Navigazione al largo di St.Vincent direzione Martinica, 26 dicembre 2010


Primo charter di questa nuova stagione andato alla stragrande: una bella famiglia francese, tutti allegri, simpatici e molto piacevoli, di quelli che mi fanno confermare quanto mi piace il mio lavoro. Skipper, Olivier, uno che non avevo mai visto prima ma anche lui ok: sempre gentile e sorridente, molto corretto, per niente stressato e molto ben intenzionato sul fronte collaborativo… i piccoli disguidi del caso sono stati recuperati con magia e nonchalance fino a portare a termine il charter in standing ovation tra me e me per la sottoscritta (sempre me, faccio tutto da sola io!). Tutto bene comunque, e finale in gran pompa ieri, giorno di Natale: prima la Messa, molto carina, il sacerdote con la chitarra, il bimbetto con le percussioni, e nonostante i duemila turisti che hanno invaso la piccola chiesetta di Mayerau è stato molto bello; poi a seguire Pranzo di Natale sull’isolotto di Morpion, per chi non lo sapesse un banco di sabbia nell’oceano, circonferenza 195 miei passi, un ombrellone di paglia nel centro e tanto reef tutto intorno (foto). In quel momento nessun altro sull’isolotto, solo noi 7 con i nostri parei stesi sulla sabbia a farci da tovaglia per un menu di tutto rispetto (modestia a parte stavolta mi sono espressa, e pure il catering barca-spiaggia, a sorpresa per i clienti, è andato bene! Brava Vaifra, 10 e lode)

Le Grenadine non sono cambiate, sono sempre quelle, sempre meravigliose, e ad ogni primo charter l’impatto ottico è allucinante! Non credo che ci farò mai l’abitudine fino in fondo, ogni anno è la stessa cosa. L’arrivo alle Tobago Cays è stato qualcosa di eclatante, c’erano tutti e la prima ora l’ho passata ad abbracciare e salutare tutti i ragazzi che a turno venivano alla mia barca a salutarmi. Mancava solo Dalo, ma è stato informato della mia presenza velocemente, credo, visto che mi avrà telefonato almeno 15 volte nella giornata; specifichiamo: mica telefonate di saluti eh, noooo, lui la sua prima domanda è (come sempre) “your guest want loabster barbecue?” e la seconda “will you marry me this year?” (penso si voglia assicurare l’esclusiva del business, ecco tutto). Che patacca. Comunque l’ho visto ieri sera a Union, una volta messi a nanna gli ospiti io e Olivier siamo usciti a bere qualcosa con lui, e mentre mi riaccompagnava alla barca mi ha chiesto se mi va di portare suo figlio (4 anni) per sei mesi in Italia. Tipo un’affidamento temporaneo. Se non fossi sempre lontana da casa per lavorare l’idea non mi dispiacerebbe, un piccolo Dalino da accudire (e poco che sia come il padre… civilizzare!).

Domani quindi rimbalzo veloce in Martinica, e dopodomani si riparte di nuovo: sarò un’altra volta con Bertrand, ormai siamo affiatati e mi piace lavorare con lui, anche se stavolta sono un po’ inquieta perché il contatto col cliente non è stato proprio “caloroso”, è la prima volta che qualcuno mi risponde sgarbatamente alla mia presentazione per chiedere una sorta di preference list… mah, sarà che sono inglesi e magari il mio italian style stavolta potrebbe non esser gradito... in ogni caso non sono preoccupata, se vogliono che stia zitta e muta come un pesce non c'è problema, ho scoperto giusto recentemente di esser capace di non parlare per settimane intere. A discapito delle persone che hanno la sfiga di incontrarmi appena riprendo l’uso della parola.

Vabbè scappo, qui fuori c’è Olivier che mi chiama per vedere i delfini…. Allora, diciamocelo una volta per tutte: i delfini sono bellissimi da vedere, li guardo sempre volentieri se non ho niente da fare, ma una delle cose più detestabili del vivere in barca è quando sono impegnata e da fuori mi chiamano per i delfini, che se non corro subito sembro l’insensibile di turno. Come commentiamo sempre io e G, è abbastanza normale vedere i delfini in mare, sarebbe strano vederli in montagna no? E viceversa, quando si è in montagna, si sente mai nessuno che chiama “vaccheeeee”??? No, e allora perché cavolo mi devono stracciare i maroni coi delfini???? Vabbè và, andiamo pure a vedere sti delfini n’altra volta…. è Natale… siamo tolleranti…

Martinica, 16 dicembre 2010


…. Delirio allo stato puro!
Arrivata da ormai 4 giorni non ho ancora avuto tempo di rendermi conto di esser qui. Cioè sì ma talmente tutto di corsa come solito ad ogni arrivo, talmente trafelata, talmente in periodo prenatalizio con tutti gli arrivi degli italiani che non ho ancora realizzato di esserci veramente!!
Però davvero tanto, tanto, tanto contenta, quest’anno quasi commossa.
Per il momento sono ospite di un amico, un vero tesoro, che in questo momento è in charter; non scrivo il suo nome perché il mio blog non gli piace, ma è il mio pusher personale di ciotoline delle compagnie aeree (sa che ho una passione quasi feticista); desidero organizzarmi al più presto per trovare una sistemazione mia, e mi sto guardando intorno. Sto ricominciando a vedere tutti quanti, sono giorni molto intensi ma la sensazione principale è di non essermi mai assentata, come se fossi stata via una settimana anziché i 6 mesi trascorsi… sarà anche il fatto che sono nella stessa casa dell’anno scorso, appartamento diverso ma sempre Melrose Place… casa.

Durante la mia assenza hanno finalmente aperto la nuova zona della marina. Non è tutto finito completamente ma è già in funzione. Carino, mi piace. Il resto tutto uguale. Cioè, non ho ancora messo il naso fuori da Marin e colline limitrofe ma mi sembra che la Martinica sia sempre la stessa, l’uragano che l’ha presa di striscio per fortuna non ha fatto danni.
Gli zii della montagna stanno bene e sono stata contentissima di rivederli, così come Josè e G., pur se appena incrociato al volo domenica mattina: io arrivavo, lui partiva… giusto il tempo di un caffè al Mango Bay!
Mi rendo conto che parlo tantissimo: al mattino salgo da Josè giusto per un caffè e mi accorgo di parlare almeno mezz’ora filata. L’altro giorno a pranzo con gli zii praticamente non ho mangiato niente perché parlavo solamente, giù al marina quando incontro qualcuno chiedo educatamente come va poi dopo un po’ realizzo che non gli lascio nemmeno il tempo di rispondere perché parlo solo io, al povero Josè che è la persona con cui passo più tempo gli sto sfondando le orecchie… Se non mi rimetto un minino negli standard di conversazione normale rischio di diventare la logorroica della Martinica. Ma non è colpa mia: ho letto una volta da qualche parte che le donne hanno necessità (e intendo necessità) di emettere un tot di parole al giorno, mi sembra che fosse qualche migliaio. Fate conto che negli ultimi due mesi io devo averne dette circa 500 in tutto. Sottrazione e poi moltiplicazione danno il numero delle parole che il mio spirito esige di far uscire. Da qui si deduce che non sono tagliata per fare l’eremita.
Bla bla bla

Traversata Atlantica numero 4

-       DALLA TURCHIA AI CARAIBI 2010 –
        LA TRAVERSATA ATLANTICA

18 novembre 2010, pomeriggio inoltrato, Giorno -1 (stavolta partiamo col conto a rovescio, meglio dello shuttle spaziale noi!)
Abbiamo mollato gli ormeggi da Las Palmas stamattina presto, è tutto il giorno che navighiamo ma non ho ancora capito se siamo già in traversata o se ci fermiamo ancora, ed in questo caso se a Tenerife o La Gomera. L’indecisione deriva dal dubbio che forse non abbiamo la cambusa giusta per partire, inoltre ci piacerebbe anche fare un po’ i turisti, tipo sostare qualche ora in qualche bar di un’isola diversa (c’è chi intende questo per visitare un paese). Ma sto facendo casino, andiamo con calma: ieri in tarda mattinata siamo arrivati a Las Palmas, posto non ce n’era (ma va? La settimana dell’Arc non ci sono posti barca??? Proprio’na merda quest’isola eh!!! Scappiamo via subito!!!!) e ci siamo messi all’ancora fuori dal porto. Programma della giornata: facciamo cambusa subito così ci liberiamo di questa incombenza e possiamo andare a fare un giro. Solo che tra aperitivo e pranzo si sono fatte le 8 di sera (ero snervata), e finalmente gli uomini si sono incamminati al supermercato. Io con la scusa di badare la barca l’ho svignata: visto che stavolta gira diversamente dal solito per i motivi già spiegati antecedentemente e avendo già sopportato sufficienti critiche su ogni mio acquisto in ben 5 nazioni differenti nell’arco dell’ultimo mese, non avevo proprio voglia di farmi stracciare i maroni ancora una volta e così mi sono offerta volontaria per vigilare la barca. Stamattina meno male si sono resi conto da soli che forse, dico forse, la spesa non è stata fatta bene, ma non ne sono ancora convinti, può darsi che vada bene così. E’ da questo dubbio che nasce l’interrogativo se fermarci ancora o meno. Per il mio modesto parere, che qui conta meno di zero, non siamo pronti a partire, non abbiamo viveri oltre 10 giorni, e l’acqua sicuramente è troppo poca, e nonostante continuino a dire il contrario per me l’acqua è importante, ecco. Dico solo che non si può lesinare sull’acqua da bere, poi ognuno è libero di gestire la cosa come meglio crede. Ma mi guardo bene dal dire la mia, inoltre per quanto mi riguarda me ne strafrego della cambusa: visto il nervoso che sto patendo mi si è completamente chiuso lo stomaco e non mangio praticamente niente (sono anche dimagrita: i pantaloni mi cascano tutti!!!! Siiiiiiii!!!!! Figoooooo!!!!!! Con questi qui ci voglio fare il giro del mondo!!!!! Due volte: in orizzontale e poi anche in verticale!!!!!!).


19 novembre 2010 - GIORNO ZERO, anzi no chiamiamolo giorno X, fa più shuttle
Ce l’abbiamo fatta. Al calar del sole partenza definitiva. Adesso abbiamo più o meno quanto necessita per una degna alimentazione atta alla sopravvivenza per i circa 20 giorni previsti. Ieri notte ci siamo fermati a sud di Tenerife, un porticciolo che si chiama San Miguel, molto carino, accoglienza calorosa, gente simpatica e tutt’attorno al porto una simpatica cittadina provvista di tutto ciò che necessitavamo. Mi sono sciroppata una serie di sbuffi stile “che palle che fai” ma almeno ho ottenuto ulteriori 20 litri di acqua, anche se penso che comunque siano troppo precisi, ma di più non erano disposti a concedermi. Ho anche insistito per le verdure e ho vinto un kg di pomodori, avrei desiderato anche più carote ma ho già fatto fin troppo la parte della rompipalle, ci faremo bastare queste 5 che abbiamo (no, non ho parlato di 5 kg, intendevo 5 unità). E poi abbiamo anche 2 melanzane, 3 zucchine e 2 peperoni, più le patate. S’a vut ed piò Vaifra!? Penso che questo equipaggio sia allergico a fibre e vitamine viste le espressioni dei volti alla vista di frutta e verdura. In compenso abbiamo salumi e formaggi per un esercito, ci nutriremo di quelli. Penso con consolazione al mio barattolone da 5 kg di giardiniera turca, pagato 2 euro in offerta speciale: farà pure schifo ma lo gradirò molto di qui ad una settimana. E poi ho gli zucchini sott’olio della mamma, ovviamente dividerò tutto con loro perché non sono un’egoista.
Inoltre, e da qui si capisce che la felicità è data dalle piccole cose, ho trovato una pianta di Aloe Vera!!! Non ci speravo di trovarla fino ai Caraibi ma è proprio quel che stavo cercando per curare il mio polpaccio color avorio che dopo l’ustione di 3 mesi fa ancora presenta pelle nuova completamente priva di melanina su tutta la superficie bruciata. Tanto basta a risollevarmi l’umore. Quindi andiamo, sono pronta a tutto. E che l’Aloe sia con noi.

20 novembre 2010 – giorno 1
E così eccoci qui. Tenerife già nascosta ai nostri occhi dietro l’orizzonte e ci ritroviamo noi, soli soletti, qui in mezzo, destinazione Tortola (Isole Vergini Inglesi). Non c’è un refolo di vento quindi per il momento ci aiutiamo con un motore acceso per scendere a sud il più velocemente possibile a cercare i buoni alisei. A bordo va molto meglio, non dico che vada bene ma almeno la situazione non è più così tragica: dopo aver fatto una bella litigata con François con tanto di male parole ci siamo chiariti. Gli ho spiegato che il mio atteggiamento solitario è una reazione all’ambiente di bordo, e che non sopporto proprio più colui che giudica e critica perché tutto sa (detto anche l’uomo del monte, Misternò, Bastian Contrario e Signorfacciotuttoio) perché lo ritengo un vero cafone, il mio sistema nervoso non lo tollera proprio più ma continuo a preferire l’armonia (almeno per gli altri) e quindi devo evitarlo, e per farlo in 12 metri l’unica è starmene nella mia cabina a guardare film. Questo avvenne nella navigazione tra Las Palmas e Tenerife. Mi ha chiesto un piccolo sforzo per uscire dalla tana, e dopo aver rimuginato un po’ ho concluso che questo quantomeno glielo devo. Allora ho deciso di mettere in atto la frase di Michè con un tipo che la importunava ad Antigua: “tu sei libero di parlare ma io sono libera di non sentirti” e ho programmato il mio cervello per filtrare ciò che esce dalla sua bocca: visualizzo le sue parole come fossero oggetti solidi, e le frasi che mi disturbano le lascio cadere a terra giusto un attimo prima di entrare nelle mie orecchie: è musica sentirle sgretolarsi al suolo! Per il momento questa tecnica sta funzionando. E anche la temperatura mi aiuta molto: non essendo più costretti all’interno posso stare dentro o fuori, a poppa o a prua a seconda di dove si posiziona lui, lo incrocio il minimo indispensabile e sta andando tutto a meraviglia. Denis invece, che sta un pochino meglio, è proprio un simpatico personaggio con cui si chiacchiera piacevolmente, ha un umorismo sottile e fa delle espressioni che fanno ridere. Mi piace.

21 novembre 2010 – giorno 2
oggi grande fermento a bordo, questa ne è la prova!!!!
Avvistamento cetacei!!!! Si si si si, una balenona gigantesca, avvistata e tenuta d’occhio per almeno un paio d’ore mentre tranquilla e serena ci gironzolava intorno: a poppa poi a prua, a babordo poi a tribordo, continuava a sorpassarci e lasciarsi indietro per poi tornare, una figata! Nelle sue evoluzioni a volte secondo me si avvicinava un pelino troppo alla barca (tipo arrivava anche a meno di 10 metri) ma è stato bello, e sicuramente un diversivo per noi. Non siamo riusciti a capire esattamente quanto era grande perché non è mai uscita completamente dall’acqua, mostrava solo un po’ di dorso (quei 7-8 metri) e poi si reimmergeva, ma era bella grande: io non ho molto il senso delle proporzioni ma secondo me stava sui 15-16 metri, i ragazzi dicono che passava abbondantemente i 20. Non importa, in ogni caso era una bella bestia, non avevo ancora mai visto una balena così da vicino e a questo punto dico peccato che non si sia fatta vedere in tutta la sua magnificenza, non ha nemmeno mai mostrato la testa né la coda, solo la schiena…..spagogna!! Le foto non rendono molto giustizia ma è quel che siamo riusciti a combinare, e c’è anche un bel video, un po’ tendente al violaceo ma inquadratura non male. Bravo François. (La foto invece è mia) 


22 novembre 2010 – giorno 3
Qualcuno ha visto il vento?? Da quando siamo partiti abbiamo spento i motori solo un paio d’ore. Non abbiamo abbastanza gasolio per permetterci di tenerli accesi tutto il tempo ma x adesso lo stiamo facendo comunque, abbiamo abbastanza scorta per farlo almeno qualche giorno, nella speranza che il vento arrivi. Stiamo andando sempre più a sud per cercare vento ma per il momento ancora non abbiamo avuto fortuna. Ieri abbiamo visto una barca, ma i miei compagni di viaggio trovano stupido contattare gli altri; per lo stesso motivo la radio ssb è chiusa nell’armadio con le pile scariche. Io sono di parere differente: sapere dove sono gli altri e farsi dire che vento hanno potrebbe esserci utile, e in ogni caso mi fa piacere scambiare due chiacchiere con altri equipaggi….così, giusto per fare qualcosa. Ma non insisto oltre, sono già stata derisa abbastanza quando ho chiesto quali dotazioni di sicurezza abbiamo, quindi la chiudo qui e confido nel Buon Signore che non si presenti la necessità di far fronte ad un qualunque tipo di emergenza. Non mi considero una persona ansiosa, anzi direi che sono abbastanza impavida e sprezzante del pericolo, c’è anche chi mi ha detto che il mio cervello non ha sviluppato bene il senso del pericolo ed è per questo che non lo sento e sono un po’ scavezzacollo nelle mie cose (un giorno capirò anche se questa affermazione è un complimento o un insulto). Generalmente non è che mi freghi molto del briefing sicurezza, quando navigo vicino a terra non mi preoccupo proprio di niente perché nella peggiore delle ipotesi so di poter lanciare un mayday sul 16, vicino a costa qualcuno c’è sempre. Ma almeno chiederei di non esser presa malamente per il culo quando chiedo come funzionano le cose, e gradirei risposta. E in atlantico mi basta sapere di avere a bordo un epirb. Qui non c’è. A maggior ragione sarei contenta di essere istruita. E poi diciamocelo: apprezzo molto quando vengono assegnati i ruoli di chi fa che cosa, fa bene al morale, fa prendere coscienza di un qualche cosa che si spera non accada mai ma è sempre in agguato. Mi è bastata l’esperienza di 2 anni fa per farmi capire che sapere dove sono le dotazioni di sicurezza e sapere come usarle è importante, e ho ammirato tantissimo Edo e Vitto per come hanno gestito la situazione critica, e come hanno istruito noi donzelle sul da farsi. Come sugli aerei, la dimostrazione viene fatta sempre o no? Ci sarà un motivo? Non succede mai niente, ma è sufficiente una volta per rimanerci secchi, e dopo non c’è una seconda chance. E rimanerci secca perché la reazione dell’equipaggio all’emergenza è disorganizzata e sconfusionata…..lo trovo veramente stupido!!! L’unica cosa che ho ottenuto, dopo notevole insistenza e sbuffi/controsbuffi al punto di arrivare a litigare è di farmi dire come si accende il telefono satellitare (nostro unico collegamento col mondo). Lo so anche io che in caso di emergenza sarà lo skipper a chiamare i soccorsi, mettere in acqua la zattera e lanciare i razzi, ma…: 1 - mi chiedo: il resto dell’equipaggio che fa? Sta lì a guardarlo? 2 - mi piacerebbe che anche gli altri sapessero come funzionano le cose perchè metti sfiga che lo skipper panichi o sia infortunato o casca in acqua…. ammesso e non concesso che per assurdo resti io da sola e riesca a mettere in acqua la zattera, potrò mica morire in mezzo ad un oceano, con tutti i pericoli conseguenti (squali, ipotermia, disidratazione, colpo di sole, e chi più ne ha più ne metta…..) perché non so accendere un telefono???  Sarebbe veramente grottesco. Ma non sono io che comando qui, quindi se mi viene detto no per ben 2 volte non insisto, non sopporto oltre quello sguardo di compassione a mò di “povera donnina paranoica, cosa vuoi mai che succeda!” Ma osservo. Rifletto. E giudico. Stavolta sì, mi spiace ma in cuor mio giudico. Giudizio che non vale niente, lo so benissimo, ma intanto io giudico. Per me. E in risposta a quanti so già che mi diranno che sono pazza a pubblicare sul blog certe cose che poi se l’interessato lo legge si offende ribatto: no, stavolta no, stavolta mi spiace ma pubblico esattamente ciò che penso: non  ho scritto nessuna bugia quindi non temo proprio niente. Su certe cose non si scherza, su questo sono stata anche troppo soft. Se qualcuno pensa che io sia paranoica perché chiedo di sapere dove sono le dotazioni di sicurezza e come funzionano prima di attraversare un oceano…. spiacente ma il problema è suo, non mio. E non mi piace sentirmi derisa perché sostengo che in caso di affondamento la zattera potrebbe essere utile. Ma sembra ci sia chi sostiene la teoria del “meglio il tender, che ha il motore”. Deficiente, in mezzo ad un oceano dove cavolo pensi di andare col tender!!!!
E adesso vado a stanare i razzi, da qualche parte dovranno pur esserci, e almeno io voglio sapere dove sono! (Quando ho posto la domanda ho provocato ilarità a bordo: non si sa! Ah ah ah ah, proprio da sbudellarsi dalle risate!!!!)

23 novembre 2010giorno 4
Descrizione di questo catamarano: prendi un cubo, aggiungi un albero, un boma, un paio di vele, sartiame, cime, motori, eliche e assembla il tutto. Fatto
Informazioni tecniche di navigazione attuale:
posizione: a sud di Tenerife, non troppo lontani dalla costa africana
prua: molto sud, poco ovest, a caccia degli alisei
vento: non un alito
mare/onde: nienteeeeeee
previsioni meteo: avercele….
nuvole: forme varie, ma poche
amico sole: inizia a farsi sentire
motori: 1.500 giri alternando i 2 motori ad intervalli di qualche ora
velocità: oscillante tra i 5 ed i 5,5 nodi, punte di 5,8
equipaggio: tranquillo (manco a dirsi)
rotta: seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino
considerazioni personali: Eolo…..dai, su, per favore, vedi di collaborare!!!

25 novembre 2010 – giorno 6
I giorni si susseguono tutti uguali senza soluzione di continuità: lunghi momenti di noia intervallati da altrettanto lunghi istanti di nulla assoluto. Un paio di volte abbiamo giocato a carte (‘na botta di vita), per il resto si continua ognuno nella propria solitudine. Ieri abbiamo finalmente avuto un po’ di vento. E’ durato poco poi ha girato a sud-ovest, proprio la direzione in cui dovremmo andare. Che culo eh. E così stiamo facendo i bordi un po’ sud-est un po’ nord-ovest, praticamente nelle ultime 24 ore non siamo avanzati di niente nella nostra rotta. E non sappiamo neanche esattamente dove sia il vento, François continua a dire che dobbiamo scendere almeno fino al 13° parallelo (ora siamo al 21°). Mah. Vorrei poter usare l’ssb per sapere dove sono gli altri e avere qualche dato da paragonare ma non avendo assolutamente voluto comprare le pile per farlo funzionare non ho scelta: dobbiamo restare nella nostra ignoranza e confidare che giù a sud ci sia vento. Sperando che sia buono per questa scatoletta galleggiante che naviga solo al traverso.

27 novembre 2010 – giorno 8
Il vento è arrivato, era ora! E’ da stamattina che abbiamo spento i motori e stiamo navigando abbastanza bene, speriamo che duri. E speriamo di arrivare in fretta perché io sono esaurita. 4 traversate atlantiche di cui 3 andate meravigliosamente bene (parlo di equipaggio e ambiente di bordo) e la 4^ che abbassa in maniera drastica la media mettendo a dura prova i miei nervi. Ogni momento rischio di esplodere, e non voglio arrivare a ciò. Voglio solo toccare terra e rimuovere questo equipaggio dalla mia esistenza e dalla mia memoria. A parte colui-che-tutto-sa, che non calcolo proprio come persona per troppa paura di sbottare, sto discutendo quasi tutti i giorni con François, sempre per delle scemenze: si è accorto che sono Italiana e sembra che abbia difficoltà ad accettare che non ho abitudini e mentalità francesi… e me ne fa una colpa! Ma che mminghia vvole chisto!!!! Aria… fare chilometri dalla mia persona please!
Chi mi conosce sa della mia poca diplomazia nell’esporre le mie opinioni, sono molto diretta, a volte troppo, e gran parte dei miei problemi con le persone me li provoco io da sola proprio a causa di questo difetto. Comunque devo congratularmi con me stessa per gli enormi progressi che ho fatto negli ultimi anni: sono diventata più riflessiva, non rispondo subito, non scateno guerre, porto pazienza e se proprio qualcosa mi disturba molto allora provo con una serena chiacchierata a tavolino. Poi se non conta neanche questo non sto più a discutere inutilmente, semplicemente lascio perdere la persona che mi fa girare le scatole, e sopporto qualunque cosa, sopporto, sopporto... Ho raggiunto livelli di pazienza impensabili fino a qualche anno fa, non esplodo quasi mai. Il problema è che quando esplodo lo faccio col botto, non cedo finchè non provoco un bagno di sangue, e la mia battaglia la combatto con le parole: perdo ogni riguardo e dalla mia bocca escono parole che sono frecce avvelenate, spesso irriverenti, che scaglio contro il nemico con l’intento non di ferirlo bensì di annientarlo psicologicamente. E qui mancano ancora oltre 2.000 miglia, non è proprio il caso di esplodere. Tin bota Vaifra.

28 novembre 2010 – giorno 9
Mentre dormivo l’onnifacente ha fatto un sugo per la pasta. Penso proprio che salterò la cena. Va bene tutto, non volendolo mandare a quel paese per la sua monopolizzazione della cucina (e tutto il resto) sto trangugiando tutto quello che fa, e devo dire che non ha vie di mezzo: o cose buonissime o schifi allucinanti. La sua pasta appartiene sempre alla seconda categoria, sigh. Dopo l’ultima volta pensavo avesse capito che almeno la pasta la dovrebbe lasciare fare all’unica italiana di bordo, invece stavolta non ha rispettato “il tacito accordo”. Presuntuosetto il ragazzo no? E mi chiedo: possibile che non possa esser nemmeno presa in considerazione l’idea di una pietanza senza almeno mezzo panetto di burro, 1 confezione di panna e 7-8 spicchi d’aglio? Una bistecca diventa un paciugo che cola grasso da tutte le parti, dei semplici fagiolini lessi vengono trasformati in un ammasso verde grondante burro fuso e aglio, e così via su questa strada. Il mio stomaco si sta iniziando a ribellare a questo regime alimentare: sento distintamente le urla di fegato e pancreas. Chi mi conosce sa quanto adoro salse salsine intrugli e porcherie varie, ma qui siamo a livelli talmente alti che non ce la faccio proprio più. Il mio regno per una lattuga….

29 novembre 2010 – giorno 10
….e siamo a 350 miglia a ovest di Capo Verde, non so se rendo l’idea…. Siamo quasi al tanto mitizzato 13° parallelo, siamo andati molto a sud (est) per trovarlo ma ora ci siamo. Bene. E il vento? Poco. L’amico di François che ci manda gli sms sull’iridium dice che è previsto per giovedì, quindi tra 3 gg. Abbiamo ancora 1.900 miglia in linea retta da fare, forse meno se ci fermiamo prima in Martinica come previsto, tanto siamo talmente a sud che sarebbe sciocco non farlo, se non altro per scaricare tutto il materiale acquistato; se tutto va per il meglio ci vogliono ancora almeno un paio di settimane. Ok, passeremo agli annuari di storia delle traversate atlantiche, ci sto. Non conta niente arrivare nella massa, tutti ci mettono dai 14 ai 19 giorni, fa  notizia chi ce ne mette 12 oppure 25, no?  L’unico vero problema è che non abbiamo acqua né gas a sufficienza, e non aggiungo commenti personali perché sarebbero mazzate per chi di dovere visto che sono proprio le due cose sulle quali avevo insistito parecchio e per le quali sono stata poco cortesemente invitata a tacere perché stavo dicendo fesserie e non ho il senso della misura.  
Per quanto riguarda la navigazione invece, premettendo che io non sono proprio l’asso di briscola per rotta, vele ecc, però in tutte le navigazioni precedenti ogni volta che mi mettevo a studiare perché le vele erano messe in un certo modo piuttosto che in un altro e perché si stava seguendo una certa rotta, pur con i miei tempi di osservazione ma sono quasi sempre riuscita a capire da sola. E quando qualcosa non mi torna è sufficiente chiedere allo skipper che mi delucida in merito. Finora quindi è sempre stato tutto piuttosto chiaro, in questa navigazione sorry ma non riesco proprio a capire niente, e le spiegazioni che mi vengono fornite non fanno che confondermi ulteriormente le idee: allora, la matematica non è un’opinione: se stiamo andando per 130 con un angolazione del vento di 30 gradi a tribordo, se voglio virare devo calcolare 30x2 che fa 60, mettiamoci un margine di 10, anzi esageriamo facciamo pure 20 e crepi l’avarizia,  siamo a 80, che sommati ai 130 a casa mia dà una rotta di 210….il che significa ovest, non est! E soprattutto, visto che il nostro traguardo ce lo siamo già lasciati a nord da un pezzo (Tortola, 18° parallelo) e dovendo scegliere tra sud est oppure ovest pieno, penso che pure una rotta 260/270 non farebbe tanto schifo…. Il che ci regala ulteriore margine… o ho detto fesserie???? Può darsi. Su questo non critico niente, penso che sia sbagliato quello che stiamo facendo, non capisco ma mi adeguo perché è molto più probabile che sia io quella che sta prendendo una cantonata. Spero che ci sia qualcosa che io ignoro a livello di declinazioni e deviazioni, anche se mi ha detto che a queste latitudini non sono rilevanti. E spero veramente di sbagliarmi con tutto il cuore, stavolta non voglio proprio aver ragione, quando arriviamo e chiedo delucidazioni a Omero se ho ragione lo massacro.

30 novembre 2010 – giorno 11
Risveglio strano stamattina. Mi sono alzata prima del solito perché stavo facendo un sogno troppo assurdo: ero appena arrivata in Martinica e dovevo ripartire subito, piangevo di brutto perché non ero ancora riuscita a salutare Antonella (?? Ok è una cara persona ma non è la mia priorità in Martinica…). Poi mi sono trovata su un catamarano uguale a questo, l’abbiamo messo sul travel-lift che era in un posto tipo officina meccanica per auto, mentre ci tiravano su io stavo facendo la doccia e appena arrivati in alto anziché vestirmi sono uscita in accappatoio per guardare lo skipper che lo legava a poppa ad una trave usando un nastro azzurro tipo quello delle bomboniere. (?). Lo skipper non era nessuno che conosco. Un attimo prima che lo skipper finisse il nodo (un fiocchetto, carino carino) il tipo del cantiere ha tirato il catamarano, che è partito in avanti infrangendo la vetrata che c’era e cadendo di sotto dove c’era il mare, è affondato e l’hanno ripescato al volo, era intero ma crepato da tutte le parti. La mia preoccupazione era per il tavolino in terracotta che era nel bagno dell’armatrice (mah) e per il mio computer. Poi il caos più totale, litighiamo con quelli dell’officina per farci ripagare la barca nuova, dicono che non esiste e io tutta arrabbiata decido di agire per conto mio; cambio di scena, ero con Ira e Carla a scegliere dei vestiti e abbiamo trovato un telefono satellitare di un genere che usano solo i benzinai (???Ma noi sapevamo che era così) e dovevamo chiamare i soccorsi perché avevamo finito i soldi, e abbiamo fatto una telefonata anonima a non so chi perché ci lasciasse delle ciabatte fuori dalla spiaggia in modo da non avere i piedi neri quando salivamo sul taxi che ci doveva portare fino allo stabilimento balneare dove sapevamo che avremmo trovato il catamarano di ricambio, senza crepe, garantito che anche in caso di volo non si rompe. A quel punto mi sono dovuta alzare dal letto, non ci stavo a capire più niente, chissà Freud che ne penserebbe. Esco fuori e che vedo? A poche miglia da noi un fronte nero pesto che si estende lunghissimo, il cielo di un colore plumbeo ed una strana luce che si riflette nel mare rendendo l’acqua (calmissima, oleosa) di un colore indefinibile, quasi irreale. Spettacolo mozzafiato da vedere, ma quel fronte nero là in fondo è brutto. Ancora scossa dal sogno aiuto François che sta riducendo la vela e poi resto lì come un’idiota ad aspettare che il nero ci prenda dentro, ancora con la testa dentro al sogno e talmente certa che la fine sia vicina da salutare mentalmente tutti i mei cari. Invece è solo un banale temporale (sì, lo so, si vedeva anche da fuori questo, razionalmente lo capivo benissimo, ma concedetemi l’attenuante che ero appena sveglia e avevo fatto un sogno un po’ particolare, ero proprio convinta che una volta immersi nel nero saremmo volati in aria per poi schiantarci sul mare, e il catamarano si rompeva tutto, e poi chi la sentiva l’armatrice per il suo tavolino in terracotta!!!); il nero ci prende di striscio, vento oltre i 30 nodi e mare abbastanza incazzato; il tutto è durato meno di un’ora ma minchia che botte!!!! Patapim! Patapom! Denis che vomita (beh, per fare questo non ha bisogno di temporali). Poi niente, tutto sereno, cielo ancora coperto ma mare di nuovo tranquillo e vento chetato sui 5-6 nodi dei giorni scorsi. Vie di mezzo no eh?

01 dicembre 2010 – giorno 12
Poco vento, praticamente giusto un alito che ci spinge alla velocità “supersonica” di quasi 4 nodi. Wow. Sarà il caso di legarmi i capelli per non trovarmeli tutti ingrovigliati…??? Siamo in economia massima di gasolio quindi non abbiamo difesa, niente motore e dobbiamo continuare così, e psicologicamente è meglio non guardare il time to go del gps, dice un numero di giorni che mette sconforto e demotivazione. Intanto qui fervono le attività di bordo, come sempre: in questo preciso istante, ore 13 utc, uno dorme, uno fa i giochini al pc e l’altro legge. Ma 2 ore fa la situazione non era molto diversa, e non lo sarà nemmeno fra 4 ore, è così e basta, qui “interagire” è un verbo non utilizzato. Ma poi tanto parliamoci chiaro, è meglio così: di 3 compagni di viaggio uno mi innervosisce quindi meno ci ho a che fare meglio è, l’altro mi risponde sempre sgarbatamente quindi lo cago sempre meno, ed il terzo… beh il terzo vomita… Descrizione della mia giornata-tipo: 6 ore le passo di guardia, e questi sono i momenti migliori in cui mi perdo a guardare l’orizzonte, il mare e le nuvole e mi perdo nei miei pensieri. Poi circa una decina di ore le dormo, a più riprese tra il giorno e la notte; un paio d’ore mi vanno a vedere il film del giorno (ho deciso di ridurre la dose); circa mezzoretta mi ci vuole per farmi uno spuntino verso ora di pranzo e la sera spesso riesco a lavare i piatti del pasto comune (almeno questo….). Un’altra mezzoretta ogni mattina per fare un minimo di pulizia, ma sempre in economia d’acqua faccio proprio il minimo per vivere in ambiente sufficientemente igienico, non oltre. Cucinare mi capita di averne l’occasione ogni 4-5 giorni, forse meno; ogni qualche giorno mi slavicchio un po’ economizzando l’acqua ai massimi livelli; i capelli finora li ho fatti una volta sola con l’ausilio di François che mi tirava su i secchi d’acqua di mare, vorrei rifarlo ma ho avuto idea che sia stato un impegno piuttosto gravoso per lui, che poi si scoccia, quindi ho deciso che i capelli vanno bene così, ci penserò poi all’arrivo, in fondo ho sempre desiderato diventare un po’ rasta. Le chiacchiere con gli altri mi occupano…. direi… boh non so… ma sì, dai esageriamo, scriviamo almeno almeno una mezzora al giorno!!! Il resto del tempo è scrivere pagine e pagine di mio diario personale, e sudoku (caro sudoku, che invenzione fantastica, andrebbe fatto un monumento al suo inventore) e tanto, tanto, tanto ozio, al punto che perfino passare lo scottex a Denis che vomita mi sembra un’attività!!! Allora penso: ma che, sono scema a lamentarmi di questo stile di vita? Ho passato talmente tanto nervoso che non mi si lasciasse fare niente che ora che ci ho preso l’abitudine sto constatando che non è assolutamente male questo periodo di nullafacenza: considerando il ritmo frenetico quando lavoro, che non ho nemmeno il tempo di tagliarmi le unghie, direi che queste sono le mie vacanze: c’è gente che paga per andare in hotel e non dover fare assolutamente nulla, passare le giornate svaccati in spiaggia e trovare tutto pronto: io passo le giornate svaccata sul divano o fuori, trovo la pappa pronta, nessuno mi rompe le scatole e dormo quando ne ho voglia… sono o non sono ferie??? Ma quando mai mi ricapita!!! Musica di bordo rara e la maggior parte delle volte è Regis che stabilisce cosa ascoltare (strano) e i gusti non si discutono ma… porca miseria roba normale no? Solo roba che non so neanche bene come posizionare nei generi musicali, neanche lui me l’ha saputo dire, sono rumori scoordinati di strumenti. Allora mi metto le cuffiette e ascolto la mia musica, è un periodo che ascolto Vasco, Vasco e ancora Vasco, praticamente è la persona che sento di più a bordo, e ogni tanto mentre canta io gli rispondo… così ho l’impressione di chiacchierare con qualcuno. Ora della fine del viaggio saremo due amiconi!!!

02 dicembre 2010 – giorno 13
Dai che siamo quasi a metà, poche centinaia di miglia alla metà dell’atlantico, se gli alisei (mito o leggenda???) sono con noi finalmente partiamo per questa cacchio di traversata infinita. Ieri primo giorno completo senza motore, vento perfetto, una meraviglia. Ma già verso sera il sogno di arrivare in tempi rispettabili si è infranto…Eolo ci ha abbandonati di nuovo. Oggi c’è un sole che ciocca, siamo al 12° e qualcosa, e senza aria si boccheggia dal caldo. Però ho escogitato un metodo elementare per lavarmi i capelli senza chiedere aiuto a nessuno, era tanto semplice che non so perché non ci ho pensato prima: prendo qualche bottiglia vuota, la riempio di acqua salata dal rubinetto a pedale, facile facile….e mi lavo e mi risciacquo quanto voglio!!!!! Stamattina ho fatto una doccia completa con tanto di capelli consumando solo un litro di acqua dolce (eh beh, almeno l’ultimo sciacquino…). Mitico!

04 dicembre 2010 – giorno 15
Oggi il cielo ha dei colori meravigliosi, sembra un acquerello e avrò passato almeno 3 ore seduta a poppa a guardare le nuvole, completamente persa nei miei pensieri. Penso tante cose, ricordi del passato e progetti futuri si alternano random nella mia testa creando un bulirone che mi sconquassa l’animo. Ogni tanto rido da sola, ogni tanto mi scende la malinconia, ogni tanto provo semplicemente serenità, ma il tutto mi fa sentire talmente viva che penso sia valsa la pena partire anche stavolta.

05 dicembre 2010 – giorno 16
Il troppo dormire mi fa male: faccio sogni strani. Stanotte per esempio mia cugina Pamela volava e si ostinava ad entrare dalla portafinestra della cucina vestita da meccanico della Fiat. Mah.

05 dicembre 2010 – giorno 17
1.800 miglia percorse, avendo deciso di fare sosta in Martinica (è di strada) ne mancano ancora 1.200…. non male questa rotta di bordi a motore prima tutto sud (tendente all’est) poi tutto ovest, l’abbiamo allungata non poco! Però finalmente si è alzato l’aliseo e da ieri pomeriggio navighiamo benone! E finalmente è arrivata anche l’onda oceanica, quella bella lunga. Fino a ieri nada, ogni tanto c’era un po’ d’onda ma non erano quelle belle montagne d’acqua che ti arrivano sotto la barca e dolcemente ti spingono in avanti verso i caraibi, erano ondine stupide e disturbanti. Un’altra differenza che ho notato di questa traversata rispetto alle precedenti è che in Atlantico succede spesso di incontrare degli uccelli, che normalmente ti si appoggiano sulla barca per riposarsi un po’: qui ci girano intorno ma non si fermano mai (giusto uno il primo giorno lo ha fatto, poi basta). E finora neppure abbiamo avuto pesci volanti schiantati sul ponte. Ed un solo temporalino. Da qui mi è partita la teoria che in questo viaggio anche gli elementi naturali si sono messi in linea con l’andazzo di bordo, cioè CALMA PIATTA: in oltre due settimane niente onde, niente pioggia, niente uccelli, niente pesci volanti. Son sempre dell’idea che gli individui con le proprie energie chiamano a sé o respingono avvenimenti e processi naturali consoni al proprio essere.  
“….Devo dare di gas, voglio energia…. metto carbone e follia!!! “

06 dicembre 2010 – giorno 18
Il way point alla Martinica  è sceso sotto le mille miglia. Vento stabilizzato da 2 gg sui 15-18 nodi, buona onda, cielo pulito. In genere dopo 18 giorni dovremmo essere in dirittura d’arrivo, ma vuoi per il vento vuoi per altri motivi… così non è! Eolo stai con noi ancora un po’, stiamo viaggiando talmente bene che se continuiamo così in meno in una settimana arriviamo.
Nel frattempo ho studiato ben bene i miei compagni di viaggio (il tempo l’ho avuto…): allora, uno è in fase di metamorfosi, a forza di star male si sta tramutando in un uno scheletro, penso che in futuro quando penserò a lui mi verrà alla mente la sua immagine-tipo: steso sul banchetto di fuori con secchio a portata di mano. Poi abbiamo il personaggio protagonista di questo viaggio (sì sì, sempre lui, il nostro sciatore atlantico, quello che da 2 mesi mi uccide ogni iniziativa sul nascere): non è cattivo, non è stronzo…. non lo fa apposta a farmi innervosire, e secondo me non si rende neanche conto di essere uno scassaminchia petulante con i suoi commenti inopportuni e non richiesti in ogni dove ed in ogni contesto. E’ così, è il suo modo di essere. Ha un grandissimo spirito di osservazione (al contrario di un altro che invece non si accorge assolutamente mai di niente di quel che accade, tanto da chiederti se è anche lui su questa barca o dove, eppure dovrebbe essere il capitano) e devo pure ammettere che è una persona gentile, lui fa così perché vuole essere gentile e non si rende conto che tutto il suo “faccio io faccio io” a volte può anche urtare: non tutti a questo mondo siamo degli scansafatiche che godiamo nel passare le ore sprofondati sul divano ad oziare mentre lui fa ogni cosa. A me per esempio la cosa disturba non poco e ho faticato parecchio ad adattarmi ad una persona così. E lo paragono allo skipper, tutt’altro genere, e mi appare chiaro perché quei due sono così in sintonia in tutti i loro viaggi. Ora capisco perché io qui non c’entro niente: sono l’elemento di troppo nel loro equilibrio perfetto. A questo punto mi metto l’anima in pace, non è colpa mia se non sono riuscita ad inserirmi nel loro connubio, e sono convinta di aver fatto bene a prenderla persa in partenza senza scatenare inutili putiferi, che peraltro loro non avrebbero nemmeno capito e mi avrebbero presa per isterica vaneggiatrice. Uno fa tutto lui e a sentirlo parlare non fa niente. L’altro in 2 mesi avrà lavato i piatti tra sì e no un paio di volte (stima per eccesso) e a sentirlo parlare i lavori di ménage sono equamente svolti da tutti. Come potersi inserire?

07 dicembre 2010 – giorno 19
Ora che ci stiamo apropinquando ai caraibi ed avendo mantenuto a bordo l’ora UTC i miei turni cadono perfettamente all’alba e al tramonto e mi vedo degli spettacoli senza pari che mi ripagano di tutto il resto. Quindi qualcosa di positivo c’è, eccome.
Inoltre stamattina al risveglio ben 2 pesci volanti sul ponte. Dai che a viaggio quasi ultimato ci stiamo mettendo in riga con le traversate normali, anche la Natura sta volgendo dalla nostra. 750 miglia al waypoint sulla Martinica. Eolo non mi abbandonare proprio adesso…
Oggi ho chiamato un amico in Martinica dal satellitare per chiedergli un paio di favori visto l’arrivo imminente. Anche se è stata una telefonata brevissima sono stata molto felice di sentire una voce amica ed è buffo notare come una conversazione di un paio di minuti scarsi riesca a riempirti i pensieri di un giorno intero. Tra le altre cose gli ho chiesto di avvisare casa che sta andando tutto bene, visto il ritardo non vorrei si preoccupassero.

08 dicembre 2010 – giorno 20
Novità del giorno: si sta anelando l’ipotesi di non fermarsi in Martinica, forse la lisciamo e ci fermiamo a St.Martin. Ma… cosa vuol dire la lisciamo perché il vento non ci permette di andarci??? Mancano 500 miglia!!!! Siamo scesi fino al 12° andando tanto a est e quindi perdendo vari giorni, e ora che siamo risaliti fino al 14° non possiamo tirare 2 bordini per fermarci in Martinica?? Non ho commentato la notizia, ho detto solo “va bene” ma dentro lo stomaco avevo un vulcano in eruzione, una rabbia che non provavo veramente da tanto tanto tempo… spero vivamente ci sia un errore di valutazione (uno più uno meno….) e che si cerchi di correggere il tiro. Per me la cosa è davvero drastica, significherebbe perdere altro tempo, sono già molto in ritardo rispetto ai tempi previsti inizialmente, le 5/6 settimane che mi erano state pronosticate son diventate 2 mesi, e visto il periodo prenatalizio e il salone nautico di Parigi in cui si chiudono diverse prenotazioni charter, ogni ulteriore giorno di ritardo è un casino sia per il lavoro che per la ricerca di alloggio invernale. Beh, tanto ormai con sto viaggio ho fatto 30 posso anche fare 31, e che mi serva da lezione…  alla fine sono convinta che l’errore madornale di questo viaggio sia stato il mio: accettare di farlo.

09 dicembre 2010 – giorno 21
Beh…. Tutto ieri e tutta stamattina a chiedermi ma perché e percome non riusciamo a beccare la Martinica (e intanto la vedevo passare a sinistra nel gps), mi sembra una stronzata galattica scazzare un’isola ma vabbè, se non si può fare diversamente amen. Da sola studiavo soluzioni di regolazione vele diverse, ma 9 su 10 prendo ancora cantonate quindi meglio tacere perché questo skipper qui già risponde a fatica alle mie domande… figurati se mi sogno di fargli una proposta!! Poi la brillante idea, stavolta son stata furba: mi son cacciata a ridere da sola come una scema (effettivamente era da ridere), ovviamente mi ha chiesto cos’avevo da sganasciarmi così tanto e io “beh, stavo immaginando la telefonata quando tocco terra: no, non venirmi a prendere al porto, vieni all’aeroporto domani perché sai…. lo so che è fatica da credere ma…. abbiamo scazzato l’isola e abbiamo preso la seguente!”. Anche François ha ammesso che effettivamente ci facevamo un po’ la figura dei pirla, poi tempo mezzora e….tac! Inversione di rotta, bordino di mezza giornata, rollamento totale del genoa che così riusciamo a tenere meno gradi al vento e… ta-tà…. la Martinica diritta perfetta alla nostra prua! Un nodo in meno di velocità ma se il vento resta così niente bordi, e la cosa ci fa addirittura guadagnare mezza giornata sulle 320 miglia ancora mancanti. Ne sono molto soddisfatta perché io questa cosa l’avevo pensata ma per i suddetti motivi non osavo parlare! Però penso: e allora, visto che il ragionamento è paro paro quello che facevo quando stavamo facendo tutto quel sud-est…. perchè cazzo abbiamo perso tutte quelle miglia (e tempo) per andare fino al 12° perdendo anche ben 5 gradi di longitudine???? In più non c’era neppure vento, avevamo tra si e no 8-10 nodi, ora ne abbiamo 20-25 e onde di 2-3 metri, se questa andatura si può fare adesso….perchè prima no???? Da grande farò lo skipper.

10 dicembre 2010 – giorno 22, mattino
240 miglia alla Martinica, velocità media 6,5 nodi… domani arriviamo!!!Wow ragazzi, stavolta bacio il suolo per davvero!
Riflessione della notte: quando fai un viaggio di questo genere crei un legame con le altre persone che poi resta indissolubile nel tempo: così mi è successo con gli equipaggi delle prime 3 traversate. Stavolta penso sarà diverso: non ho nulla contro di loro, li reputo tutti persone positive….ma fuori dalla mia vita! Posso anche continuare ad averci rapporti di lavoro (con uno sono costretta) ma dentro di me c’è un bel taglio netto. Non abbiamo proprio niente da dirci: davvero, dalle piccole cose ai fatti importanti sono sempre stata di parere diverso dagli altri 3, la voce fuori dal coro, e ad un certo punto, molto presto nel viaggio, ho smesso completamente di dire la mia per non fare la spaccamaroni. Non importa da che parte sia la ragione (sicuramente ognuno è certo di averla, com’è ovvio, quindi sarà nel mezzo) non ho la presunzione di dire che sono io giusta e loro sbagliati, ma nemmeno loro hanno il diritto di dire il contrario. Al di là dei pareri contrastanti su ogni cosa comunque tutto è andato bene, non abbiamo avuto emergenze e non ci sono state liti né discussioni sulle piccole cose di tipo organizzativo/logistico: io ho mangiato un nervoso del 32, ma questa cosa loro manco la sanno quindi come se non esistesse. Confesso che mi è costato parecchio (soprattutto su alcuni punti) e mi sento come se fossi stata imbottigliata per due mesi…..quindi adesso che siamo arrivati adios amigos, la Vaifra ha voglia di tornare sé stessa…. quindi ciao! 

Riaggiornamento delle 20: come non detto, il vento è calato disilludendomi sui tempi di arrivo, la velocità è precipitata vistosamente e non arriviamo prima di dopodomani mattina… ancora un giorno pieno… da mattina a sera…
Non ne posso proprio piùùùùùùùùùùùù

12 dicembre 2010 – giorno 23
Ieri sera al tramonto figata figosissima, un balenottero si è avvicinato a noi ed è stato a giocare almeno un’oretta con la barca, gli piaceva grattarsi la schiena negli scafi; bello, bellissimo, sarà stato 5-6 metri massimo, con la pancia tutta bianca che continuava a mostrarci nelle sue piroette. Un cucciolone pieno di allegria che non la smetteva di giocare rincorrendoci tra le onde, uno spettacolo unico! Sono proprio contenta e penso che sia stato una specie di bonus inviato dal Cielo, grazie!
 
questa rotta è un'opera d'arte (astratta)
Ore 20, ora locale: avvistamento terraferma durante il tramonto, e oltretutto è stato un tramonto fantastico, o forse sono solo io che l’ho visto con occhi diversi = termine della corsa. Ricordo le altre volte quando alla vista della terraferma provavo un sentimento misto di soddisfazione e contentezza mescolate ad una sorta di tristezza per la fine del viaggio e conseguente separazione dall’equipaggio. Stavolta è stato diverso: lacrime vere, sollievo puro.

13 dicembre 2010 – giorno 24 = FINITO!!!
Arrivati nella notte e messi all’ancora a St.Anne. Un piccolo problemino ad ammainare la randa ci ha fatto perdere 3 ore: sull’albero, nel punto in cui esce la drizza ci dev’esser qualcosa che ha seghettato un po’ la guaina, finora non ci sono stati problemi (son 23 giorni che la randa è issata), ma si vede che nel momento di ammainare la guaina si è strappata e nello scendere la vela ha fatto un gnocco che ne bloccava lo scorrimento. Il nostro montanaro, che sale in testa d’albero tutti i giorni lui, è andato su e ha diagnosticato che l’unica soluzione possibile era tagliare tutto, così ora abbiamo due mezze drizze. Meno male esistono gli shipchandler. Vabbè, siamo arrivati, è questo l’importante.
Ancora pochissime ore, direi quasi minuti… e sono libera!

ATTERRAGGIO A MARIN, ore 08.30 del mattino
…. A REMI!!!!!! Sul tender col fuoribordo in panne. Così, tanto per chiudere in bellezza!!!!



Le Marin, Martinica, 12 dicembre 2010


Mia personale quarta traversata atlantica compiuta. Tutto ok nel senso che non ci sono stati problemi né emergenze, ma per quanto riguarda i rapporti con l’equipaggio e l’ambiente di bordo è stata un’esperienza molto difficile per me: 23 giorni di nervi a dura prova. Non si è litigato, solo si è serenamente convissuto senza cagarsi pari dal primo all’ultimo giorno, e ho scoperto che essere in 4 persone nella stessa barca non impedisce di fare la traversata da soli: sono 4 traversate solitarie sullo stesso natante. Per questo motivo al momento non mi sento di rendere pubblico il diario di bordo che ho tenuto aggiornato quotidianamente: per quanto ci ho lavorato per cogliere principalmente i lati positivi sottolineando le cose belle e minimizzando quelle negative, dalle 10 pagine c’è qualcuno che tra le righe ne esce con una figura un po’ di merda; ovviamente è solo il mio parere ma non per questo ho il diritto di infangare la reputazione di qualcuno… quindi meglio non pubblicare niente, voglio solo guardare avanti a me e conservare quel diario rileggendolo di tanto in tanto per mettermi bene in testa che alla fine l’errore più grande di questo viaggio è stato solo il mio: accettare.
Ripensando alle prime 3 traversate ho ricordi stupendi: oltre il piacere di navigare e di godersi la meraviglia di queste onde gigantesche, le albe e i tramonti da cartolina e tutto il resto, ho ricordi divertentissimi e dolcissimi dei rapporti tra equipaggi: con gli americani, sempre molto tranquilli e polleggiati ma non mancavano momenti di follia in cui si ballava o si cantava o si faceva gli scemi insieme; la seconda traversata con “l’equipeggio”, sempre a farsi scherzi, giocare e sparar cazzate, ballare e divertirsi, non c’è stato giorno in cui non ci si sganasciasse dalle risate; la terza con i due capitoni e le altre due donzelle, anche lì sempre a giocare, le partite a Monopoli, i giochini da oratorio (sì, un giorno abbiamo anche giocato a nascondino!!), guardare film, fare la lotta, prendersi in giro, ridere e fare i matti tutto il tempo nonostante le problematiche tecniche avute, addirittura a metà oceano abbiamo fatto una festa. Poi questa, in cui la botta di vita massima era ascoltare musica (e sorvoliamo sul genere), ognuno nel suo angolo. Media azzerata. Penso che non ne farò più. Alla vista della terraferma in genere provavo un mix di sensazioni contrastanti: soddisfazione ed euforia mista a malinconia per la fine del viaggio e conseguente separazione dall’equipaggio. Stavolta no: lacrime vere, sollievo puro….
Ora ho voglia solo di tornare me stessa, devo riprendere l’uso della parola e reimparare a socializzare con la gente.