Viareggio, 5 luglio 2011


Un pronto soccorso a stagione significa che sei proprio un coglione (anche al femminile).

Stavolta sono caduta. Anzi no, dire caduta è riduttivo: ho proprio fatto un bel volo librandomi soavemente nell’aria, leggiadra e leggera come un fringuelletto... e poi son sfrombolata giù dalle scale atterrando pari pari di schiena negli spigoli dei gradini, non senza battere sulla parete laterale e assestando un sonoro calcione al muro di fronte. Un disastro. E là, accartocciata in quei 100 cm quadrati di pavimento, incastrata tra la porta del bagno ed i gradini assassini non mi muovevo più; il rumore ha destato la curiosità del comandante, che è accorso velocemente e piuttosto preoccupato e abbiamo fatto un primo check-up: Riesci a muovere le gambe? Si. Riesci a muovere le braccia? Si. Riesci a muovere la testa? Si. Allora alzati, dai che ti aiuto. No, non ci penso nemmeno, lasciami qui, voglio vivere il resto della mia vita in questa posizione!!!! Ma dopo 10 minuti, col suo aiuto son riuscita a scivolare fin giù sul pavimento in posizione almeno simil-umana; dopo un’altra mezzora, trasportata come un koala al suo collo ho raggiunto (faticosamente) il pozzetto. Ma non stavo niente bene: senso di vomito, giramento di testa, buio.  Sono stata deposta sul tavolo e lì ho aspettato i soccorsi, sono arrivati a prendermi i barellieri (una è caduta giù dalla passerella, che ridere!), abbiamo fatto un bel giretto per la Versilia in ambulanza e poi tra una lastra e un’ecografia, un esame ed una visita ho passato un’allegra giornata al pronto soccorso con medici ed infermieri, un po’ mi sembrava di essere in una puntata di E.R. Buffa la scena della nonnina di fianco a me, mi sono ascoltata tutti i suoi racconti di giovine ragazzotta nel dopoguerra, so che ha un figlio laureato in medicina, un nipote che non mangia pesce e che non le è andata giù la separazione di Albano e Romina, più un sacco di altre cose. Il tutto raccontato (a me e a tutto il reparto) mentre dormiva, e a nulla valevano i sedativi, quella non taceva proprio!

Insomma, alla resa dei conti non ho niente di rotto nemmeno stavolta! E così, straimbottita di farmaci per i dolori, mi hanno dimessa. Non so cosa mi abbiano dato esattamente, ma se prima non riuscivo - non dico a mettermi seduta da sola - ma nemmeno a stare sdraiata in posizione diversa da prona, dopo la medicina magica sono uscita deambulando con le mie gambe; un po’ sgarruppata, come dice Michelino, ma in posizione quasi eretta, sempre col fido comandante a mò di zanetta. Comunque quella medicina dev’esser roba buona perché mi sento pure quasi euforica, e appena entrata in barca mi son messa a stendere i panni che erano nella lavatrice ancora dal mattino, e anzi avrei ricominciato a lavorare come niente fosse (ho un sacco di cose da fare!!!!) ma poi mi sono imposta di mettermi tranquilla e obbedire al medico: riposo.



The day after: sinceramente pensavo peggio, ma non sono proprio in forma eh! Ho visto tempi migliori. Facciamo l’inventario delle parti dolenti: schiena (tutta, soprattutto zona lombare sinistra), dita del piede destro (tutte, escluso il mignolino, somigliano molto ai salsicciotti da aperitivo), gomito sinistro, chiappa sinistra, calcagno sinistro, ginocchio destro (ma questo dove l’ho sbattuto?) e tricipite sinistro. Ma a parte questo sono in forma splendida. Una bustina di antidolorifico (secondo me pure un po’ allucinogeno a giudicare dagli effetti collaterali che mi provoca) e son pronta per affrontare la mia giornata odierna, il cui programma sarebbe di rimanere inchiodata al divano armata di telecomando, pc, telefono e sudoku, ma tanto so che non ci riuscirò fino a sera. I ragazzi provvederanno a fare almeno il minimo indispensabile per dare una parvenza di ordine agli interni dell’imbarcazione, che in questo momento più che una barca sembra un magazzino in disuso e se entra qualcuno c’è da sprofondare di vergogna per il disordine che regna sovrano, avendo io lasciato i miei attrezzi del mestiere sparsi qua e là un po’ ovunque in base a dove mi sarebbero serviti, mescolati a utensili (maschili questi, diamo a Cesare quel che è di Cesar per favore!) e mucchie di panni da stirare, che non stirerò. Che hostess di second’ordine che sono!

Terzo giorno: beh, sono in piedi. Di gomma. Oddio, a dire il vero ho ancora una deambulazione alquanto ridicola ma tutto sommato non mi lamento, oggi siamo pure andati a fare spesona! Io dirigevo le operazioni ed il povero Michele spingeva i carrelli stracolmi. 4 ne abbiamo fatti. E poi si è fatto quei duecentomila giri per portare tutto in barca, poveretto; quando gli dico che lunedi arriva il carico delle bevande mi uccide! Io di mio se di solito in un paio d’ore sistemo tutto a ‘sto giro ci ho messo tutto il pomeriggio, ma il lavoro è fatto! Ok, via, son pronta per partire! Michele un po’ meno, è stremato il giovine!!!! (e lo vedo meno paffutello di quando è imbarcato)

1 commenti:

shalom ha detto...

ohi, cucciola, mi dispiace!
un po' di riposo e poi via di nuovo...
un abbracciottone
mauri

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