Siamo un equipaggio bellissimi

Le Marin, 28 novembre 2015

Non mi pare vero che sia finita, e non so nemmeno se esserne sollevata o se rimpiangere che sia durata troppo poco. Mi sono appena fatta due settimane secche sul maxi catamarano da 20 passeggeri, ovviamente full ad entrambi i giri.
Prima settimana: skipper un grandissimo professionista con cui avevo già lavorato tanti anni fa, e che riconfermo tra i migliori sul mercato, e come marinaio uno spettinatissimo bretone all’apparenza timido ma che in breve si rivela un pazzo scatenato, bravissimo e molto professionale anche lui. Il gruppo dei clienti molto vario ma tutta gente veramente SIMPATICA e a bordo in un attimo è festa continua: armonia, risate, divertimento e collaborazione sono le parole chiave per descrivere questa incredibile settimana: il lavoro è tantissimo ma sto talmente bene col mio equipaggio e questi clienti sono talmente favolosi che la stanchezza quasi non la sento (le ossa rotte sì, le sento tutte benissimo ma fa niente).
Seconda settimana: lo spettinato bretone passa skipper, è la sua prima esperienza in assoluto ma se la cava egregiamente, il ragazzo è davvero in gamba. Marinaio un ragazzetto alto alto secco secco, di una gentilezza disarmante, alla sua primissima esperienza di charter in assoluto. Siamo comunque una bella squadra e riusciamo a far fronte in qualche modo al gruppo più difficile di tutta la storia del charter mondiale: ci troviamo con due gruppi ben distinti, oltretutto di pari numero, ed oltretutto tutti fortissimi consumatori di alcool, che si fanno la guerra e nemmeno tanto fredda: i Francesi di qua, i Tedeschi di là. In mezzo due Italiani, che non si fila nessuno perché lei è una trituraminchia insopportabile che nessuno vuole avere intorno, forse è l’unica cosa su cui i due gruppi sono d’accordo. Giuro, in 10 anni di rompicoglioni ne ho avuti diversi ma questa vince all’unanimità l’Oscar, il Nobel e pure le Olimpiadi della rottura di palle. Ogni volta che apriva bocca avevo come l’impressione che i miei zebedei venissero messi nel robot di cucina con la funzione “doppia macinatura a freddo”. Mi vengono ancora i nervi al ricordo.

Ho avuto due equipaggi fantastici, e non mi accadeva da tanti anni di sentirmi così in complicità e completezza con dei colleghi; ho riscoperto il piacere di lavorare in team: duramente, a testa bassa, facendoci un culo tanto ma sempre ridendo e sorridendo, dandoci una mano l’un l’altro e soprattutto nella seconda settimana sostenendoci nei reciproci momenti di debolezza. Ho riso tanto, mi sono divertita tanto, mi sono anche incazzata tanto in certi momenti e proprio in quei momenti loro due mi hanno ascoltata tanto nelle mie sclerate contro loro medesimi, e dopo mezzora eravamo di nuovo lì tutti e tre a prenderci in giro e ridere come pazzi. Una vera squadra. 

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