Dal terminal del bus, 04 aprile 2014



 Due giorni full immersion in quel di New Orleans: un po’ mi sono ricreduta sul primo impatto non entusiasmante, ma un po’ lo riconfermo: la città vedendola un po’ meglio è bellissima, effettivamente anche fuori dal quartiere francese è tutto molto carino, tutto in stile vittoriano che sembra vereamente di essere catapultati in un tempo più remoto. E poi tutto ricorda la guerra civile, girando per la città ti imbatti continuamente in qualcosa che ti dice “qui abbiamo combattuto forte”. E l’uragano Katrina del 2006, anche quello molto ricorrente un po’ dappertutto. E la musica, la musica e ancora la musica, tutti sti locali in Bourbon Street dove senti musica a tutte le ore del giorno e della notte (come fossi uscita di sera, io che max alle 9 ero a letto), dove vedi i cartelli “no cover” e dove perfino i negozi hanno le insegne jazz.
 Effettivamente si sente un’aria un po’ speciale, questo devo ammetterlo, ed è bello passeggiare random in giro, tanto che oggi pomeriggio non sapendo che farmene di tutto sto tempo che mi avanzava ho deciso di girare random anche sui bus metropolitani (col rischio – effettivamente confermato – di perdermi); però è stato bello: quando arrivavo in qualche fermata che mi piaceva scendevo al volo, davo un’occhiata in giro e quando mi stufavo prendevo il primo autobus che passava e con la cartina in mano chiedevo all’autista “scusi, in che direzione stiamo andando?”. Vabbè, mi sono anche divertita e comunque anche se mi sono persa quelle settecentocinquanta volte alla fine ho comunque ritrovato la via di casa e successivamente sono anche arrivata da sola fino alla stazione dei pullmann. Ormai ho la città in tasca, roba che se resto ancora due giorni mi fanno assessore alla viabilità.


I quartieri che ho visto girando così a naso erano tutti carini, tutti con case monofamiliari basse una di fianco all’altra con i vialetti proprio come nei film, poi ci sono gli “incroci” dove trovi bar, stores e varie. L’unico quartiere sfigato mi sa che è il mio, dove non c’è niente. Però alla fine devo dire che mi è anche piaciuto: sicuramente un quartiere dormitorio dove infatti per tutto il giorno non c’è anima viva, ma io che mi sveglio presto la mattina ho visto il tipo in bicicletta che lanciava i giornali nei vialetti, e poi nel tardo pomeriggio vedi la gente tornare dal lavoro e allora sono tutti sorridenti, cordiali, tutti ti sorridono e ti salutano, bello! 

Era abbastanza ovvio che fossi una turista soprattutto perché in tutto il quartiere in tre giorni non ho incontrato un’altra persona bianca. In tutta New Orleans del resto i bianchi sono cosa rara, eccezion fatta per i turisti. Ma sono diversi dalle persone di colore che sono abituata a vedere alle antille: in Martinica e alle Grenadine c’è una mescolanza di varie razze e si vede, qui sono tutti un po’ più uguali tra di loro.
La gente che ho incontrato in centro invece dei carinissimi e gentilissimi personaggi che si fanno in quattro per cercare di capirti e farsi capire (una addirittura mi ha detto “spetta n’attimo” e mi ha scritto quel che doveva dirmi perché era esaurita dal mio non capire quel che diceva), oppure dei grandissimi ignorantoni teste di rapa (oggi sono in vena di non dire parolacce) tipo quella che mi voleva far pagare il caffè esattamente il doppio del suo prezzo e quando gli ho chiesto spiegazioni ha iniziato ad inveire malamente e anche se non capivo bene le parole ho capito bene la mimica: mi ha mandata a cagare. Ma vacci te a cagare, stronza.
 A proposito di caffè: io lo so che fuori dall’Italia fa schifo ma pensavo di essere vaccinata a forza di bere i caffè francesi, ma invece no, qui non si affronta proprio. Chiedi il caffè small e accondiscendi a buttar giù quella brodaglia che ti danno proprio solo perché hai bisogno della tua dose di caffeina, qui il caffè non è mica un momento piacevole come da noi!!!


Il Mississippi è veramente sporco.

Non ho altro da aggiungere. Ah no, non è vero, una cosa ce l’ho da raccontare: oggi a spasso per Canal Street (la via principale) ad un certo punto senza tanto casino né troppa teatralità due macchine della polizia accendono le sirene, tagliano la strada ad un’auto costringendola a fermarsi, aprono la portiera del guidatore, prendono il tipo, lo ammanettano e se lo portano via. Così. Un agente parcheggia la macchina di sto tipo e via, sfollare gente, che c’è da guardare??? Niente, io ero qui che osservavo la vetrina di questo negozio…..





 





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