Le Marin, 31 ottobre 2015
Succedeva che l’ultimo giorno di
crociera di un’allegra famigliola Francese ci svegliassimo sotto una
torrenziale pioggia che ci accompagnò per tutta la mattinata. Smaronati
annoiati e scazzati da cotanto maltempo dopo pranzo decidemmo di andare a fare
il pieno di gasolio così sarebbe stata cosa già fatta la mattina dopo, che
almeno se usciva il sole si sarebbe approfittato per fare un ultimo bagnetto
prima di entrare alla base e riconsegnare la barca.
Ed ecco che sulla rotta dell’ingresso
incrociamo un trimarano e ci passiamo vicini vicini, solito ciao ciao di
cortesia come da consuetudine marinaresca e via che andiamo, ma i clienti sono
come in trance e iniziano a dire “ma non è Pierre?” “secondo me si” “boh””no
dai non è possibile”…. “Pieeeeerre, ma sei davvero tu?” “Siiiii, sono ioooooo”
e via veloce inversione ad U tanto che io – in quel momento al lavaggio piatti
di pranzo - rischio di trovarmi sepolta dall’intera stoviglieria in caduta
libera. Brevi scambi di battute tra i miei clienti e Pierre, e promessa di
vedersi con più calma dopo. Fin qui è normale consuetudine, anzi ormai non ci
faccio nemmeno più caso a quanto il mondo sia piccolo.
Ma stavolta no, è diverso. Pierre non è
un conoscente o un amico perso di vista, e nemmeno un lontano parente. Pierre è
il marito della sorella del mio cliente, sparito all’improvviso qualche anno fa
e cercato in lungo ed in largo sull’intero pianeta dalla famiglia ma Pierre
aveva proprio voluto far perdere le proprie tracce, non ha mai nemmeno chiamato
casa per sapere come stavano i figli. Il classico “Tesoro, esco a comprare le
sigarette”.
Ora, non voglio entrare in dettagli di
cosa si siano poi detti quando i miei clienti più tardi sono andati a bordo da
lui lasciandoci in custodia i bambini perché anche se qualcosa la cliente me
l’ha raccontato sono cose private e non sta bene riportarle su un blog, vi
racconto solo che Pierre poi è venuto a cena da noi ed è stata una piacevole
serata nonostante io sia assolutamente convinta che l’ultima doccia il nostro
uomo l’abbia fatta prima di andare a comprare le sigarette.
Dico solo che è vero che la vita è una
sliding door. Bastava ci fosse il sole e non saremmo mai andati a far gasolio,
bastava che lo skipper decidesse di passare dal canale di ingresso abituale
anziché da quello raso al Club Med, bastava che tardassimo mezzora e lui non
sarebbe più stato ancorato lì ma sarebbe stato in viaggio per St.Martin,
bastava che lui fosse sceso un attimo a terra….bastava niente e non si
sarebbero incrociati. Lo hanno cercato ovunque e lo davano per morto, erano
praticamente rassegnati ed ecco che una sliding door fa sì che avvenga questo
incontro chiarificatore, e tutto avviene quando i tempi sono maturi per Pierre;
e da una sliding door si apre uno spiraglio di speranza di poter chiarire
vecchi rancori di famiglia, riappacificare persone che sicuramente hanno tutte
sofferto per una decisione drastica di sparire, chi prendendola questa
decisione e chi subendola, ma di sicuro nessuna delle posizioni interessate
deve essere stata facile.
Sono sempre più fatalista, sono sempre
più convinta che tanto alla fine il destino se vuole che le persone si
incontrino le fa incontrare nei modi più bizzarri, e se ciò non avviene allora
vuol dire che non doveva essere.
E mi viene da fare una battuta
autoironica sul mio destino, ma è talmente pessima che quando ho cercato di
scriverla anche la tastiera si è ribellata. Conoscendomi, potete immaginarla.
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