tranquilla e obbedire al medico: riposo.



The day after: sinceramente pensavo peggio, ma non sono proprio in forma eh! Ho visto tempi migliori. Facciamo l’inventario delle parti dolenti: schiena (tutta, soprattutto zona lombare sinistra), dita del piede destro (tutte, escluso il mignolino, somigliano molto ai salsicciotti da aperitivo), gomito sinistro, chiappa sinistra, calcagno sinistro, ginocchio destro (ma questo dove l’ho sbattuto?) e tricipite sinistro. Ma a parte questo sono in forma splendida. Una bustina di antidolorifico (secondo me pure un po’ allucinogeno a giudicare dagli effetti collaterali che mi provoca) e son pronta per affrontare la mia giornata odierna, il cui programma sarebbe di rimanere inchiodata al divano armata di telecomando, pc, telefono e sudoku, ma tanto so che non ci riuscirò fino a sera. I ragazzi provvederanno a fare almeno il minimo indispensabile per dare una parvenza di ordine agli interni dell’imbarcazione, che in questo momento più che una barca sembra un magazzino in disuso e se entra qualcuno c’è da sprofondare di vergogna per il disordine che regna sovrano, avendo io lasciato i miei attrezzi del mestiere sparsi qua e là un po’ ovunque in base a dove mi sarebbero serviti, mescolati a utensili (maschili questi, diamo a Cesare quel che è di Cesar per favore!) e mucchie di panni da stirare, che non stirerò. Che hostess di second’ordine che sono!

Terzo giorno: beh, sono in piedi. Di gomma. Oddio, a dire il vero ho ancora una deambulazione alquanto ridicola ma tutto sommato non mi lamento, oggi siamo pure andati a fare spesona! Io dirigevo le operazioni ed il povero Michele spingeva i carrelli stracolmi. 4 ne abbiamo fatti. E poi si è fatto quei duecentomila giri per portare tutto in barca, poveretto; quando gli dico che lunedi arriva il carico delle bevande mi uccide! Io di mio se di solito in un paio d’ore sistemo tutto a ‘sto giro ci ho messo tutto il pomeriggio, ma il lavoro è fatto! Ok, via, son pronta per partire! Michele un po’ meno, è stremato il giovine!!!! (e lo vedo meno paffutello di quando è imbarcato)

Viareggio, 4 luglio 2011


Io oggi dovevo essere a Tahiti, in Polinesia. Davanti a me spiagge da sogno, sabbia finissima, palme, e acqua cristallina sotto la barca (a vela). Invece sono a Viareggio, in Versilia. Davanti a me un cantiere navale, polvere, cozze marce e acqua grigia puzzolente sotto la barca (a motore). Non è esattamente la stessa cosa.
Son scema, lo so. Ho rifiutato l’imbarco a Tahiti. Erano anni che aspettavo un’occasione del genere e l’ho rifiutata. Son 15 giorni che mi do della cogliona da sola. Ma non avevo scelta, la mia coscienza non mi avrebbe perdonata… e così eccomi qui in questa terra desolata ad aspettare di partire per mete più stimolanti.
Non che sia pentita di aver accettato questo imbarco, assolutissimamente no, confermo che qui sto benone: stranamente quest’anno ho trovato un imbarco sano su una barca bella con armatori super, ai quali mi sto pure affezionando, e per tutto il resto ho promesso a me stessa che stavolta non avrei fatto la pignolina: la cazzata l’ho fatta io e quindi ora ne pago le conseguenze io senza profferir lamento, almeno fino a fine estate. D’altra parte dopo le avventure degli anni scorsi non ci speravo nemmeno più di poter trovare armatori umani… e infatti non volevo neanche lavorare in barca quest’estate 2011, avevo altri progetti per la testa (Hong Kong). Ma si sa, i programmi son fatti per esser stravolti, e quindi alla fine sono qui; molto contenta, con una punta di amaro ripensando a Tahiti ma fiduciosa nell’avvenire, sempre convinta che niente succeda mai per caso. Se son qui anziché a Hong Kong o Tahiti significa che grazie a questa scelta che ho fatto si sgraneranno a catena una serie di situazioni che mi daranno tanta gioia in un secondo momento. Lo dice perfino il mio oroscopo. E io le aspetto speranzosa (anche se chi visse sperando morì in modo alquanto grottesco). E intanto ripercorro con la mente la stagione mediterranea passata e quella precedente: quanti fuori di testa che ho incontrato!!! Mi viene in mente soprattutto la barca su cui mi sono perfino infortunata e in cambio sono stata licenziata in tronco accusata di credermi in vacanza perché mi ero assentata troppo tempo (cazzo, ero al pronto soccorso immobilizzata da una dottoressa armata di bisturi che mi squarciava un polpaccio senza anestesia pur di evitarmi una cancrena causata da ustione di 3° grado trascurata e quindi conseguentemente infettata!!!! Roba che eran 2 gg che zoppicavo, avevo il piede gonfio e il polpaccio giallo/nero (neanche fossi l’ape maia), e questi mi vengono a dire che “invento” frottole per giustificarmi, mavaffanculovà!). (Lipari, 4 di notte, a dormire su una panchina con la mia gamba gigia tutta dolente e un freddo canarino che mi son pure beccata il raffreddore), sì dai, la barca dell’armatrice inversamente proporzionata bellezza/cervello col marito intelligente part-time (a seconda se era pre o post aperitivo), una coppia perfetta. Preferisco orientare i miei ricordi sulle stagioni invernali.
Ma fa male pure quello, mannaggia la miseria, mancano ancora troppi mesi! Allora sai che fo? Smetto di pensare e quasi quasi inizio a lavorare un po’, che son già le 7.30 di mattina e dopo quest’ultimo week end la barca è ridotta proprio male in termini di sporcizia: è stato divertente fare la maionese con i bambini, ma ora ne ho tracce ovunque, ben impiastricciata in ogni dove; ne vedo una manata anche nella parete qui di fianco a me, esattamente ben posizionata tra il grumo di patata spatagnata (souvenir del purè) e lo sbaffo di gelato. A proposito: qualcuno sa dirmi come si toglie l’unto di formaggi dai vetri satinati?