casa Martinica

Le Marin, 04 febbraio 2015

Ma come Le Marin, ma non eri a Miami? Si certo ma nel mio mezzo anno sabbatico potrò andare dove cavolo mi pare? E se mi gira di andare proprio nel posto da cui volevo allontanarmi sono libera di farlo, chiaro?

non ci sono zanzare qui
Ho passato una settimana tra Miami e Fort Lauderdale e per la terza volta riconfermo quanto è bello e quanto la qualità della vita possa essere buona, vuoi per il clima vuoi per il fatto che esistono delle regole e tutti le rispettano. Tutto ciò è molto rassicurante… ma vuoi mettere il folklore di quando ti si apre la porta dell’aereo in Martinica? Ti entra non solo il caldo, non solo l’odore, ma ti entra tutta una roba che poi appena recuperi i bagagli ed esci dall’aeroporto non puoi non dire casa: rumore, caos, niente funziona, il traffico…. ma il colore Dio mio il colore che ti riempie occhi e sensi ma come fai a pensare di non voler più stare qui? Poi per strada le palme le spiagge le milleottocento rotonde (ebbene si, anche qui), e quando finalmente dopo una mezzoretta scorgi la baia di Marin ti si apre il cuore, ma per davvero.

Allora appoggi la valigia e vai subito a salutare i tuoi amici, la tua famiglia d’oltreoceano, e ti ritrovi in barca da Omero a fare niente, semplici chiacchiere; ma tra una risata e l’altra senti il grigiore europeo che in due settimane ti stava piantando l’incazzo nell’anima che scende, e scende anche il gentile e cordiale perbenismo della Florida, tanto che il solo pensiero di poter magari attraversare la strada non necessariamente sulle striscie ti sembra il minimo sindacale delle trasgressioni per riprendere contatto con questa realtà fatta di regole che nessuno si fila. E vai a mangiare le ribs dalla paciarotta, dove non si capisce come mai ma aspetti un’ora e mezza per farti portare della carne che è già cotta e tenuta in caldo da almeno metà pomeriggio. Ma si sa ci sono dei misteri che nemmeno Piero Angela riesce a svelare, ed uno di questi è come mai il tempo qui nelle Antille prende una dimensione tutta sua ed un quarto d’ora equivale a tre ore. E questo lo confermi anche il giorno dopo quando al Mac Donald con tre casse aperte e due persone davanti a te ci metti tre quarti d’ora per ordinare il tuo panino. Qui riescono perfino a trasformare il Mac Donald in uno slow food, sono spettacolari. Li detesti, li schernisci, li deridi, ma alla fine è anche questa una delle ragioni che tanto ti fanno amare questi posti. Ed in cuor tuo sai che continuerai a venirci ancora, nonostante tutto.

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