Pillole di Caraibi

Martinica, 13 novembre 2015

Premetto che tutto ciò che segue è scritto con spirito bonario, rifiuto qualsiasi polemica in merito e non è perché prendo in giro la popolazione locale che accetterò di esser criticata stile “sputi nel piatto in cui mangi”, perché allo stesso modo prendo affettuosamente in giro i miei connazionali, i miei corregionali e perfino i miei parenti e me stessa (in primis, tra l’altro). Pertanto se qualcuno intende leggere tra le righe qualsivoglia forma di insulto o offesa…..beh evidentemente sta sbagliando la chiave di lettura. Così ho affermato, proseguo nel mio scritto.

Da 10 anni ormai frequento i Caraibi, precisamente le cosiddette Piccole Antille; le differenze con l’Italia e l’Europa in generale sono enormi sotto tutti i punti di vista, ma direi soprattutto nelle persone. Io poi vivo in Martinica, isola Francese e territorio francese a tutti gli effetti, e frequento spessissimo le isole St.Lucia e St.Vincent con le sue Grenadine. Gli abitanti locali sono tutti della stessa razza eppure ci sono differenze enormi tra un Martinichese o un abitante delle altre isole, l’influenza Europea gioca un ruolo importantissimo nello stile di vita, ed è normale che sia così. Ma la base resta quella, il DNA non lo cambi, non c’è niente da fare: gli Antillesi sono meravigliosamente fatti a modo loro, ed i loro modi di fare e di prendere la vita così opposti ai nostri, per quanto a volte mi facciano incazzare a bestia la maggior parte delle volte riescono ancora a stupirmi e a sbalordirmi anche dopo 10 anni. E tante ma tante volte….li invidio. Così easy, così sereni, così occupati a godersi il presente (e se lo sanno godere davvero) che nulla li scalfisce, lo stress non sanno proprio dove stia di casa e i problemi davvero non esistono. Sembrano marziani, se visti con la nostra mentalità, ma io sono convinta che in fondo abbiano ragione loro.

Di seguito una piccola carrellata di episodi realmente accadutimi: a volte l’ho presa male e sono arrivata a farmi venire il sangue verde, altre volte l’ho presa con una sana risata, di fatto la mia reazione non ha importanza e voglio solo cercare di trasmettere come e cosa ci si abitua a vivere qui.

All’ordine del giorno, quotidianità a cui ormai non faccio più caso ma che se osservassi coi miei occhi europei mi sbalordirebbero ancora:

-        Stai guidando, davanti hai un auto che senza preavviso frena perché in senso opposto sta arrivando qualcuno che conosce, e si mettono a chiacchierare da un finestrino all’altro incuranti del traffico bloccato. La cosa può durare fino a diversi minuti.
-        Hai appuntamento con qualcuno? Non ti affannare se sei in ritardo di una decina di minuti, l’altro sarà sicuramente in ritardo di almeno mezzora, se Europeo trapiantato. Se è antillese allora anche un’ora o addirittura due se non di più; e quando arriva è inutile che ti incazzi o fai vedere il tuo disappunto, non capirebbe proprio la ragione: è lì, è arrivato, dov’è il problema??
-        Inutile che fai le corse al supermercato per arraffare quelle due cose che ti servono e poi correre: nella migliore delle ipotesi, cioè con zero persone alla cassa, ti ci vogliono 25/30 minuti. Per esempio se alla cassiera scappa la pipì, se anche solo gli mancano da passare due articoli e dopo di te non c’è nessuno, non è che chiude il tuo conto e poi va, no: ti molla lì a metà, va al bagno e poi ritorna. Dov’è il problema? Hai fretta? Per quale motivo?
-        Sei al ristorante, ordini, aspetti anche un’ora o un’ora e mezza, poi ti portano i piatti: freddi. Non chiederti il perché, non esiste un perché, è così e basta.
-        Le salite. Cosa non sono le salite ai Caraibi. Una casa costruita sul cocuzzolo del monte e ci vuole la strada? Dritto per dritto, qualunque pendenza ne esca. L’altra sera avevo i tacchi, per uscire di casa avevo due opzioni: scalza oppure camminando all’indietro, in avanti era impossibile: o camminavo col culo indietro o le mie caviglie non permettevano una curvatura innaturale verso dietro. In compenso è stato più facile del solito rientrare in casa.
-        La matematica: fare i conti con loro è impresa ardua. Al supermercato hanno le casse che dicono il resto, ma prova tu nella botteghina a pagare in contanti: se devi pagare 12.10 euro non osare dare un biglietto da 20 e le monete. Già se dai le monete contate confondi le idee, se poi addirittura hai tipo 2 euro e una moneta da 20 centesimi…è un casino!
-        Se sul menu c’è scritto “pollo con insalata” e “pesce con pomodori” non t’azzardare mai e poi mai a chiedere pollo con pomodori, rischi che esca il cuoco dalla cucina col machete in mano!!!!
-        Non discutere mai con un Antillese, ti sfianca.


Episodi che “boh??” non sai veramente come reagire, ti spiazzano:

-        Inizio stagione, vado con amici a cena “dal ciccione”: uno smilzo di 180 kg che la sera mette 4 tavolini di plastica alla stazione dei bus, un megagrill e ti fa delle costine di maiale da urlo: ci vogliono un paio d’ore di attesa (si sospetta che se le mangi tutte lui e inizi a servire i clienti solo una volta riempito il suo enorme stomaco) ma ne vale la pena. Ordiniamo, e chiediamo se nell’attesa ci fanno delle patatine fritte, che arrivano praticamente subito (si ok erano 40 minuti ma sono sembrati pochi), chiediamo maionese e/o ketchup, e la risposta è: “eh ma che fretta, non abbiamo ancora comprato tutto, abbiamo riaperto solo da 10 giorni”
-        Charter, sosta all’isola di St.Lucia. Pranziamo in un ristorante molto locale (no turisti) e dopo il pasto dobbiamo in qualche modo far passare una ventina di minuti x cominciare l’escursione prevista nel pomeriggio. Caffè? Mmmhhhh, a Castries? Vabbè tentar non nuoce, chiediamo in un bar e ci fanno accomodare al tavolino. 10 minuti, 20, mezzora, la guida viene a chiamarci che il taxi sta aspettando, 40 minuti…. ridendo sollecitiamo ancora il caffè, ormai non sappiamo più cosa pensare, forse sono andati in Brasile a raccoglierlo, ancora qualche minuto tra incredulità e risate poi finalmente arriva la barista con un vassoio: 6 bicchieri, una brocca di acqua calda… e un barattolo di Nescafè.
-        Un’amica viene in vacanza in Martinica e conosce un bell’Antillese. Storia da vacanza sicuramente ma i due se la vivono bene. L’ultima sera lei lo aspetta, devono cenare insieme; aspetta, aspetta….boh non arriva. Sms rassicurante “arrivo subito”. Aspetta, aspetta, aspetta ancora…. poi lo va a cercare sul lavoro: lui è a bottega, ha avuto un’idea “geniale” e sta lavorando ad una cosa, livello di urgenza di questa cosa: zero. Utilità: zero. “si lo so che vai via domani, certo che passiamo la serata insieme!” “si bello, ma è quasi mezzanotte!!!”
-        St.Martin, cambusa fatta ma mi mancano un paio di cose essenziali per il charter di lusso che sto per iniziare, ho pochissimo tempo perché i clienti sono già in volo ma corro comunque dall’altra parte dell’isola a cercare queste cose. Il tassista sa che ho una fretta assurda e dice di chiamarlo quando sono alla cassa. Mica scema lo so come vanno qui le cose, lo chiamo ben prima di arrivare alla cassa e mi rassicura che arriva subito, faccio tutta la mia bella fila e aspetto, chiamo, aspetto, richiamo, aspetto, inizio ad innervosirmi, richiamo ancora, aspetto… niente, questo arriva bello come il sole ma….sai…era ora di pranzo aveva fame e si era fermato a mangiare. E perché mai sarò tanto incazzata?
-        Un amico ha un problema al motore della barca. Il meccanico sale a bordo, lavoricchia un po’ poi si fa tardi e dice che torna l’indomani mattina a finire, e infatti è così. Arriva la fattura: 2 ore di spostamenti da bottega a barca, 3 km. Caribbean Time anche nelle fatture.
-        Chiami il Dottore, ti dice “ho un buco libero giovedi alle 15.30”. Arrivi alle 15.25 e ci sono altre 6 persone, tutti con appuntamento alle 15.30. E’ semplice: il Dottore riceve a partire dalle15.30, il tempo che ci vuole ci vuole.
-        Dogana: lo skipper sta facendo i documenti, il funzionario controlla i passaporti. Gli suona il telefono, risponde, sta venti minuti a ridere e chiacchierare amabilmente con la sua fidanzata, poi mette giù, guarda l’orologio e dice: “sono le 13.05, devo applicare l’overtime” Che è scattato alle 13.00.
-        Skipper imbestialito contro i clienti che consumano troppa acqua, non ci sta dietro col dissalatore.  E inoltre è anche stufo di dover sempre svuotare le sentine continuamente e misteriosamente allagate di acqua dolce. “Scusa sai ma secondo me tra le due cose c’è un nesso, forse tutto questo consumo d’acqua non è colpa dei clienti” “cosa vuoi capirne tu di sentine, sei una hostess mica un tecnico”. Se lo dici tu che sei skipper allora è così…
-        Esco con un antillese, sembra più europeizzato della media e nonostante le enormi differenze culturali non va poi così male, cioè non mi fa incazzare troppo, una cosa accettabile. Una sera mi dice “non so come sono messo nei prossimi giorni, ti chiamo”…e sparisce. Giorni, settimane, mesi, finisce la stagione, inizia quella successiva, un giorno mi squilla il telefono “Doudou (solido mio Da-da-da in risposta, che tanto non capisce), sei libera venerdi, ci vediamo?” “…..” (mah)
-        Come solito faccio giro di agenzie per comunicare disponbilità. Una segretaria mi dice che ha bisognissimo per il mese successivo ma è incasinatissima e non riesce a mettersi a fare bene il punto della situazione, devo richiamarla il giorno successivo, e ancora mi ripete la manfrina di richiamare, le dico vabbè chiamami tu quando hai le date ma insiste dicendo che ha bisogno di almeno 4/5 hostess ma deve trovare il tempo di fare il planning del mese. Avrei voglia di dirle “anziché stare mezzora al telefono con me a dirmi che non hai tempo di fare il planning– e presumo tu faccia così anche con le altre – non sarebbe meglio se impiegassi questo tempo per farlo?” ma non dico nulla, ha lei il coltello dalla parte del manico. Mi tira scema una settimana, per poi dirmi “ah no, il mese prossimo non ho richieste di hostess, mi ero confusa con gli skipper”. Uguale.


Meravigliosi. 

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