LA MIA PRIMA SEMITRAVERSATA DEL PACIFICO


04 novembre 2011 – PREPARTENZA – 17°46’S 177°11’E

Ultimo tramonto a Malolo perchè domattina si parte davvero, arrivederci Fiji e grazie per tutto.
Come dire… totoka o viti, vinaka. (chissà se è giusto). E la prossima volta forse avrò occasione di assaggiare la kawa.
Ieri sera siamo usciti con Ivan e Anna, la coppia che vive e lavora qui. Simpatici ed interessanti, bella serata davvero e teniamo i contatti, mi raccomando!
Stamattina navigazione verso Lautoka per le formalità doganali. Arrivati in baia e gettata l’ancora vediamo dietro di noi una barca con scritto “barca pulita”, e pochi minuti dopo una coppia in tender torna da terra…. Sì sì, sono proprio loro, quelli originali, Lizzy e Carlo Auriemma!!! E cordialmente accettano di fare le foto con noi, e scambiamo due chiacchiere veloci. Per chi non lo sapesse, sono gli autori di “sotto un grande cielo” e altri libri che hanno scritto nel corso dei loro oltre 20 anni di navigazioni intorno al globo.
Poi andiamo a terra, l’ufficio dogana è chiuso per pausa pranzo e allora ne approfittiamo per vedere anche questa cittadina e mangiare un boccone; al nostro ritorno ci aspetta un’ora di interrogatorio e attesa per compilazione moduli e mica moduli di uscita in triplice copia (con carta carbone, pensavo che non esistesse nemmeno più!). Durante l’ora in cui sono stata seduta su quella seggiola lottando col freddo del condizionatore (contro i 40° che c’erano fuori) memore dell’articolo sul cannibalismo osservavo il funzionario, un omone grande e grosso, e sghignazzavo con Capt sul suo collega nell’altro ufficio che con la webcam si scrutava il faccione (in cerca di peli incarniti o punti neri?????), e cercavo di vedermeli in procinto di legare ed imbavagliare le persone per metterle nel pentolone con l’acquolina alla bocca… e vista l’austerità con cui Ciccio si rivolgeva a noi non era difficile per niente immaginarsi la scena! Pertanto quando al termine di tutta la trafila ci ha congedati dicendo di andarcene via subito perché più tardi avrebbe fatto un giro per controllare che la barca non fosse più nei paraggi sono stata ben contenta di partire immediatamente per venire qui, speriamo che non gli venga in mente di farsi il week end a Malolo perché se ci becca ho paura che ci faccia neri!
Ora siamo qui belli polleggiati con lo stomaco pieno di tagliolini al ragù a goderci la tranquillità del dolce far niente in vista della navigazione che ci aspetta: 2 ore ciascuno a rotazione: on, off e stand-by, giorno e notte. A occhio e croce dovrei farmi circa 56 ore di timone, stima variabile in base all’effettiva durata del trasferimento (e che Eolo sia con noi). Se non imparo nemmeno stavolta mi do all’ippica! Non so quanto avrò tempo e voglia di aggiornare il diario di bordo, secondo me passati i primi giorni cominceremo ad esser stanchi. Anche per il cibo ci siamo organizzati per dover fare il meno possibile: ho passato un intero pomeriggio a cucinare cose che andranno solo scaldate al momento, almeno i primi giorni ci risparmiamo un po’ di energie.
Bene, chiudo qui la prima parte e vado a svaccarmi in pozzetto a godermi il freschino della sera visto che oggi è stata una giornata veramente calda e afosa.

05 novembre 2011 – giorno 1

Partiti stamattina verso le 10, per il momento zero vento quindi tutto motore. Siamo tranquilli e sereni, niente da segnalare.

06 novembre 2011 – giorno 2

Niente di buono: io ho un mal di denti che la metà basterebbe, non conta niente nemmeno l’Oki preso in dosi da cavallo né tantomeno un anestetico specifico per i denti che ho trovato nella farmacia di bordo. Speriamo che passi se no si fa grigia.
Il vento è arrivato ieri verso metà pomeriggio, dritto dritto nel naso. Nostra rotta sulla carta 190, vento sud pieno. Che culo. E così per la notte i ragazzi si sono dati il cambio al timone escludendomi dai turni perché troppo impegnativo. Stamattina ho ripreso il mio giro e quindi ho iniziato a timonare anche io. Non vado malaccio, e me lo dico da sola. Solo ogni tanto perdo la rotta, non so come sia possibile ma succede tutto d’un tratto e ci metto un po’ prima di ritrovare il giusto equilibrio.
Andando così di bolina tutto diventa più difficile, oggi ci ho messo 40 minuti per preparare un’insalatona e anche andare al bagno diventa un’avventura. Non fa molto caldo, e tra la difficoltà a riposare, il vento che rincoglionisce e tutto il resto non è che a bordo ci sia tanta voglia di interagire: uno al timone e 2 a riposare, quando c’è qualcosa da fare la si fa poi si torna ognuno al proprio posto, non ci parliamo molto ma penso sia normale così.
Una decina di minuti fa il waypoint diceva 900 miglia all’arrivo, significa che ne abbiamo fatte poco meno di 200 dalla partenza. Dai, in fondo non è che dobbiamo fare chissà che cosa, in una settimana saremo belli che spicci!


Apelle figlia di Apollo fece una palla di pelle di pollo.....
Penso che la filastrocca sia ambientata alle Fiji!

07 novembre 2011 – giorno 3

Stamattina all’inizio del mio turno Capt mi dice “attenta, adesso è tosta; prova, se non riesci chiama”. Confermo, era dura, ma mi sembrava di farcela. Invece dopo un’oretta e mezza è tornato su con la faccia buia, e mi ha preso il timone. Pensando che fosse uno dei suoi soliti gesti di cortesia gli ho detto che non importava, ce la potevo fare fino alla fine del turno e non era necessario mi desse il cambio prima. Invece no, il cambio era per farmi capire che timonavo talmente di merda che era impossibile dormire. Uffa, a me dispiace tantissimo, ma stavo veramente facendo del mio meglio, non è colpa mia se non so fare!

08 novembre 2011 – giorno 4

Sempre di bolina, sempre poco facile fare le cose; meno male che prima di partire avevo preparato varie cose da mangiare se no ci toccava pure smangiucchiare porcate anziché nutrirci a dovere. Invece col freddo che fa è piacevole concedersi almeno il lusso di un pasto caldo un paio di volte al giorno.
Al timone va meglio. Non sono ancora bravissima ma me la sto cavando niente male, oggi me l’ha detto anche Capt. Capisco da sola quando faccio delle cagate e mi correggo da sola. Quando sono al timone quel che mi piace è pensare che diversamente da quando si fanno le guardie, durante le quali poco cambia rispetto a non esser di turno, timonando a mano a livello psicologico cambia tantissimo; nel senso: la barca va, sempre e comunque, e a bordo le varie persone svolgono varie attività, chi riposa, chi legge un libro, chi chiacchiera, chi cucina, ecc, vabè qui siamo solo in 3 e non c’è tanto “chi” e “chi”, ma siamo comunque 3 persone che nell’arco delle 24 ore fanno cose, ma non è questo il punto. Il punto è che la barca va, mentre appunto gli altri fanno cose tu sei di guardia a sorvegliare che tutto proceda bene, e la barca va. Timonando a mano invece ti rendi conto che SEI TU che la mandi avanti, gli altri fanno cose e TU li mandi avanti…. e questa è una figata spettacolare, a me dà un senso di bello incredibile, mi sento IO quella che manda avanti la baracca! Ok, sorvoliamo sulla qualità di avanzamento ma di fatto la mando avanti, contribuisco attivamente non solo guardandomi in giro e perdendomi dietro le nuvole e le onde, ma tenendo proprio in mano un timone per cercare di tener rotta e vento proprio per avanzare nel modo migliore possibile. Sensazione indescrivibile.
Mi piace sbandare. I primi momenti no, quando la barca piegava tanto mi spaventavo a morte. No, se non ero io al timone no, sono sempre stata tranquilla, ho piegato anche peggio di così ma non ho mai avuto paura. Mi spaventavo a morte le prime volte che sbandavo timonando io…avevo paura di ribaltare la barca e sì, ero terrorizzata e passavo momentacci, ogni tanto il primo giorno mi scappava anche l’urletto poi ho imparato a contenermi, però mamma mia quanto mi sono cagata addosso lo so solo io! Adesso no, adesso ho capito che la barca non si ribalta, e “sento” anche un po’ di più tutto, adesso sono tranquilla e anzi mi diverto un mucchio! Non sono ancora al livello come mi spiegava Christian che devo sentire le onde col culo, io per il momento le onde le sento solo in faccia, poi spero di sensibilizzarmi un pochino di più con la pratica.

09 novembre 2011 – giorno 5

Lo smilzo non ce la fa più. Vorrei proporre di entrare anche io nei turni di notte, dai quali finora sono stata esonerata perché mi occupo del lato nutrizionale della questione. Salto 2 ore, che si smezzano i due uomini di bordo, ma mentre Capt durante il giorno recupera nei suoi momenti di riposo (e dire che fa anche tante altre cose!) l’altro credo proprio che ce lo stiamo perdendo: ormai da due giorni non parla nemmeno più, finisce il suo turno al timone e sviene fino al turno successivo, ma nonostante ciò non riesce a recuperare abbastanza, è collassatissimo. Io sto cercando di dare i cambi un pochino prima e mollarli un po’ dopo per alleggerire il carico, ma vedo che a lui non basta comunque, quindi visto che io ne ho ancora da dare e quel che conta è la squadra, proporrei di farmi una notte. Finora i miei tentativi sono andati in fumo ma viste le condizioni del nostro uomo (uno zombie) penso che anche Capt stavolta sarà d’accordo.
Penso che sia una questione di riserve: io e Capt nelle nostre rispettive rotondità siamo stanchi ma teniamo botta, credo che i nostri fisici da lasagne giochino un ruolo importante in questo; lui, poverino, cosa vuoi mai, nei suoi 40 kg in 2 metri di altezza somiglia più che altro ad un sedano… che energie vuoi mai pretendere!
Stamattina ho seguito una lezione sui rilevamenti alla vecchia maniera: sestante e calcoli vari. Non ho voluto provare veramente col sestante perché non mi andava di accecarmi, però è interessante scoprire cose che in un certo senso sono anche abbastanza scontate ma finchè non ti ci trovi col muso dentro non ci fai caso. E ogni volta che mi trovo a chiacchierare con uno di questi vecchi lupi di mare (a volte anche giovani, ma talmente navigati da poter esser comunque definiti “vecchi” lupi) che sanno un sacco di cose, mi basisco di quanto i marinai conoscano tante cose e davvero non li perdi mica per strada, quelli sanno sempre come arrangiarsi! Ovviamente i bravi marinai.

...
anche noi ci si fa la doccia tutti i giorni....
10 novembre 2011 – giorno 6

Lezione di oggi: “Vaifra, iniziamo ad introdurre nella tua testa un concetto fondamentale: non è la barca che accelera o rallenta da sola, sei tu che vai a zig zag” “Davvero?” “Purtroppo è la verità. E non sono le onde che ti sbattono in prua perché sei sfigata, sei tu che non le eviti” “Ma porca vacca, questo proprio non me l’aspettavo!”. E io che credevo di aver migliorato le mie prestazioni. Niente da fare, mi sa che non ci sono proprio tagliata a fare il timoniere. Ci siamo ingaggiati in una regata tra noi ed il saturday night neozelandese; in palio una pizza. Se perdiamo penso di avere una buona fetta di responsabilità.
Il terzo uomo l’abbiamo recuperato: gli abbiamo dato una bella fetta di ore di riposo tutte d’un colpo e stamattina bello pimpante era di nuovo dei nostri. Meno male. In più abbiamo anche messo musica e oggi la barca è viva!!!!
Inizia a fare freschino seriamente. Durante il giorno le giornate sono freschette ma si sta ancora bene, le paragonerei alle prime giornate di primavera da noi in Italia: se stai all’ombra rischi l’assideramento, ma se ti metti al sole senti quel bel teporino che ti avvolge corpo e anima. Una figata. Di notte si gela.
Inoltre ci sarebbe da fare un accenno anche alle nostre abbronzature: c’hai presente uno sciatore? Ecco, siamo precisi. Io almeno quando mi guardo allo specchio mi sembro una appena scesa da una pista: collo bianco avorio, viso nero, labbra screpolate nonostante le dosi massicce di burro cacao, segno degli occhiali evidentissimo, capelli sconvolti (con questo freddo non ci penso nemmeno a lavarli, piuttosto mi tengo il sale fino a casa se necessario!!!)

11 novembre 2011 – giorno 7

Quasi esaurito il vento e si rallenta. Ad onor del vero già da ieri abbiamo iniziato con un po’ di motore, ma via via aumentiamo sempre la dose. Non arriviamo prima di domenica mattina. Uffa, si comincia ad accusare la stanchezza, e col freddo che fa anche solo 12 ore di ritardo sul tempo stimato alla partenza danno un bel fastidio…
Pensiero del giorno: non abbiamo incontrato niente e nessuno: non una barca, non un delfino, nemmeno pescato un pesce, e solo pochi uccelli sono passati rasenti la barca. Siamo solo nooooiiii!!!!

12 novembre 2011 – giorno 8 – 33°38’S 174°23’E

Giuro non dirò mai più una cosa successa o non successa prima che sia finito l’evento in cui avrebbe potuto verificarsi perché qualcuno (o forse Nettuno) potrebbe sentirmi: stamattina – all’alba, c’ut vegna un chencher, avevo appena preso sonno dopo il turno di notte – sono arrivati i delfini. Dopo i primi 5 minuti di incazzo totale per il pessimo orario scelto, sono anche stata contenta di aver finalmente visto dei delfini del Pacifico: piccolini ma carini. E mentre li osservavo non potevo evitare di pensare a G. e al nostro tormentone che in mare è abbastanza normale vedere i delfini, come in montagna è abbastanza normale vedere delle mucche ma non per questo la gente dalle auto si mette a urlare “vaccheeeeeee”. Questo ricordo mi ha fatto passare l’incazzo.
Manca poco ormai all’arrivo, prevediamo l’atterraggio verso mezzanotte. E visto che abbiamo perso la regata della pizza ho deciso di farla io a bordo, è sabato, si era detto pizza e pizza sarà!
Ora che è quasi finita va detta: quasi 1.200 miglia tutte di bolina, in tre, senza pilota automatico….. sono pese!!!! 8 ore di timone più il resto, e il freddo, e le difficoltà a far tutto… sono stanca, molto stanca. Fino qui tutto ok, ma se avessimo avuto da fare anche solo altri 2-3 gg avrei chiesto una turnazione anche per preparare da mangiare e lavare i piatti.

H 20.46, mancano 20 miglia, non se ne può più.

Come dice Capt non dire mai che siamo arrivati finchè non hai le cime a terra….
Rafficoni a 30 nodi, sempre sul muso. Onde alte e qualche secchiata in coperta.Vediamo terra e pare un miraggio. Niente pizza perché quando ho aperto l’unico pacco di farina era abitato da cosi piccoli e neri che si muovevano, allora abbiamo optato per una spaghettata A.O.P. quando attraccheremo, indicativamente tra 3 ore, per un totale di 7 giorni e mezzo di viaggio. Ho fatto trasferimenti anche più lunghi ma questo finora è stato il più peso. Niente di particolare nel senso che sicuramente esistono situazioni ben più difficili, alla fine a parte il vento costante nel naso e la mancanza del pilota non abbiamo avuto disagi tali da dire che è stata una sfida estrema, però è stata sicuramente una bella prova! Un’esperienza interessante, e son contenta di averla fatta. Sento necessità di fare un doccione di quelli storici. e mi chiedo come abbiano fatto Capt e Mr.X a fare da Bora Bora a Fiji (1.800 miglia), senza pilota, in due sole persone… e mi rispondo ricollegandomi ai fisici da lasagne di cui qualche paragrafo sopra.

13 novembre 2011 – WELCOME IN NEW ZEALAND!!! HAKAAAAAA

Alla fine gli spaghetti di mezzanotte li abbiamo mangiati alle 2.30, il canale di ingress per arrivare a questa Marina di Opua è lunghissimooooo, non finiva piùùùùùù….
il pontile della quarantena: gli appestati non possono scendere a terra

Allora: l’ingresso in Nuova Zelanda non è così semplice: niente che non sapessimo prima di arrivare ma una serie di rotture di scatole (giustificatissime) che fanno perdere tempo e basta. Innanzitutto non si poteva tirar dritto per il marina scelto ove portare la barca a far cantiere, no, bisogna fermarsi per forza al nord nord dell’isola, e quindi eccoci qui in questo limbo. Stanotte abbiamo attraccato al pontile della quarantena, chiamato così perché quando arrivi stai lì finchè non vengono a controllarti e darti l’ok per mettere piede sul suolo neozelandese. Stamattina è arrivato prima l’ufficiale dell’immigrazione che ci ha fatto tutti i documenti di ingresso, un accento inglese da paura che io non capivo niente, e perfino Cirillo era in difficoltà. Questo buon uomo ci ha portato in dono una borsa di benvenuto con dentro depliant e mica depliant di cosa fare, vedere, e bla bla bla. La borsa ovviamente l’ho ottenuta io e ne sono STRACONTENTA visto che sopra c’è lo stemmino del mio ciondolino. Dentro c’era anche una bottiglietta mignon di rhum, tralasciamo la marca (il Mount Gay, per chi non lo sapesse l’unico che trovi in vendita a St.Vincent & Grenadines), e per festeggiare ce ne siamo bevuti un sorsino, così, a stomaco vuoto, alle 9 di mattina. Pertanto quando è arrivato a bordo l’omino del controllo biologico, che io chiamavo “lo sterminatore” eravamo in crisi ridaiola e il fatto che costui fosse strabico verso l’esterno mi faceva troppo ridere perché me lo immaginavo in cerca di microbi e batteri, che senza muovere la testa riusciva ad ispezionare tutta la barca con un solo colpo d’occhio. Alla fine ha sequestrato una mela, due pomodori, una verza, un po’ di ginger e un barattolo di miele. Meno male non ha visto la “bomba”: la salsetta di peperoncini fijani di cui foto e filmato due post fa. Poi ha controllato le ruote della bicicletta di bordo e ha decretato che era tutto ok e potevamo scendere a terra senza contaminare nulla.
Vietato defecare in Nuova Zelanda
E andiamo al pontile. Qui Capt va all’ufficio del Marina e torna con dei sigilli per i water di bordo perché con lo scarico diretto in mare non si possono usare. Da morir dal ridere. Mi chiedo: ma se ora ci avete sequestrato tutto ciò che avevamo a bordo di “fresco” e da ora in avanti mangeremo solo cibo locale…. cagheremo anche locale no???? E allora cosa avete paura che contaminiamo?? Vabbè.

Primo incontro della giornata: Carlo Venco. Sapevo che bazzicava da queste parti ma è stata veramente una grande gioia vederlo!
Ora tutti riposano, io aspetto la lavanderia e torno in barca, stasera usciamo a cena con Carlo, mi fa troppo piacere rivederlo!!! E con questo chiudo il cerchio: lui è stato uno dei primi personaggi conosciuti 6 anni fa al mio arrivo ai caraibi.
Domani o dopodomani ripartiamo per raggiungere la nostra destinazione definitiva. A prima vista questa Nuova Zelanda è bella proprio come dicevano, spero vivamente di riuscire a ritagliarmi del tempo anche per visitarla un po’….

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