La storia di Pipiò
 

C’era una volta, nel freddo e rigido inverno cittadino, un piccolo passerotto solo e abbandonato su di un ramo tutto sguarnito di foglie. Il povero passerotto senza riparo tremava infreddolito e senza difesa alcuna alla gelida temperatura invernale. “Pipiò, pipiò, ho freddo, tanto freddo, pipiò, pipiò”. Finchè, intirizzito ed indebolito, cadde inerme al suolo, ormai talmente senza forze e senza energia da non riuscire più nemmeno a rialzarsi in piedi, riusciva solo ad emettere un debolissimo lamento “Pipiòòòòò…. pipiòòòòò...” mentre la vita lo stava lentamente abbandonando….
Passava da lì proprio in quel momento una vacca, che udendo l’ormai sempre più debole richiesta di aiuto si fermò e vide il povero Pipiò tutto intirizzito, che la guardava da là steso in terra, supplicandola di aiutarlo, ormai più nel mondo dei morti che in quello dei vivi. La vacca lo osservò a lungo, poi si girò e….splash! Una smerdata da medaglia d’oro alle olimpiadi delle cagate di vacca sommerse il nostro povero passerotto fino al collo, una buazza di quelle che si vedono solo nelle campagne dove abbondano i pascoli per le mucche.
“Pipiò, porca merda (è proprio il caso di dire), questa non ci voleva proprio!” pensò il nostro piccolo protagonista, poi però il torpore della buazza ancora fumante cominciò a riscaldarlo, ed egli non aveva più così freddo, sentiva il sangue che ricominciava a circolare nelle vene, ed un sempre maggiore senso di benessere gli stava ridando forza.
“Pipiò, pipiò, non ho più freddo, pipiò, pipiò, come sono contento, pipiò, pipiò!!” e sempre più si sentiva energico ed allegro.
Da lontano il lupo cattivo sentì questo grido di gioia, “Pipiò, pipiò!!!” si avvicinò, vide il passerotto, e se lo mangiò.
Morale: non sempre chi ti riempie di merda vuol farti del male. E soprattutto non sempre chi ti tira fuori dalla merda è un amico.

(Il mio nome è nessuno)

1 commenti:

Anonimo ha detto...

grande verita?

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