Saudade

Toscanella, 16 febbraio 2013

Un breve post per condividere la situazione inevitabile di chi, come me, passa tanti mesi lontano da casa pur essendoci con la testa ogni minuto, e soprattutto per vedere in chiave ironica come si evolve il ritorno man mano che passano gli anni.
Succede che la prima volta che parti ti accompagnano all’aeroporto in 18 tra parenti e amici, fossero pure le 4 del mattino; e poi quando torni ti aspettano ansiosi ed emozionati preparandoti una festa di benvenuto a sorpresa, e c’è che si prende una giornata di ferie per stare insieme a te e per tutta la durata della tua permanenza scombina i propri programmi in funzione dei tuoi impegni per passare con te più tempo possibile, tutti ti ascoltano per ore e ore e vogliono sapere tutto di ciò che hai fatto e hai visto, si organizzano cene ed aperitivi a destra e sinistra, tutti ti cercano e tutti ti vogliono, ammazzano perfino il vitello grasso per celebrare la tua presenza. Che fa anche piacere seppur ti sembri un po’ esagerato, ma approfitti alla grande del tuo momento di celebrità lasciandoti coccolare e godendoti la compagnia di chi ti è mancato per tanto tempo. Questa situazione si stabilizza a livelli normali dopo un paio di partenze-ritorni: saluti, baci e abbracci alla partenza, caloroso benvenuto il giorno del ritorno ma poi ognuno si fa i propri, contento della tua presenza a casa e dedicandoti tempo e spazio sufficienti a farti sentire a casa, ma senza sconvolgere il proprio tran-tran per te. Questo lo definirei corretto ed equilibrato. Ma dopo 8 anni ecco cosa succede: la sera precedente la tua partenza ti dicono “ciao, metti fuori il gatto e telefona quando arrivi”, e il mattino non ti accompagnano nemmeno alla fermata dell’autobus, neanche se sballa di soli 10 minuti l’orario abituale in cui escono di casa. E quando torni ti chiedono semplicemente se la stagione è andata bene, ti chiedono quanto resti (la risposta è ininfluente: puoi dire 2 giorni o 2 mesi avrai la stessa reazione: va bene), e poi ti dicono “noi stasera si va a spasso, vieni?” ma no, tu onestamente preferisci stare in casa tranquilla, non hai proprio voglia di uscire e vedere il mondo subito, e poi col freddo che fa ancora meno.


Questo è il post della mia prima sera a casa dopo 4 mesi di caraibi ed alla vigilia della mia prima esperienza in Asia. Ok che per motivi di usucapione non ho nemmeno più un armadio ove riporre i miei 4 stracci, ma almeno ho posato la valigia su un pavimento conosciuto anziché in una fredda stanza d’hotel o in un polveroso suolo tropicale trafficato da cucarache, e poi ho respirato aria di casa e ho abbracciato la famiglia. Solo 2 giorni fa ero in braghette corte a scorrazzare sui pontili della Martinica, ora sono qui rannicchiata sul divano insieme al gatto con pigiamone, tisana e 4 coperte, le spese condominiali di fronte a me. Serena nonostante gli istinti omicidi che mi salgono all’epidermide guardando questi fogli, ma sono a casa e chissenefrega di tutto il resto. E ben contenta di esser passata da qui e aver visto un po’ la famiglia (anche se troppo brevemente).


Bentornata a casa vagabonda!

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