Martinica,
12 maggio 2014…… e si torna a casa!
Qui
ai caraibi di cose buone da mangiare ce ne sono tante, ma il meglio del meglio
del meglio è senza dubbio il poulet boukané tipico di Martinica. Trattasi di
banalissimo pollo grigliato e poi fatto affumicare nella canna da zucchero con
una serie di altri odori, lo trovi a tutti gli angoli delle strade ed è una
bontà da non credere alle proprie papille gustative, tanto che in collaborazione
e col prezioso aiuto dell’Ammiraglio ho composto una sorta di canzone-elogio al
poulet, idea partorita ascoltando i vari comizi durante le campagne elettorali
in vista delle elezioni comunali in Martinica (presente due scemi che cantano
plus poulet pour touts.... eccoci).
Poulet boukané dunque, da non confondere
col poulet fumé, che è il suo cugino che però compri confezionato al
supermercato: non meno buono ma diverso, di consistenza più “industriale” e da
me soprannominato anche il pollo di plastica per come si presenta la pelle del
pollo stesso. E tanto per capirci, visto che questo al contrario di quello che
compri per strada si conserva bene per lungo tempo (pochi conservanti inside
vero…), ne metto sempre in valigia un paio prima di rientrare in Italia (una di
queste volte alla dogana mi fermano davvero “Madame, ma che ci fa un pollo
nella sua valigia?” “è uso personale, non è contrabbando quindi per cortesia mi
ridia il mio pollo e mi lasci passare, grazie”).
Tutto
questo per condividere la mia infinita tristezza all’idea che quello che ho
nello stomaco, sulla via dell’aeroporto, potrebbe essere il mio ultimo polletto
bucanerizzato. E dirò di più: non mi sono nemmeno lavata i denti per conservare
il più a lungo possibile il suo sapore in bocca, ma questo non ditelo al mio
dentista che è già lì che mi aspetta scaldando il trapano con sguardo da
shining (ciao Dario, no non ti preoccupare son tutte cazzate quelle che scrivo
sul blog)
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