Il mio regno per un pollo!!!

Martinica, 30 aprile 2014


…..Come definire questo charter appena concluso: bof. Quando ti annoi veramente tanto il tempo prende una dimensione tutta sua, si allarga: ho l’impressione che tutta la crociera sia durata sui trecento anni, giorno più giorno meno, e le giornate secondo me avevano non meno di 40 ore l’una. Mi son talmente annoiata che ora potrei anche assistere ad una partita di briscola e trovarla estremamente divertente.





Di buono c’è che questo pescava tanto: mattina e sera usciva in mare a pesca e raramente è tornato a mani vuote, abbiamo mangiato solo pesce a pranzo e cena tutti i giorni, e ne abbiamo anche regalato tanto in giro. Il che significa che con tutta la pratica messa in atto questa settimana ho affinato notevolmente le mie tecniche di pulizia pesce, e secondo me a questo punto posso anche scriverlo nel curriculum. Mi sono anche nate le squame nelle mani. Giuro è vero, non metto foto perché non è un bel vedere ma ho un serio problema con cui sto combattendo da circa una settimana: perdo la pelle, e penso sia a causa della metamorfosi che sta iniziando il suo percorso. Di questo passo quando torno a casa sono mezza donna e mezza pesce, che uno dice “figa la sirena!” invece con la sfiga che ho sicuro mi ritroverò con le mie gambozze e la testa di pesce, che è molto meno fiabesco.









Ma bisogna sempre trovare il lato positivo in tutte le cose, ed in questo caso trovo molto positivo l’arrivo in Martinica perché significa “fine”. E soprattutto carne: datemi una bistecca, ne farò un boccone. 
racconti tra pescatori, ma era un altro charter....

navigando qua e là

In rotta verso la Martinica, 28 aprile 2014



E’ bellissimo quando devi andare per rotta 35° e c’è vento di Nord-Est con mare piuttosto formato. Non puoi fare niente, anche solo stare in piedi è un’impresa notevole quindi salvo clienti impanicati da rincuorare te ne stai lì sdraiata a fare il tuo sudoku (e noto che vedere la hostess serena ed impassibile di fronte a cotanto mare infonde fiducia e speranza agli animi dei passeggeri)…  e mentre vedi il cavolo cappuccio e l’ananas che giocano ai quattro cantoni mentre manghi e papaye si autotrasformano in frullati, ringrazi il cielo di aver già preparato il pranzo prima della partenza. Poi arrivi, è il momento di uscire per la manovra, ed ovviamente piove che Dio la manda e mentre sei là che armeggi con le cime ingarbugliate ti chiedi “ma perché non lavoro in ufficio come tutte le persone normali?” E la risposta te la dai da sola appena vedi l’arcobaleno.


Meno uno


Union, 24 aprile 2014

Come solito non fai in tempo a pensare che quest’anno ti è andata di culo per quanto riguarda i passeggeri perché a parte qualche sporadico e leggero rompiscatole hai avuto solo bei gruppi, che come per magia Murphy decide di fare capolino.
Mica che siano cattivi, anzi si definiscono gente semplice. E meno male.


A parte questo comunque tutto bene, è il penultimo giro alle grenadine e visto che poi la settimana prossima inizia la stagione del fermo-pesca-aragosta ho approfittato alla grande e confermo il sospetto che nutro da qualche tempo in qua: a forza di mangiarne ho sviluppato un’intolleranza all’aragosta…. ogni volta che la mangio poi sto male, ma me ne frego e un dolorino di pancia (con annessi e connessi che vi risparmio) val bene una bella rastagriglia in spiaggia….
L’è dura la vita…


Jean Claude è impazzito: mi vuole sposare. L’altro giorno mi ha presa in braccio e ha preteso una foto come se fosse il giorno delle nostre nozze, e poi si è lanciato in una tiritera infinita dicendo, tra le altre cose, che verso di me non ha un’attrazione rivolta al sesso ma più cerebrale e profonda, dice che saremmo una coppia fantastica soprattutto perché la sua barca averebbe bisogno di una buona rassettata. E posso scegliere le tendine, che tenero. Quindi, pensandoci bene, se ho capito tutto ora realizzo che praticamente quel che mi propone è di andare a vivere a Mayerau (ok, è un posto meraviglioso, ma viverci…..non so….) su una barca che cade a pezzi e farmi un culo quadro a lavorare con lui sulla spiaggia con i turisti, e la sera quando arriviamo a “casa” continuare a farmi un mazzo tanto per renderla decente mentre lui se ne sta svaccato a farsi le canne, ed in cambio di tutto questo manco mi tromba? No, cioè, c’è qualcosa che non mi quadra. 

Pensieri

Le Marin, 19 aprile 2014
 
Dopo la (troppo breve) vacanza di cui post precedenti, durante la quale continuavo a dirmi “ma tu guarda come si vive facile qui, ma perché complicarsi la vita come sono abituata a vedere e a fare da quasi 43 anni?” e non nascondo nemmeno di aver fortemente pensato con decisione che l’anno prossimo mi cercherò un imbarco in Florida – dove le barche pullulano -  appena rientrata in Martinica confesso di aver avuto una prima mezza giornata di incazzo profondo dovuto allo shock del cambiamento: qui niente funziona, niente è puntuale, niente è organizzato, niente va liscio ma tutto è complicato, lento, disorganizzato, lasciato alla casualità e per fare ogni minima e banale cosa devi calcolare tre volte tanto il tempo normale. 
Ma poi nei giorni successivi mi guardavo intorno in maniera un po’ distaccata, come facendo un’analisi di questa isola che ormai negli anni è divenuta una seconda patria: è vero che niente funziona, però cavoli guarda la gente come è easy, guarda che al mattino per uscire di casa ti basta veramente un bermuda ed una canotta, e se non sono coordinati non gli frega niente a nessuno, guarda come tutti sorridono, guarda come tutti ridono e scherzano, guarda come sono facili certi comportamenti che altrove vengono considerati pericolosi. E mi chiedevo: sono davvero pronta a lasciare tutto ciò? Non lo so, ancora una volta non riesco ad immaginarmi altrove, per quanto lo desideri.

Poi riparto per un charter, l’ennesimo, e dopo un mese di assenza torno alle Grenadine. E no, mi dispiace ma no, non posso farcela. E’ come se mi chiedessero di non tornare più a casa…. semplicemente non posso!!! Non ci sono mai, è vero, ma là è CASA, è FAMIGLA, è la TANA, il RIFUGIO… e l’opzione di non tornarci almeno due volte l’anno non è minimamente contemplata. E così le Grenadine, semplicemente non posso lasciarle! E solo l’idea che questo è il terzultimo charter della stagione, per quanto quest’anno abbia battuto tutti i record dei record facendo un numero spropositato di crociere, mi ha fatto vivere le giornate con ansia e batticuore. 

Il mio pensiero ogni circa due minuti: tra un mese sono a casa: esulto. Ma significa che non sarò più qua: depressione. Si, però sarò a casa! wow, felicità. Ma non qui, per almeno altri 5 mesi: non ce la posso fare. E i miei amici rastoni così belli nel loro modo di esistere, che ogni volta che li vedo mi si scalda il cuore, ma come faccio a pensare di non vederli più?
Penso di avere i sintomi-base necessari per richiedere una visita specialistica.


Comunque nel frattempo mi godo questo pomeriggio di riposo prima di ripartire domani; col gruppo appena sbarcato tutto bene: simpatici, divertenti, allegri, sempre gentili e rispettosissimi. Lo skipper, uno scozzese di Genova (e capiamoci), ogni tanto se ne usciva con sprazzi di fine umorismo che ben stemperavano i suoi comportamenti da Furio (sì sì, quello di Magda). Nel complesso un charter veramente ben riuscito, che fa sempre piacere a tutti. Al mio morale soprattutto.

back to reality

Le Marin, 09 aprile 2014


Pessima idea prendere il volo diretto Miami-Martinica, era stato meglio l’altra volta fare lo scalo a Puerto Rico almeno il rientro era stato più soft.


Dopo 10 giorni negli Stati Uniti dove tutto funziona, tutto è facile, tutto è comodo e tutto è fatto con la testa, rientrare in questi posti dove non funziona nulla, tutto è rotto, tutto è scomodo e difficile e le cose sono fatte col culo…. non è facile, no, non è per niente facile. Amo la Martinica, amo i Caraibi e non voglio offendere queste terre ma il paragone nasce spontaneo senza poter opporre resistenza. Certo la qualità della vita è alta in entrambi i posti, ma per motivi differenti. E onestamente non saprei proprio giudicare.
Comunque le primissime cose che saltano all’occhio sono, per esempio:

-        I bus: a New Orleans, e presumo anche nel resto degli States, tu arrivi a qualunque fermata, mandi un banalissimo sms ad un numero gratuito scrivendo solo il numero identificativo della fermata e in mezzo secondo ti dicono a che ora passano i prossimi 3 autobus, con un’approssimazione reale di 2-3 minuti. In Martinica ci sono i bus collettivi: tu vai alla stazione e sali sul bus, quando è pieno o quasi si parte. E quindi figurati alle fermate: il viaggio in bus è molto aleatorio. Ma funziona bene l’autostop, cosa che negli Stati Uniti non ho visto per niente.
-        Sempre in bus, biglietto: negli Usa tutti lo fanno o ce l’hanno, c’è una macchinetta che bippa tutti e non si sgarra, ma a nessuno verrebbe nemmeno in mente di viaggiare senza pagare; e sali e scendi alle fermate, non un metro più avanti o più indietro. Ai caraibi: ammesso e non concesso che riesci a salire, quando arrivi dove devi arrivare lo dici rumorosamente all’autista, e paghi a lui una tariffa più o meno variabile in base a se ti ha scaricato sulla strada o se ha fatto una variazione sul tema accompagnandoti fin sull’uscio di casa. A discrezione sua.

-        Aeroporto: tu arrivi all’aeroporto internazionale di Miami, sala controllo passaporti/visti, ti metti ordinatamente in fila dietro alle 5.000 persone già davanti a te ma al massimo in una ventina di minuti sei libero di passare. Martinica: sull’aereo siamo in 50 ma per passare il controllo passaporti (in ordine sparso perché chi spinge di più passa prima, questa è la regola) ci vogliono gli stessi venti minuti. Mah.
-        Ristorante o snack: tu entri, è pienissimo ma in un attimo ti siedono, ordinano e ti servono, sempre col sorriso stampato. Caraibi: entri, non c’è nessuno, il barista non distoglie lo sguardo dal giornale, poi dopo un po’ ti saluta (sorridendo), gli chiedi un caffè, sbuffa, ben che ti vada dopo mezzora ti serve un the (oh, s’è sbagliato, solo chi non fa niente non fa errori….), dopo un’altra mezzora riesci a farti fare il conto, gli dai i soldi, sbuffa perché non ha il resto, esce a cercare dal vicino, già che c’è sale su in casa a stendere i panni, torna giù e… ops, si è scordato di cambiare i soldi e ricomincia daccapo…

-        Bagni: ovunque vai c’è sempre un bagno libero, grande, spazioso, pulito, con la carta igienica e perfino il sapone per lavarti le mani, ed il getto dell’aria calda funziona. Incredibile vero? Caraibi: vabbè, come da noi, lasciamo stare le descrizioni.
-        Traffico: le corsie sono fatte per essere utilizzate ordinatamente, se devi cambiare corsia metti la freccia e ti lasciano passare tranquillamente. Al semaforo rosso ci si ferma. Martinica: tu sei dietro ad una macchina, questa si ferma senza freccia né alcun altro avviso a caricare/scaricare qualcuno, questo qualcuno ci mette tra i cinque ed i sette minuti per aprire la portiera, fanno le ultime chiacchiere poi finalmente l’auto riparte e tu anche. Per non parlare di quando si incontrano per la strada e si mettono a fare le chiacchiere finestrino a finestrino. E hai poco da brontolare, sei tu quello strano se hai fretta!
-        Supermercato: entri, compri, vai alla cassa e paghi. Caraibi: entri, se trovi un prezzo affisso sei fortunato, comunque metti nel carrello, arrivi alla cassa e anche se sei l’unico e hai comprato solo tre prodotti devi mettere in preventivo almeno un quarto d’ora.
-        Orari: negli States ti dicono un orario, è quello. 5 minuti di ritardo vengono annunciati via sms o telefonata. Martinica: gli orari sono relativi, se una persona arriva con tre ore di ritardo dov’è il problema, alla fine è arrivata no? Due minuti o mezza giornata cosa cambia.
-        Hotel o servizi vari: una cosa non funziona (raro) chiami e in meno di due minuti sono già lì a sostituirla. Caraibi: lo sapevano già da mesi che quella cosa non funzionava, stanno aspettando il tecnico. Non è dato sapere se qualcuno l’ha chiamato, sto tecnico. Ma prima o poi verrà riparata.

-        Autonoleggio: vai, firmi, paghi, ti danno la chiave e vai a prenderti l’auto al parcheggio, sanno esattamente se ha ammaccature e dove sono; alla restituzione ti chiedono solo se tutto funziona bene (luci, frecce, freni….) ma nessuno guarda la macchina perché se hai fatto danni ti addebiteranno direttamente il costo sulla carta di credito, né un dollaro in più né un dollaro in meno. Caraibi: vai, se tutto va bene in meno di mezzora hai il contratto, fai cinque giri dell’auto facendo delle crocette su un disegno stilizzato per segnalare le botte già esistenti, prendi l’auto e qualunque cosa non funzioni se non la segnali immediatamente sarai stato tu a romperla. Al ritorno rifai cinque giri dell’auto col tipo che toglie anche la polvere (sia mai che nasconda una rigatura), e se è “troppo” sporca paghi un supplemento.

….e tutto quel che io in una settimana non ho potuto vedere….


Insomma forse alla fine organizzativamente parlando l’America resta sempre l’America e si vive bene, ma vuoi mettere il colore, il calore umano, il folcklore, la fantasia ed i profumi dei caraibi? Dove nulla funziona, ma tutto è così bello….

Time to go

Miami International Airport (figo, ora parlo bene l'Inglese....), 09 aprile 2014

Finita la vacanza, si torna a lavurà. Qualcuno vede in giro la mia voglia per caso?

Gli ultimi due giorni sono stati i più vivi, socialmente parlando: a parte i miei amori grandi Vincenzo e Julia che alla fine ho salutato solo velocemente ma è sempre un piacere vederli perché sono troppo meravigliosamente fantastici, ho avuto più vista sociale in due giorni che in tutta la settimana precedente, e addirittura sono riuscita a vedere un amico che non vedevo da 4 anni (e dire che in Italia stiamo ad un centinaio di km l’uno dall’altro! Ma no, a Miami ci siamo trovati…).

Ho noleggiato un’auto per scendere da Orlando a qui e per avere autonomia di spostamenti tra Miami e Fort Lauderdale. Un’avventura. Sono ormai note le mie difficoltà di guida nel traffico cittadino: per me anche andare a Bologna è impegnativo; ma d’altra parte provate ad immaginarvi una che ha imparato l’abc della guida sui trattori ascoltando i Ricchi e Poveri e poi viene catapultata nelle diciottomila corsie di Miami, aggiungete che questa persona non è dotata di senso dell’orientamento alcuno…. capite che il mix è esplosivo!?! Ma ce l’ho fatta, e sono orgogliosa di me stessa, non mi sono neppure persa troppo e devo dire che i percorsi alternativi che ho fatto secondo me non li conosceva nemmeno il gps, avrei dovuto filmare il tutto e venderlo a peso d’ora a Google View Street... 
eccola qui la Vaifra-american-mobile

Anzi, vorrei dire una cosa: ora che dopo esser stata alla Nasa ho anche imparato ad addomesticare il navigatore, che pazientemente ricalcolava tutti i percorsi senza mai insultarmi né offendermi né fare la voce grossa (tranne un giorno che ha alzato le braccia facendo lampeggiare la scritta “hai vinto, andiamo dove vuoi tu”), io non credo che potrò continuare la mia vita senza questo meraviglioso apparecchio. Cioè, chi me lo fa fare di continuare a perdermi anche nel cortile di casa mia quando tutta questa tecnologia potrebbe facilitarmi la vita comodamente trasportata nella mia borsetta e tirata fuori all’occorrenza?

Ed il fatto che tra due mesi sia il mio compleanno non è forse una meravigliosa coincidenza? 
....e poi chiedi un ristretto macchiato... (la cannuccia direi che è il top dei top)
Orlando, 06 aprile 2014


senza parole, una giornata fantastica... e non basta! Qui devo tornarci, con più calma. E devo portare babbo, mamma, Damiano, cugini e cugine, zii e zie, parenti tutti, amici, colleghi, vicini, lontani, insomma tutti bisogna venire qui almeno una volta nella vita. Poi certa gente la si potrebbe rinchiudere dentro uno shuttle e spedirla via "a perdere" come il serbatoio di Atlantis.... ma vabbè questo è un altro discorso....
due campioncini di merce esposta all'ingresso...

un vero astronauta!!!! 

incontro con l'astronauta

una rampa di lancio

altra rampa

la (ex) sala di conrollo reale

Saturn V


giornali del mondo di quel giorno del 1969...


un pezzo di non mi ricordo quale "astronave"

l'originale!!!!

la poppa di Atlantis


carrozzella lunare


eh, certe cose non si scampano nemmeno in orbita...

e bisognerà pur mangiare no?

mi ha fatto sorridere il libro pinzato

dopo lo scuolabus.... l'astrobus!

i vari progetti....

....cercano gente disposta a trasferirsi lassù....

Dal terminal del bus, 04 aprile 2014



 Due giorni full immersion in quel di New Orleans: un po’ mi sono ricreduta sul primo impatto non entusiasmante, ma un po’ lo riconfermo: la città vedendola un po’ meglio è bellissima, effettivamente anche fuori dal quartiere francese è tutto molto carino, tutto in stile vittoriano che sembra vereamente di essere catapultati in un tempo più remoto. E poi tutto ricorda la guerra civile, girando per la città ti imbatti continuamente in qualcosa che ti dice “qui abbiamo combattuto forte”. E l’uragano Katrina del 2006, anche quello molto ricorrente un po’ dappertutto. E la musica, la musica e ancora la musica, tutti sti locali in Bourbon Street dove senti musica a tutte le ore del giorno e della notte (come fossi uscita di sera, io che max alle 9 ero a letto), dove vedi i cartelli “no cover” e dove perfino i negozi hanno le insegne jazz.
 Effettivamente si sente un’aria un po’ speciale, questo devo ammetterlo, ed è bello passeggiare random in giro, tanto che oggi pomeriggio non sapendo che farmene di tutto sto tempo che mi avanzava ho deciso di girare random anche sui bus metropolitani (col rischio – effettivamente confermato – di perdermi); però è stato bello: quando arrivavo in qualche fermata che mi piaceva scendevo al volo, davo un’occhiata in giro e quando mi stufavo prendevo il primo autobus che passava e con la cartina in mano chiedevo all’autista “scusi, in che direzione stiamo andando?”. Vabbè, mi sono anche divertita e comunque anche se mi sono persa quelle settecentocinquanta volte alla fine ho comunque ritrovato la via di casa e successivamente sono anche arrivata da sola fino alla stazione dei pullmann. Ormai ho la città in tasca, roba che se resto ancora due giorni mi fanno assessore alla viabilità.


I quartieri che ho visto girando così a naso erano tutti carini, tutti con case monofamiliari basse una di fianco all’altra con i vialetti proprio come nei film, poi ci sono gli “incroci” dove trovi bar, stores e varie. L’unico quartiere sfigato mi sa che è il mio, dove non c’è niente. Però alla fine devo dire che mi è anche piaciuto: sicuramente un quartiere dormitorio dove infatti per tutto il giorno non c’è anima viva, ma io che mi sveglio presto la mattina ho visto il tipo in bicicletta che lanciava i giornali nei vialetti, e poi nel tardo pomeriggio vedi la gente tornare dal lavoro e allora sono tutti sorridenti, cordiali, tutti ti sorridono e ti salutano, bello! 

Era abbastanza ovvio che fossi una turista soprattutto perché in tutto il quartiere in tre giorni non ho incontrato un’altra persona bianca. In tutta New Orleans del resto i bianchi sono cosa rara, eccezion fatta per i turisti. Ma sono diversi dalle persone di colore che sono abituata a vedere alle antille: in Martinica e alle Grenadine c’è una mescolanza di varie razze e si vede, qui sono tutti un po’ più uguali tra di loro.
La gente che ho incontrato in centro invece dei carinissimi e gentilissimi personaggi che si fanno in quattro per cercare di capirti e farsi capire (una addirittura mi ha detto “spetta n’attimo” e mi ha scritto quel che doveva dirmi perché era esaurita dal mio non capire quel che diceva), oppure dei grandissimi ignorantoni teste di rapa (oggi sono in vena di non dire parolacce) tipo quella che mi voleva far pagare il caffè esattamente il doppio del suo prezzo e quando gli ho chiesto spiegazioni ha iniziato ad inveire malamente e anche se non capivo bene le parole ho capito bene la mimica: mi ha mandata a cagare. Ma vacci te a cagare, stronza.
 A proposito di caffè: io lo so che fuori dall’Italia fa schifo ma pensavo di essere vaccinata a forza di bere i caffè francesi, ma invece no, qui non si affronta proprio. Chiedi il caffè small e accondiscendi a buttar giù quella brodaglia che ti danno proprio solo perché hai bisogno della tua dose di caffeina, qui il caffè non è mica un momento piacevole come da noi!!!


Il Mississippi è veramente sporco.

Non ho altro da aggiungere. Ah no, non è vero, una cosa ce l’ho da raccontare: oggi a spasso per Canal Street (la via principale) ad un certo punto senza tanto casino né troppa teatralità due macchine della polizia accendono le sirene, tagliano la strada ad un’auto costringendola a fermarsi, aprono la portiera del guidatore, prendono il tipo, lo ammanettano e se lo portano via. Così. Un agente parcheggia la macchina di sto tipo e via, sfollare gente, che c’è da guardare??? Niente, io ero qui che osservavo la vetrina di questo negozio…..