Le
Marin, 10 gennaio 2015
Che
poi non sono cose clamorose, sono cazzate, sono sciocchezze, ma sono queste le
cose che mi fanno tanto amare questa vita: i miei amici, il mio “popolo di
Marin”, altrimenti detto il popolo del vento visto che la maggior parte di
questi personaggi li incontro anche in giro per il Mediterraneo d’estate. Il
filo che ci lega tra noi e che ci fa legare subito con i nuovi arrivati, quelli
che sono come noi e che condividono il comune destino di non appartenere a
nessun luogo se non al mare stesso, e di non riuscire a coltivare legami con
altre persone che non siano come noi. Cioè: legami sì, certo, tutti noi abbiamo
una famiglia di origine e tutti noi vi siamo tremendamente affezionati, ma alla
fine siamo tutti (ognuno col proprio vissuto) degli scappati di casa ed è solo
tra di noi che riusciamo a capirci veramente, e non ci aspettiamo che i
“terricoli” ci comprendano.
Io
per esempio: penso di essere stata molto fortunata nella vita, ma proprio
molto, moltissimo, un’esagerazione…. su un sacco di cose. Per esempio ogni
volta che penso alla mia famiglia ho la presunzione di voler affermare che è
certamente la famiglia più bella del mondo, magari siamo un po’ lontani e non
ci vediamo spesso ma siamo meravigliosi e molto uniti anche se geograficamente
sparpagliati. Ed è vero come dicono che nella vita scegli gli amici ma la
famiglia te la appioppano e non puoi farci niente, e io allora rispondo che
anche se mi avessero dato possibilità di scelta io avrei scelto proprio la
famiglia in cui sono capitata, e non ne cambierei nessun elemento: dai parenti
di primo grado a quelli un po’ più lontani li rivorrei tutti esattamente come
sono e l’unico mio cruccio è di non riuscire a frequentarli di più, e spesso ne
sento la mancanza.
Ma
ho anche una seconda famiglia: il mio popolo del vento. Nessun legame di sangue
ma un fortissimo legame di spirito come dicevo poc’anzi. E sono molto, molto,
molto orgogliosa di farne parte.
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con l'ammiraglio e la criceta in visita |
Questi
sono i giorni più belli dell’anno: finito il charter di Capodanno siamo tutti
qui a tirare il fiato, non ci sono più clienti e questo è il nostro tempo, il
nostro riposo, siamo noi. Io negli ultimi anni presa dalla frenesia di dover
lavorare a testa bassa per poter risolvere un paio di cose di carattere
strettamente monetario avevo un po’ perso di vista quello che era il mio
obiettivo principale nella vita, e quest’anno che la sto prendendo più easy e
ho rifiutato i charter proposti sto riscoprendo il piacere di vivere la mia
seconda famiglia, quella d’oltreoceano. Rido, sono serena, sono felice. Non
abbiamo orari, non abbiamo obblighi, non abbiamo impegni, dobbiamo solo vivere.
E non facciamo mica niente di speciale sapete, anzi non concludiamo proprio una
fava tutto il giorno, ma che vita intensa, io sono in carenza di sonno ed
overdose di caffè. E nemmeno che facciamo festa, no, il massimo di balotta è
trovarci a cena sulla barca di qualcuno e sparare stronzate almeno fino alle 10
di sera (che se no qui alle 8 si dorme), e poi incontrarsi il mattino in
“ufficio” (l’internet cafè), spararne altre due, far arrivare il pomeriggio in
qualche modo e tirare sera.
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amici vecchi e nuovi |
Si
ride. Quest’anno poi manco a farlo apposta ci sono tutti “i miei”, anche quelli
che mancavano da tanto tempo, e me la sto godendo alla stra-grande, vivo ogni
momento con un’intensità che in altri periodi me la sogno. Niente di speciale
ripeto, solo tante tante tante risate ed il piacere di stare insieme… ma
soprattutto di esserci, noi, in questo momento ed in questo luogo.
Sono
ospitata da un amico in barca, uno che conoscevo un pochino ma non molto, ci siamo
sempre visti di sfuggita e non ho nemmeno avuto bisogno di chiedergli se mi
prendeva: si è proposto lui di ospitarmi. E con noi ci sono altri due amici. E
gli altri che passano in continuazione. Mi sembrano tornati i tempi del Flying
Cloud, compreso l’ammiraglio che fa sempre le veci del Sindaco di Le Marin e
poi lo chiami perché non lo vedi da alcune ore e lui ti risponde “mah, sono qui
in barca che stiro mentre guardo la tv” (????), e comprese le cene improvvisate
“andiamo tutti da Antonio a mangiare la pizza!!!” pur sapendo che andandoci in
tanti la cosa tirerà per le lunghe ma chissenefrega anzi almeno prolunghiamo la
serata, e stasera c’è anche un tipo nuovo, uno simpatico dall’aspetto piuttosto
aristocratico ed infatti subito
ribattezzato
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"un colpo di macete non si nega a nessuno" |
El Sior Conte ma si mescola volentieri con noi selvaggi anche se
poi quell’altro che a pranzo si è mangiato un non ben identificato pesce trovato
incagliato in una nassa inizia a star male, e a tavola si parla di cagotto
oltre che i soliti commenti ai clienti che ti vomitano addosso nei canali, e
quell’altro che entra nel furgoncino e ti dice “che bello, proprio come quando
andavamo a rapinare le banche, ti ricordi Vaifra che bei tempi? Ce l’hai la
calza da metterci in testa? Ma posso scoreggiare?” e tu pensi chissà che idea
si fa il Conte di noi tutti, machissenefrega, e poi ancora seduti a tavola via
la corsa in ospedale perché quello del pesce sta male proprio, la dottoressa
che dice tranquilli sopravviverà e allora non riesci a trattenerti e riprendi a
sparar cazzate ridendo sguaiatamente nell’ambulatorio finchè la dottoressa si
scoccia e pare quasi che presenti il conto di tanta deficienza al malato usando
una siringa da bovino per iniettargli una dose minima di antispastico, e ancora
giù a ridere, e poi il giorno dopo ti ritrovi a fare il riso in bianco per il
malato ma poi giri le spalle e quello ti si spara una scatola di biscotti al
cioccolato e dice “mah… a dire il vero ho ancora un po’ mal di pancia”; salvo
due giorni dopo riportarlo dal medico che se lo tiene in ospedale proprio, ma
tranquilli tutti perché come dice l’Ammiraglio nella peggiore delle ipotesi il
cimitero è a 300 mt quindi spendiamo anche poco per il funerale, l’unica cosa
un po’ costosa sarà la cella frigorifera per tenerlo fino al ritorno degli
altri che se no pare brutto non fare nemmeno un minimo di corteo e dopo dicono
i soliti italiani pezzenti… Il tutto per sdrammatizzare il ricovero, che poi
non è nulla di grave ma è solo che qui fanno così, e almeno spezziamo la
tensione di sapere che uno di noi è in ospedale.
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amici-ici |
Insomma
si ridre, si passano giornate così, molto intense, vissute veramente appieno.
Amo questi giorni, amo il mio popolo del vento, e quest’anno poi che finalmente
non sono più l’unica donna stanziale ma si è confermata pure Sara sto talmente
bene, sono talmente serena che mi chiedo cosa mi sia mai balenato per la testa
di prendere il volo di rientro il 10 gennaio. Pazza. Ma vado, certo che vado, perché
voglio approfittare di questo momento per me così easy e così ricettiva per
godermi anche la mia famiglia di origine, sono dello spirito giusto e non ho
grandi cose da fare, non ho programmi e voglio farmi un po’ la vita stanziale e
terricola anche quella come questa fatta di piccole cose, ma sono quelle cose
che tanto amo: un pranzo in famiglia, un caffè con un’amica, un incontro al
supermercato, insomma ste cose qui.
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tender trip |
Per
la cronaca: il paziente ospedalizzato sta bene, brontola che gli danno poco da
mangiare ma lo stanno trattando con tutti i riguardi, in più gli hanno dato la
camera vista mare e può vedere la sua barca dalla finestra. Ora gli porto un
sudoku e poi vado in aeroporto.
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