Denarau Marina, isole Fiji, 29 ottobre 2011

Fine seconda puntata della nuova serie “navighiamo alle Fiji”. Tutto è andato bene come da aspettative, tranne il tempo, che addirittura ci ha fatti pensare di terminare la crociera un giorno prima, quindi siamo rientrati in porto oggi anziché domani. Col culo che mi ritrovo domani sarà una giornata soleggiatissima e staremo qui a soffrire e schiattare!!!

Infine siamo finalmente riusciti ad andare alle Caves. Posto bellissimo, meraviglioso, con queste rocce tutte frastagliate verticalmente che con la bassa marea mostrano il lato sotto che fa tipo “ombrello” sull’acqua, oppure sulle spiaggette si creano tipo dei “salottini” naturali… bello, davvero molto particolare. Peccato solo la giornata uggiosa: il sole si è concesso appena una mezzoretta giusta giusta per fare le foto e poi si è nuovamente eclissato dietro le nubi. Timidone. Però siamo scesi a terra lo stesso e siamo entrati alle Caves vere, praticamente un laghetto chiuso in una grotta con le pareti a strapiombo altissime sul livello del mare e profonde sott’acqua, col sole che riflette tutto dentro. Molto suggestivo ma il bagno l’ha fatto solo l’armatore, noi altri eravamo poco ispirati. C’era anche una nave da crociera carica di turisti (che a nostro avviso apparivano molto provati da questa vacanza, almeno a giudicare dalle espressioni catatoniche che avevano), e di conseguenza le donzelle del villaggio di fronte avevano allestito bancarelle di souvenir locali: parei, camiciole, conchiglie, collanine e ninnoli vari. Sorridentissime e gentilissime ci hanno proposto di comprare papaye fresche e ci siamo dati appuntamento per il mattino successivo al loro villaggio sull’altro isolotto.


Infatti appena svegli, di buonora e di buonumore siamo scesi al villaggio con due pacchi di Kawa (1) da offrire in dono; al nostro approdo in spiaggia le donne del giorno prima ci hanno salutato con simpatia e calore, ed un signore ci ha accompagnati dal capo-villaggio (Mr. Hinaki, se così si scrive) che ha molto gradito l’offerta, e dopo averci chiesto chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo (un fiorino!) ci ha ringraziati intonando una melodia (capito ‘na mazza) propiziatoria per noi, per il nostro viaggio, per il dono ricevuto e chissà cos’altro ancora, e battendo le mani a ritmo lento con saltuari colpetti veloci, anche sulla kawa stessa. E’ stato un momento intenso, almeno io l’ho vissuto così, tutti lì seduti in terra ad ascoltare il capo che cantava; unico dubbio: ma noi dobbiamo/possiamo partecipare battendo le mani o no? Un pochino l’abbiamo fatto, ma non troppo. Poi ci ha invitati a visitare il villaggio e anche la scuola, era un giorno speciale per i bambini, siamo capitati nel Mafti day (cus’el?). Il villaggio è molto bello, semplice e modesto ma ben tenuto. Le persone che incontravamo erano tutte amichevoli, sorridenti e calorose, tutti ci dicevano che eravmo bula-benvenuti e ci auguravano una felice bula-giornata. La scuola bellissima: a parte che si trova un po’ “in periferia” e per arrivarci bisogna costeggiare la spiaggia e pensavo che figata andare a scuola tutti i giorni passando dalla spiaggia, altro che lo scuolabus in mezzo al traffico! Arrivati là tutti i bambini, di tutte le età, erano tutti mascherati (probabilmente c’era una recita scolastica), tutti curiosi di noi ma tutti a salutarci educatamente e gentilmente con infiniti bula. Abbiamo notato che fin da piccoli comunque vengono instradati a svolgere mansioni socialmente utili: c’era una lavagnetta con scritti i compiti del giorno: a chi toccava pulire la libreria, a chi toccavano i bagni, a chi la mensa eccetera. L’abbiamo trovata un’attività molto utile per responsabilizzarli fin da piccoli, altro che bidelle e mica bidelle, spesso nemmeno rispettate dagli studenti che fanno quel che gli pare tanto non tocca a loro pulire!!!

Sulla strada del ritorno abbiamo reincontrato un tipo (Haki o qualcosa del genere, non ricordo bene) che ci aveva chiamati in casa sua per venderci papaye e banane (acquistati in dosi massicce) e ci ha ripetuto l’invito di recarci al villaggio quando vogliamo, che la porta di casa sua per noi è sempre aperta, e possiamo fermarci quanto tempo vogliamo. Al che c’è stato anche un mezzo tentativo (ovviamente scherzoso) di lasciarmi sulla spiaggia con la scusa “tanto da dormire ce l’hai”.

Una bella esperienza. Molto bella.

Però ho notato una cosa che in città e al marina non avevo ancora visto: al villaggetto le donne avevano quasi tutte i baffi. Belli eh, dei bei baffoni da fare invidia a Pecos Bill. Allora mi chiedo come mai, e mi rispondo concludendo che vivendo con degli uomini che portano la sottana e spesso hanno anche un fiore tra i capelli…. il fatto che le donne abbiano i baffi è l’unica conseguenza logica (o forse il contrario????)


[1] Kawa: trattasi di bevanda a base di radice locale finemente sminuzzata. L’aspetto ed il colore non sono per nulla invitanti (appare grigiastra e sabbiosa) ma pare sia molto in voga da queste parti, pertanto apprezzatissimo dono da portare ai villaggi che si intende visitare. Pare che bevuta in dosi massicce abbia effetti stupefacenti ma neanche troppo, dicono dia sonnolenza. C’è anche chi mi ha chiesto di portarne a casa un po’, e io che stavo già scrivendo la lista dei regali ho aggiunto la voce Kawa seguita da alcuni ++++. Meno male la stessa persona mi ha avvisato che stava scherzando e di non fare una cosa del genere perché in Europa è classificata come droga. Pensa che figura di merda a spiegare a mio babbo che deve pagare la cauzione per tirarmi fuori dalla galera, capo d’accusa: traffico internazionale di sostanze narcotiche. Io che sono contraria alle droghe!!!  Comunque prima di partire la voglio bere, succeda quel che succeda!
Isole Fiji, 26 ottobre 2011


all’ancora nei pressi di un isoletta ove c’è un villaggio e quindi si presume che sia abitata. Tutto calmo, tutto tranquillo, al limite della noia. Siamo tornati nelle isole Iasawa per cause di forza maggiore: il vento non ci permetteva proprio di prendere la rotta sud…. E quindi eccoci di nuovo qui: un paio di notti a Malolo, poi un paio a Blue Lagoon, e finalmente oggi abbiamo visto qualcosa di nuovo, ci stiamo dirigendo verso le Caves, che la volta scorsa ci siamo persi perché abbiamo saputo della loro esistenza solo l’ultimo giorno… Un po’ delusa di rifare lo stesso itinerario della volta scorsa ma non è colpa di nessuno quindi mi adeguo di buon grado e confido molto nelle caves, e poi quel che conta è star bene, e io qui sto davvero benone. Nemmeno il tempo è dalla nostra: cielo plumbeo, grigio, triste. Peccato.

E quindi, dal momento che ho tanto tempo libero visto che ho interrotto l’attività natatoria causa temperatura non favorevole (fa freschino, nemmeno 30°….) e visto anche che il lavoro non è che mi assorba poi così tanto (minchia, dire che sto lavorando è un parolone, quasi quasi mi vergogno anche ad usare questo verbo….) non è che abbia poi tutte ste cose da raccontare, e quindi approfitterò per esprimere un po’ di pensieri interni, quelli miei privati (ma non troppo, quindi condivisibili):

Questo viaggio mi fa un po’ paura. Non paura vera, lo definirei più un timore, nel senso che mi sto preoccupando dei miei stessi pensieri, ho un po’ di confusione in testa, penso di essere vicina alla chiusura di un cerchio e non saprei dire se spero o temo che sia così. Ricapitolando, io fino a qualche mese fa vivevo la mia vita felice e spensierata, entusiasta della mia scelta e sempre più con la testa nelle mie convinzioni. Poi cos’è successo? Niente, o forse tutto. Un momentino di crisi verso il 40° compleanno anagrafico, apparentemente superata. Poi una frase buttatami lì da Julien, il mio amico parigino che vive ad Hong Kong che è venuto con me a fare Barcellona-Viareggio in agosto. Mi ha detto: “Vaifra, bisogna che tu trovi il tempo di occuparti di te stessa, non solo degli altri”. Subito niente, mi ha strappato un sorriso e l’ho mandato a quel paese, poi nelle settimane a venire il rimbombo di questa frase nel cervello, ed il suo significato. A me piace occuparmi degli altri, e spesso lo faccio a discapito di me stessa. Talmente “dentro” il mio personaggio di quella che ha sempre un riguardo per tutti, quella che non gli sfugge niente, quella sempre organizzatissima, quella (d)efficiente…. che poi per non perder colpi trascuro me stessa e le mie esigenze, fisiche e psichiche. Ma non solo: trascuro anche le mie esigenze affettive. Oltre a non riuscire a costruirmi una storia normale con una persona normale (non ne incontro!!!!!) (ma questo probabilmente è nel mio karma perché era così già da ben prima di fare la vagabonda e quindi ci sono rassegnata), ora mi rendo conto che mi mancano la mia famiglia e i miei affetti, li vedo troppo poco e a volte mi sento in un certo senso fuori dalla loro vita. E quando sono a casa, quindi fuori dal lavoro, smetto di essere SuperVaifra e delle due divento MerdaVaifra perchè anziché far godere i miei cari delle esperienze messe a frutto durante i miei viaggi, non me li coccolo abbastanza. Quindi li trascuro, o almeno mi sento in difetto perché mi sembra di non fare molto per loro, in proporzione faccio molto di più per emeriti sconosciuti che mi salgono in barca una settimana e poi chi li rivede più. E questo non va bene.

Tornando al discorso principale…. Sono in crisi. E sento come dei flash, dei campanelli che questo viaggio sia un po’ la chiusura del cerchio, ci sono troppi tasselli che stanno trovando la loro collocazione. Il che potrebbe anche essere la chiusura di un cerchio piccolo per poi aprirsi un cerchione, chi lo sa, però sento vibrazioni strane e non riesco a vedere un futuro davanti a me oltre i 3-4 mesi. La prossima primavera per quanto mi riguarda è tutta da inventare, la mia porta è molto aperta, direi spalancata, e potrei andare a finire ovunque a fare qualunque cosa. Perfino sulla luna a raccoglier sassi. Da un lato voglia di tornare sulla barca di questa estate passata, che ormai sento come se fosse “mia” e mi sono affezionata alle persone, dall’altro lato voglia di fare qualcosa di nuovo.

In senso metaforico, veramente non so più se mi manca di più quella carezza della sera o quella voglia di avventura…. eh, grandi parole….

Vediamo i campanelli quali sono:

- Questo viaggio si concluderà in Nuova Zelanda. Il mio inseparabile ciondolo viene dalla Nuova Zelanda, ha una storia sua: me lo regalò Luciano, un carissimo amico torinese col quale da anni si discuteva di cambiar vita. Solo chiacchiere per me, lui invece un bel giorno mollò tutto davvero e partì per la Nuova Zelanda in cerca di chissàchecosa. Quando tornò aveva questo ciondolo, che significa “coraggio di affrontare i cambiamenti” e da Malpensa anziché andare diretto a casa sua (Torino) passò prima da Imola per portarmi il ciondolo. Io ero ancora in alto mare con le mie indecisioni. Tre mesi dopo davo le dimissioni. Inoltre, casi della vita, in questi 6 anni non ho mai navigato con persone di Torino. Qui a bordo sono tutti Torinesi, almeno di origine.

- Estate 2004, quando ebbe inizio la rincorsa del mio “salto”: quando noleggiavamo le barche per farci i week end all’Elba ci piaceva mettere lo stereo a palla con l’Haka e facevamo il ballettino degli All Blacks. All Blacks: neozelandesi. Haka: danza tipica delle isole del pacifico.

- Ancora: arrivo alle Fiji e trovo il Flying Cloud, il mio primo catamarano… quanto ho sofferto quando ho dovuto abbandonarlo perché era stato venduto!!! Ma è anche vero che soffrivo tanto perché vedevo “la fine” e invece il fatto di trovarmi a terra fu “l’inizio”. Ma non lo sapevo.

- Poi, mi trovo alle Fiji. E la Fiji erano il sogno nel cassetto di Simona, la mia più cara amica dell’adolescenza, ora persa di vista, ma da quando sono qui penso a lei ogni giorno e sto rivedendo tutto il film della nostra bellissima amicizia, e mi rivedo quando ancora ragazzetta mi immaginavo il mio futuro, o meglio i miei futuri, perché non avendo alcuna idea di quel che poi sarebbe stato cambiavo aspettative ed ambizioni ogni giorno (sono un gemelli doc…..)

- Addirittura sto facendo sempre più ricorrentemente un sogno, in situazioni diverse, luoghi diversi, con persone diverse ma sempre un unico denominatore comune: montagne di biancheria da lavare, e tocca a me. Allora ho cercato su google e sembra che il mio inconscio stia catarticamente cercando di trasmettermi il messaggio che è ora di cambiare qualcosa, di rinnovare, di trasformare. Come dice Ira, ogni 10 anni bisogna rivoluzionare la propria vita. I miei grossi cambiamenti sono stati nel 1991, nel 1999 e nel 2005, ma si sa che io in matematica son sempre stata un disastro.

Quando ho cambiato vita non lo sapevo nemmeno io cosa cercavo, ho trovato questa e mi piace da morire, però forse ho esagerato: io volevo viaggiare, ma forse ora sto viaggiando troppo, inizio a sentire la necessità di stare più vicina ai miei affetti, inizio ad essere stanca di questo vivere un po’ “mordi e fuggi”. Divertente, ma alla lunga ho l’impressione che la vita mi stia sfrecciando a fianco e mi sto perdendo un giro, che poi non si recupera più. E a parte il discorso affettivo c’è anche un lato pratico: inizia a mancarmi una base, un nido dove tornare. Vorrei un letto mio, un comodino mio, un armadio mio…. mi sembra troppo spesso di vivere in prestito, appoggiata qua e là, di non usare tante cose perché mi scoccia cercarle nella valigia, tanto che poi smetto di portarmele dietro, e assomiglio sempre più a una zingara. Devo trovare il tempo di occuparmi di me stessa.

Però poi obiettivamente non ho voglia di fermarmi, vorrei solo rallentare ma ho ancora troppe cose da fare, e troppo poco tempo. Ci sono posti dove voglio andare, e uso di proposito il “voglio” anziché il condizionale “vorrei”: voglio fare un periodo di volontariato in una missione in Africa, per esempio (lo penso da almeno 15 anni); voglio andare a vedere come si vive in Sudamerica e anche in Sudafrica; voglio navigare su al nord nei fiordi norvegesi ma anche fare un giretto in Groenlandia o da quelle parti lì; voglio fare Panama e le Galapagos, e prima di ciò voglio vedere Los Roques e San Blas; voglio entrare a New York in barca; voglio visitare l’India e soprattutto il Nepal; voglio fare un giro alle Hawaii, camminare sulla Grande Muraglia e visitare la Giordania; voglio fare Suez e il Mar Rosso; voglio fare un coast to coast negli Usa; voglio fare un salto in Madagascar e un altro in Giappone, e poi ci sarebbero le Maldive, l’isola di Pasqua, l’Argentina, il Mar Morto… E mi rendo conto che invece alla fine tutto ‘sto cambio di vita si riduce a ben poco visto che mi sono inchiodata a fare estate in mediterraneo ed inverno ai caraibi. Non faccio più nemmeno le vacanze! Ma adoro Martinica e Grenadine, amo troppo smodatamente i miei charterini easy style in quelle isole, non posso non andare. E non posso non fare la stagione in Mediterraneo, mi è necessaria per poter fare una capatina a casa di tanto in tanto (e anche per uno squallido discorso venale). Ci vorrebbero due vite.

Allora penso che sia meglio non pensare, semplicemente mi godo lo splendido momento di questo viaggio, di certo so solo che il 14 dicembre arriverò in Martinica bella carica per affrontare la stagione (già quasi tutto il planning programmato fino ad aprile compreso, quest’anno un record!)…. e poi si vedrà!

a zonzo per le Fiji

Malolo island, Musket Cove bay, isole Fiji, 06 ottobre 2011



Ce l’abbiamo fatta, siamo finalmente partiti alla conquista (visiva) di parte di queste 300 isole che compongono l’arcipelago delle Fiji. Un parto è meno travagliato: era stato deciso, stabilito, non prorogabile oltre, e il buon Eolo, totalmente assente da qualche giorno, ha ben pensato di darci un aiutino a modo suo soffiando a 22-23 nodi costanti già dal mattino presto. Benessùm, andè li stess. Disormeggiamo finalmente verso le 11 del mattino, diretti al pontile del benzinaio. Mai pieno di gasolio fu più difficoltoso: già la manovra di avvicinamento con tutto quel vento non era facile per niente… e i benzinai non c’erano… e nessuno ci aiutava… addirittura un tipo a cui abbiamo esplicitamente chiesto aiuto ha rifiutato con un elegante “no grazie”. No grazie cosa, deficiente che non sei altro, prendi quella cima e fermala no????? Vabè, ce l’abbiamo fatta lo stesso. Poi aspettiamo il benzinaio. Aspetta, aspetta, aspetta, dicono che qui ci sia il Fiji time, ok, ci adeguiamo e aspettiamo ancora. Arriva, ma non si sa perché dobbiamo aspettare ancora (e non c’è nessuno oltre a noi!!!). Poi finalmente ci dà la pompa, la posizioniamo, ma….. non ci apre il rubinetto!!! Fiji time… ricordiamolo… e a bordo la prendiamo con filosofia: si taglia un salame scovato nel frigo e si fa uno spuntino. Insomma, alle 13.30 siamo partiti, va bene???? E proprio in quel momento ha iniziato a venir giù anche una simpatica pioggerellina che ci ha accompagnati giusti giusti per tutta la navigazione, per fortuna piuttosto breve.

Un paio d’ore per arrivare in questa Malolo Island, isoletta che all’alba di stamattina era qualcosa di meraviglioso, peccato solo il brutto tempo. Ma poi la giornata si è aggiustata alla grande e ho finalmente fatto il mio primo splash alle Fiji! L’acqua è meno calda che ai caraibi ma direi che ci si dura bene lo stesso! E così ho iniziato il mio programma dei buoni propositi: almeno un’ora al giorno di nuoto o pseudo tale. Solo che ora sono stanchissima e non so se domani avrò la forza di ripetermi. Per stasera previsto barbecue sulla spiaggia, che è appositamente attrezzata allo scopo, e quindi metteremo piede a terra in questa isola, finora vista solo da lontano.

Per oggi è tutto, vado a preparare gli scudozzi da portare a terra!

(1 ora più tardi): scherzavo. Il tempo torna a volgere al brutto e non ci azzardiamo, sto barbecue dev’essere una cosa piacevole, sotto la pioggia potrebbe diventare un incubo (soprattutto fare il fuoco) quindi meglio desistere. A terra ci vado poi domattina a nuoto, tiè! (E se credo a questa me ne racconto un’altra)



Ancora Malolo, 08 ottobre 2011

La pioggia oggi ci ha dato mezza giornata di tregua e ne abbiamo approfittato alla stragrande per fare un giretto alla scoperta delle isolette nei dintorni, questo è il gruppo delle Mamanuca: sono tutte piccole e vicine vicine, nella maggior parte ci sono dei resort, in altre ci sono casette (private???) più o meno integrate nella natura. C’è un isolotto in vendita, si chiama Mociu e si trova di fianco a Cast Away Island (dove hanno girato il film). Ovviamente siamo andati a fare un sopralluogo. Bella. Molto rocciosa, collinetta ricca di natura prorompente, ampia (anzi ampissima) spiaggia e reef giusto lì davanti. Permessi edili esistenti, si possono costruire 9 case. Non costa nemmeno molto e sarebbe da fare un’offerta, vuoi mettere la figata di essere proprietari di un’isola alle Fiji? Secondo voi accettano in permuta un bilocale a Toscanella di Dozza? Forse la logistica non è il massimo ma una volta che ci si è abituati cosa vuoi che siano 30+30 ore di viaggio (a/r) a fronte di un’intero week end sulla TUA isola?
A.A.A. VENDESI

Il resto tutto ok, a bordo si respira aria serena, mi trovo bene e tutto procede per il meglio.

Isola Waya, 09 ottobre 2011

Dopo 3 giorni di stop a Malolo stamattina siamo ripartiti alla scoperta delle isolette più a nord, le Iasawa, che dicon esser le più belle. Qui dove siamo arrivati oggi in effetti brutto brutto non è… il paesaggio dell’isola presenta differenti tonalità di verde, e il tipo di rocce con la vegetazione che c’è sembrerebbe quasi suggerire un panorama più alpino che tropicale, meno male che le immancabili palme ti riportano subito alla realtà: siamo ai tropici. Peccato, anzi peccatissimo il tempo sempre piovoso o comunque piuttosto grigio che fa perdere tono al paesaggio, sono posti bellissimi già così, figuriamoci col sole cosa possono essere! Qui piove. Sempre. Piove una pioggia che sfida tutte le normali leggi di natura, chi era quello che diceva “non può piovere per sempre”? Sbagliava, si vede che non è mai stato qui in questa stagione. Ora si spiega il motivo di tutto questo verde, ma resto dell’opinione che venire qui nel periodo delle piogge non è stata un’idea geniale

10 ottobre 2011, mattino


tempo da lupi qui in siberia....ops! volevo dire tropici...

Piove, piove, piove. E tutti dormono. Con questo tempo che invoglia a stare ognuno nella propria cabina io mi sto ammazzando di noia. Sicuramente non posso dire di esser stanca, ma annoiata certamente sì! La meteo aveva detto che oggi doveva esserci un po’ di miglioramento. Sì, in effetti oggi piove molto meglio di ieri, la pioggia è più costante.



Qualche giorno dopo

Eccoci giunti in paradiso. Qui sì, davvero. Finora si scherzava, ora si fa sul serio. Tutto quanto visto finora è stato bellissimo, ma era niente paragonato a ciò che vediamo ora. Anche la meteo è dalla nostra, c’è un sole splendente e tutto è meraviglioso. In questo momento siamo ancorati dentro una baia tra due isole, ci siamo solo noi e un’altra barca laggiù in fondo. Intorno a noi tutto è azzurro intenso o verde brillante, gli unici rumori che si sentono sono cinguettii provenienti da terra e il gorgoglio del tender qui dietro. Mi sento quasi elemento di disturbo con questo ticchettare sulla tastiera. Il posto si chiama Blue Lagoon, ed è qui che hanno girato l’omonimo film negli anni 80 con Brooke Shield e Christopher Atkins. Location scelta non a caso.

Nei giorni scorsi abbiamo gironzolato tra le isole, un po’ con la cartina e un po’ a naso.
Quassù le isolette sono proprio piccole e deserte, non ci sono molti resort, e quei pochi sono talmente ben integrati nella natura che quasi non si notano, per il resto non c’è nessuno, a parte qui a Blue Lagoon non c’è nemmeno campo per il cellulare, siamo veramente in mezzo al niente ma circondati di lussureggianti isolette, verdi e accese, con queste spiagge meravigliose che confermano veramente l’idea di ciò che si immagina quando si pensa Fiji. Mi spiace per le foto, non rendono giustizia, ma io meglio di così non so fare.

Siamo qui da 2 giorni e fa strano non vedere tante altre barche, non vedere molte persone, non vedere automobili né civiltà. Qualche giorno fa abbiamo avvistato solo una capretta abbarbicata sulle rocce in un’isola che sembrava deserta come tutte le altre, ma probabilmente non lo era... Poi siamo stati in un posto molto carino con un reef da urlo, penso ci fosse nei dintorni un qualche resort perché di tanto in tanto passavano barchini condotti da uno/due indigeni e stracolmi di persone color mozzarella. Passavano vicino alla barca e dicevano Bula!



….E così le giornate passano tranquille e senza stress tra uno snorkeling e una nuotata, un pasto e un sonnellino, gli animi son sereni, tutto va benissssssssimo e non c’è tutta questa fretta di tornare alla civilità. Che dire…. mi son proprio scelta un lavoraccio eh!!!!!!!





Denarau Marina, 18 ottobre 2011

…back to reality!

Fine della prima crociera, siamo rientrati alla base perché una persona deve scendere per tornare a casa. E’ andato tutto bene, sono molto contenta, ho solo un dispiacere: essere stati lassù alle Yawasa e non aver potuto vedere le caves, dicono sia un posto da snorkeling meraviglioso. Ma non si può aver tutto, anzi direi che mi posso abbondantemente accontentare di quel che ho avuto: accidenti non avrei nemmeno mai immaginato di venire alle Fiji, ora sto qui a menarla perché non ho visto un posto? Eh no, va benissimo così! E poi è andato tutto davvero bene: il tempo dopo i primi giorni si è messo dalla nostra e le giornate sono state soleggiate e molto calde, ma ci si difendeva bene tuffandosi e rituffandosi in acqua più e più volte. Abbiamo avuto qualche “problemino”, se così si può definire, per la cambusa: qui non si trova nulla. E intendo proprio nulla. Lo sapevamo, avevamo fatto cambusa in previsione di star via una decina di giorni scarsi e poi rientrare, e invece siamo stati via 2 settimane filate (anzi se contiamo i giorni di ferma in porto dopo aver fatto spesa i giorni sono 18), quindi è ovvio che siamo rimasti a corto di tante cose. A Denarau un tipo ci ha dato il biglietto da visita, Farmboy: tu gli mandi la lista della spesa e questo nel giro di un paio di giorni te la fa consegnare col traghettino o l’aliscafo ovunque tu sia, ovviamente il servizio non è economico ma in caso di necessità fa comodo. Noi la lista l’abbiamo mandata. A voi vi ha risposto? A noi ci ha detto sì sì e poi si è fatto di nebbia. Bello stronzo, anzi direi Bulastronzo. Non che si sia rischiato di patire la fame, dicono che finchè ci sono a bordo uova e farina e patate qualcosa si combina sempre. Ok, ma quando finiscono anche queste cose? Beh allora si aprono le danze del “scatolame & fantasia” e qualcosa da mettere in tavola si trova sempre. Direi che ce la siamo cavata egregiamente anche su questo fronte, sono fiera.

A bordo l’atmosfera era (è) serena e rilassata, con questa gente mi trovo proprio bene, e riconfermo che il 2011 (a dispetto degli anni passati) è stato un anno eccezionalmente fortunato per quanto riguarda gli armatori per cui ho lavorato.

Per tornare alla descrizione delle Fiji, oggi ci siamo fermati per un ultimo bagnetto qui fuori a 10 miglia. Non ci sono isole: tutti atolli, alcuni veramente minuscoli e disabitati, altri che ospitano un qualche resort. Che dire: in 2 settimane abbiamo visto solo le isole a nord ovest di Viti Levu, la principale, e comunque anche in uno spazio relativamente ristretto le tipologie di isole sono differenti: atolli o isolotti, alcuni rocciosi e montagnosi, altri verdi e pianeggianti, altri sabbiosi e aridi…. di tutto un po’!

E comunque stamattina pensavo: ma hai presente quando ci sono 45 gradi all’ombra e non muove un alito di vento, e tu sei chiusa lì in una cucina di mezo metro quadro con un minuscolo oblò, e una ventolina piccina piccina, non hai l’aria condizionata ma hai il forno acceso, un fornello acceso, e stai lì che sudi, e sudi, e sudi, e mescoli e sudi, e condisci e sudi, e prepari e sudi…. e poi finalmente finisci di fare quel che stai facendo, cacci tutto in frigo perché tanto è ovvio che servi solo pasti freddi, e poi ti infili il costume, vai a poppa della barca, ti lanci in aria mentre con una mano ti tappi il naso e finalmente fai splash??? E senti tutto quel frizzolino dell’acqua fresca intorno alla tua pelle che per qualche secondo ti senti come una fettina di limone dentro la Coca Cola??? Ecco…. Tutto questo…. Non ha prezzo!!!!! E io dovevo continuare a fare contabilità chiusa in un ufficio???? Ma vaaaaaaaaaa

A questo punto chiudo il post, saluto e abbraccio tutti e me ne vado a letto perché sono stanchissima (eh beh, nuotare richiede tanta energia…..)

Fiji prime impressioni

Isola di Viti Levu, Fiji Islands, 04 ottobre 2011

Sempre qui, inchiodati al porto. Ma domani si parte eh, tanto il guasto tecnico non l’abbiamo risolto, lasciamo il motore in mano a chi di dovere e noi si va, se no qui passa il tempo e non vediamo niente. In barca comunque l’ambiente è buono, gli armatori sono simpaticissimi e col comandante tutto ok, è un tipo in gamba!
Nel frattempo, in attesa dei meccanici abbiamo un pochino girato quest’isola, la più grande dell’arcipelago Fiji: domenica abbiamo fatto una bellissima gita sulla costa dall’altra parte dell’isola, con tanto di visita ad un parco naturale (stupendo) e poi una giornata di rafting discendendo il Navua River ognuno col suo kayakino (in realtà un gommoncino affusolato, non un vero kayak): bellissima gita! Già la risalita del fiume con la barca è stata qualcosa di spettacolare, poi abbiamo fatto pranzo al sacco ai piedi della cascata la cui foto è sulle bottiglie dell’acqua, e poi siamo partiti. Io subito dritta alla prima curva, tanto per non smentirmi. E così tutta la discesa. Ma non è colpa mia! Mi hanno dato una canoa attratta in maniera compulsiva dagli scogli: appena ne vedeva uno ci si fiondava contro per tentare di accoppiarcisi. Uno stress. Comunque alla fine ho capito come funzionava il giochino: 20 minuti di fatica bestia pagaiando come folli per arrivare alla rapida, e lì erano almeno 6-7 secondi (a volte anche 8) di divertimento assoluto!! Un’esperienza da ripetere? Certamente, ma in un fiume con una corrente un po’ più costante, che qui mi ritrovo con due braccia da paura!



La temperatura: fa un caldo bestia. Il tempo a parte i primi due giorni è stato sempre bello, e perfino domenica siamo stati fortunati: ci dicevano che sull’altra costa piove praticamente sempre e invece noi abbiamo avuto una giornata splendida senza una goccia d’acqua se non quelle del fiume. Culo.



E quindi passiamo al capitolo cibo: i sapori delle cose sono diversi, perfino le uova, i pomodori, la frutta, tutto è diverso! Cioè, le cose son quelle, non è che una papaya sa di ananas, ma i sapori sono proprio diversi! La frutta in generale è più buona (salvo le banane, queste non mi piacciono), le altre cose non saprei dire se meglio o peggio: diverse. Ho mangiato foglie di Dalo, che non si è capito bene che genere di verdura sia, le abbiamo comprate al mercato e chi ce le ha vendute rideva. Mah. Fa impressione sia dirlo (ma in fondo sono nelle isole in cui fino a non molto tempo fa erano cannibali, quindi ci sta che io abbia mangiato Dalo che per chi non lo sapesse è il nome di un mio vecchio amico/nemico dei caraibi) che farlo: queste foglie sono idrorepellenti, stranissime; il sapore è subito neutro, poi dopo un po’ diventa pizzichino. Non sono piaciute a nessuno. Nemmeno il Jack fruit ha avuto grande successo in tavola: va insaporito bene con aglio, peperoncino, curry e quant’altro, praticamente alla fine ha il sapore di quel che ci hai messo dentro!



Capitolo del cambio data: solitamente sono abituata a fare i conti del fuso tra Italia e Caraibi: se sono da una parte calcolo l’orario dall’altra parte per gli appuntamenti skype, le mail, gli sms e le comunicazioni in generale. Qui è un casino: 10 ore con l’Italia, 16 con la Martinica. Praticamente mi trovo che qui al mattino devo pensare che a casa è sera, e fin qui ci sta, ma poi con la Martinica (dove è pomeriggio) faccio prima a fare i conti aggiungendo le 8 ore che mancano anziché togliere le 16 di fuso reale, e qui mi sbalino un po’: è pomeriggio di ieri!!!! E in questi giorni che sto triangolando per l’organizzazione del charter di capodanno e si fa tutto via mail, skype e facebook devo ammettere che mi si confondono un po’ le idee: magari apro la posta il mattino, trovo una mail dall’Italia, allora scrivo in Martinica e chiudo tutto. Poi do un’occhio la sera prima di andare a nanna e non vedo risposta alla mia mail. Merda, non mi cagano. Ah, ma no, è solo che ho mandato la mia mail ad orario di chiusura ufficio, e solitamente le segretarie non tornano a lavorare prima delle 8 del mattino successivo…. Che però per me è ieri. Fat casen.



Capitolo degli abitanti: confermo che i fijiani sono sempre sorridenti e ipercordiali, quasi mielosi con quel loro bula ostentato a tutte le ore e per ogni minima cazzata. Ci sono tantissimi indiani, ma veramente un’esagerazione, direi che sono quasi più indiani che fijani!



Ultimo capitolo, cosa alquanto strana: le scarpe in giro. Ogni tanto vedi scarpe appese ai fili dell’alta tensione. Perché? Boh. Al parco c’era addirittura l’albero delle scarpe perdute, e così pure nella foresta che abbiamo percorso col fuoristrada. Domanda: che siano ciò che rimane dei turisti mangiati!!???



Per chiudere il post: è tutto bello, mi piace tutto! Sì, quasi quasi inizio ad abituarmi anche agli uomini con la gonna. Mi piace la gonna dei poliziotti, bianca, a vita alta, piuttosto aderente e con quelle frangette a triangolo che cadono sui polpacci, sembra il cappello rovesciato del giullare di corte…. Quindi penso di mettere in valigia qualche gonna maschile da portare a casa in souvenir…. (babbo, Damiano e amici vari: tremate!!!!)