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Toscanella bay, 10 maggio 2023

 No raga, io vi ringrazio tantissimo che appena ho riaperto il blog e la pagina fb mi avete mandato dei messaggi carinissimi di bentornata, ma anche se mi è tornata la voglia di scrivere non ce la faccio a pensare di fare dei post regolari come facevo anni fa, non ancora per il momento.

Sto facendo mille cose per riorganizzarmi la vita, che come tutti sanno andrebbe rivoluzionata  ogni qualche lustro….  e io in questo senso mi ci applico. Ho ottomila cose in testa, mille post da scrivere ma al momento non ho tanto tempo, quindi quasi quasi mi limito a mettere qualche foto degli ultimi viaggi, quelle non mi mancano. Cosa volete? Maldive? Bahamas? Thailandia? Fiji? Nuova Zelanda? I soliti Caraibi? Mediterraneo?  Va beh io le mescolo tutte e bravo chi indovina.  

Come dice una bellissima canzone: se mi rilasso collasso, voglio energia: metto carbone e follia.  E poi ce la faccio di nuovo a cambiare vita. 




















Siamo un equipaggio bellissimi

Le Marin, 28 novembre 2015

Non mi pare vero che sia finita, e non so nemmeno se esserne sollevata o se rimpiangere che sia durata troppo poco. Mi sono appena fatta due settimane secche sul maxi catamarano da 20 passeggeri, ovviamente full ad entrambi i giri.
Prima settimana: skipper un grandissimo professionista con cui avevo già lavorato tanti anni fa, e che riconfermo tra i migliori sul mercato, e come marinaio uno spettinatissimo bretone all’apparenza timido ma che in breve si rivela un pazzo scatenato, bravissimo e molto professionale anche lui. Il gruppo dei clienti molto vario ma tutta gente veramente SIMPATICA e a bordo in un attimo è festa continua: armonia, risate, divertimento e collaborazione sono le parole chiave per descrivere questa incredibile settimana: il lavoro è tantissimo ma sto talmente bene col mio equipaggio e questi clienti sono talmente favolosi che la stanchezza quasi non la sento (le ossa rotte sì, le sento tutte benissimo ma fa niente).
Seconda settimana: lo spettinato bretone passa skipper, è la sua prima esperienza in assoluto ma se la cava egregiamente, il ragazzo è davvero in gamba. Marinaio un ragazzetto alto alto secco secco, di una gentilezza disarmante, alla sua primissima esperienza di charter in assoluto. Siamo comunque una bella squadra e riusciamo a far fronte in qualche modo al gruppo più difficile di tutta la storia del charter mondiale: ci troviamo con due gruppi ben distinti, oltretutto di pari numero, ed oltretutto tutti fortissimi consumatori di alcool, che si fanno la guerra e nemmeno tanto fredda: i Francesi di qua, i Tedeschi di là. In mezzo due Italiani, che non si fila nessuno perché lei è una trituraminchia insopportabile che nessuno vuole avere intorno, forse è l’unica cosa su cui i due gruppi sono d’accordo. Giuro, in 10 anni di rompicoglioni ne ho avuti diversi ma questa vince all’unanimità l’Oscar, il Nobel e pure le Olimpiadi della rottura di palle. Ogni volta che apriva bocca avevo come l’impressione che i miei zebedei venissero messi nel robot di cucina con la funzione “doppia macinatura a freddo”. Mi vengono ancora i nervi al ricordo.

Ho avuto due equipaggi fantastici, e non mi accadeva da tanti anni di sentirmi così in complicità e completezza con dei colleghi; ho riscoperto il piacere di lavorare in team: duramente, a testa bassa, facendoci un culo tanto ma sempre ridendo e sorridendo, dandoci una mano l’un l’altro e soprattutto nella seconda settimana sostenendoci nei reciproci momenti di debolezza. Ho riso tanto, mi sono divertita tanto, mi sono anche incazzata tanto in certi momenti e proprio in quei momenti loro due mi hanno ascoltata tanto nelle mie sclerate contro loro medesimi, e dopo mezzora eravamo di nuovo lì tutti e tre a prenderci in giro e ridere come pazzi. Una vera squadra. 

Vile denaro

Marigot Bay, 29 ottobre 2015

Il primo charter sta volgendo al termine, tutto è andato molto bene nonostante le orecchie sfondate dalle mille domande dei bambini: io penso che nemmeno Bonolis nel gioco finale di “Avanti un altro” possa riuscire a formulare un così alto numero di domande al minuto. A volte avevo voglia di legarli tutti e tre insieme e usarli come boe…

A parte ciò, è stato bello tornare alle Grenadine e come ogni prima crociera della stagione noto alcuni piccoli cambiamenti che da un lato mi fanno pensare che tutto progredisce e si sta al passo coi tempi, ma dall’altro lato questi posti non hanno quasi più nulla a che vedere con le isole dei miei primi tempi: si vede che i locals si sono infurbiti ed il turismo che arriva qui sempre più massiccio sta prendendo possesso nelle abitudini degli abitanti, e ne vedo sempre più tra di loro aver quasi come “dimenticato” la purezza che li contraddistingueva per lasciarsi possedere – come noi del cosiddetto mondo civilizzato - dal Dio Denaro, e gli stessi che qualche anno fa ti donavano il cuore in cambio di un sorriso ora sono avidi e sono felici di vederti tornare non tanto perché tu sei tu ma per il business che gli porti, e questo mi rende un po’ triste. Non voglio generalizzare, anzi amo ed apprezzo ancora di più quei pochissimi che negli anni mi si sono confermati amici e mi salutano festosi pur sapendo che il business è già stato affidato a qualcun altro e quindi dalla sottoscritta non avranno nulla di più che una birra fresca ed un abbraccio amichevole.


Ma è giusto così, è bene per loro che stia arrivando il turismo di massa anche qui, sicuramente le loro condizioni migliorano senza intaccare l’altissima qualità di vita che conducono. Unica cosa: mi piacerebbe davvero davvero tanto riuscire a far venire qui almeno per una vacanza le persone a cui tengo tanto: la famiglia e il gruppo delle amiche storiche. Chissà. 

confusion

Union Island, 03 gennaio 2015

Sbarcata la famigliola di capodanno, aspetto qui al bar Capitan mezzochilo (soprannome ispirato dalla quantità di materia che si fa nelle mutande ad ogni manovra) e poi si riparte per la Martinica. Il charter è andato bene, la crociera in generale è andata BENISSIMO. Nel senso: a bordo due palle incredibili con clienti non difficili ma noiosissimi, skipper che poverino di colpa non ne ha: semplicemente non si sa dosare, esagera col tabacco locale e si stronca in cabina, ma meglio così perché quando esce mi combina casini, ovviamente senza minimamente rendersi conto. Povero, mi fa quasi tenerezza.  Comunque dicevo benissimo perché era da tanti anni che non mi capitava una crociera così: è normale incontrare sempre amici-colleghi in giro per le isole, è il nostro lavoro, la nostra vita; ma erano anni che non mi capitava una concentrazione così, anche di Italiani che come sempre in questo periodo pullulano; ad ogni ancoraggio ne avevo almeno 5 o 6 intorno, e i miei clienti ormai non ci badavano nemmeno più a tutti sti tenderini che si avvicinavano e anzi li rendevo partecipi delle nostre cose: Francesco ha pescato un tonnetto, Marco ha un problema con la randa, Luca ha riparato il motore che ieri faceva capricci, Andrea oggi fa gli spaghetti alla carbonara, Stefano è passato a chiedere due carote ed in cambio ci offre un cocomero fresco. Si direbbero chiacchiere da condominio…

E come dicevo: non lo so se sono pronta a rinunciare a questo. Non le chiacchiere di condominio, no, è l’ambiente, è il fatto di esserci, di vivere questi posti e di farli vivere anche a persone sconosciute.
E così mi trovo con una ventina di ore di navigazione davanti a me senza troppo da fare e senza compagnia stimolante = obbligo di riflessione. Forse queste cose sarebbe meglio evitarle, soprattutto quando una non sa bene dove sarà di qui ad un paio di settimane; so solo di avere un volo per Parigi il 10 gennaio, e due voli da Parigi a Bologna in due giorni diversi, sceglierò all’ultimo quale dei due prendere (Sborona? No, scema. E’ diverso). Per la seconda volta nella mia vita mi sono tagliata il cordone ombelicale per forzarmi ad uscire dalla cosiddetta confort-zone e muovere le chiappe per scoprire altro, solo che non so proprio cosa fare: idee mille, progetti ottomila, entusiasmo a gogo per ogni proposta…però voglia di prendere decisioni non pervenuta. Sono di nuovo obbligata a fare i conti col cervello, e anche col cuore stavolta. Ebbene sì. Shithappens. Porca l’oca questa non ci voleva proprio. 1995, 2005, speravo di scamparmela per il 2015 invece sembra proprio che ci stia dentro fino al collo. Unica possibilità di salvezza: speriamo che non si faccia mai più vivo, almeno lo etichetto come l’ennesimo stronzo e vado avanti per la mia.


Ecco mezza calzetta, se dice “andiamo via immediatamente veloci come fulmini senza perdere un altro minuto” significa che nel giro di due, massimo tre ore ci alziamo da queste sedie del bar, se dice “andiamo con calma tanto non abbiamo fretta” allora probabilmente perderò il volo di cui sopra.

Al cuor non si comanda

Tobago Cays, 30 dicembre 2014




No, non ce la faccio proprio. Mesi a ripetermi “ok è l’ultima alle Grenadine, devo vedere altro”, e poi una traversata atlantica che mi scombussola anima e cuore, e le solite mille idee, mille progetti, anche mille proposte  (che a chiamarle le cose arrivano)…E poi mi bastano dei clienti estasiati da quel che stiamo man mano facendo, e poi un rasta-barbecue sulla spiaggia, l’odore dell’aragosta, due chiacchiere coi colleghi delle altre barche come va / come non va / come sono i tuoi / come sono i miei, il tragitto spiaggia-barca con Jean Claude, le stelle, gli spruzzi d’acqua, l’aria salmastra, tutte le luci d’albero in mezzo alla laguna che paiono stelle, la sabbia in mezzo alle dita dei piedi, le borse con il doggy-bag per domani, ho perfino la felpa di un collega che mi ha prestato ieri sera a Mustique (e penso proprio che non gliela restituirò mai più perché ha un odore di Grenadine che voglio portarmela con me per il resto della mia vita)…. E penso: “ma come faccio anche solo ad immaginare di vivere senza tutto questo????”  Impossibile. Non sono pronta, e forse non lo sarò mai.
Le Marin, Martinica, 01 novembre 2014


Primo charter concluso con successo. Otto gagliardi e simpaticissimi pensionati o quasi, più due giovani coppie in viaggio di nozze. Tutto veramente molto bene, a partire dalla meteo che è stata clemente, belle navigazioni, e buon ambiente a bordo: grandi risate e tanto buonumore.
Che poi quel che mi piace veramente tanto è vedere come le persone in vacanza si sciolgono e si lasciano andare, e questa settimana penso di aver visto il top dei top: tu hai a bordo una persona di una certa età, che mescolata nel gruppo quasi non la noti: sempre silenziosa, sempre tranquilla, sempre pacata, sei tu che devi andarle un po’ sotto per capire come va se no lei non esterna le sue impressioni. Poi fai il barbeque coi rasta, c’è un compleanno quindi altra gente, ambiente festaiolo, musica, vino, rhum e tutto il companatico, si balla sulla spiaggia e dopo l’immancabile reggae si passa a musica più europea e più commerciale, tutti a sculettare insieme finchè questa persona di cui sopra all’improvviso ti fa un balzo a 30 centimetri dal naso urlandoti “macarenaaaaaa!!!!” con gli occhi sgranati, contenta come una bambina al luna park. E tu non sai veramente come reagire, pensi che forse non ti sei accorta… ma… avrà mica assaggiato il tabacco locale? 
E ora, sbarcata l’allegra comitiva con i baci e gli abbracci di rito (ma questi li rivedrò, ne sono certa) via veloce come un fulmine a preparare i miei 4 stracci che stasera ho un aereo da prendere, ebbene sì me ne ritorno in Europa, precisamente La Rochelle per recuperare un catamarano nuovo di zecca da portare poi fino a qui. Per una collega che stimi ai massimi livelli che ti chiede di sostituirla perché per sopraggiunte complicazioni si ritrova impossibilitata a portare a termine questo impegno fai questo ed altro.
 
Mayerau..... ma quanto mi sei mancata!!!!!!
E poi, onestamente, per quanto ho sempre detestato il freddo e 9 anni fa sono venuta qui a cercare il sole, comincio seriamente ad essere stufa di patire questo caldo infernale. Il troppo stroppia, sempre, e 37 gradi alle 9 del mattino che solo a fare il pontile per accompagnarli al parcheggio sudi che sembra ti abbiano fatto un gavettone. D’altra parte è vero anche che ti sei già scolata un’intera bottiglia d’acqua…. ed era solo la prima della giornata…



Domani, quando su al nord a chiacchierare coi pinguini, mi lamenterò del freddo, ne sono quasi certa. 
“Sono in vacanza faccio quel che ho voglia”

St. Anna, 10 maggio 2014

 Io l’ho sempre sostenuto e stavolta lo confermo sottoscrivendo in triplice copia su carta bollata, e vado pure a pagarci sopra l’imposta di registro: più sono incoscienti e sbruffoni, più non sanno niente ma si rifiutano di informarsi, ma soprattutto più si sentono superiori agli altri andando a scegliere ormeggi dove non c’è nessuno (la qual cosa può esser interpretata come “siamo i più sboroni, superiori agli altri” oppure “deficienti, se non ci va mai nessuno un motivo forse c’è” a seconda dei punti di vista) e più se ne strafregano delle più elementari norme di sicurezza…. ecco, più si mettono in pericolo e più dal Cielo gli mandano giù degli Angeli protettori a sorvegliarli. Perché se no non mi spiego come abbiamo potuto tornare tutti sani e salvi in Martinica con la barca ancora integra. Le cazzate….. le hanno fatte tutte, anche robe che mai avrei potuto immaginare! E non per dimenticanze o sottovalutazioni dei pericoli, ma proprio con altezzosità e sbruffonaggine; per il resto hanno confuso le unità di misura: 41 piedi non sono 41 metri. La mancanza di rispetto per gli abitanti locali e l’ambiente (e anche per me) la si può riassumere con la frase-tormentone della crociera “sono in vacanza faccio quel che mi pare”. Ma come mi dicono dai piani superiori questa è la frase preferita del Sig. Sfigato Qualunque, che pagando per andare in vacanza in paesi poveri e sottosviluppati si sente autorizzato a pescare in riserva marina (per esempio) e non si sente in dovere di dire nemmeno buongiorno ai “selvaggi” che si avvicinano alla barca proponendo i lori piccoli business facendo finta di non vederli né sentirli, e anzi cerca di tirare due euro sul prezzo del bbq in spiaggia, probabilmente ciò al fine di gonfiare la propria autostima riuscendo a strappare due spiccioli a chi con quei due spiccioli ci sfama la famiglia una settimana. Sono disgustata. E ancora peggio il travestimento da persone gentili. Una di loro non mi ha guardata in faccia una sola volta nei 10 giorni, un altro deve averlo fatto un paio di volte; gli altri si, qualche volta hanno parlato con me, ma molto di rado. Mai mi ero sentita così umiliata, nemmeno sui mega yacht dove gli ospiti manco sanno il nome degli equipaggi. Meno male questi snob sono rari, quelli che considerano i locali persone inferiori e la hostess un servizio pagato sono pochi, ma poi quando succede che sono di questa specie ma si credono (e sono sinceramente convinti) di essere rispettosi e gentili (noi siamo cool, siamo semplici, siamo brave persone)…. beh, ci rimani parecchio male, e ti dici beh allora a questo punto vado a lavorare sui grandi yacht, dove so da principio che l’atteggiamento è questo.

Ma questa non è una lamentela e non è un’accusa contro nessuno, anzi questi gruppi mi fanno bene perché mi fanno apprezzare ancora di più i BEI gruppi, quelli che salgono a bordo sereni e magari ti mettono in chiaro subito cosa si aspettano da te ma poi sono VERAMENTE amichevoli, rispettosi e cool, senza bisogno di dirselo da soli (quasi a convincersene). Ed in genere è questo genere di gente che ho in questi charterini, e facendo una carrellata all’indietro dei gruppi avuti quest’anno mi bacio veramente i gomiti, sono stata da bene a benissimo con tutti; peccato gli ultimi due, ma questo non rovina la passione e l’entusiasmo che ho per il mio mestiere.
Ma, giuro, mai e poi mai e mai mai mai mai più senza skipper. Per quanto a volte ci siano skipper tecnicamente mediocri o caratterialmente stronzi…. almeno sanno che è il Mare il Padrone e hanno una minima cognizione di causa per quanto riguarda la sicurezza, sia in navigazione che all’ormeggio. Che non è poco.

Perché io ho solo 43 anni, e nemmeno ancora compiuti.

Ma stiamo dando i numeri?

Petit Saint Vincent, 06 maggio 2014

Malata come sono dello scrivere, figuriamoci se non mi scrivo appunti privati sui charter che faccio da questo lato dell’emisfero. E stasera li ho contati. 86 volte alle Grenadine, 6 invece al nord. 52 Skipper. 698 passeggeri nutriti per una media di 9,3 giorni. E questi si permettono di sbuffare quando gli parlo degli scali che andremo a fare e continuano a guardare le guide e qualunque mia proposta viene bocciata a priori (finchè appunto non leggono la stessa cosa su una guida, che allora è una cosa da fare!). Bene, allora taccio. Tanto io le Grenadine le conosco in dettagli che le guide non spiegano, e che solitamente amo condividere con i miei passeggeri, stavolta li terrò per me.

E non parliamo della sicurezza, che qui le regole basilari sono opzioni rompicoglioni e a noi piace da morire (proprio) partire con gli oblò aperti (anche quelli di sicurezza, si si dico veramente quelli a livello dell’acqua), così come ci piace lasciare tutte le cime in acqua perché prenderle nelle eliche ci rallegra la navigazione, ci piace anche saltellare sugli scogli e sfregarci nella sabbia…. e non parliamo di quant’è bello scoprire nuovi ancoraggi dove nessuno è mai stato (chissà perché), e poi ci piace dormire ad un metro sopravvento al reef ma soprattutto la figata più grande è ormeggiare il tender secondo l’antica tecnica giapponese della “c***o di cane” e poi andarsene a casa di Cristo, così che almeno la hostess non si annoi sudando davanti al forno ma possa farsi una bella nuotata in queste acque cristalline per andare a recuperarlo.

Ma d’altra parte si sa che charter con hostess ma senza skipper è una roulette russa, e sto giro non mi lamento nemmeno: sono simpatici e non rompono a livello dieci. Poi il fatto che la loro concezione di hostess sia “non abbiamo voluto prendere lo skipper perché avevamo paura che un estraneo rovinasse lo spirito del gruppo” la dice lunga su tutto il resto. Ma io ho messo il motore al minimo dei giri, niente extra per loro visto che non riesco ad organizzarmi per prepararli, ma sembrano contenti purchè ci sia qualcosa in tavola e io non tenti di interagire con loro, quindi faccio il minimo ma faccio tutto ciò che si aspettano da me… e per il resto me la sciallo godendomi il mio ultimo charter della stagione.

Certo che l’ultimo sguardo a Mayerau, l’ultimo tuffo con le tartarughe e l’ultimo bbq sulla spiaggia senza sapere se mai tornerò è roba triste, ma soprattutto l’ennesimo buonanotte ai miei amici del sud con il punto interrogativo sul cuore è straziante; e l’ultima notte alle Tobago Cays l’ho passata quasi in bianco a guardare la spiaggia rivivendo tanti anni di rastagrigliate. (Il giorno dopo rintronata come una campana ma tanto questi non vogliono hostess interattiva quindi ok così).

Io per l’inverno prossimo penso spero e credo di poter trovare altro da fare, nuove destinazioni e nuove avventure, ma questi posti e questa gente mi hanno talmente riempito la vita che non credo di poter di nuovo sentirmi così a casa in un posto che non sia Toscanella come qui alle Grenadine.


Inshallah, ancora una volta.

navigando qua e là

In rotta verso la Martinica, 28 aprile 2014



E’ bellissimo quando devi andare per rotta 35° e c’è vento di Nord-Est con mare piuttosto formato. Non puoi fare niente, anche solo stare in piedi è un’impresa notevole quindi salvo clienti impanicati da rincuorare te ne stai lì sdraiata a fare il tuo sudoku (e noto che vedere la hostess serena ed impassibile di fronte a cotanto mare infonde fiducia e speranza agli animi dei passeggeri)…  e mentre vedi il cavolo cappuccio e l’ananas che giocano ai quattro cantoni mentre manghi e papaye si autotrasformano in frullati, ringrazi il cielo di aver già preparato il pranzo prima della partenza. Poi arrivi, è il momento di uscire per la manovra, ed ovviamente piove che Dio la manda e mentre sei là che armeggi con le cime ingarbugliate ti chiedi “ma perché non lavoro in ufficio come tutte le persone normali?” E la risposta te la dai da sola appena vedi l’arcobaleno.


Meno uno


Union, 24 aprile 2014

Come solito non fai in tempo a pensare che quest’anno ti è andata di culo per quanto riguarda i passeggeri perché a parte qualche sporadico e leggero rompiscatole hai avuto solo bei gruppi, che come per magia Murphy decide di fare capolino.
Mica che siano cattivi, anzi si definiscono gente semplice. E meno male.


A parte questo comunque tutto bene, è il penultimo giro alle grenadine e visto che poi la settimana prossima inizia la stagione del fermo-pesca-aragosta ho approfittato alla grande e confermo il sospetto che nutro da qualche tempo in qua: a forza di mangiarne ho sviluppato un’intolleranza all’aragosta…. ogni volta che la mangio poi sto male, ma me ne frego e un dolorino di pancia (con annessi e connessi che vi risparmio) val bene una bella rastagriglia in spiaggia….
L’è dura la vita…


Jean Claude è impazzito: mi vuole sposare. L’altro giorno mi ha presa in braccio e ha preteso una foto come se fosse il giorno delle nostre nozze, e poi si è lanciato in una tiritera infinita dicendo, tra le altre cose, che verso di me non ha un’attrazione rivolta al sesso ma più cerebrale e profonda, dice che saremmo una coppia fantastica soprattutto perché la sua barca averebbe bisogno di una buona rassettata. E posso scegliere le tendine, che tenero. Quindi, pensandoci bene, se ho capito tutto ora realizzo che praticamente quel che mi propone è di andare a vivere a Mayerau (ok, è un posto meraviglioso, ma viverci…..non so….) su una barca che cade a pezzi e farmi un culo quadro a lavorare con lui sulla spiaggia con i turisti, e la sera quando arriviamo a “casa” continuare a farmi un mazzo tanto per renderla decente mentre lui se ne sta svaccato a farsi le canne, ed in cambio di tutto questo manco mi tromba? No, cioè, c’è qualcosa che non mi quadra. 

Pensieri

Le Marin, 19 aprile 2014
 
Dopo la (troppo breve) vacanza di cui post precedenti, durante la quale continuavo a dirmi “ma tu guarda come si vive facile qui, ma perché complicarsi la vita come sono abituata a vedere e a fare da quasi 43 anni?” e non nascondo nemmeno di aver fortemente pensato con decisione che l’anno prossimo mi cercherò un imbarco in Florida – dove le barche pullulano -  appena rientrata in Martinica confesso di aver avuto una prima mezza giornata di incazzo profondo dovuto allo shock del cambiamento: qui niente funziona, niente è puntuale, niente è organizzato, niente va liscio ma tutto è complicato, lento, disorganizzato, lasciato alla casualità e per fare ogni minima e banale cosa devi calcolare tre volte tanto il tempo normale. 
Ma poi nei giorni successivi mi guardavo intorno in maniera un po’ distaccata, come facendo un’analisi di questa isola che ormai negli anni è divenuta una seconda patria: è vero che niente funziona, però cavoli guarda la gente come è easy, guarda che al mattino per uscire di casa ti basta veramente un bermuda ed una canotta, e se non sono coordinati non gli frega niente a nessuno, guarda come tutti sorridono, guarda come tutti ridono e scherzano, guarda come sono facili certi comportamenti che altrove vengono considerati pericolosi. E mi chiedevo: sono davvero pronta a lasciare tutto ciò? Non lo so, ancora una volta non riesco ad immaginarmi altrove, per quanto lo desideri.

Poi riparto per un charter, l’ennesimo, e dopo un mese di assenza torno alle Grenadine. E no, mi dispiace ma no, non posso farcela. E’ come se mi chiedessero di non tornare più a casa…. semplicemente non posso!!! Non ci sono mai, è vero, ma là è CASA, è FAMIGLA, è la TANA, il RIFUGIO… e l’opzione di non tornarci almeno due volte l’anno non è minimamente contemplata. E così le Grenadine, semplicemente non posso lasciarle! E solo l’idea che questo è il terzultimo charter della stagione, per quanto quest’anno abbia battuto tutti i record dei record facendo un numero spropositato di crociere, mi ha fatto vivere le giornate con ansia e batticuore. 

Il mio pensiero ogni circa due minuti: tra un mese sono a casa: esulto. Ma significa che non sarò più qua: depressione. Si, però sarò a casa! wow, felicità. Ma non qui, per almeno altri 5 mesi: non ce la posso fare. E i miei amici rastoni così belli nel loro modo di esistere, che ogni volta che li vedo mi si scalda il cuore, ma come faccio a pensare di non vederli più?
Penso di avere i sintomi-base necessari per richiedere una visita specialistica.


Comunque nel frattempo mi godo questo pomeriggio di riposo prima di ripartire domani; col gruppo appena sbarcato tutto bene: simpatici, divertenti, allegri, sempre gentili e rispettosissimi. Lo skipper, uno scozzese di Genova (e capiamoci), ogni tanto se ne usciva con sprazzi di fine umorismo che ben stemperavano i suoi comportamenti da Furio (sì sì, quello di Magda). Nel complesso un charter veramente ben riuscito, che fa sempre piacere a tutti. Al mio morale soprattutto.

La flottiglia sississì

Le Marin, 15 marzo 2014


Fine, è ora di staccare la spina.
Erano tanti tanti anni che non navigavo in flottiglia e un po’ mi mancava; sto giro eravamo 4 catamarani cosiddetti normali (tra i 47 ed i 50 piedi) più il maxi che solo lui di suo fa 24 metri, per un totale di 46 clienti e 11 membri di equipaggio.
Noi eravamo la barca di coda nel senso che partivamo un’ora prima degli altri e arrivavamo che gli altri avevano già fatto il bagno, mangiato, fatto siesta e passeggiata a terra.. Tanti di quei guai alla barca che pensavamo di cerare uno stregone… (io non vorrei essere monotona, ma son sempre dell’idea che l’aurea delle persone influisca su tutto, figuriamoci se una barca non sente l’energia di chi comanda). Comunque tutto bene, avevo un gruppo simpatico e mi sono divertita, gli ho fatto anche tanti extra per cercare di bilanciare i mille problemi tecnici e le standing ovation si sprecavano, in più con il mio skipper passati i primi due giorni caldi abbiamo trovato il nostro equilibrio (io faccio il mio e tu non mi rompi l’anima, e poi ti aiuto a fare il tuo ma se mi dici beo in maniera arrogante hai capito che ci metto zero-due a smascherarti, caro il mio “master”), e così dagli insulti del primo giorno siamo arrivati ad una aperta dichiarazione “sei da sposare”…la gente non sta bene.

E per collegarmi al post sulle costanti e sulle coincidenze devo dire che a sto giro ho rischiato di uscire pazza isterica, causa una stronzata mondiale ma che a me dà un fastidio che ci vuole in cinque a dirlo: i fischiettii. Odio, ho sempre detestato e mai amerò i fischiettii: non li capisco, non li condivido, mi sta sulle balle sentir fischiettare e la cosa mi scuote i nervi dall’interno, preferisco quasi il gesso sulla lavagna per intenderci, ma purtroppo ogni tanto mi capita il fischiettatore di bordo e non posso certo aggredire la gente perché fischietta. ma spero sempre che la cosa sia sporadica e soprattutto breve. Bene, in effetti capita sporadicamente quindi finora sono sopravvissuta, ma questa settimana ne avevo tre, dico TRE, che non riuscivo a zittirli nemmeno a piangere, gli scappava proprio il fischiettio micidiale, quello odioso che ti trapana il cervello e io mi metterei a urlare. Ho provato a buttarla sulla superstizione (è vero, in Italia fischiare in barca porta sfiga, ma loro – Francesi e Tedeschi – mi hanno un po’ derisa. Intanto però la barca continuava a produrre problemi uno dopo l’altro), ho provato a dirgli gentilmente che mi urta i nervi e allora promettevano di non farlo più, ma poi non ce la facevano e giuro in una settimana non abbiamo passato oltre i due minuti di orologio senza che uno dei tre facesse un fiiii-fi-fi-fiiii, anche solo una notarella di due secondi ma la facevano. E io guardavo di sbieco chi di turno, che regolarmente si scusava, ma dopo due minuti era l’altro. Poi ci si sono messe anche le donne a sostenermi (hanno capito che per me era fastidioso, tanto valeva grattare con le unghie contro i vetri) ma non c’è stato verso. E visto che io mi riposo durante le navigazioni e il fischio mentre dormi è la cosa più tremendamente irritante che possa esistere, ho passato una settimana serena a livello di lavoro ma sono brutalmente in carenza di sonno perché è dura iniziare alle 6 di mattina e finire alle 10 di sera senza riuscire a fare mezza siesta nemmeno un giorno perché hai questo fischio che ti punge i nervi, e oltretutto nemmeno in maniera costante ma un fischiolino al minuto e tu quindi non puoi chiudere occhio nemmeno a piangere in greco. E ti chiedono scusa. Scusa il cazzo, scusa, ma infilati in bocca un salame porca puttana e lasciami in pace mezzora!!


E ora ho finito, per cinque giorni non faccio niente ma soprattutto la cosa più bella di tutto ciò è essermi liberata di questi fischi, ho rischiato veramente di mandare brutalmente a fanculo dei clienti in maniera cattiva (oltretutto simpatici, il che mi sarebbe dispiaciuto ancora di più).

Stanca. 

Equiparaggi

Mayerau, 10 marzo 2014

Scrivo spesso commenti sui miei skipper, gentili o meno. Ovviamente sono le mie impressioni sui colleghi che si trovano a lavorare con me e come dico sempre  siamo umani, non siamo robot, facciamo un lavoro che ci porta a stare insieme 24 ore per almeno una settimana quindi per quanto siamo (o cerchiamo di essere) professionali, anche il lavoro ovviamente risente dei nostri umori e del nostro feeling o mancanza di esso. Puoi prendere il miglior skipper del mondo (che poi vorrei vedere chi è che giudica) e la migliore hostess del mondo (idem con patate), ma magari quando li metti insieme proprio non ingrana a livello di carattere e quindi a fine missione lei ti dirà che lui è un idiota incompetente e lui ti dirà che lei è una scema disorganizzata.
Premesso tutto ciò al fine di non sentirmi dire che emetto sentenze su quei poveri disgraziati che si trovano in binomio con me, vorrei distinguere un attimo tra le varie tipologie di skipper ed ovviamente per par condicio anche di hostess.
Qualche tempo fa parlando con un mio collega ci siamo ammazzati dalle risate proprio a fare questa sorta di etichettatura equipaggi, con un po’ di autoironia che non guasta mai:

Iniziamo dagli skipper, e già mi prudono le manine sulla tastiera e ve la butto lì: la sapete la differenza tra uno skipper e Dio? No? Facilissima: Dio non si crede skipper.
 Allora, messi in salvo tutti gli skipper competenti, professionali e che fanno il loro lavoro seriamente ed esattamente come va fatto, abbiamo ovviamente valutato solo le categorie in qualche modo ridicole, e visto che in francese skipper si pronuncia skippé con un gioco di parole li abbiamo battezzati skippà e skipeu.

Lo skippà è quello che quando lo incontri in giro è una persona normale, ma come sale sulla barca si trasforma nel Padreterno, fisicamente diventa anche più alto, cammina sul ponte con petto gonfio e sguardo fiero e lo vedi arrivare all’ancoraggio a 20 nodi, inorgoglito del fatto che tutti siano lì a guardare il suo meraviglioso e perfetto ancoraggio, mentre invece non immagina nemmeno che in realtà tutti lo stanno guardando pensando razza di un cretino incosciente e deficiente ma ti rendi conto di quanto sei stronzo si o no? Lo skippà non ha clienti a bordo, ha ammiratori. Lo skippà non ha una collega che collabora con lui, lo skippà ha un sottoposto, e non perde occasione per rimarcarlo. Lo skippà non si cura di vedere se l’ancora ha preso bene o no, lui finito lo show di indicare alla hostess quanta catena mettere lascia il suo posto al timone e la raggiunge solo per guardarla mettere il triangolo indicandole esattamente in quale maglia della catena metterlo, e se capita che la veda in difficoltà perchè il moschettone è inchiodato aspetta che sia lei gli a chiedergli aiuto con occhi imploranti per poter così sfoggiare ancora una volta la sua forza mostruosa e la sua superiorità. Ma-fammi-il-favore, fammi.

Poi c’è lo skipeu che con un gioco di parole francese suona un po’ come ce qu’il peut, traduzione: (fa) quel che può. E ho detto tutto. Però io quando non ci sono in giro skipper normali preferisco uno skipeu ad uno skippà, lo skippà è proprio odioso odioso odioso e io non lo reggo più, quando ne incontro uno tengo botta tutto il charter ma poi nemmeno lo saluto il giorno dello sbarco.

E ora è il nostro momento care colleghe… Ebbene sì, pare che dal punto di vista comdandantesco anche noi abbiamo le nostre belle categorie, e pare che anche noi (sempre eccezion fatta per quelle che passano l’esame) facciamo un po’ ridere ed incazzare i nostri colleghi.
Abbiamo la Hostress e abbiamo la sua antagonista Nostress.
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Ho provato a descrivere le due categorie ma ho cancellato, riscritto, cancellato e… no, non mi viene proprio, forse perché sono abituata a descrivere e raccontare le cose che vedo e che vivo; io le mie colleghe (e me stessa) non le vedo proprio, riuscivo ad immaginarmi le scene mentre il mio amico mi raccontava con tanto di mimica (e son morta dal ridere), ma non ce la faccio proprio a rendere l’idea, mi spiace. Ma confido nella vostra immaginazione e fantasia per capire come possano essere la Hostress e la Nostress.

Comunque, giusto per amor di cronaca, questa settimana sono con uno skippeu semi-atteggiato a skippà, con ciliegina sulla torta: un carattere di merda, perfino peggio del mio. Siamo al terzo giorno e siamo al limite: ieri ce ne siamo dette un paio gentilmente, oggi un altro paio con un crescendo di astio… e la cosa più sconvolgente è che sono io quella che cerca di smorzare il fuoco ma lui invece (strunz) ci butta la Diavolina, per questo dico che ha un carattere di merda peggio del mio: perché in genere sono io quella che poco che ci sia un minimo disaccordo cerca lo scontro diretto, con questo invece sta andando a rovescio e ho paura che se poi un certo momento mi scappa la lingua fuori dal controllo del cervello faccio danni e finisce a cazzotti veramente. Inshallah.

Tobago Cays, 11 marzo 2014

Giusto per dire che stamattina prima del risveglio dei clienti ci siamo chiariti, si è strascusato dicendo che lo sa di avere un caratteraccio e chiedendomi di non volergliene troppo se mi ha trattata (un po’) di merda; io pur accettando le scuse me ne sono rimasta tutto il giorno un po’ sulle mie ma devo ammettere che se prima era piacevole come un gatto attaccato ai maroni ora mi ricorda di più un micione che si sliscia contro gli stinchi facendo le fusa.