Martinica, 19 dicembre 2009
Domattina si parte. Finalmente. Molto fiduciosa nell’avvenire, anche e soprattutto perché visto come sto messa adesso la situazione non può che migliorare sotto ogni punto di vista, ma diciamo più che altro i punti di vista pratici e quotidiani. Moralmente sto abbastanza in forma, sempre se non mi metto a riflettere troppo perché anche lì diventa un casino.
Parliamo dunque di cose allegre. L’altra sera abbiamo fatto un’allegra cenetta di Melrose Place, alla fine i miei vicini sono davvero cool: G. di fianco, Josè di sopra, una ragazza francese di fianco, un antillese di là ancora, e la signorina celhsoloio, detta anche “la zoccola del piano di sopra”, che meno male è partita e se mi va di culo non la incrocio mai più. In ogni Melrose place che si rispetti c’è sempre un’Amanda, noi non ce l’abbiamo più. Comunque la serata è stata molto simpatica e sicuramente da ripetere.
La casa ora è addobbatissima, non c’è più nessuna parete vuota, e anche se ho consumato metri di nastro adesivo per attaccare i vari volantini / pubblicità / depliants che trovavo….ora perlomeno è meno nuda e più accogliente. Abbiamo perfino l’albero di Natale, ritagliato dal catalogo del Carrefour e appiccicato ad un bacchetto di gelato dentro un vasetto, e con a fianco il bicchiere Natalizio della Coca Cola del Mc Donald’s fa molto Natale.
Ah, non vi ho parlato della meravigliosa porta d’ingresso di casa. Devo dire la verità: è bella. Solo mi fa sorridere il sistema di apertura, avete presente le scuderie? Ecco, tale e quale. Tanto che me la passo tra me e me facendo il nitrito dei cavalli ogni volta che la apro al mattino. Tra di noi non esiste la frase “chiudi tu?” quanto piuttosto “ci pensi tu ai cavalli?”
Il padrone di casa si è ingentilito e l’ho perfino mosso a pietà quando gli ho spiegato che pur con tutta la mia adattabilità non posso continuare a dormire su quel letto. Lui dice che c’è la rete a doghe. Se per doghe intendiamo un numero di 4 (dico: quattro) assi di legno di spessore e lunghezza differenti appggiati (si, appoggiati) sulla struttura esterna (o ciò che ne rimane) di una rete…..allora si, ho il letto a doghe. L’unico problema era alzarsi il mattino: il doppio materasso mi faceva sempre sprofondare in una conca che si autoformava nottetempo sotto di me, e al mattino mi ritrovavo praticamente col culo in terra ma con gambe e braccia inspiegabilmente rivolte al cielo. Non umano. Ma preso con le buone il buonuomo si è prodigato per risolvermi il problema procurandomi un asse di compensato da mettere tra doghe e materasso. Gentilissimo. Ora sprofondo nel lato del letto, tra il compensato (un po’ piccolo) e il bordo della rete di cui sopra, ma essendo uno spazio più ristretto sprofondo di fianco oppure semplicemente ogni tanto mi si incassa una gamba o un braccio. Sono contenta di partire in charter.
Chiudo il post con una semplicissima riflessione di questi giorni, dopo anni di scervellamenti paranoici ci sono finalmente arrivata. Speravo fossero rose, temevo fossero spine…. invece mi son resa conto che era una semplicissima pianta verde senza fiori. Manco un potus nano. E’ veramente un mondo difficile.

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