la canticchiavo spesso nei giorni scorsi, ora sarebbe il caso di coniugare il predicato verbale al passato in quanto stamane ho riacquisito la mia libertà e ho visto il cielo aperto. Io cmq con gli aeroporti di queste isole del nord non ho proprio feeling, anche stamattina è stata una comica all’aeroporto di St.Thomas: sarà stato per il mio aspetto un po’ troppo casual (braghe a righe, infradito e zaino in spalla), o forse il viso leggermente sciupato o l’aria di una morta di sonno, non lo so, fatto sta che al controllo bagaglio a mano qualcosa deve aver attirato l’attenzione perché ci ho messo mezzora a passare (e gli altri passavano tutti lisci lisci con i soliti controllini standard)….Ora sono a St.Martin ma il mio pomeriggio di svacco totale, causa pioggia incessante si è trasformato in pomeriggio presso un ristorante italiano (nb: di cesenati, vicini di casa!) con Jeff, il tipo che mi aveva caricata dall’autostop la volta scorsa e che ho chiamato una volta giunta qui in quanto Denis (quello che mi aveva dato ospitalità) era a lavorare. Stavolta ho trovato da dormire in un hotel che di hotel non ha nemmeno l’insegna. Per 70 dollari mi hanno venduto uno “studio”, in realtà è una stanza con brandina e bagno, ma senza acqua nella doccia, non so, forse bisogna pagare un supplemento? Tra poco torno al porto di Marigot, vado a prendere un aperitivo con Timo e Miriam. Non ricordo se mi viene a prendere Jeff o Denis, sono talmente stanca che troppa grazia che mi ricordo di aver detto alle 8, a chi non lo so, secondo me l’ho detto a tutti e due quando si sono incrociati: non so bene per quale magia ma sono riuscita a trovarmi in macchina con uno e avere le valigie nella macchina dell’altro, sono un fenomeno a fare del casino!
Appena arrivo a casa la prima cosa da fare è guarire dal virus preso a bordo: la sindrome della filippina… non voglio mai più vedere un aspirapolvere in vita mia, sia ben chiaro!! A forza di sgurare lucidare e pulire da mattina a sera senza tregua sono arrivata addirittura al punto di sognare che prendevo dei cazziatoni perché c’era una ditata nel tambuccio o un capello sulla moquette, un vero incubo! C’erano dei momenti nella giornata in cui pensavo a quando ero piccola e giocavo con Damiano: quando uno era stanco morto e aveva bisogno di riprendere fiato un attimo bastava alzare la mano e dire “fido”…. Quante volte tra me e me in questi giorni pensavo “fido! fido! per favore fido!!!!”
Ok, scritto tutto, vado a ‘mbriacarmi che me lo merito, và!!!

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