salvataggio in mare

Bequia, 12 gennaio 2012


Muppet Show. Ecco da dove arrivano questi, troppo buffi. Non giovanissimi (il più giovane deve aver fatto il servizio militare durante le guerre puniche) ma tanto simpatici e carini. Meno male lo skipper abbassa la media di età se no diventava veramente la crociera della casa di riposo.

Paioni e rintronati come pochi, devi avere mille occhi per sorvegliare tutto quel che accade a bordo, però son tanto forti e piacevoli che gli si perdona tutto, sono goffi e decisamente simpatici, con uno spiccato senso dell’umorismo e assolutamente instressabili. Bene, anzi benone. Sto facendo più di quel che è di mia competenza per regalargli una bella vacanza (meritano abbondantemente un po’ di sbattimento in più), ma tutto quel che faccio è un piacere, inoltre reduce dall’ultima esperienza mi sembra di essere in vacanza: mi sembra un sogno chiacchierare amabilmente con la gente e fare il mio lavoro con voglia ed entusiasmo, e non ricordavo nemmeno più che esistessero parole come s’il te plait e merci, pensavo che le relative traduzioni in Italiano fossero andate perdute per termini in disuso. Anche con capt. J.D. va tutto bene, è bravo e ci intendiamo senza tante chiacchiere. E’ molto gentile, mi verrebbe da chiamarlo affettuosamente zuccherino tanto è premuroso ma ho paura che poi mi scambi per una babbiona pedofila allora lascio stare e lo chiamo col suo nome.

Oggi abbiamo fatto una scorpacciata di aragosta alla catalana da ricordare per sempre, e ora siamo in navigazione verso Mayerau, atterraggio previsto giusto giusto per l’ora dell’aperitivo. Dovrei preparare un menu per un charter di febbraio ma ho pensato che nella vita ci sono delle priorità e quindi ora come ora una pennica di quelle colossali non me la leva nessuno. Ciaooooo, anzi…. Roooonf…



Petit Saint Vincent, 15 gennaio 2012

Qui dal geriatrico tutto ok, i nonni stanno bene e si divertono un mucchio; tra un cambio di pannolone ed una caccia alla dentiera perduta la crociera procede su toni sereni e divertenti. Quando trovo gente così il mio lavoro è meraviglioso. A ‘sto giro la cucina prende il 10% del mio lavoro, e sto arrotondando per eccesso: sono inappetenti, mangiano pochissimo e devo quasi implorarli di sedersi a tavola quando è pronto, non gliene può fregar di meno. Poi una volta a tavola apprezzano molto, ma di fatto le dosi sono ridotte ai minimi termini e ciò mi lascia un mucchio di tempo libero, che impiego ovviamente a stargli dietro. Più che cuoca mi sento nonno-sitter. Sono bravissimi perché si arrangiano in tante cose, ma quando li vedo vagare per la barca con quell’aria sperduta in cerca sempre delle stesse cose (che stanno sempre negli stessi posti) non riesco a non correre in loro soccorso almeno morale e dar loro le giuste dritte per risolvere il problema del momento.


Martinica, Ilet Cabri, 19 gennaio 2012

Domattina sbarchiamo, fine del charter. Ieri è stata una giornata molto importante, che tutti ricorderemo per sempre: stavamo facendo il canale tra St.Vincent e St.Lucia, c’era vento forte e onde piuttosto importanti, io dormivo in dinette e lo skipper era da solo sul flight a lottare col maltempo e le secchiate d’acqua che lo colpivano fin lassù (in questi casi la solidarietà tra equipaggi va un po’ a farsi benedire e la hostess se la ronfa di pesante). Ad un certo punto may day may day alla radio, ripetuto più e più volte con affanno, mi sveglio di scatto e lancio l’allarme a skipper che prontamente si mette in comunicazione con l’altra barca, ci dicono di avere una importante via d’acqua a bordo e non c’è più nulla da fare, stanno andando a fondo, ci danno la posizione e siamo vicinissimi, via si parte subito, lanciando il may day relè al crossag antille (il servizio di soccorso marittimo). Nel giro di pochissimo (ma sono sembrate ore) arriviamo sul posto, vediamo il catamarano semiaffondato, solo uno scafo sta galleggiando con 3 persone in piedi sopra, mentre invece altri 6 sono sul tender, sganciato dalla barca e alla deriva in quanto il motore non parte nemmeno più. Sono momenti concitati ma riusciamo a prenderli a bordo tutti, mamma mia sono in visibile stato di shock, soprattutto una ragazza che non respira nemmeno tanto è convulsa, e una volta a bordo si rifugia aggrappandosi al collo di uno dei nostri che abbracciandola riesce a calmarla un poco. Offriamo loro zollette di zucchero, cioccolato, tè caldo, e pian piano tutto si calma, all’ora di pranzo dividiamo pane e companatico e li teniamo a bordo tutto il pomeriggio finchè non arriviamo a Marigot Bay dove li prende in carico l’ambasciata, il nostro compito è finito.

Mamma mia, queste sono emozioni davvero forti. Io sul momento ero molto calma e devo riconoscere che lo skipper è stato eccezionale a coordinare tutto e tutti con un sangue freddo incredibile, molto bravo. Ma dopo, cavoli, dopo ci pensi e ti metti nei panni di queste persone, che se la sono vista davvero brutta, e l’agitazione ti prende, eccome che ti prende! Pensi ai passeggeri e dici ok, hanno passato un brutto momento ma alla fine non è successo nulla di irrimediabile, poi pensi allo skipper, che era anche proprietario della barca, che era la sua casa, e ha perso tutto. E ti chiedi come facesse ad essere apparentemente così calmo in tutte le ore che ha passato a bordo da te. Calmo mica tanto, si vedeva che era pensieroso, ma tutto sommato nel suo stato di shock era contenuto. Ok, è vero che l’importante è che non ci siano stati feriti né tantomeno morti, ma poi pensi che lui d’un colpo ha perso casa e lavoro, tutto, è tutto cancellato per lui, abbiamo potuto recuperare solo il tender e i giubbotti di salvataggio che indossavano, non gran cosa.

I 9 naufraghi comunque io li ho visti abbastanza tranquilli ma penso che fosse più una questione di non aver ancora realizzato il rischio che hanno corso: la barca aveva derivato un bel po’ verso ovest scostandosi non poco dalla rotta abituale dove passano tutte le barche. E la cosa che mi ha veramente sconvolta è che quando ci stavamo dirigendo verso di loro, e li abbiamo individuati (la randa ancora issata aveva un’inclinazione davvero innaturale che nemmeno un monoscafo poteva essere così inclinato), c’erano altre 4 barche molto più vicine a loro di quanto lo fossimo noi…. e nessuno li ha cagati! Penso che avessero le radio spente, è l’unica spiegazione. E ciò mi fa pensare a quegli skipper (ce ne sono pochi, ma mi sono capitati) che tengono la radio spenta, dicono per risparmiare corrente. Mavaffanculo stronzo, il prossimo che tiene la radio spenta lo meno!!!!



Marin, Martinica, 20 gennaio 2012

Finito il charter, nemmeno il tempo di respirare che sono già a bordo di un’altra barca, vado a farmi una switchata alle Grenadine…. tanto per non dimenticarmi come sono fatte….

In marina non si parla d’altro che dell’affondamento. Tra di noi in barca anche, fino alla fine non si è praticamente più parlato d’altro, devo staccare un po’ e cambiare argomento. Non pubblico foto per rispetto dei naufraghi, che sicuramente non leggeranno mai questo blog ma mi sembra più delicato colsì. I nonnini sono partiti stamattina, il nostro charter è concluso benissimo e devo dire che anche se in certi momenti rischiavo un po’ che mi scappasse la pazienza perché bisognava veramente avere mille occhi per sorvegliare tutto sono stata molto bene, sia con loro che con lo skipper; ho riso tanto, ma proprio tanto. Simpatici e buffi che ci vorrebbe un post di duecento pagine solo per descrivere gli avvenimenti di bordo (certe volte io e lo J.D. ci nascondevamo veramente sotto al tavolo per il ridere…..), stamattina prima dell’ingresso in porto hanno voluto fare una cerimonia ufficiale per premiarci, è stata una cosa molto simpatica ritrovarci sulla rete e ricevere le rispettive medaglie, ovviamente puntate al petto con tanto di spilla da balia: per me come migliore cuoca dell’anno una foglia di verza, per lo skipper come eroe nazionale un pezzo della cima che avevamo preso nell’elica durante le operazioni di salvataggio (zero danni per fortuna). Fortissimi. Originali.



E’ tutto, penso di chiudere qui questo post anche perché ho da fare veramente un mucchio, stasera ne ho altri 12 da nutrire per una settimana. Lo skipper è Damien, mi dicevano uno biondo riccio occhi azzurri e io tremavo all’idea che potesse essere lo stesso Damien dell’anno scorso (pure lui biondo riccio occhi azzurri) perché per quanto fosse una persona gentile e disponibile ed il charter sia andato bene è rimasta epica la mia richiesta di controllare se per caso fosse rimasto sul pontile un cervello in quanto a bordo ne mancava uno: quello dello skipper (che invece sarebbe utile avere a bordo, e pure installato correttamente e funzionante non sarebbe male, ma non è sempre così). Questo Damien è simpatico, il primo impatto è ottimo e già oggi nel sistemare la barca ci sono scappate quelle due-tre stronzate da ridere che mi fanno ben sperare per il futuro.

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