Las Palmas, 19 novembre 2007



Finalmente temperatura vivibile, dopo tutto il freddo birichino patito a casa poter di nuovo essere vestita di bermuda e canotta è una grande gioia.
La mia compagna di viaggio, Milena, si sta rivelando perfettamente all’altezza delle aspettative, più la conosco più trovo in lei affinità di carattere e di zingaraggio rari nelle persone cosiddette normali.
Atterrate a Las Palmas, ore 19 di sabato sera e sapendo che la barca sarebbe arrivata l’indomani, ci si sono presentati subito 2 grossi problemi, che sapevamo già prima della partenza ma che ci siamo guardate bene dal cercare di risolvere magari studiando una soluzione preventiva: dove andare a dormire e come arrivarci; ma visto che nonostante quel che si pensi non siamo sceme del tutto, abbiamo avuto un’illuminazione geniale alla vista dell’ufficio Avis, la soluzione era sotto i nostri occhi, semplicissima ed economica: un’automobile! E ci siamo fatte tutta la notte in giro per l’isola dormicchiando giusto qualche ora in una collinetta con risveglio vista mare, perfetto! Al mattino siamo andate al porto, saluto caloroso a Omero in partenza per l’oceano, e incontro fortuito con il nostro catamarano, arrivato con un giorno di anticipo rispetto al previsto. Feste, baci e abbracci con Simon e Fabio, e conoscenza di Celia, pomeriggio a Maspalomas ed in serata arrivo di Marco, l’ultimo membro dell’equipaggio, ora ci siamo tutti.
In questi giorni abbiamo finito le ultime cose per la barca e abbiamo iniziato a conoscerci e a socializzare, direi che come equipaggio ci siamo, mi sa che ci divertiremo parecchio. Siamo sicuramente l’equipaggio più poliglotta che attraverserà l’atlantico: 3 italiani, uno svizzero, uno sloveno e una franco-tedesca, già che ci siamo volevamo tirar su anche un cinese e un paio di turchi ma non li abbiamo trovati… Tra di noi stiamo bene, si va d’accordo e si ride davvero tanto, dobbiamo ancora partire e già siamo affiatati, sono proprio contenta.
Le giornate sono molto intense, non ho nemmeno avuto ancora il tempo di chiamare a casa, e soprattutto ieri pomeriggio è stato l’apice. Vi racconto, per esempio, che io Fabio e Milena siamo stati in giro con la macchina a cercare dei pezzi di ricambio per la barca, al ritorno a Las Palmas abbiamo scaricato al volo Fabio con tutti gli acquisti tranne 2 taniche da 4 kg cadauna di olio per motore e poi noi 2 dovevamo andare a restituire l’auto. Las Palmas in auto è impraticabile, nonostante la piantina dettagliata di dove dovevamo andare era impossibile arrivarci a causa dei mille sensi unici e divieti di svolta, lavori in corso, betoniere e muratori vari, anche se devo dire che Milena come navigatore è meglio del tom-tom e alla fine, dopo minimo 1 ora di incazzi e impazzimenti a cui si è aggiunta l’emergenza-pipì, abbiamo trovato sto benedetto parcheggio Avis, sottoterra e desolato. Consegnata l’auto, dovevamo assolutamente trovare una toilette molto alla svelta quindi ci siamo infilate decise e veloci in queste scale deserte e fatiscenti seguendo i cartelli exit. Gira di qua gira di là, con tutte ste porte non si capiva un tubo, sembrava un labirinto, finchè aperta l’ennesima porta ci siamo trovate nella hall di un hotel extralusso, ovviamente piena di gente, clienti, receptionist, e c’erano anche i tipi degli ascensori… il nostro ingresso fragoroso ha richiamato l’attenzione generale su di noi, che con molta nonchalance e senza minimamente rallentare il passo siamo passate dignitosamente in mezzo a tutti, sudate marce, in braghe corte e infradito, ognuna col suo bel bottiglione di olio, ma non senza salutare educatamente a destra e sinistra…a dire il vero al maggiordomo scappava un po’ da ridere mentre gli passavamo davanti, ma noi imperterrite avanti, hasta lluego anche a lui. Uscite da lì, finalmente un bar, toilette, e ovviamente vuoi uscire senza consumare niente? Certo che no, ed ecco allora 2 clarite (birra con lemonsoda), poi finalmente iniziamo a dirigerci verso il porto, distante un buon 4 km. Dopo un po’, di nuovo necessità fisiologiche, e visto che è anche tardi decidiamo di prendere l’autobus anche se ormai mancherà solo un kilometrino alla barca, ma se continuiamo con questi pit-stop pipì+clarita non arriviamo mai. Nb: questo porto sarà lungo senza esagerare un km, quindi stavamo molto attente per non scendere troppo lontane dalla nostra barca, fatto sta che azzecchiamo perfette la chiamata di stop e l’autobus si ferma DI FRONTE al nostro pontile, si sarebbe presentato solo il problema di attraversare la strada (a 4 corsie e senza passaggi pedonali). Io scendo, ma un vecchietto che probabilmente capisce i nostri discorsi si intromette dicendo che alla fermata seguente c’è il sottopassaggio, così gli diamo retta e io risalgo al volo, l’autobus riparte e ci scarica alla fermata successiva…..circa 3 km DALL’ALTRA PARTE!! Sbraitando e ridendo, con la pipì che impelle e sempre il nostro olio in mano non ci azzardiamo a tentare nuovamente con gli autobus e ci rassegnamo a raggiungere la barca alla vecchia maniera: i piedi. Questa è stata l’avventura di ieri. Oggi c’è da far cambusa, non oso immaginare.
La partenza è prevista per domani quindi questo è l’ultimo aggiornamento per adesso, il prossimo sarà il diario di bordo oceanico, che abbiamo deciso di scrivere a 4 mani.
Quindi noi si parte, ci vediamo ai caraibi, saluti e baci!!

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